OSSA ROTTE
–Ehi, a cosa
stai pensando, tesoro?
Clarisse era
seduta nei pressi del campo da basket, la schiena appoggiata a un
albero, con la gamba steccata. Sembrava insolitamente calma, mentre
osservava la partita che si stava svolgendo.
–Silena.
Non
girò nemmeno la testa. Silena era l’unica a
chiamarla “tesoro” e Clarisse ogni tanto si
chiedeva perché le permettesse di farlo. Le si sedette
accanto e le allungò un paio di cioccolatini; lei ne
scartò uno al peperoncino. Magari era perché le
portava del cioccolato, pensò.
–Non
posso muovermi. Will ha detto che devo restare ferma qui fino a nuovo
ordine. Ho fatto incazzare i guaritori di brutto, stavolta.
–Will?
–Will
Solace. Honey ha detto che il suo turno al PS era finito e che aveva un
appuntamento, quindi mi ha mollata a lui.
Honey era la
migliore guaritrice di Apollo. Ufficialmente la chiamavano
così perché era parecchio bionda, ma in
verità il soprannome era dovuto al fatto che era dolce come
un cucchiaino di miele in un bicchiere di acido muriatico; in autunno
sarebbe andata al college e quindi stava preparando Will Solace, che
era molto portato, a sostituirla in infermeria. Sempre se
“preparare” e “schiavizzare”
potevano considerarsi sinonimi, ovviamente.
Silena le si
avvicinò con aria cospiratrice. –Un
appuntamento?
Ma allora è vero che esce con Florian Wheat della casa di
Demetra? Ha detto qualcosa?
–Non
lo so e non me ne frega un cazzo–, sbottò
Clarisse. I figli di Afrodite erano fastidiosi, sempre a spettegolare.
Si rimise a fissare la partita.
–Cos’hai
fatto per fare arrabbiare i guaritori, comunque?
Almeno aveva
cambiato discorso. Sbuffò.
–Ho
fatto a botte con Sherman e Mike, mi hanno fatto una leva e mi sono
rotta una gamba. Quindi siamo andati in infermeria e Honey ha dovuto
curare me e loro. Solo che poi sono uscita e ho rifatto a botte senza
aspettare che l’ambrosia avesse fatto effetto, quindi mi sono
di nuovo rotta la gamba nello stesso punto. La cretina mi ha mollato a
Will, e lui ha detto che o rimango dove può vedermi, o la
prossima volta mi manda a curarmi nell’ospedale pubblico, in
cui sarò lasciata a morire perché la mia
assicurazione sanitaria non copre le fratture causate da manifesta e
ottusa deficienza.
–Cavolo.
Tutte queste parole?
–No,
ne ha dette di più, ma il succo del discorso era questo.
Silena
guardò verso il campo da basket, in cui alcuni ragazzi delle
cabine di Hermes e Apollo stavano disputando una partita che, basandosi
sull’accanimento che ci mettevano, doveva essere un pochino
più importante della finale di NBA. Will era seduto a bordo
campo, leggeva un fumetto, e ogni tanto alzava lo sguardo nella loro
direzione. Quando si accorse che lo guardavano fece il gesto del
“ti tengo d’occhio”.
Silena rise e
gli mandò un bacio. –Chi vince, comunque?
–Non
ci sto facendo caso. Pensavo che Chris Rodriguez starebbe bene, con un
tatuaggio.
Silena si
girò a guardarla. Fece un sorriso da stregatto di cui
Clarisse non si accorse, visto che guardava ancora il campo.
–Come
ti è venuto in mente?
Clarisse si
strinse nelle spalle.
–Ma
niente, è che prima di iniziare a giocare facevano gli scemi
e decidevano i tatuaggi che si sarebbero fatti. Quel coglione di
Michael pensava a una freccia rivolta verso il pisello con scritto
“è qui la festa”, Ethan il sol levante
con dietro il monte Fuji e la scritta “banzai”, e
Chris il cuore sul bicipite con scritto “perdoname madre por
mi vida loca”. Una cazzata.
–Spero
vivamente che cambino idea. Tutti.
–Ma
mica dicevano sul serio. A parte Michael, lui è
così scemo che magari sì. Però pensavo
che a Rodriguez starebbe bene un tatuaggio sul bicipite. Non quella
stronzata lì, un altro.
Silena
fissò Chris Rodriguez. Effettivamente, Chris aveva questa
abitudine di tenere sempre le maniche della maglietta arrotolate, e
aveva un bicipite ben definito, nervoso, niente affatto male. Non era
strano che qualcuno lo notasse. Ma che Clarisse la Rue ci fantasticasse
su, ecco, quello era decisamente strano.
–Ti
piacciono i ragazzi tatuati?
Clarisse fece
una specie di strano verso, e arrossì leggermente.
–No. Non mi piacciono i ragazzi tatuati. Perché
devi sempre parlare di ragazzi, cazzo? Mi piacciono i tatuaggi, tutto
qui.
–Mmh.
E quando poi sei vecchio?
–Mia
mamma dice sempre che tanto da vecchi saremo brutti lo stesso, tatuaggi
o meno.
–È
un punto di vista interessante. Anche se non credo che sarò
brutta, da vecchia, avrò solo un tipo di bellezza diverso.
Chissà cosa direbbe la mia, di mamma.
Clarisse si
strinse nelle spalle, continuando a guardare il campo.
–Sai
a chi starebbe benissimo un tatuaggio sul bicipite? A
Charlie–, considerò Silena. L’altra la
fissò.
–Chi?
–Charlie,
della casa di Efesto!
–Ma
chi è Charlie della casa di…
–Beckendorf!
–Ah!
E chiamalo col suo nome, cacchio!
Silena scosse
la testa. –Comunque quelli sì che sono bicipiti.
Sarà tutto quel martellare.
–Mmmh.
Se lo dici tu.
In quel
momento, il campo da basket esplose in una serie di grida. A quanto
pareva, la partita era finita; Travis stava urlando
–Rivincita! E poi avete barato!–, e Lee gli faceva
notare che detto da lui era decisamente poco credibile.
Chris si
avvicinò a loro. Era tutto sudato ma sembrava non riuscire a
stare fermo. –Ciao Silena! Clarisse, vuoi giocare?
–No!
A rispondere
era stato Will, che non aveva nemmeno alzato gli occhi dal suo fumetto.
–Lascia
perdere Clarisse, evita di fare una figuraccia, te lo dico
perché sono magnanimo… lo sai cosa vuol dire
magnanimo?
Clarisse non
ne aveva idea, ma non avrebbe mai dato una soddisfazione a Michael Yew.
Si alzò puntellandosi sulla gamba sana. –Ti faccio
il culo anche con un osso rotto, Michael.
Will chiuse il
fumetto. –Ospedale pubblico!
–Mi
piacerebbe proprio vedere come faresti, Clarisse.
–OSPEDALE
DI GREY’S ANATOMY!
Silena
tirò Clarisse per la maglietta. –Michael, smetti
di provocarla! E tu stai seduta e non dargli retta!
–La
prossima partita, ok?–, le disse Chris.
Lei
sbuffò e fece per rimettersi a sedere. Michael rise.
–Che brava soldatina!
Clarisse si
scagliò contro Michael, ma proprio quando stava per
prenderlo, rovinò in avanti faccia a terra.
–Io
non ho intenzione di farmi curare da lui!
–E
io non ho intenzione di curarti, quindi per una volta siamo
d’accordo!
–Invece
io di quello che volete voi due me ne frego.
Lee aveva
imposto a Michael di seguire gli ordini di Will in infermeria, e lui
stava facendo la sua migliore espressione contrariata. Clarisse,
d’altro canto, era furibonda.
–Avanti,
prova con l’inno.
–Ma
non serve l’inno! Basta steccare e darle
l’ambrosia, no?
–Certo,
la prima volta. E la seconda. La terza, dovresti saperlo, non si
rischia per queste stronzate.
–Michael
non lo sa fare, l’inno. Sa solo stare nelle file dietro, dove
non c’è la battaglia vera, a tirare le sue
freccine del cazzo.
–Te
le infilo nel culo da cento iarde, le mie freccine del cazzo,
tritasassi decerebrata!
Will
tirò un fischio da carrettiere che li lasciò a
tapparsi le orecchie con i timpani doloranti. –Mike, fai
quell’inno. E tu, zitta.
Clarisse
imprecò. –Che cazzo era quel…
–Te
lo faccio risentire, se non stai zitta.
Stette zitta.
Michael eseguì la preghiera a suo padre più
borbottata della storia. Suo padre non si degnò nemmeno di
prenderlo in considerazione. Will glielo fece rifare. Ogni volta che i
due provavano ad accapigliarsi, Will fischiava. Alla fine, Michael era
completamente stremato e l’osso di Clarisse non era
migliorato di una virgola; Will mandò via suo fratello e ci
pensò lui. –È stato l’osso
rotto più sofferto del mondo–, commentò.
–Honey
ci avrebbe messo meno.
–Honey
ti avrebbe dato altra ambrosia e se avessi preso fuoco avrebbe contato
sul fatto che a mr.D non sarebbe fregato niente, credo.
Lei gli fece
un mezzo sorriso. Era sempre contento, Will. Ed era bravo come
guaritore, molto più paziente di Honey. Gli diede un
cazzotto. Lui, che non se lo aspettava, lo prese tutto.
–A
me “stai zitta” non me lo dice nessuno, ci siamo
capiti, Solace?
Uscì
dall’infermeria seguita dalle imprecazioni soffocate di Will.
Silena era lì che l’aspettava, e Clarisse si
chiese di nuovo cosa diamine voleva, quella figlia di Afrodite, da lei.
Quando la vide le diede il cioccolatino che non aveva mangiato e la
prese a braccetto, e lei pensò di scuoterla via in malo
modo, ma preferì mangiare il cioccolatino. Silena sorrise.
–E
allora, questi bicipiti di Chris Rodriguez?–, le chiese.
Note: Storia scritta per la Spring
Shower, organizzata dal campmezzosangue,
con prompt “Ossa rotte”.
Non so se si capisce
(se non si capisce ve lo dico adesso), ma qui sono ancora tutti
abbastanza piccoli: Chris e Ethan sono ancora al Campo, per cui la
storia si svolge entro e non oltre la fine del primo volume della saga.
Quindi Clarisse e Silena ancora non sono così tanto amiche
(ma Silena l’ha già puntata, perché lei
è figlia di Afrodite e vede le possibilità, e la
acchiappa col cibo come i gatti <3 ), e nemmeno Clarisse e Will,
che nel mio headcanon lo sono. Inoltre non potevo fare che Will era
già il più bravo guaritore del Campo, non aveva
senso, era troppo giovane; per questo mi è saltato fuori
l’OC di Honey, che in realtà (e me ne sono resa
conto solo dopo aver riletto la storia perché sono stordita)
è già comparsa in questa raccolta, nella storia
intitolata “Vecchie ferite”. A Clarisse non sta
particolarmente simpatica.
Questa è la
storia in cui si scopre una parte fondamentale del mio headcanon, ossia
che Chris porta le magliette come Mark Lenders. Oh, è un
headcanon importante: era un gran figo, Mark Lenders.
Grazie a tutti quelli
che mi hanno seguita in questi deliri, e a presto, spero!
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