hidden truth 1
HIDDEN TRUTH
By Horror_Vacui
Lord, this bitter Earth
Yes, can be so cold
Today you are young
Too soon you're old
But while a voice
Within me cries
I'm sure someone
may answer my call
And this bitter earth
May not, be so bitter after all
(Dinah Washington, Max Richter - This Bitter Earth)
«Melissa!
Melissa, ti prego, promettimi che lo salverai»
«Malia, io...»
«Salvalo,
ti prego!»
«Va bene... ci proverò»
Si svegliò con l'eco di quelle parole
a risuonarle nelle orecchie.
Il sole entrò dalla finestra, le
illuminò il viso, ma lei non riuscì a sentirne
davvero il calore.
Era fredda, dentro e fuori, una vuota
bambola di porcellana dai gelidi occhi di vetro.
Aveva sofferto,
amato, lottato e infine perso la guerra con il mondo, ma era troppo
stanca per chiedere la rivincita. Non c'era più nulla da
conquistare, nulla per cui valesse la pena combattere, aveva deciso
di averne abbastanza, si era chiamata fuori dai giochi e tanti
saluti.
Sospirò rigirandosi nel letto e con un occhio ancora
chiuso gettò un'occhiata al comodino: farmaci, un bicchiere
d'acqua
vecchia, fazzolettini usati e il cellulare.
Quell'aggeggio infernale non la voleva
smettere di vibrare e squillare come una tromba, ma era inutile, non
aveva voglia di rispondere.
Non sentiva nulla, immersa in un
nebuloso torpore dei sensi.
Sollevò le braccia in alto e vide che
le bende avevano già iniziato a colorarsi di rosso, di
nuovo.
Il gesto le causò una fitta di dolore alle spalle, dove
altri
cerotti e altre bende nascondevano tagli meno profondi ma
più
propensi a riaprirsi. Si lasciò sfuggire il sospiro, in
fondo non le
importava davvero.
Un'auto aveva appena parcheggiato nel vialetto,
sentì le ruote raschiare contro la ghiaia, il colpo secco di
uno
sportello sbattuto e dei passi decisi e pesanti: Braeden non sembrava
contenta.
«Ehi, buongiorno»
le disse entrando nella sua stanza, come ogni mattina negli ultimi
due mesi.
Braeden Reed, la sanguinaria mercenaria dei licantropi,
ridotta a semplice infermiera. In altre circostanze forse avrebbe
sorriso pensandola in uniforme blu e sabot bianchi.
«Ho trovato
questo docciaschiuma, dovrebbe essere meno aggressivo di quello che
abbiamo usato l'ultima volta, contenta?» disse mostrandole la
confezione con entusiasmo.
Contenta? No, non riusciva a esserlo,
ma accennò un mezzo sorriso per non deluderla e la
seguì in bagno.
Le
prime volte era stato strano, spiacevole, ma ormai avevano entrambe
fatto l'abitudine e la doccia mattutina era una routine meccanica
simile a tante altre. Lei si toglieva i vestiti, Braeden le toglieva
le bende, puliva con pazienza ogni ferita, lavava i capelli e poi la
riavvolgeva nelle garze come una mummia in vacanza alle Hawaii.
«Sai,
stavo pensando che potremmo andare nel bosco oggi» disse,
finendo di
fasciarle la gamba sinistra.
«A
far cosa?»
«Una
passeggiata. Ti farà bene respirare un po' d'aria pulita,
questa
casa ormai puzza di ospedale»
«Non
mi va» disse secca.
«Malia,
ascolta...»
«Ti ho detto che non mi va, non insistere, ti
prego»
la voce le tremò come la corda di un violino pizzicata da
mani
inesperte.
Ufficialmente
si trovava in Arizona, ospite di Marion Tate, sorella di suo padre e,
se avesse incontrato qualcuno, non era nelle condizioni di spiegare
perché fosse ancora a Beacon Hills, fasciata dalle spalle
alle
ginocchia, con tanto di badante al seguito.
Braeden si alzò in
piedi e la guardò per pochi attimi, negli occhi un pensiero
che non
riuscì a decifrare.
«Hai
fame?» disse tranquilla, come se quello scambio di battute
non fosse
mai avvenuto.
Malia
passò in rassegna tutti i cibi che le venivano in mente, ma
il suo
stomaco non ne voleva sapere di collaborare e per ogni pietanza le
restituiva un vago senso di nausea.
«Sì, certo» rispose però
svelta e si alzò precedendo l'amica in cucina.
«Cosa vuoi
mangiare?» le chiese Braeden mentre lei si sedeva al tavolo
con
movimenti lenti e controllati.
Saltare
i pasti era fuori discussione, doveva fare la brava per
non perdere gli attimi di solitudine che si era conquistata a fatica.
Era in stato di semi-libertà per "buona condotta", ma
sapeva che agli occhi di suo padre e dell'amica mercenaria era ancora
il coyote mannaro fuori controllo. Un passo falso e le sarebbero
stati di nuovo addosso come guardie carcerarie.
«Latte
e cereali, vanno bene quelli con le scagliette che hai comprato
ieri»
Braeden
prese una ciotola, la riempì per metà di cereali,
vi versò una
generosa quantità di latte freddo - come piaceva a Malia
– e poi
gliela piazzò sotto il naso.
«Mi aspetto di trovarla vuota al
mio ritorno» disse minacciosa, un sopracciglio
così alzato da
perdersi quasi nell'attaccatura dei capelli.
«Dove
vai?» chiese più per educazione che per reale
interesse, troppo
concentrata a mandare giù la colazione senza sputarla.
«Ho
un appuntamento con un cliente, a quanto pare un lavoretto
facile»
rispose l'altra stringendo la cinghia del fodero della pistola sotto
il giubotto di pelle.
«Sarò
nelle vicinanze, quindi chiamami se ti dovesse servire qualcosa,
okay?»
Nelle
vicinanze.
Malia sollevò la
testa e la guardò dritta in faccia.
«Tranquilla,
non mi vedrà nessuno, a quest'ora saranno tutti a
scuola»
«Va
bene» disse dopo un attimo di esitazione: non aveva voglia di
discutere.
Quando l'amica chiuse la porta, Malia lasciò il
cucchiaio. In fondo Braeden le aveva detto di mangiare tutto, ma non
aveva specificato in quanto tempo.
You are a memory
i was calling
for the last time
we'd been here before
they found pictures in the snow
i could tell your eyes
looked beneath the blue
i woke underneath the trees
for the first time
(Message To Bears - You Are a Memory)
Non
c'erano clienti da incontrare, nè lavoretti da sbrigare,
doveva
parlare con Deaton e doveva farlo subito, prima che Scott iniziasse
il suo turno.
Parcheggiò l'auto in una stradina secondaria e si
diresse a piedi alla clinica veterinaria, guardandosi intorno di
tanto in tanto per essere sicura che nessuno la stesse seguendo.
La
porta cigolò sui cardini e il campanello trillò
stridulo
annunciando la sua presenza. La sala d'aspetto era vuota e non c'era
nessuno dietro il bancone.
«Arrivo» disse Deaton dall'altra
stanza.
Fu sorpreso di vederla e allo stesso tempo preoccupato.
Perché?
«Ehi,
tutto bene? È successo qualcosa?» le chiese
sottovoce.
«Si
tratta di Malia, non sta migliorando, anzi peggiora ogni giorno di
più e...»
L'uomo tossicchiò e sgranò gli occhi facendo
cenno
di no con la testa.
«Non
è il momento di fare il druido enigmatico, ci serve una
soluzione e
anche in fretta. Sta dimagrendo a vista d'occhio. Alan, mi
ascolti?»
Il
trambusto proveniente dall'altra stanza le fece intendere che non
erano soli, mentre la faccia sconsolata e il sospiro di Deaton le
urlarono "allarme rosso".
«Di
cosa state parlando?» disse Stiles spalancando la porta della
saletta operatoria.
La raggiunse in poche falcate, seguito a ruota
da Scott e Lydia.
Fantastico.
Le uniche tre persone che non avrebbe voluto incontrare erano tutte
lì, proprio alla clinica, proprio nel momento in cui anche
lei aveva
deciso di far visita a Deaton.
Doveva aver fatto qualcosa di
dannatamente ingiusto perché il karma le si rivoltasse
contro in
quel modo...
«Niente che ti, anzi, che vi
riguardi quindi restatene fuori» si giocò la carta
dell'aggressività.
«E
perché mai dovrebbe riguardare te o lui?» disse
Stiles facendo un
cenno verso il druido.
«Dimmi
dov'è Malia, subito» il tono e lo sguardo volevano
essere
minacciosi, ma lei era abituata a trattare con criminali, licantropi
e famiglie di cacciatori, quindi...
«Sembri
un chihuahua con la rabbia» disse con tono di sufficienza.
«Vaffanculo!»
«Stiles,
basta!» intervenne Scott, trattenendolo per una spalla prima
che le
si avvicinasse troppo.
Scott McCall, il pacifico alfa adolescente
di un branco di ragazzini. A volte provava pena per lui, costretto a
tenere a bada i suoi amici e le loro pessime decisioni. A quel
pensiero, lo sguardo cadde subito sull'unica persona che non aveva
ancora aperto bocca; era in piedi dietro Scott e la fissava con i
suoi grandi occhi lacrimosi, la faccia sconvolta e impaurita di chi
ha appena visto un fantasma. Tanto per cambiare.
Non ricordava
di averle mai visto fare un'espressione diversa, ma forse era
perché
si erano incontrate solo in momenti di pericolo.
Braeden
ci mise poco a fare due più due.
«E
tu che ci fai qui?» chiese a bruciapelo. Gli occhi dei
presenti
balzarono tutti su Lydia, che si passò una mano tra i
capelli a
disagio. Bingo.
«Io...
io sto avendo delle visioni.»
«Che
tipo di visioni?»
Lydia
tentennò, guardò Scott e dopo aver ricevuto il
suo silenzioso
assenso si decise a parlare.
«All'inizio
erano confuse, c'era del sangue e odore di disinfettante, ma erano
flash che avevo all'improvviso, di giorno. Stanotte però ho
fatto un
sogno, o meglio, un incubo. Aprivo la porta del bagno e c'era una
persona immersa nella vasca piena di acqua e... sangue» la
voce le
tremò sull'ultima parola e di nuovo gli occhi le si
riempirono di
lacrime.
Deaton
scoccò a Braeden un'occhiata carica di sottintesi, su tutti
una
richiesta che lei non poteva soddisfare. Malia si sarebbe svegliata
dal suo sonno e le avrebbe tranciato le gambe di
netto.
Stiles
sbuffò impaziente e provò a divincolarsi senza
successo dalla
stretta dell'amico.
«Quella
persona era Malia. Malia, immersa nel suo sangue, capisci? Dimmi
dov'è e cosa le è successo,
dannazione!»
«Braeden,
ti prego, siamo preoccupati per lei. Abbiamo incontrato suo padre
stamattina, ha detto che Malia sta bene» disse
Scott.
«Perfetto,
la fonte mi sembra attendibile» a quelle parole, Stiles diede
altri
strattoni per liberarsi.
«Non
prenderci per il culo, stronza!»
«Ehi,
peluche, modera i toni»
«Ha
mentito, il battito del suo cuore era troppo veloce. E
ora tu dici che sta peggiorando, quindi per favore,
dimmi cosa
è successo» continuò Scott ignorando
l'amico.
E
Deaton rincarò la dose «Ha ragione
lui, ormai il danno è
fatto, è giusto che sappiano la verità»
«Cazzo,
Alan! Lei si fida di te, come puoi tradirla così? E tu sta'
zitto!»
disse rivolta a Stiles, prima che la aggredisse di nuovo a parole.
«Non
la sto tradendo, la sto aiutando. Deve risolvere questa situazione,
non può più rimandare»
Guardò
Deaton come se fosse un alieno verde appena atterrato sul pianeta.
«Stai
dicendo sul serio?»
«Sì»
rispose, la mascella rigida e le narici dilatate.
«Sì?!
E cosa avresti fatto se non fossi arrivata io? Avresti
raccontato ogni cosa, ogni dettaglio?»
«No,
non ogni cosa, ma avrei iniziato a spiegare loro cosa è
accaduto!»
«Spiegare
cosa?! Forse tu non ti rendi conto...»
«Morirà!»
il mite druido di Beacon Hills urlò così forte da
far tremare le
pareti della stanza, o forse fu il messaggio a travolgerli tutti con
la sua potenza.
«Morirà,»
ripetè «se le ferite non guariranno entro qualche
giorno,
inizieranno ad infettarsi e allora non ci sarà niente che
possiamo
fare per lei. Il suo sistema immunitario si sta normalizzando,
è
sempre più vicino a quello di un semplice essere umano e
sono certo
che è destinato a scendere ancora. Ho dalla mia parte i
risultati
delle sue analisi del sangue e la statistica» prese una
piccola
cartella gialla dalla scrivania e gliela porse «Ecco,
controlla tu
stessa».
Braeden
allungò la mano, ma Stiles fu più veloce,
strappò i fogli dalle
mani di Deaton e li lesse avidamente, come se quel gesto potesse
avvicinarlo in qualche modo a Malia.
Nel frattempo gli altri due
ragazzi la imploravano con lo sguardo.
«Non
ti sto chiedendo il permesso. Se non glielo dirai tu, lo
farò io».
Cara
Braden, ti devi arrendere...
Chissà,
forse un giorno Malia l'avrebbe perdonata.
«E
va bene!» sbuffò, odiava perdere. «A
casa sua. È rimasta a
casa tutto il tempo».
Stiles
abbandonò le analisi sul bancone e corse fuori dicendo
«Lo sapevo,
dannazione!»
«Aveva
un piano per intrufolarsi di nascosto a casa di Malia, sai per
cercare indizi» spiegò Scott.
«Già,
lui ha sempre un piano» aggiunse Lydia, proprio mentre la
Jeep
accelerava sgommando davanti alla clinica.
Tell me this
Does any of this love
exist
Or is it just a fire
Keeping out the cold
Fear of the unknown
Turning us to coal
Oh those lips
The heavy way we used to
kiss
We'd set the world alight
Live years within a night
And memories never lie
Tell me that I'm right,
tell me that
I'm right
(Whitaker - My own)
La
storia della zia in Arizona non l'aveva convinto fin dall'inizio.
Malia
non aveva mai neanche accennato all'esistenza di parenti lontani,
eppure molte volte aveva parlato di voler lasciare Beacon Hills,
soprattutto quando una nuova minaccia si profilava all'orizzonte.
"Dovremmo andarcene da qui, tutti quanti", "Va bene,
ma dove?", "Ovunque!".
Ovunque era sempre
stata la sua risposta.
Gli fu inevitabile ripensare alle calde
serate estive passate sdraiati sul cofano della Jeep a guardare le
stelle e pianificare il futuro. Stiles aveva la sua grandiosa
"visione", mentre lei era semplicemente felice di farne
parte.
Ovunque,
purché insieme.
Malia era un'anima spezzata e Stiles aveva
percepito la fragilità nascosta dietro la brutale
aggressività del
coyote. Ripensò ai suoi occhi, al mezzo sorriso che dedicava
solo a
lui e per poco non bruciò la frizione cambiando marcia.
Avrebbe riso
vedendolo, lo avrebbe preso in giro ma senza schernirlo davvero. Era
sempre stata fiera di lui, anche del suo lato peggiore.
Sbuffò
e sbattè le palpebre un paio di volte.
Calma,
Stiles.
Non aveva bisogno di restare concentrato sulla strada,
conosceva il percorso a memoria, ma quando giunse davanti alla
piccola svolta che portava sul vialetto di casa Tate, il cuore gli
schizzò in gola e fu costretto a inchiodare. I battiti
impazziti gli
tolsero il respiro e rimbombarono nelle orecchie, le mani divennero
gelide e sudate e sentì una scossa all'altezza dello stomaco.
Era
in ansia. Qualunque cosa le fosse successa non poteva che essere
colpa sua, ne era certo.
I
pochi momenti di pace vissuti da Malia iniziavano e finivano con lui,
lo sapeva perché era stata lei a rivelarglielo una notte,
poco prima
di addormentarsi fra le sue braccia.
D'istinto
tirò un pugno al volante e il dolore alla mano gli fece
riprendere
il controllo.
Calma,
Stiles.
Abbassò
il finestrino e prese una lunga boccata d'aria: era ora di andare.
Tra
la strada principale e la casa di Malia c'era una stradina sterrata e
in salita, il tratto era breve ma a lui sembrò lungo come la
via
verso il patibolo.
Parcheggiò
vicino all veranda, forse un po' troppo, scese
dall'auto e si
diresse alla porta. Mandò giù il fiotto di veleno
che gli si era
riversato in bocca e alzò l'indice per suonare il
campanello, poi
però si bloccò in quella posizione.
Aveva
agito senza riflettere e l'intuizione geniale era arrivata proprio
lì, nel momento in cui le sue dita stavano per incontrare la
plastica ingiallita.
Malia
non voleva vederlo, aveva fatto di tutto per tenerlo a distanza e il
signor Tate lo aveva anche avvisato quella sera in ospedale, che
stupido!
Si
passò una mano tra i capelli, in disordine come le sue idee.
Il
presagio di Lydia, le parole di Braeden, quelle di Deaton, tutto si
confuse in una gigantesca esplosione e l'onda d'urto generata spinse
in avanti la sua mano indecisa.
Driiiin!
Era
fatta, aveva suonato il dannato campanello.
Deglutì,
mentre le gambe iniziavano a cedere sotto una potente scarica di
adrenalina. Era pronto a veder comparire un coyote mannaro infuriato
e deciso a sgozzarlo, ma non ricevette risposta.
Riprovò un'altra
volta e poi un'altra ancora. Che fosse già successo
l'irreparabile
di cui parlava Deaton?
Mandò al diavolo l'ansia, afferrò la
maniglia e aprì la porta fiondandosi letteralmente dentro.
La
prima cosa che lo investì fu l'odore pungente di
disinfettante. Gettò
un'occhiata al salotto vuoto e poi alla cucina e la vide... ma non
era lei.
Seduta a tavola, teneva in mano un cucchiaio con cui
rimestava, indolente, la strana poltiglia dentro la ciotola che aveva
davanti. Era magra, riuscì a notarlo nonostante i vestiti
larghi e
informi, il volto sciupato era incorniciato dai capelli scuri, lunghi
quasi come quando si erano conosciuti.
Sembrava
impossibile, ma non lo aveva visto o forse non le interessava.
Si
mosse nella sua direzione con estrema lentezza, come se fosse di
nuovo il coyote da non lasciarsi scappare.
«Hai
fatto in fretta» disse Malia con voce roca quando fu a pochi
passi
da lei.
Stiles
non sapeva cosa dire, nè cosa fare, sentiva solo gli occhi
bruciare.
«Brae,
non essere arrabbiata. Ho quasi finito i cereali, ma non...»
le
parole le morirono in gola quando alzò gli occhi su di lui.
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Dedico
questa storia a Giulia (Doomsday_)
e a tutte le fan della Stalia
Italian Fanpage :)
La storia
è divisa in due parti, la seconda parte sarà
pubblicata domani.
Grazie per
essere arrivati fin qui, se vi va lasciate una recensione per farmi
sapere cosa ne pensate ^^
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