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in the night, the shadow walks slowly and emits a feeble laugh }
Lasciò
che la penna cadesse sulla scrivania con un tonfo sordo; strinse le
labbra rosse. La treccia castano chiaro solleticava la sua spalla,
mentre la frangetta copriva fastidiosamente gli occhi a causa
del
capo chino in avanti. La superficie di legno era ricoperta da
scartoffie di qualunque genere; da fogli di giornali a documenti della
CCG -Commission
of Counter Ghoul.
Roteò gli occhi verdi e spostò lo sguardo stanco
sulla porta, la quale stava per essere timidamente aperta.
- Avanti. - sibilò
solamente, inducendo Clara - perché l'unica persona in
quello
stabile che rimaneva cinque minuti buoni davanti alla porta, indecisa
se aprire o meno, era sempre Clara - ad entrare nell'ufficio.
Detestava il comportamento di
quella ragazzina: era sempre timida e silenziosa, sempre comprensiva,
sempre fifona, sempre noiosa e imbranata. A molti avrebbe fatto
tenerezza, ma a lei no; com'era che la giovane dai capelli turchini
fosse stata promossa ad Investigatrice di terzo grado era un mistero.
- Fumariko-san... - solo quel lieve
sussurro, mormorato con evidente timore, bastò alla castana
per
sentire i nervi contorcersi sotto la pelle. La ragazzina dalla pelle
diafana si fece lentamente spazio nell'ufficio, quello generalmente
riservato alla Classe Speciale; in volto un'espressione di puro terrore.
- Si, Kurakake? Ti manda il
direttore? - vagò con lo sguardo fino a giungere a quello
titubante della sottoposta, la quale, rossa in volto - era una
dall'imbarazzo facile, quella Clara - , le porse un fascicolo, che a
prima vista sembrava esser composta da biliardi di pagine. "Altro lavoro, uh."
Si alzò a malavoglia in
piedi e, avvicinandosi alla giovane, afferrò con poca grazia
i
fogli, provocando l'immediata reazione sorpresa di Kurakake, che, come
da copione, squittì spaventata.
- Omicidio? - si risedette di peso
sulla sedia girevole cremisi, cominciando pian piano a leggere i dati
trascritti sulla cartellina e non prestando particolarmente attenzione
alla turchina.
Clara la guardò per qualche
attimo spaesata, per poi scuotere energicamente il capo. Rekane
spostò lo sguardo sull'orologio da polso, il quale indicava
le
otto di sera.
Trattenne uno sbuffo - il lavoro non le dava mai tregua! - e si
rivoltò verso la ragazzina.
- R-rieducazione. - replicò la più piccola,
scrollando di poco le spalle e cercando in tutti i modi
di evitare lo sguardo magnetico della superiore. Rekane rammentava che
le avevano detto in tanti che i
suoi occhi incutevano un certo timore, forse per quella sfumatura di
grigio che contornava la pupilla - non di certo per la nota di sadismo
che albergava in essi.
Annuì, per poi arricciare le labbra e sbottare un secco "smamma",
immediatamente captato dalla turchina, che, come sempre, si
catapultò fuori dall'ufficio con una velocità
sovrumana,
probabilmente squittendo terrorizzata o trattenendo le lacrime.
Rekane osservò per qualche
attimo la porta per assicurarsi che quella testa turchese non
ritornasse mormorando frasi come "Ho
scordato quello", "Volevo
dirle che...", "Domani
c'è una riunione" o le solite scuse che
utilizzava.
Scosse il capo, svuotando la testa
dai pensieri. Non era di certo il momento di pensare a quella
ragazzina e alla sua innaturale ingenuità. Solo in quel
momento tirò fuori i fogli dalla
cartellina e lesse le prime parole, scritte a caratteri cubitali: "Rieducazione Nagumo Haruya.
Classificazione: ghoul." Storse il naso, mordendosi le labbra piene. "Sarà
una nottata davvero lunga..."
Lesse le prime righe del rapporto, accavallando le gambe e sospirando
poco dopo. "Mai denunciato."
storse il naso, incurvando di poco la schiena. "Nemmeno un omicidio. Ma come
diamine si ciba? E, piuttosto, come diamine faremo noi a procuragli del
cibo?!" Chiuse gli occhi e serrò le labbra nel
tentativo di mantenere la calma; non era una ragazza molto paziente,
lei.
"Se domani proverà a toccarmi con un dito, giuro che
prenderò a calci il direttore."
{ One day later
}
- Che combini, Mori? E' appena
arrivata una segnalazione.
-
Da dove? - la giovane si sporse con la sedia all'indietro, dondolando
pericolosamente su essa, mentre le due codine al lato del capo
penzolavano leggere.
-
A largo della tredicesima è' stato identificato qualche
ghoul,
ma ancora non sappiamo i nomi. - l'uomo si chinò in avanti,
trattenendo le mani salde sui fianchi. - Al posto di star qui ad
oziare, potresti anche dare un'occhiata, sai? Sei
un'investigatrice di primo grado, maledizione!
Gli occhi della ragazza, di quel colore tra il turchese e il verde
acceso, saettarono su di lui, mentre un sorriso s'increspava sul suo
volto infantile.
- Allora vado immediatamente, sir! - replicò con enfasi,
portando una mano lattea all'altezza della fronte e riproducendo il
tipico saluto militare, per poi chiudere di scatto il pc - sul cui
screensaver svettava una foto molto fraintendibile: Justin Bieber in
tutto il suo splendore, così lei asseriva; "ha solo sedici anni"
dicevano tutti, giustificandola inutilmente per quella sua assurda
fantasia fanciullesca - , stiracchiandosi energetica, alzarsi
e
infine dirigersi trotterellando verso la porta.
Il ragazzo dagli occhi argentei, ancora perplesso dalla recente visione
di quella fotografia, seguì con lo sguardo, mutatosi
improvvisamente da severo a preoccupato - c'era sempre e comunque
mestizia, nei suoi occhi - , i movimenti della ragazzina dai folti
capelli castani, per poi schiudere le labbra esangui per proferire
parola.
- Shizuka. - la chiamò talmente piano che dubitò
che la giovane l'avesse udito, eppure lei
si voltò ad osservarlo; il sorriso infantile dipinto in
viso.
Era troppo ingenua, avrebbe finito per scottarsi. - Fa attenzione, va
bene? E' solo una perlustrazione, ma non sappiamo chi e se troverai
qualcuno. Vuoi che la mia squadra-?
- Non si preoccupi, Fubuki-senpai. - squittì interrompendolo
lei, socchiudendo un occhio e sorridendo sorniona, riproducendo poi il
simbolo della vittoria con le dita. - In fondo, ha detto che sono
un'investigatrice di primo grado, no?
Il giovane dai capelli argentati la scrutò per qualche
attimo,
indeciso se replicare o meno. Poco dopo, la sua voce limpida e
cristallina si espanse nel piccolo ufficio sotto forma di una lieve
risatina ingenua, mentre egli si dirigeva a veloci falcate verso la
porta, vicino la ragazza.
- Non combinare guai, ok? - indossò quel sorriso timido che
ormai tutti alla CCG riuscivano a figurarsi in mente tant'era usuale,
mentre scompigliava affettuosamente la chioma scura della ragazzina. -
Sai, non vorrei trovarti sbranata da qualche mostro!
Shizuka, pelle diafana e corporatura da ragazzina, sorrise lievemente,
ignorando la stranezza di quell'affermazione e facendo per uscire dalla
stanza.
Appena provò solo a mettere piede fuori, si vide arrivare
addosso un colosso - almeno per lei, che era soprannominata da tutti
"tappetta", lì - e si bloccò sulla soglia della
porta,
annaspando e tentando di non andare a sbattere contro il ragazzo - e
tanto meno contro il senpai alle proprie spalle.
- Oh. - fece quest'ultimo, squittendo. - 'Giorno, Kuromori-san.
Gli occhi verde petrolio del diciassettenne - ormai la sede della CCG
sembrava
essere diventata un luogo di ritrovo per ragazzini - si posarono sulle
due figure e le scrutarono qualche secondo perplesse, prima che il
soldato dai tratti androgini chinasse di poco il capo in segno di
saluto, mormorando un placido "Fubuki-san, Mori" e riprendendo
tranquillamente a camminare. I capelli corvini mediamente lunghi
danzarono a ritmo dei passi veloci e costanti del giovane, lasciando
intravedere parte del collo, il quale presentava diverse cicatrici
dalle tonalità violacee, particolare reso ancor
più
evidente dalla pelle candida. In contrasto con essa, i piercings nero
pece che aveva sia sulle labbra rosse che sul lobo.
Mori l'osservò curiosa, ma venne ripresa dal superiore che
la
riportò alla realtà con una leggera pacca sulla
spalla.
- Vai, su, che se il capo scopre che nessuno s'è occupato
del
caso come minimo ci butta fuori dal primo all'ultimo. -
ridacchiò nuovamente, spingendola debolmente verso fuori. Nella sala riunioni...
- Non penso sia una buona idea.
- Infatti non è una buona idea.
- E allora perché diamine l'hai proposta? - Kidou
incrociò scettico le braccia al petto. - Sai che
comporterà ancor più guai e noi già ne
siamo
sommersi.
L'uomo dai capelli scarlatti lasciò che il palmo della mano
sostenesse il viso pallido. Il gomito, fasciato dalla costosa giacca
scura, era poggiato sul tavolo dalle tonalità chiare, lo
stesso
tavolo su cui il capo dipartimento si poggiava stanco.
Kira fece roteare la penna tra le dita candide, prima di rivolgere il
proprio sguardo di vetro sul proprio superiore.
- Quel ragazzino non partecipa nemmeno alle lezioni. -
asserì,
non smuovendosi dalla propria posizione. - E' costretto ad andare in
accademia dalla madre.
- E che dovremmo farci? Chiamare gli assistenti sociali? - il tono di
Yuuto era vagamente sarcastico, particolare che tradiva la sua figura
seria. - Non possiamo promuoverlo ad investigatore.
Hiroto corrugò la fronte; la penna cadde improvvisamente sul
tavolo. - E non possiamo nemmeno continuare a costringerlo, no? Se non
vuole andare in accademia, ha il diritto di non presentarsi.
- E se non vuole andare non può nemmeno essere promosso, no?
- replicò atono il capo, scrutandolo avverso.
- Ma sua madre lo costringe!
- E allora chiamiamoli seriamente, ''sti assistenti sociali.
Kira alzò gli occhi acquamarina sul direttore, schiudendo
poi le labbra lattee proferire parola. - M-ma, Kidou-san-!
- Ascolta. - lo interruppe serio, protendendosi verso di lui. - Quel
ragazzino è orfano di padre ed è psicologicamente
instabile a causa di ciò. L'accademia è l'unico
modo che
ha per essere rieducato e se si rifiuta d'andarci ma è
costretto dalla madre a presentarsi, beh, noi non possiamo far nulla.
E' una loro
questione familiare. Di certo non lo posso promuovere perché
raccomandato da te. - concluse; in viso un'espressione gelida.
L'uomo dai capelli scarlatti lo fissò per qualche
secondo
angosciato da quella smorfia terrificante, poi deglutì e
sussultò lievemente.
- Non lo sto raccomandando... ma se lo promuovessimo, magari la madre
smetterebbe di assillarlo...
- Hiroto, ti ripeto che la loro situazione familiare non ci riguarda
affatto.
- E se quella pazza lo aggredisse fisicamente? Forse è per
questo che ha disagi psicologici! - si alzò dalla sedia,
rischiando di far
cascare essa a terra.
- Hiroto...
- lo richiamò debolmente il maggiore, pigolando. Storse le
labbra in un'espressione sbieca, ma il minore non parve prestare
attenzione al particolare, troppo infervorato.
- Ma, capo, lei non capisc-!
- Hiroto!
- e improvvisamente
il rosso ammutolì. - Sei un insegnante e capisco la tua
devozione verso gli alunni, ma noi promuoveremo Kariya quando
darà buoni risultati in accademia.
- Ma se si rifiuta di andarci-!
- Hiroto-!
- Ok, ok, tutto chiaro.
Interrompendo i due, in quel momento una testa fece capolino da dietro
la porta.
- Permesso?
- Fure, vieni! - ricevendo un'occhiata poco amichevole da Yuuto, Hiroto
si sporse in avanti, verso la porta, allungando le labbra in un sorriso
pacato.
- Che fai qui? - borbottò invece il direttore, incrociando
le braccia al petto. Quella ragazza gli aveva sempre destato sospetti.
La giovane dai capelli corvini, abbastanza lunghi e ricci, fece un
breve inchino, per poi ritornare dritta ed avanzare di qualche passo
verso i due uomini. Li squadrò per qualche attimo con i suoi
magnetici occhi verdi, per poi posare essi sui documenti che stringeva
tra le mani.
- Ho i risultati.
- Di che? - Yuuto le si avvicinò fino ad arrivarle di
fronte. La corvina lo scrutò freddamente, ignorando il fulvo
che, accanto al direttore, le stava sorridendo - o almeno ci provava.
- Il sangue del cadavere. - replicò seriamente Kareyama,
stringendo le labbra sottili. - So la sua identità, ma non
l'assassino.
- E' stato un ghoul ad ucciderlo? - si intromise poi Kira, squadrando
la ragazza oltre gli occhiali.
- Suppongo di sì, solo che non presenta segni di morsi o
cicatrici e ciò risulta inusuale, data la natura dei ghoul.
Kidou si lasciò sfuggire un sospiro, improvvisamente
nervoso. - E chi è la vittima? Aveva il volto deturpato.
Furanchesuka non lo guardò dritto negli occhi; il suo
sguardo era placidamente posato su un punto indefinito dietro di lui.
-Kageyama Reiji
***
- Andiamocene. Ora. -
la sua voce risultò eccessivamente
autoritaria in quel vicoletto. - E' giorno e sai che cacciamo di notte.
E poi dovresti essere a scuola.
- Perché fai così, Kyoki-chan? - la
più giovane
sorrise sorniona; un rivolo di sangue cremisi sulle labbra. - Lo sai
che non mi piace andarci. Sono tutti umani, lì, finirei per
impazzire.
- Asami. - replicò freddamente la diciannovenne, scostando
con
eleganza una ciocca di capelli candidi, anch'essi marchiati di liquido
rosso come quelli dell'altra ragazza. I suoi occhi, uno azzurro
ghiaccio e l'altro nero come la pece, brillarono. - Le colombe
potrebbero arrivare da un momento all'altro, sai? Quelle urla non penso
siano passate inosservate. E se arrivassero qui gli investigatori, che
faresti, mh?
La ragazzina dai capelli arancio scuro la fissò per qualche
secondo, ancora china sul corpo privo di vita. - Li ammazzerei tutti.
Negli occhi porpora - precedentemente rosso sangue - della
quindicenne parve passare un lampo, un'illuminazione. Solo follia.
L'interlocutrice la scrutò imperturbabile, scostante.
- Asami, tornatene a casa. - sibilò; il volto contrito in
un'espressione indifferente. - O sarò direttamente io a
denunciarti alle colombe.
- Ma poi prenderanno anche te, Kyoki-chan~.
- Mi chiamo Kori, idiota. - strinse i pugni lungo i fianchi,
sentì il sangue affluire al capo. - Vattene.
Come fosse stata terrorizzata dal tono gelido della più
grande,
Raicho Asami si issò meccanicamente sulle gambe; i capelli
arancioni si mossero lievemente a causa del vento.
Nei suoi occhi non c'era più nulla; né la fame di
poco
prima, né qualche soddisfazione, tanto meno pentimento,
solamente uno spesso strato gelido che la proteggeva.
- Come dici tu, Kyoki-chan. - mormorò come un automa,
indifferente, neutra, osservando con finta concentrazione le ciglia
bianche dell'altra. - Ma se ti comporterai male con me di nuovo,
nemmeno io mi farò scrupoli a denunciarti alle colombe.
Sappilo,
Kyoki-chan.
Kori strinse la mascella e strinse i pugni fino a far sbiancare
ulteriormente le nocche, ma non ebbe il tempo di ribattere,
poiché qualcosa -
qualcuno - la interruppe bruscamente.
- Che fate voi due qui?
Entrambe le ragazze sussultarono; Asami si voltò di scatto
verso
la fonte della voce e rilassò i muscoli incontrando lo
sguardo
vispo e chiaro della figura a qualche metro da loro. Kori, al
contrario, rimase in allerta; i nervi a fior di pelle.
- Sei la persona meno adatta a chiederlo, dato che te ne vai in giro
per tutte le circoscrizioni combinando casini. - replicò
ostentata la maggiore,
scrutando avversa il sorriso mellifluo che si dipinse sul volto del
ragazzo. Egli avanzò di qualche passo; il volto oscurato dal
cappuccio grigio.
- E' rimasto qualcosa? - chiese poi, ignorando l'affermazione
precedente della fanciulla dalla chioma candida. - E' da un po' che
sono a digiuno, sai?
- Fudou-san, non è sicuro mangiare a quest'ora. Me l'ha
detto Kyoki-chan!
Arashi si morse lievemente le labbra rosa pallido, per poi voltarsi
irata verso la più giovane, che sorrideva sorniona come
nulla
fosse. - Ti ho detto che mi chiamo Kori.
- Ma Kyoki è più grazioso~ - miagolò,
voltando di poco il capo verso l'albina al proprio fianco. Quest'ultima
scorse gli occhi di Raicho socchiudersi in un'espressione sinistra,
mentre si ciondolava avanti e indietro.
Corrugò la fronte chiara e osservò scettica i due
ragazzi, prima di scuotere violentemente il capo e volgere un'occhiata
fredda ad entrambi.
- Io me ne vado. E quando le colombe vi troveranno, sappiate che ne
sarò molto felice. - solo un sibilo; notò Akio
indossare
un sorriso di scherno.
- E' la prima volta che ti sprechi in due parole per farci la
ramanzina, quale onore~!
- la sua voce era talmente carica di ilarità che
per poco
Kori non cedette al desiderio di prenderlo a pugni in viso per
cancellargli quel dannato ghigno dalle labbra, ma, mantenendo a stento
al propria compostezza, sibilò un debole "tsk", per poi
cominciare ad incamminarsi.
- E comunque sappi che ne hanno fatte a bizzeffe. - Fudou
voltò di poco il capo verso il corpo disteso a terra; il
sangue era ormai incrostato alla pelle bianca. - Di denunce, dico.
Anche noi siamo stati denunciati, sai? Una maschera a mezzo volto non
è stata la tua idea più geniale, cara Arashi. -
strinse le labbra in un sorriso sbieco, cattivo. - Ma chissà
perché quella mandria di investigatori da quattro soldi non
ci viene mai a cercare... che fifoni! O forse te li sei già
mangiati, eh, Kori?
Asami si strinse lievemente nelle spalle, scrutando di traverso il
maggiore. Notò la figura dell'altra ragazza procedere a
passo rapido e costante, ma non prestò attenzione al
particolare.
Probabilmente non l'aveva nemmeno udito, quel commento, o forse stava
solo fingendo.
Il profilo della giovane dai capelli candidi svoltò poi
velocemente strada, impedendo così agli altri due ragazzi di
osservarne i movimenti.
Akio infossò le mani in tasca, scrollando lentamente le
spalle. Il suo sguardo tagliente si posò nuovamente sul
cadavere, scrutandolo minuziosamente. Poco dopo, un verso di disgusto
scivolò via dalle sue labbra.
- Che schifo. - sibilò con freddezza, indossando
un'espressione inorridita. - Ma quanti giorni fa l'hai ucciso?
Raicho, sviando il suo sguardo penetrante, gonfiò di poco le
guance, inarcando scettica le sopracciglia. - Era già qui.
- E allora non l'hai mangiato tu?
- Si, ma era già morto. - fece una pausa, scrutando un punto
lontano oltre lo sbocco del vicolo. - Aveva un taglio profondo sulla
schiena. Sembrava essere stato fatto da una kagune, ma non penso che un
ghoul ucciderebbe e poi scapperebbe.
- Forse non l'ha ucciso per fame. - ipotizzò ad alta voce il
castano, con finto interesse. - O forse non l'ha ucciso un ghoul. Che
c'importa?
La giovane dagli occhi color porpora lo scrutò a lungo,
indugiando. - Ma la ferita è stata inferta da una kagune. Ne
sono sicura.
Fudou sospirò, arrendendosi all'interesse della quindicenne
e alzando gli occhi al cielo. - E allora, se non è stato un
ghoul, sarà stata una quinque. Che vuoi che ti dica? -
continuò poi, sbuffando.
- Ciò implicherebbe che sia stato un investigatore ad
ucciderlo. Ed è un umano.
- Allora sarà stato un investigatore assassino, ok? A chi
importa, ormai? Prova a chiederlo a lui, tanto è solo morto.
- ridacchiò beffardo, ricevendo un'occhiata gelida dalla
giovane.
- Ha la carta d'identità.
- Non m'importa.
- Si chiamava Someoka.
- Buon per lui. E ora mi lasci mangiare in pace? - voltò
nuovamente lo sguardo sul corpo smembrato. - Ma anche no. Preferisco
uccidere. E poi non mangio gli uomini, le donne hanno la carne
più tenera, come la scorsa investigatrice; com'è
che si chiamava?
Raicho lo scrutò per qualche attimo impassibile. - Hitomi. E
poi non l'hai nemmeno uccisa. L'hai lasciata andare, alla fine fai
sempre così.
Fudou le lanciò un'occhiata sbieca, per poi darle le spalle.
My corner:
Yep, ecco il secondo capitolo che fa altamente schifo!
Mi scuso per la lunghezza... in realtà non so se
è corto, ma... sostanzialmente non volevo
presentare tutti gli oc in una volta, più che
altro perché in tutto sono 14 e non ci sarei riuscita a
prescindere. Beh, alcuni però sono stati nominati, dai. Ma
non so quando compariranno...
E boh, so che fa schifo, ma non volevo introdurre parti cruente - che
non so scrivere - o roba del genere perché... insomma, siamo
al vero primo capitolo!
Quindi ho presentato un po' a cavolo la situazione e alcuni
personaggi... diciamo che dopo un mese volevo pubblicare ed
è venuto fuori ciò.
Comunque comunque, già alcuni personaggi di IE sono
schiattati. Someoka perché si. Mi dispiace, ma io lo odio
<3
Per eventuali errori... l'html di nvu è leggermente
impazzito e mi ha cancellato alcune parole, quindi se qualcosa non va
ditelo pure.
O anche errori di battitura, di coniugazione o quello che è,
si.
E niente, ora me ne scappo e spero che a qualcuno questo schifo
capitolo sia piaciuto!