A dir la verità, sono mesi che inseguo nella mia testa una one-shot su questo film e in particolare sul rapporto fra
Alessandro ed Efestione, ma non riuscivo mai a trovare l’ispirazione per
buttarla giù. Alla fine ce l’ho fatta (anche grazie alla visione del magnifico
e bistrattato film di Stone), è uscita una cosa stranissima, totalmente diversa
da come l’avevo concepita in origine e per di più di un genere, quello
introspettivo, che non utilizzavo più da parecchio tempo.
Le frasi in corsivo vengono direttamente dal film. Buona
lettura e lasciate una recensione!
Come un cervo che ascolta nel vento
Tu non mi perderai mai Efestione. Io
sarò con te sempre…
Fino alla fine.
Allora
perché ti sente lontano?
Basta un
passo per toccarsi, ma c’è un divario, uno spazio più vasto dei deserti
dell’Asia.
Le
parole si rincorrono, silenziose, vibranti nell’aria.
Ma non
si trovano.
Non era
sempre stato così fra loro?
Uno
sfiorarsi di mani, un tocco furtivo, un abbraccio proibito, quell’inseguire il
suo tocco come se fosse aria da respirare, come se la vita stessa fosse quell’unico,
flebile istante in cui la loro pelle entrava in contatto.
E quel
profumo.
Così
intenso, così indefinito.
Perché
lui sapeva di mare e di deserto, del
sentore della terra polverosa dell’arena in cui avevano lottato da fanciulli…
E di
vino.
Com’era
dolce il vino sulla pelle di Alessandro, prezioso nettare colore del sangue che
tante volte aveva macchiato il suo viso e le sue mani.
E lui ne
ispirava l’odore, si inebriava, desiderava che quel profumo non sparisse mai.
Lo
portava con sé, in battaglia, nelle lunghe marce estenuanti, finché non ne
rimaneva sconvolto.
Allora
si bloccava, gli occhi chiusi in un estasi che sembrava durare anni.
Ma
rimaneva lontano, troppo lontano perché ne fosse appagato.
Resta con me stanotte, Efestione.
Le
parole accarezzano la pelle, scivolano sulle braccia, sul petto, sul ventre.
I
respiri si incrociano e si fermano.
E ancora
quel dolce profumo, indistinto, diverso…
Lo
sguardo del re percorre il suo corpo e lui si sente tremare, fremere di piacere
recondito.
Sente il
tocco di quello sguardo, un tocco leggero e pesante che vorrebbe prolungare
all’infinito.
Potrebbe
morire sotto quello sguardo e prega gli dei che l’agonia diventi reale, che lo
sguardo diventi corpo, che la vista si tramuti in tatto.
La sera della battaglia è difficile
restare soli.
Ma per
loro lo era sempre.
Così
vicini. Così lontani.
Sembra
che le ossa ardano del fuoco degli inferi, di quella passione che divora la
carne, che spinge perché ci sia anche un solo, minimo, contatto.
E i suoi
capelli sembrano ancora più morbidi sotto le sue dita.
Vorrebbe
rinchiuderlo, sottrarlo a quel mondo che, inesorabile e crudele, glie lo
portava via giorno dopo giorno. Voleva che fosse suo, unicamente il suo
Alessandro e di nessun altro.
Le dita
scendono sul collo, accarezzano la clavicola fredda per il gelo del cuore.
Così
perfetto quel collo che vorrebbe proteggerlo, evitare che si rovinasse…
ricoprirlo con il suo viso e ripararlo dai pericoli.
Forse
lui era davvero come Patroclo, destinato a morire per
il suo amante divino.
Darebbe
la vita per essergli vicino, veramente vicino, anche solo per una volta. Perché
le loro labbra si toccassero. Per poter sfiorare le sue mani.
Forse questo è un addio. Mio
Alessandro.
Non temere, Efestione, è solo il
principio.
Come
poteva essere dolce morire sulle labbra di Alessandro?
E poteva
ispirare quel profumo anche nel suo ultimo istante, se solo glie l’avesse
permesso.
Ogni
tocco li rende più vicini, ogni tocco accresce il desiderio inappagato dei
sensi.
Ma lui
lo nasconde all’interno del suo cuore, perché Aristotele diceva che non bisogna
lasciarsi andare alle passioni. La passione uccide.
Si, ma
lui avrebbe corso volentieri il rischio.
Sentire
le mani di Alessandro nei capelli è più dolce che il miele.
Se era
questa la morte, perché non morire un po’ ogni notte?
Perché
non prolungare gli ultimi spasimi dell’agonia?
Quale
dolce morte quella dei sensi!
Solo lui
e Alessandro, la loro pelle unita, il suo respiro sulle labbra ad accogliere la
sua anima.
Io amo te, Efestione, nessun altro.