Come nessuno m'ha guardato mai

di Adeia Di Elferas
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~~ “È inutile che provi a scusarti!” stava inveendo Rika, precedendo la sorella di alcuni metri: “La verità è che hai la testa da un'altra parte!”
 Nika, la sorella minore, seguiva la maggiore a fatica, tenendo tra le braccia le borse della spesa, piene all'inverosimile di ogni genere di cose.
 “Ma si può sapere cosa succede?!” domandò Chizuru Tamiya, guardando le figlie che stavano rincasando: “Sembrate due furie!”
 “Chiedilo a lei!” sbottò Rika, indicando Nika con l'indice, mentre i capelli raccolti in piccoli ciuffi ondeggiavano rabbiosi.
 “Che succede?” indagò allora la madre, guardando la figlia più giovane.
 Nika, dopo aver appoggiato sul pavimento della cucina i borsoni, strinse i denti e, sistemandosi gli occhiali finiti di traverso, rispose, di malavoglia: “Rika ce l'ha con me solo perché secondo lei non ho approfittato di tutte le offerte che c'erano oggi al supermercato.”
 Chizuru diede una rapida occhiata alle borse delle spesa: “Ed è così?”
 Nika sospirò: “Forse...”
 “E allora tua sorella ha ragione a essere arrabbiata!” fece Chizuru: “Da quando sei nata ho cercato di passarti la nobile arte di far la spesa con il mio metodo sopraffino e ora mi vieni a dire che non hai approfittato di tutte le offerte?!”
 “Nemmeno del tre per due ai casalinghi!” si intromise Rika, ricomparendo sulla porta della cucina, gli occhi arrossati, come se stesse per mettersi a piangere.
 Chizuru scosse piano il capo e decretò: “Nika, vai in camera tua a riflettere.”
 La ragazza abbassò la testa e si diresse verso la sua stanza, riuscendo appena a sentire la madre e la sorella che parlottavano indispettite alle sue spalle.

 Qualcuno bussò alla porta della camera di Nika un paio di volte. La giovane finse di non sentire, stringendo a sé il cuscino con un braccio, mentre con l'altra mano prendeva qualche seppiolina sotto sale da una confezione quasi vuota.
 “Nika, sono io...” era la voce di sua sorella e sembrava molto meno combattiva di prima: “Posso entrare?”
 Con un sospiro, Nika si mise a sedere sul letto e, dopo aver inghiottito l'ultima seppiolina, concesse: “Avanti.”
 Rika entrò con un album fotografico sotto al braccio. Nika lo riconobbe subito, perché lei stessa aveva colorato la copertina, quando era più piccola.
 “Cosa vuoi?” chiese, senza guardare la sorella, che se ne stava vicino alla porta, un po' in imbarazzo.
 “Ecco... Forse prima ho esagerato ad arrabbiarmi così...” iniziò Rika, tenendo l'album con entrambe le braccia, stretto al petto come fosse uno scudo: “Sono stanca, in questi giorni e so che tu sei un po' soprappensiero per la storia di Arata...”
 Nika guardava un punto indefinito del muro, senza dare alcuna soddisfazione alla sorella, che invece avrebbe voluto incrociare il suo sguardo almeno per u istante.
 “Stavo pensando, nella mia camera, quando mi è tornato in mente questo.” proseguì Rika, facendosi forza e andandosi a sedere accanto a Nika, che non si diede pena a lasciare un po' di spazio in più per la sorella, restando perfettamente immobile.
 Sorvolando sulla cocciutaggine di Nika, Rika aprì l'album e cominciò a indicare le varie foto, mentre i ricordi le riaffioravano uno dopo l'altro nella mente: “Guarda! Qui eravamo ai giardinetti... Ma com'eri vestita?” ridacchiò, alludendo a uno scatto in cui una Nika di circa cinque anni indossava una salopette a fiori gialli e blu.
 “E qui?” proseguì Rika, con una risatina carica di malinconia: “Guarda che codini ti aveva fatto la mamma!” e stavolta il suo dito si era posato su una Nika di circa otto anni con due ciuffi ai lati della testa, più simile a un disegno, che non a una bambina vera.
 “Perché, sarai bella tu. Guardati!” reagì, finalmente, Nika, indicando con un cenno del capo la foto accanto, in cui una piccola Rika sfoggiava una sobria gonna viola a righe verdi.
 Sciolto quel ghiaccio iniziale, le due cominciarono a commentare in modo sprezzante e ironico ogni singola fotografia, seguendo le tappe della loro vita, dei momenti che avevano condiviso. Le pagine mescolavano ricordi più recenti e più antichi, scatto dopo scatto, passando da loro due bambine a loro due ragazzine e poi adolescenti. L'accostamento casuale di quelle fotografie dava loro il giusto metro di valutazione di quella che era stata fino a quel momento la loro vita assieme.
 Due sorelle, che avevano condiviso tutto, nel bene e nel male, ridendo assieme, scontrandosi, a volte litigando, ma sempre facendo alla fine la pace.
 Arrivate alle ultime fotografie, le due ragazze si guardarono un momento e Rika disse: “Qui c'è ancora un bel po' di spazio da riempire con nuove foto.”
 “Chissà che accadrà... Chissà che ricordi nuovi ci finiranno, in questo album...” sussurrò Nika, improvvisamente rapita dalla significato profondo di quel collage di memorie.
 Rika alzò le spalle e, chiudendo l'album, buttò lì: “Domani è un altro giorno, si vedrà...”
 Nika le sorrise e, mentre la sorella appoggiava accanto a sé l'album, allargò le braccia. Rika fece altrettanto e si strinsero in un lunghissimo abbraccio che sottintendeva la più semplice e la più impegnativa delle promesse.





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