Prompt: Donami
il tuo cuore, e ti
assicuro che lo pugnalerò.
---Pugnalato---
«Donami
il tuo cuore, Marco, e ti assicuro che lo
pugnalerò»
Bruto
si sente gelare a quelle parole. Ha cercato di
far ritornare Cassio alla ragione durante il litigio rinnovando le
promesse di
amore che li legano, ma questa è la risposta che riceve. Anche Cassio
si
accorge di aver esagerato, lo vede nella luce che sparisce dagli occhi
di
Bruto, e cerca di chiedere scusa, ma quella volta è stato veramente
troppo.
Bruto vorrebbe uscire dalla tenda, correre via e non rivedere mai più
quell’uomo per tutta la vita, ma le vite dei suoi soldati dipendono da
lui e
così si trattiene. Però non può impedirsi di allontanarsi da Cassio
quanto più
possibile, come farebbe un uomo chiuso in una gabbia con una belva
feroce, e
guardare da un’altra parte.
Cassio
cerca di avvicinarglisi, chiede scusa in
tutti i modi, ma Bruto sfugge sempre e si rifiuta di ascoltare quelle
parole
vuote. Cassio lo sa. Sa bene che dall’assassinio di Cesare non bisogna
menzionare pugnali davanti a Bruto. E forse è anche per quello che l’ha
fatto,
perché la rabbia lo ha spinto a cercare il modo migliore per ferirlo.
Eppure
ora sa con certezza che avrebbe preferito dire qualunque altra cosa. E
mentre
la sua mente cerca disperatamente qualcosa da dire per riparare al
danno fatto,
sente la voce di Bruto. All’inizio sembra che lo stia volutamente
ignorando,
poi Cassio capisce che sta parlando con lui.
«È
proprio vero che diciamo il vero su noi stessi
solo quando siamo preda di forti emozioni. È anche vero che molto
spesso questa
verità arriva tardi. Come tutte le verità. Se tu mi avessi detto questo
anni
fa, probabilmente non ti avrei dato ascolto. Non lo avrei creduto
possibile.
Importava solo l’amore, quella dolcissima scoperta che avevamo fatto
insieme,
te lo ricordi?»
Cassio
vorrebbe rispondere, dire qualcosa, ma sa che
è meglio tacere. Ha già parlato troppo.
«Ma
sarebbe stata una profezia veritiera» continua
Bruto «Io ti ho donato il mio cuore. Ti ho donato tutto me stesso, come
hai
fatto anche tu, o almeno così credo. E tu l’hai pugnalato. Avevi
avvicinato il
coltello al mio cuore da giorni, ti stavi preparando a vibrare il
colpo, ma proprio
ora, con queste tue parole velenose, lo hai affondato e l’hai estratto
sanguinante. Come hai già fatto con Cesare. Vuoi dunque uccidere il
figlio allo
stesso modo del padre?»
Bruto
si volta di scatto verso Cassio e lo vede
inginocchiato, quasi supplicante, il volto distorto dal disgusto di se
stesso.
«Sapevi
cosa stavi dicendo» non è una domanda,
Cassio lo sa, ma annuisce lo stesso, come se volesse confermargli che
ne è
consapevole «Eppure lo hai detto lo stesso, perché?»
Sarebbe
il momento giusto per parlare. Per spiegare.
Per chiedere scusa. Invece Cassio ha finito le parole. Gli sono
scivolate via
dalla mente e dalla lingua da qualche parte in mezzo all’accusa di
Bruto.
Allora si alza, si avvicina a Bruto e gli prende le mani. Per un
momento si
guardano negli occhi e dolore e rabbia dell’uno sembrano sfidare quelli
dell’altro per vedere quali siano i più distruttivi, poi Bruto
distoglie lo
sguardo.
Cassio
non può sopportare che l’altro provi quella
rabbia nei suoi confronti: afferra il viso di Bruto tra le proprie mani
e preme
le labbra sulle sue. Non sa che cos’altro fare, è disperato.
Ma Bruto
lo
spinge via, in un gesto colmo d’ira. Il suo sguardo è freddo.
(One-shot,
571
parole)
No, ecco, io
volevo solo dire che scrivere questa roba mi ha fatto stare un po' male
e rileggerla ora per pubblicarla anche.
Ma comunque la ragazza che me l'ha promptata è un tesoro *.*
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