Titolo:
Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice
of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 871 (Fidipù)
Note: Allora, io ero una personcina tranquilla e felice, finché non
mi è stata sbattuta in faccia questa roba
qua (Quanto amo i disegni di Ceejiles! Quanto li amo! Per la traduzione, ringrazio la pagina FB Amour chassé-croisé, dato che ho preso quella postata lì.) ed io, lo
giuro!, ho cercato con tutta me stessa di resistere, di far finta di non
aver visto niente ma le mie mani si sono mosse da sole e hanno aperto
word, scrivendo poi ciò che troverete qua sotto!
E con questo vi do il benvenuto in questa mia nuova storia!
Che posso dire? Sì, il capitolo è corto ma di base io faccio sempre primi
capitoli barra prologhi brevi, giusto per darvi l'aperitivo e poi iniziare
con le portate principali; in secondo luogo i caratteri dei nostri due
protagonisti: ora, se guarderete le immagini, soprattutto in quella dove
sono grandi, troverete un Adrien completamente posseduto da Chat e una
Marinette che, anche se arrossisce, ha quel broncio tipico di Ladybug
quando viene corteggiata da Chat e...beh, quindi ho fatto un po' un mix
dei due caratteri. Infine...ah sì, questa è un AU (Alternative Universe) e
penso...*rullo di tamburi, please*...di fare un aggiornamento a settimana
(e non venitemi a dire che non vi vizio, eh! XD).
Bene, detto ciò vi lascio alla storia (anche perché se no queste note
divengono più lunghe di tutto il capitolo) e vi ringrazio fin da ora per
il fatto che leggerete questo parto (obbrobrio, va!) della mia mente, per
i vostri commenti e per il fatto di inserirlo in una delle vostre liste.
Grazie!
Adrien Agreste osservò i bambini che si
divertivano nel grande parco della villa dei Bourgeois: il padre di Chloé
aveva superato se stesso nell’organizzare il decimo compleanno della
figlia, realizzando ogni suo sogno.
La piscina con le palline a forma di castello di Aurora? Fatto.
Dei tizi mascherati da personaggi Disney? Fatto.
La giostra con i pony? Fatto anche quello.
Il bambino sbuffò, voltandosi indietro e osservando la sua coetanea
rintanata in un angolo, con le ginocchia strette al petto e il volto
nascosto fra queste.
Prendere in giro Marinette Dupain-Cheng e umiliarla davanti a tutti? Chloé
aveva avuto anche quello per il suo compleanno.
Sospirando il piccolo si avvicinò all’amica, sedendole accanto e
aspettando che desse segno di aver notato la sua presenza ma ciò non
avvenne: Marinette continuava ostinatamente a tenere il viso nascosto,
piangendo in silenzio.
Perché mai e poi mai avrebbe mostrato le sue lacrime, ostinata e
orgogliosa com’era.
E lui lo sapeva bene, dato che si conoscevano praticamente da sempre: i
genitori di Marinette possedevano la miglior pasticceria di Parigi e
Adrien era stato un cliente affezionato fin da…
Beh, fin da quando aveva potuto mangiare dolci.
Ricordava perfettamente il primo giorno che era entrato nel negozio
gestito dai Dupain-Cheng, osservando incantato quelle piccole opere
d’arte; una signora dai tratti orientali si era avvicinata a lui, seguita
a ruota da una bambina con due buffe codine nere e gli occhi dello stesso
colore del cielo.
Quel giorno Adrien Agreste aveva deciso che Marinette sarebbe stata la sua
moglie.
E anche che sarebbe diventato un pasticciere.
Con uno sbuffo il bambino tornò alla realtà, osservando l’amica e
rendendosi conto che avrebbe dovuto consolarla: era questo che facevano i
futuri mariti, no? «Sai, secondo me non dovresti darle vinta così
facilmente.» dichiarò dall’alto dei suoi dieci anni, osservando Marinette
alzare la testa e fissarlo: gli occhi azzurri erano umidi di lacrime e il
respiro ansante, come se stesse trattenendo a freno la rabbia che provava.
«Chloé mi aveva detto che era una festa a tema.» dichiarò la ragazzina,
balzando in piedi e mostrandogli il vestito rosa, indicando poi il resto
dei bambini: «Sono l’unica vestita come…come…»
«Una principessa.» sentenziò Adrien, guardandola con aria sognante: «Una
bellissima principessa, che aspetta il suo cavaliere dall’armatura
splendente: cioè me.» dichiarò spavaldo, alzandosi in piede e fissandola
dal basso verso l’alto: odiava, odiava, odiava con tutto il cuore essere
più basso di lei.
Marinette sbuffò, scuotendo il capo: «Di solito le principesse sposano i
principi, sai? Ed io non intendo sposare qualcuno più basso di me.»
dichiarò sicura di sé, incrociando le braccia al petto e fissandolo
divertita.
«Quindi se divento più alto di te…» mormorò Adrien, avvicinandosi e
alzando un braccio verso l’alto, posando la mano pochi centimetri sopra la
testa di Marinette: «…tipo così, mi sposerai, vero?»
La bambina ridacchiò, scuotendo il capo e facendo ondeggiare le corte
ciocche nere: «Che ne dici di vedere se quel momento arriverà
realmente, tappetto?» domandò divertita, ma ringraziando dentro di
sé l’amico per quel suo gesto che la stava distraendo da Chloé e
l’umiliazione appena subita.
Adrien sorrise raggiante, posando le mani sui fianchi e annuendo: «Vedrai
quel momento. Fidati.»
«Marinette! La sveglia sta suonando da dieci minuti!» l’urlo della madre,
proveniente dalla cucina, svegliò la ragazza: lentamente aprì le palpebre,
osservando la sua camera e, con calma, si issò a sedere, zittendo la
sveglia del cellulare e sbadigliando.
Che strano…
Era una vita ormai che non sognava Adrien, il suo migliore amico delle
elementari.
Sospirando, si alzò, scendendo le scalette del soppalco, ove era
posizionato il suo letto, e iniziò a prepararsi per un’altra giornata di
scuola, ma la sua mente andava nuovamente al sogno: ricordava
perfettamente quel compleanno di Chloé Bourgeois – fra l’altro l’ultimo a
cui era andata, nonostante la ragazza continuasse a invitarla ogni anno
come attrazione – ed era stata una delle ultime volte in cui era stata con
Adrien.
Il bambino, infatti, poco tempo dopo aveva dovuto seguire il padre
all’estero – America, se non ricordava male – e non era più tornato: era
stata male all’inizio, tantissimo, anche perché Adrien era stato il suo
primo amore; poi la quotidianità aveva relegato il ragazzino dai capelli
biondi e gli occhi verdi in un angolo della sua mente e del suo cuore: un
ricordo dolce e doloroso allo stesso tempo.
Un piccolo amore mai coltivato.
Chissà cosa sarebbe successo se fosse rimasto e fossero cresciuti assieme?
Sarebbero stati ancora uniti oppure ognuno avrebbe preso la sua strada?
Erano domande che ogni tanto si faceva ancora, nonostante fossero passati
quasi sette anni, da quel tempo.
«Marinette! Farai tardi!»
«Sì, mamma.»
La ragazza scosse il capo, riprendendo a prepararsi e relegando nuovamente
Adrien nel posto che gli spettava di diritto: fra i ricordi.
Parigi non era cambiata poi tanto.
Osservò la capitale francese da dietro il finestrino della macchina,
mentre l’autista – un uomo gigantesco, dalla faccia e dal comportamento
gorillesco – lo stava conducendo verso quella che era stata, un tempo,
casa sua: sorrise, quando vide la recinzione alta della villa e, appena la
macchina accostò, scese velocemente: «Sono tornato.» mormorò, osservando
l’enorme cancello di ferro e poi alzando la testa verso il cielo: «Sono di
nuovo a Parigi.»
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