The real me and her disfunctional way of loving

di Sam Lackheart
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È così assurdo che la gente decida effettivamente di dormire, la notte. Ascolta. Taci, e ascolta. Come si può parlare, come si può pensare, la notte? È il tempo dei baci, delle dita intrecciate, dell’amore sussurrato. Sì, l’amore va sussurrato.

Credo fermamente nell’amore. Allo stesso modo, credo che non sia fatto per tutti. Amare non è respirare, è nuotare; è la simbiosi con un elemento naturale, è la vittoria sulla paura di essere sovrastati da una forza inesorabilmente più possente di noi. Il tempo in cui non si ama è tempo perduto, abulicamente sprecato, un’indolenza paralizzante che inaridisce l’animo. E quando questo viene risvegliato dalle sommesse ma cristalline note di un nuovo amore, si sente ovunque aria di primavera.

Sono parole banali, me ne rendo conto. In fondo l’amore è banale, a volte. O forse la sua totalità non può essere compresa se non si è vissuta. È questo il mio muro con in cima cocci di bottiglia. Forse è positivo. Posso osservare, studiare, contemplare. Probabilmente amando ed essendo amata perderei tutta l’attrazione per questo terreno inesplorato. Ma è tutto così calmo, e io sono così piccola insignificante! Cosa importa alle stelle se non merito un grande amore, se non ho abbastanza rispetto per cercarne uno?

Non ne sono degna, lo sento ogni giorno nel mio corpo, l’inadeguatezza che mi logora e disturba. 

 
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