craig/ronnie
Avviso:
i fatti qui illustrati sono completamente inventati senza alcun scopro
di lucro, i personaggi usati per il racconto non hanno mai svolto
queste azioni e non intendo insinuare che abbiamo relazioni fra loro
e/o che abbiano gusti sessuali attinenti a qui scritto. Pertanto non
voglio prenderli in giro e nemmeno li conosco.
If
You Cry, I'll Stay Next To You
1.
PRIMA PARTE
Afferrò la maniglia
del frigorifero del minibar messo
a loro disposizione dall’hotel e fece in modo da poterne
vedere l’interno. Deciso
afferrò una bottiglia di plastica di Sprite, la
tastò per riconoscere se era
congelata come piaceva a lui e una volta accontentato sorrise e
richiuse lo
sportelletto del minibar.
Si
raddrizzò in piedi e diede un’occhiata
all’intera camera che avevano preso
in affitto per un lasso di tempo poco considerevole. Necessario a far
passare
quella piccola precipitazione che era incominciata poche ore prima,
quando
erano in macchina diretti verso il confine.
Si erano sentiti come in una scopiazzata alla peggior maniera di un
film d’avventura
americano: loro due a bordo di un’autovettura
tipicamente tradizionale, di quelle lunghe e piatte, quasi
come delle
scatole di fiammiferi. Peccato che costretti a dormire stretti
l’uno con l’altro
nel largo spazio riservato ai passeggeri dietro non era garbato ad
entrambi. La
macchina era troppo fredda, la pioggia troppo forte e
l’umidità gli avrebbe
arrugginito tutte le ossa, per quanto si fossero stretti e abbracciati
non
avrebbero comunque dormito.
Così sacrificando una buona parte dei loro ultimi averi
avevano preso una
camera in un motel ad una stella.
Il posto, fortunatamente, non aveva grandi disagi, aveva trovato
cinque,
addirittura cinque bottiglie all’interno del minibar. Il che
stava a
significare che rispetto ad altri alberghi questo era almeno
accettabile per l’unica
e sola stellina che possedeva.
Deciso a rilassarsi per l’interminabile scambio di turni al
volante fra lui e
Ronnie, si buttò quasi a peso morto sul materasso del letto
a due piazze,
rivestito da un paio di lenzuola sbiancate dall’ammoniaca e
una coperta di lana
marroncino sull’arancione. Il colore delle zucche,
pensò Craig.
Stappò la bottiglia e ne prese avidamente un sorso, il
liquido frizzantino gli
scese lungo la gola rinfrescandolo dall’assenza di viveri che
si erano portati
con se per la fretta di partire.
Si passò una mano sugli occhi stanchi e sfilò le
scarpe lasciandole a casaccio
sul tappetino a lato del letto.
Appoggiò la schiena allo schienale del letto in legno scuro
e dopo aver
profondamente sospirato si rilassò.
Pensare che Ronnie che non parlava, se non lo stretto necessario, da
almeno un
mese, gli fece stringere il cuore.
Si sentiva inutile di fronte alla sua sofferenza, non riusciva mai a
consolarlo, nonostante gli stesse sempre a fianco e talvolta si
sacrificasse
per un’ora in più di guida, per far si che
l’altro si riposasse.
In confronto alle occhiaie di Craig, quelle di Ronnie erano delle
depressioni.
Mangiava meno, non che avessero molto da infilare nello stomaco, ma si
rifiutava spesso di mandare giù l’ultimo boccone,
regalandolo al più piccolo.
Sentì l’acqua della doccia chiudersi e si
riscosse, accogliendo Ronnie dopo
alcuni minuti all’interno della camera da letto.
Un piacevole odore di bagnoschiuma all’apertura della porta
si espanse fino ad
arrivare alle narici di Craig, che sorrise appena, sapendo che Ronnie
ora
profumava di quello.
Lo osservò infilarsi i boxer e un paio di bermuda neri e
comodi, insieme ad una
maglia larga e beige, di qualche gruppo musicale.
Aspettò paziente che anche l’altro si coricasse
per potersi accoccolare contro
il suo corpo caldo dalla doccia appena fatta e profumato. Era sicuro
che gli
sarebbe venuto sonno appena lo avrebbe abbracciato. Poggiò
la bottiglia sul
comodino messo dalla sua parte del letto e spinse il viso fra la spalla
e il
collo di Ronnie, che sdraiato a pancia in su guardava il soffitto con
sguardo
stanco, ma comunque rilassato, forse dall’acqua calda oppure
dalla comodità del
letto in cui si era appena coricato.
Ronnie passò il braccio intorno alla vita di Craig e lo
strinse a sé,
mentre l’altro appoggiava la sua mano
sull’ampio petto dell’altro.
Inspirò profondamente contro la pelle di Ronnie, per
riuscire a sentire ogni piccola
sfumatura del suo odore. Poi ci posò leggermente le labbra e
vi lasciò un
bacino tenue, lieve.
Ronnie lo strinse ancora a sé, mentre con l’altra
mano gli carezzava i capelli
scuri e finiva a fargli piccoli grattini sulla guancia.
Craig pensò al sorriso che prima lo contraddistingueva
così tanto, era
speciale, lo ricordava distintamente, un ricordo così
lontano che quasi ebbe
paura di averlo sognato. In quei pochissimi giorni, circa quindici, la
loro
vita era rimasta sconvolta.
era successo tutto ciò che nessuno si aspettava accadesse.
Il finimondo.
La perdita di un amico fin troppo legato a loro due, che li aveva
sempre amati
e rispettati, aveva condiviso con loro le serate e i pomeriggi. Le
situazioni
spiacevoli, dopo la sua morte erano divenute quotidiane. Prima i
conoscenti, i
parenti, e i vicini di casa, quelli che manco aveva conosciuto e quelli
che si
erano rifatti vivi solo all’ora della sua scomparsa dalla
vita.
Ronnie era rimasto scioccato, paralizzato di fronte ai suoi funerali.
Craig, lo
sapeva, tutti e tre lo avevano sempre saputo che fra Ronnie e Max non
scorreva
solamente una forte amicizia.
Craig involontariamente li aveva trovati più volte a
baciarsi, e anche se loro
due avevano fatto in modo che nessuno lo venisse a sapere, lui talvolta
li
vedeva. Di come Max sorridesse imbarazzato mentre Ronnie casualmente
gli
sfiorava una mano, la guancia, una gamba.
Tutti piccoli gesti che insieme fondavano una relazione segreta, ma
duratura e
sicuramente passionale.
Max e Ronnie per lui erano come due ragazzini che si trovavano di
fronte alla
loro prima cotta. Loro erano speciali assieme, si rubavano i baci nei
corridoi
vuoti, usavano la stessa tazza per bere il caffè, rimanevano
addormentati sul
divano uno sull’altro, con la televisione ancora accesa e il
film a metà.
Le loro dita intrecciate l’una con l’altra.
Craig non era invidioso, pertanto nemmeno geloso, era sinceramente
felice per
loro due perché sembravano realmente fatti l’uno
per l’altro. Anche se
distruggevano le regole e continuavano una relazione fra due ragazzi
dello
stesso sesso.
Ma a quel punto chi si sarebbe tirato indietro?
Craig per la prima volta in tutta la sua vita, conosceva Ronnie da
quando erano
bambini, l’aveva visto piangere.
E urlare dalla rabbia, strapparsi i capelli dalla frustrazione e
mordersi le
labbra dalla disperazione.
Ronnie in parte era morto con Max.
Insieme a lui, durante quell’incidente alla 7th Avenue. Quel
maledetto posto
dove un pirata della strada aveva investito completamente un ragazzo di
diciannove anni.
Diciannove miseri e fottuti anni.
Ronnie in quell’istante aveva preso il volo e con la mano
intrecciata a quella
di Max era salito verso il cielo. Accompagnandolo.
Quel che ne era rimasto sulla terra era un corpo sorretto da
un’anima distrutta
e provata da un trauma terribile.
Ronnie però era forte, Craig ogni giorno lo vedeva, aveva
pianto solo una
volta, ma questa cosa non si era ripetuta più, aveva fatto
delle promesse a se
stesso e a quel Max che aveva amato fino a concedergli tutta la sua
anima.
Il complicato fatto che ora Craig sorreggeva Ronnie non fu nato da una
sorta di
sporca e ignobile vendetta sull’ormai moto Max, da parte di
Craig.
Lui sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto sostituire la dolce
metà di
Ronnie, e non ne aveva affatto l’intenzione. Pretendeva solo
di continuare ad
andare avanti.
Ronnie una sera l’aveva baciato. Leggermente,
poiché si erano abbracciati in
cerca di calore, lui aveva posato le labbra su quelle sottili di Craig
e gliele
aveva fatte schiudere, rendendo il bacio un po’
più profondo e intimo.
Forse aveva bisogno di non pensarci, voleva smettere di soffrire e
riuscire per
un solo istante a star bene con un ‘altra persona che lo
amava.
Sì, Craig lo amava.
Ma ciò nonostante non avrebbe mai preteso di avere una
relazione con lui, non
dopo Max.
Il suo fantasma gli impediva di farsi avanti, e comunque non voleva
affatto.
Era contro i suoi principi.
Con uno scatto di era allontanato terrorizzato da Ronnie e con gli
occhi
spalancati si era coperto la bocca.
Per un giorno intero Craig era sparito dalla vista
dell’altro, era troppo
spaventato da quell’atto assolutamente sconsiderato di
Ronnie. Non doveva
farlo, non avrebbe dovuto.
“Io non voglio essere per te una
ruota di
scorta, non voglio diventare l’Altro. Non voglio che anche se
Max ti ha amato e
tu continui ad amarlo giustamente, io sia messo in disparte,
perchè non me lo
merito…”
Ronnie lo aveva abbracciato e gli aveva sussurrato che per lui, anche
se Max
sarebbe rimasto nel suo cuore, non sarebbe mai messo per ultimo. Craig
gli era
sempre stato affianco, e meritava che fosse amato in qualche modo.
Le lacrime erano scese a qualcuno quella notte? Forse.
°°°
Sweetcurry's Time!!
Son
tornata con questa piccola long, di due o più capitoli, con
un pairing che voi direte inconcepibile. Ma insomma, in questo contesto
lo accetto anche io, okay che odio fino alla morte Craig, ma
essendo una masoschista e per di più una Crackgirl non ho
potuto resistere.
Fra
le slashers americane e di lingua straniera questo pairing va molto di
più che il Max/Ronnie e mi sto ancora chiedendo il
perchè xD...
So
che non sto postando proprio un piffero ultimamente, ma come avrete
bene capito (spero <_<) ho il blocco dello scrittore
ç__ç...
E
per poco mi si è sbloccato per questa ficcina, che intendo
finire molto presto.
Yep.
Detto questo passerei ai saluti e alla solita richiesta di qualche
commentino.
Perchè
davvero ragazze, fatemi sentire che questo fandom non è
morto e sepolto!
Perchè
gli Escape piacciono e devono fiorire e vivere rigogliosi.
Non
sono delle piante ma fa lo stesso x°D...
Un
bacione enorme a chiunque commenterà, a chiunque
leggerà e pure a chi (pliz >-<) la
metterà fra i preferiti.
Vi
adoro, e son felice che si scriva e si legga sempre più di
questi bei ragazzi.
Baci,
Curry
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