Inside me

di Valerina28
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Correre, Dalila aveva sempre amato correre... ma non quando si trattava di fuggire dalla sua morte. Tuttavia, non poteva scappare a lungo, non quando la persona dalla quale scappava era lei stessa. Ogni cosa divenne una macchia indistinta: gli alberi, gli edifici, il paesaggio circostante... non sapeva nemmeno in quale zona fosse capitata, ma non importava. Chiuse gli occhi per qualche secondo sperando di non inciampare oppure di non incappare in un vicolo cieco. Sarebbe stato un brutto scherzo della sorte quello di perire in quel modo... come un topo in gabbia. Il sudore scorreva copioso dalla sua fronte e impregnava i suoi lucidi capelli neri facendoli aderire al viso. I suoi inseguitori non erano veloci come lei ma, oh, erano molti... troppi per poterli contare. Sentiva i loro passi sempre più vicini picchiettare sull'acciottolato. Il rumore dei loro respiri accelerati, le loro intimidazioni e le loro urla perentorie. «Fermati!» Le urlò un uomo «non puoi scappare!» Certo che poteva, non aveva alternative. Che fosse dannata se uno di quei sporchi e sudici adepti avesse messo le mani su di lei. Ma ormai, anche se aveva solo 18 anni, sapeva che erano solo fantasie le sue, di non illudersi troppo su quello che sarebbe stato il suo destino da lì a poco. No. Non potevano averla. Un uomo più veloce di altri riuscì a raggiungerla, afferrandole un braccio. Dalila sfruttò a suo vantaggio lo slancio e contorse il busto per poterlo colpire allo stomaco... il colpo andò a segno, ma il contrattempo le fece perdere troppo tempo. Dannazione! Riuscì a liberarsi dalla sua presa con un potente strattone che fece fremere l'aggressore che quasi non cadde. Ma mentre Dalila si voltava per scappare, questo ritornò su di lei più feroce che mai afferrandole i capelli violentemente e facendola urlare per il dolore. «Dove credi di andare!» Sibilò a denti stretti l'uomo dopo averla presa da dietro «non penserai di farla franca. Sei troppo preziosa, troppo importante per noi.» Il suo alito puzzava di fogna e morte e fece rivoltare lo stomaco di Dalila già dolorante e vuoto. «Va' a farti fottere!» strillò Dalila di rimando sentendo le sue sporche e rozze mani percorrerle il corpo e addentrandosi in posti privati. Dell'acido le salì il gola e le mancò il fiato ma doveva ricomporsi o sarebbe stata la fine per tutto. Contro ogni logica ed ogni valore etico decise - a malincuore - di mordere una di quelle sudice mani che, nel frattempo, si stava inoltrando nella moderata scollatura del suo maglioncino nero. L'aggressore emise un suono gutturale e imprecò ma l'azione avventata aveva sortito l'effetto desiderato liberandola. Non ci pensò due volte a fuggire... Ma mentre correva sentì una sensazione sgradevolmente familiare. No... D'un tratto i suoni intorno incominciarono a sbiadire... le urla, il suo respiro, il rumore del vento, il battito del suo cuore... nulla. No... Non ora. Non adesso! Gli occhi faticavano a focalizzare gli oggetti ottundendo la vista. La gola diventò secca. Ti prego... Le ginocchia divennero molli e ogni cosa perdeva di significato, divenne leggera e tutto sembrava un sogno, un enorme... orribile incubo. Poi il buio.




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