Expiration Date
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Expiration Date 🍓❄
IchiHitsu Au!
Rangiku era una donna morta.
Maledetto il giorno in cui
l’aveva conosciuta, quello in cui aveva deciso silenziosamente che era
diventata una persona importante nella sua vita…e soprattutto quello in cui
aveva deciso che si, forse poteva anche fidarsi di lei.
“Perché no!”
si era detto tra sé e sé, guardandosi bene dal dirlo ad alta voce “Infondo lei in questo campo ha esperienza.
E poi è un donna, sicuramente ci capisce di più…”
Perciò si era limitato a
scrollare le spalle, distogliere lo sguardo dalla sua faccia fin troppo
sorridente e buttare lì una risposta a mezza voce, sussurrata attraverso la
stoffa della sciarpa.
“Trovami un appuntamento, se
proprio ci tieni…”
Avrebbe dovuto capire che non
era stata una buona idea già dal modo in cui Matsumoto l’aveva abbracciato,
stritolandolo tra i suoi seni enormi e sommergendolo di fin troppe parole.
“Oh, sono così contenta Shiro! Finalmente ti sei deciso! Ti ci
vuole proprio qualcuno che ti tiri fuori dalla tua stanza ogni tanto, studiare
troppo ti fa decisamente male! Esami qui, esami là…ma cos’è l’università se non
il miglior pretesto per bere in compagnia? Soffro a vederti dormire sui libri,
sai?! Sei ancora così…”
“Non dirlo.”
“-Giovane! Stavo dicendo
giovane!”
“Abbiamo la stessa età”
“Si, ma tu non vivi abbastanza!”
Cosa del tutto erronea.
Viveva un sacco, era una persona molto impegnata.
Si svegliava alle sette del
mattino ed andava a letto alle undici di sera per dormire le sue otto ore di
sonno giornaliere. Aveva da dare sei esami per la prossima sessione ed aveva
già fatto un calcolo approssimativo per suddividere correttamente le ore di
studio in modo da poterli sostenere tutti in regola con i tempi.
Il fatto che di questi sei
esami solo uno fosse effettivamente nel suo piano di studi era una cosa
secondaria…ormai seguiva così tanti corsi che aveva quasi dimenticato quale
fosse il suo vero indirizzo.
Perché sprecare i soldi della
borsa di studio limitandosi a frequentare quei dodici corsi annuii che gli
permettevano di tenersi in alto nelle classifiche per merito? Poteva
direttamente farli tutti!
Sinceramente non capiva gli
altri studenti.
Li sentiva lagnarsi per i
troppi esami e le ore di studio smisurate, ma che diritto ne avevano? Passavano
ovviamente la metà del loro tempo libero a inviarsi regali su Candy Crush Soda
e l’altra metà a lamentarsi di non avere abbastanza tempo, per forza poi
ricevevano dei miseri diciannove sul libretto.
Matsumoto almeno era diversa.
Diciamo che faceva un sacco
di cazzate, ma almeno se ne assumeva la responsabilità.
Certamente non mancava mai ad
una festa e finiva per lo più a fare le quattro di notte assorbendo alcol anche
dai pori della pelle, ma in qualche modo riusciva a sostenere i suoi esami e
perfino a non farsi venire le occhiaie. L’ipotesi è che avesse qualche abilità
magica segreta di cui nessuno era al corrente.
Perciò quando gli aveva
proposto di quella cosa, si, dell’appuntamento, Toshiro si era fidato.
Di certo non gliel’aveva
proposto a caso. Insomma, probabilmente con le sue orecchie da gossip aveva
sentito di qualcuno interessato a lui e stava cercando di combinare un incontro.
Non l’avrebbe MAI mandato a prendere
un caffè con un TOTALE SCONOSCIUTO. Che razza di amica avrebbe fatto una cosa
del genere??
Aveva detto di sì con troppa
leggerezza, non ci aveva riflettuto bene.
Perché, ripensandoci
adesso…era così ovvio che Matsumoto
gli avesse organizzato un appuntamento al buio.
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“Ok, questa cosa è ridicola”
Le parole erano rotolate fuori dalla bocca di Toshiro senza controllo.
La mente gli comunicò con un
attimo di ritardo che era una frase abbastanza scortese per iniziare un
discorso, soprattutto se quello seduto al tavolo era il suo fantomatico appuntamento.
Ma, cazzo, lo conosceva! Facevano insieme il corso di chimica con
Mayuri!
Girava sempre accompagnato da
un altro spilungone dai capelli rossi ed entrambi erano stati sbattuti fuori
dalla lezione più volte perché sorpresi nel bel mezzo di un pisolino in fondo
all’aula.
Dubitava che il tipo l’avesse
mai notato, comunque. Toshiro aveva l’abitudine di sedersi nelle prime file.
Probabilmente era meglio
rovinare tutto da subito e tornarsene in camera a studiare, a Matsumoto avrebbe
mentito dicendo che il tipo era brutto.
…tuttavia qualcosa…una vocina
nel retro della sua mente, gli sussurrò in modo cinico ad un orecchio che non
era bello fuggire dalle proprie responsabilità. Sarebbe stato terribilmente infantile.
Toshiro digrignò i denti e
strattonò la sedia come se dovesse scardinarla dal pavimento. Si sedette al
tavolo con uno sbuffo sonoro ed alzò lo sguardo verso il suo appuntamento con aria di sfida, neanche
fosse una competizione.
“Io sono Hitsugaya.” disse deciso,
porgendogli una mano più con fare minaccioso che amichevole “Toshiro. Ma
chiamami Hitsugaya”
“umh…ok” il ragazzo gli
rivolse un occhiata perplessa, inarcando un sopracciglio.
Indugiò un attimo e si guardò
intorno come se cercasse qualcosa tra i commensali ma ci mise poco a riportare l’attenzione
sulla mano ancora tesa di Hitsugaya e finalmente decidersi a stringerla.
“Io sono Ichigo”
La mano di Ichigo era calda e
ruvida, Toshiro invece sapeva di avere le dita congelate.
Sigillarono le presentazioni
con quel breve contatto, poi entrambi si ritirarono dal proprio lato del tavolo
e rimasero a fissarsi in silenzio.
Matsumoto a dire il vero gli
aveva anche scritto dei bigliettini per ogni evenienza, ma Toshiro non si
sognava neanche di tirarli fuori. Ne aveva intravisto solo uno mentre glieli
infilava a forza nella tasca della giacca e la frase scritta sopra l’aveva
convinto che erano buoni solo per essere riciclati.
Tornate a nuova vita ed in
migliori mani, piccoli biglietti osceni, che il sacrificio degli alberi non sia
vano.
Ichigo si mosse sulla sedia
spostando il peso da una gamba all’altra. Aveva un’espressione difficile da
decifrare. I suoi capelli erano come quelli di Matsumoto…
“Senti, ma sei minorenne?”
…e a quanto pare anche la sua
lingua.
Toshiro strinse i pugni sul
tavolo e serrò i denti in bocca, sforzandosi per non afferrare la saliera e
lanciargliela in un occhio.
“Sto per laurearmi…” soffiò.
“Ah.” rispose il tipo,
genuinamente sorpreso “…E lo puoi fare anche se non hai diciott’anni?”
La saliera in un occhio
sarebbe stato troppo poco.
Voleva proprio tutto il
tavolo in faccia.
“Sono solo di corporatura
minuta” specificò ringhiando “Ma se continui ad insistere ti taglio le gambe e
vediamo chi ride”
Si trattenne per non dire
anche la seconda parte, finendo la frase solo mentalmente...
C’era un motivo per cui aveva
messo le relazioni sociali in fondo alla sua lista delle priorità.
Perché, puntualmente, finiva sempre così! Ed in tutta sincerità
Toshiro era stanco di dover ripetere che no, non era un ragazzino. No, non aveva
fatto la primina. No, non era uno di quei bambini geniali che si vedono solo
nei talent in tv, anche se aveva un cervello non indifferente.
Era basso, va bene? Era solo
stramaledettamente basso.
Per di più la gente non si
accontentava mica! Dopo averlo tediato con l’altezza partiva anche la tiritera
del “ma come mai hai i capelli bianchi? Li tingi per cercare di invecchiarti un
po’?” e quello era il momento in cui Toshiro si alzava e lasciava la stanza,
tornando ai libri e lasciando Matsumoto alle sue feste.
Molto meglio passare le
serate tra pagine piene di risposte invece che in mezzo a persone sudate e
stracolme di domande irritanti.
Il tipo scosse le spalle e si
appoggiò con la schiena alla sedia.
Non proferì parola ma piantò
gli occhi su Toshiro, quasi come se stesse ancora discorrendo con lo sguardo.
Continuava a tenere le
sopracciglia aggrottate e a guardarlo in silenzio, perciò fu il turno di
Toshiro di muoversi sulla sedia, a disagio, sentendosi giudicato.
Non era chiaro se il tipo fosse
turbato, incuriosito, o se semplicemente si stesse trattenendo dal chiedere
qualche altra domanda cliché a cui Hitsugaya era orribilmente abituato.
“Comunque hai ragione” disse
Ichigo di punto in bianco, prendendolo alla sprovvista.
Toshiro per poco non sobbalzò
sulla sedia.
Ragione su cosa?
Sul fatto che era
maggiorenne?
Sulla sua imminente laurea?
Sulle minacce che gli aveva
rivolto telepaticamente?
“Questa situazione, intendo”
spiegò il ragazzo muovendo una mano in aria come per scacciare una mosca
fastidiosa “…è abbastanza ridicola.”
Fantastico! Se non altro
potevano odiare insieme il loro maledetto appuntamento!
“Perlomeno su questo siamo
d’accordo” sbuffò Toshiro.
Esternamente non mostrò alcun
cambiamento, ma sapere che non era l’unico a sentirsi mostruosamente a disagio
in quel bar, seduti come una coppietta, era un sollievo enorme.
Almeno erano in un bar… Matsumoto
sarebbe stata capace di mandarlo perfino in uno strip-club.
Era successo.
Cercava di dimenticare ogni giorno.
“Io ho perso una scommessa.”
Spiegò Ichigo posando entrambi i gomiti sul tavolo e flettendo appena un poco
la schiena in avanti. Anche da seduto sembrava decisamente troppo alto rispetto
ad Hitsugaya e la cosa lo rendeva terribilmente nervoso.
“Sto ancora aspettando che
Renji esca da un momento all’altro gridandomi che è solo uno scherzo...” di
nuovo cercò con lo sguardo qualcuno tra i commensali, ma non trovò nessun volto
conosciuto appostato agli altri tavoli. Tornò quindi a puntare lo sguardo su
Toshiro fissandolo intensamente, cercando di strappargli la verità di dosso.
“No, seriamente…” disse
abbassando un po’ la voce “Ti ha convinto lui? Sei qui per scherzo, vero?”
Cazzo.
La situazione era scalata
troppo in fretta. Se non avesse detto che era tutto uno scherzo architettato da
Rinji, Ranji-come-cazzo-si-chiamava
avrebbe fatto la figura del disperato che si lascia convincere ad andare agli
appuntamenti al buio! Pensa in fretta, Toshiro! Pensa in fretta!
“Ah, umh. No.” Riuscì a dire
“Ho perso una scommessa anche io. Tipo. Più o meno.”
Suonava meglio di “Un’amica
mi ha organizzato un appuntamento al buio”.
Era roba da dodicenni… o da
quarantenni. Non ci teneva a rientrare in nessuna delle due categorie.
“Sembra che abbiamo un
tempismo perfetto nel perdere le scommesse, allora” rise Ichigo.
Le sue labbra si incresparono
in un sorriso minuscolo, fatto quasi tutto dallo sguardo, e Toshiro capì che
andare a quell’appuntamento era stata una pessima, pessima idea.
Rangiku sapeva.
In qualche modo doveva averlo
capito. Non era chiaro neanche come, visto che Hitsugaya era sicuro al 200% di
non avergli raccontato assolutamente niente.
Forse lo aveva fatto
sbronzare e non ricordava quando gli aveva estorto le informazioni.
Di certo Toshiro non gli
avrebbe mai, MAI, neanche sotto tortura, detto che…
L’aveva notato, ok? Niente di
più. Aveva notato più volte il ragazzo con i capelli arancio che si sedeva
sempre in ultima fila.
Questo non significava nulla,
però!
Toshiro afferrò il menù e lo
aprì quasi per riflesso, cercando di porre una barriera tra se e il suo accompagnatore.
Va bene… magari Rangiku aveva
intuito qualcosa, ma finiva lì.
E se era vero che a Hitsugaya
era, diciamo, capitato più volte di voltarsi a lezione per vedere se l’idiota
dormiva… beh, non c’era nient’altro. Il tipo di certo non l’aveva mai notato
prima d’allora, altrimenti gli avrebbe detto qualcosa, no?
Toshiro scorse i nomi delle
portate con gli occhi senza leggerli realmente, sentendosi improvvisamente più
irritato del normale.
“Visto che è ovvio che
nessuno di noi vorrebbe essere qui cerchiamo di fare il tutto nel modo più
breve ed indolore, così posso tornare a studiare” sbottò, aspro “Ordiniamo,
mangiamo e ce ne andiamo”
“Hai fretta?” chiese Ichigo
afferrando a sua volta un menù.
“Ho da dare sei esami. Ho
sempre fretta.”
Stare seduto al tavolo con
lui stava diventando ogni minuto più difficile.
Aveva scorso tutto il menù
almeno quattro volte senza averne letto neanche una parola. L’unica cosa che
aveva in testa era il desiderio assoluto di alzarsi ed andar via perché, anche
se gli stava proprio davanti, non si era mai sentito così invisibile.
Per non dire minuscolo.
Frequentavano lo stesso corso
da due interi semestri e non aveva attirato la sua attenzione neanche per
sbaglio. E se non l’aveva attirata in classe perché mai avrebbe dovuto
costringerlo a star là a prendere un caffè con lui? Erano allo stesso tavolo ma
solo Hitsugaya aveva idea di chi fosse Ichigo, la cosa non era reciproca…
Non gli interessava e non gli
era mai interessato, era chiaro. Quindi perché perdere tempo prezioso a
recitare quella scenetta?
“Oi, Toshiro?” Ichigo gli
afferrò il menù e lo abbassò, cercando di incrociare il suo sguardo.
Fu a quel punto che Hitsugaya
si rese conto di essersi perso nei propri pensieri un po’ troppo a lungo… e di
non aver ancora deciso cosa ordinare.
“Ti ho chiesto di chiamarmi
Hitsugaya” rimarcò.
Ichigo scosse le spalle e
mosse la testa verso sinistra, indicando il cameriere parcheggiato a bordo
tavolo.
Aveva già il suo blocchetto
in mano e lo stava fissando con un sorriso eccessivamente tirato, ovviamente in
attesa del suo ordine da troppo tempo.
“Ah!” esclamò Toshiro.
Alzò il menù e vi pianò sopra
l’indice con decisione, affidandosi al caso.
Non aveva fame comunque,
qualsiasi cosa sarebbe andata bene.
“Un 15. Si. Frullato alla
fragola, grazie.”
Il cameriere scrisse
rapidamente l’ordine sul blocco e batté la penna sul tavolo per chiuderla.
“Un frullato alla fragola e
una cioccolata calda, giusto?” riepilogò strappando il foglietto “Sono da voi
tra due minuti. Grazie per la vostra ordinazione.”
Hitsugaya si sentì piuttosto
fiero della propria rapidità nell’ordinare il cibo. Era stato così veloce che
doveva esser sembrato tutto così naturale! Di certo non aveva dato
l’impressione di aver scelto qualcosa a caso giusto perché era obbligato a
consumare per occupare il posto al tavolo…
Tuttavia quando si voltò
verso Ichigo lesse dalla sua espressione che aveva sicuramente commesso un
errore.
“Seriamente?” chiese Ichigo
scettico, entrambe le sopracciglia alzate e la fronte infossata dalla
perplessità.
“Seriamente cosa?” sbuffò Hitsugaya
sulla difensiva.
Cosa aveva fatto di male? Aveva
capito che si era perso nei suoi pensieri? Perché quel tipo faceva domande
dirette di cui non si capiva mai il filo del discorso?
“Seriamente il frullato”
replicò Ichigo roteando gli occhi “Ichi-go. 1-5. E fragola. Mi becco questa
battuta almeno tre volte al giorno. Ci hai messo così tanto ad ordinare solo per
questo?”
Hitsugaya lo fissò in
silenzio, pietrificato dalle coincidenze.
Evidentemente non era solo
Rangiku ad essere contro di lui… lo era anche il maledetto destino!!
Il suo cervello si mise
disperatamente in moto per cercare una soluzione, una scusa, qualsiasi cosa pur
di tirarsi fuori da quell’orribile momento! …ma Ichigo lo precedette.
Scosse le spalle e posò
nuovamente la schiena contro la sedia, l’espressione distesa e le braccia ancora
allungate sul tavolo.
“Oh, beh. Suppongo di
meritarmelo per averti dato del minorenne” disse con noncuranza.
Ed anche se la frase voleva
avere un tono di scuse Toshiro arricciò comunque il naso, disturbato dalla
parola. La sua mano corse quasi istintivamente alla tasca alla ricerca del
cellulare.
Quando lo trovò lo posò con
discrezione sulle proprie ginocchia, tentando di passare inosservato, e prese a
battere le lettere sulla tastiera con solo l’indice e il medio.
A: Matsumoto Rangiku
“Vienimi subito a tirar fuori da questa situazione. E’
un ordine.”
“Quindi sei già alla tesi?
Che fortuna…” disse Ichigo, costringendolo ad alzare gli occhi dallo schermo.
“Ah. Si.” Rispose Toshiro
monosillabico.
“Io sono indietro di un paio
di esami, ma sai com’è… da quando Rukia mi ha trovato lavoro al negozio di
Urahara non ho più un secondo di tempo libero. Quasi peggio di quanto mio padre
voleva farmi rimanere alla clinica. Non che Urahara sia tanto meglio… ma almeno
mi paga”
Hitsugaya rimase a fissarlo
in silenzio.
Fu colto da un irrefrenabile
voglia di gridargli in faccia che non aveva idea di cosa stesse parlando.
Tuttavia, prima che potesse esplodere in un urlo, il telefono gli vibrò tra le
dita portando con sé una promessa di salvezza.
Si affrettò a controllare il
messaggio nella maniera più discreta possibile.
Da: Matsumoto Rangiku
“Credevo che fossi abbastanza maturo per riuscire a
gestire la cosa.”
Le dita di Hitsugaya
strinsero il cellulare così forte che se lo schermo non si ruppe fu un
miracolo.
Non era abbastanza maturo?!
L’aveva scritto DAVVERO?!
‘fanculo a Rangiku! - Imprecare
nei pensieri era permesso - ‘Fanculo a Rangiku e al maledetto momento in cui
aveva deciso di essergli amico. Cos’era? Una specie di test? Di sfida? La
voleva mettere su questo piano?!
“Torno subito” disse Toshiro
un po’ troppo ad alta voce, alzandosi di scatto dalla sua scomoda sedia.
Ichigo gli rivolse un
occhiata perplessa ma di nuovo gli rispose facendo spallucce, giusto per fargli
capire che il messaggio era arrivato.
“Tanto la nostra ordinazione
non scappa” disse.
No che non scappava, ma forse
poteva scappare lui senza essere visto!
Hitsugaya si diresse a passo
di marcia verso i bagni e spalancò la porta con una manata poco dignitosa.
Si intrufolò rapidamente in
uno dei cubicoli e si chiuse il piccolo lucchetto di ferro alle spalle, mentre
con l’altra mano stava già componendo il numero di Matsumoto.
Suonava libero.
L’avrebbe uccisa.
Ancora libero.
“Ehi, Shiro!! Come mai già-“
“Guarda che so come gestire
la cosa!” sbraitò Toshiro nel ricevitore.
Dall’altra parte Rangiku
emise una risatina appena accennata, probabilmente allontanandosi il telefono
dalla bocca per non farsi sentire troppo.
“Oh si” commentò, divertita
“Lo vedo.”
“Ti sto chiamando perché non
sei d’aiuto!”
“Quindi hai bisogno del mio aiuto…”
“Non so dicendo questo!”
“Shiro, devi solo-”
“Non chiamarmi Shiro! Sono
arrabbiato con te; è Hitsugaya!”
Matsumoto rise di nuovo,
leggera come una piuma… carta vetrata per la mente irritata di Toshiro.
“Non so neanche perché ti do
retta!” sbraitò “Dovevo aspettarmi che mi avresti ficcato in una situazione del
genere con un tipo che neanche conosco!”
“Ah sì?” chiese Matsumoto
dall’altra parte del ricevitore. Prolungò così tanto l’ultima sillaba che la
sua domanda diventò totalmente ironica. Rangiku sapeva.
In qualche modo sapeva
davvero.
Toshiro strinse il telefono
con più forza ed abbassò la voce, quasi come se i bagni si fossero
improvvisamente riempiti di persone pronte a spiare i suoi segreti.
“Mai visto prima” ringhiò, mentendo
“Non ho idea del perché tu l’abbia scelto.”
“Beh, è carino” rise Rangiku
“Che altri motivi ti servono? E, posso dirtelo con certezza, noi dai capelli arancio
siamo delle bombe a letto! Non sei
curioso?”
“Adesso chiudo la chiamata.”
“Shiro! Shiro, Shiro! Eddai! Orihime. Hai presente Orihime? La
ragazza che ho portato alle ultime feste! Quella alta, timida, della
biblioteca. Capelli arancio e-”
“Non voglio sapere
nient’altro sui gusti dei capelli arancio!”
“Si, lo so che è intrigante,
Shiro. Ma non stavo parlando di questo. Ti stavo dicendo che Orihime è la
migliore amica di Ichigo”
Un campanellino suonò nella
mente di Hitsugaya, accendendo un barlume d’interesse per quella conversazione
che considerava morta in partenza. Rangiku che parlava con Orihime. Orihime che
era la migliore amica di Ichigo. Segreti che venivano spifferati, piccole
confessione scucite…
Forse allora Ichigo non era
lì per caso, carta estratta da un mazzo per pura coincidenza. Forse Matsumoto
non era l’amica terribile che aveva creduto, ma un attenta match-maker. Poteva
essere che anche Ichigo l’avesse notato in mezzo a tutti gli altri alunni della
classe? Poteva essere che…?
“Praticamente Orihime mi ha
detto che Ichigo e Renji, hai presente, no? Capello rosso, alto, tatuato peggio
di Hisagi. Insomma avevano fatto questa scommessa…”
La scommessa di cui aveva
parlato anche Kurosaki!
“Quale scommessa?” chiese
Toshiro. Dove voleva arrivare Matsumoto?
“Vedi, se tu venissi alle
feste! In pratica erano entrambi ubriachi ed hanno scommesso su chi dei due
sarebbe per primo riuscito ad andare a letto con Kuchiki. Rukia, hai presente?”
“Matsumoto.”
“Dimmi, Shiro.”
“Mi stai dicendo che. Hai
organizzato un appuntamento al buio. A me. Ragazzo. Con un ragazzo a cui
piacciono le ragazze?!”
“Secondo Orihime non ha
preferenze”
“Mi hai mandato ad un
appuntamento con lui e non ne sei neanche certa?!”
Cancellare tutto. Matsumoto
non sapeva proprio un bel niente!
Ed era l’amica peggiore in assoluto.
“Senti, praticamente il
perdente della scommessa sarebbe dovuto uscire con un ragazzo.”
“Mi prendi in giro? Sono il
suo primo ragazzo?!”
“E Renji ha vinto la
scommessa. Insomma, quasi” dopo un tot di domande iraconde Rangiku era solita
attivare la sua efficacissima tecnica di ignorare completamente le lamentele di
Toshiro e proseguire ovunque il suo discorso la stesse portando. Era
esattamente grazie a questo metodo brevettato che Toshiro era al corrente,
contro il suo volere, del gossip su metà dell’università. “Diciamo che Renji è
finito a letto con il Kuchiki sbagliato. Che ci vuoi fare, son tutti così
simili! Quindi alla fine Ichigo ha perso la scommessa, Orihime l’ha saputo e
l’ha detto a me ed io ti ho organizzato questo magnifico appuntamento! Sono o
non sono la miglior amica che-“
Chiamata conclusa.
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“Sono arrivate le
ordinazioni” lo avvertì Ichigo rimarcando l’ovvio, visto che le due bevande
erano sul tavolo. La cioccolata di Ichigo era in tazza… il suo frullato,
invece, era in un bicchiere di plastica con una cannuccia colorata a forma di
drago e ed una fragola sorridente disegnata sul tappo.
Se quello non era un
maledetto bicchiere per dannati bambini non era chiaro che cos’altro potesse
essere.
Toshiro fissò il proprio
frullato alla fragola come se potesse dargli fuoco con lo sguardo, poi si
accorse che la cioccolata calda di Ichigo era ancora intonsa. Il cambio di
temperatura aveva creato una sottile pellicina scura sulla bevanda ed era
chiaro che Ichigo ancora non l’avesse assaggiata, rompendola con il cucchiaio.
I due fiocchi di panna invece
stavano già iniziando a perdere la loro forma, segno che l’aveva fatto
aspettare più del dovuto.
“Scusa il ritardo” borbottò Hitsugaya
tornando a sedersi “potevi iniziare senza di me.”
“Se usciamo per prendere
qualcosa insieme non ha senso se la bevo da solo” replicò Ichigo, pacato.
Un piccolo gesto d’attenzione
che prese Toshiro alla sprovvista. Con che frasi se ne usciva, così, di punto
in bianco?
Strappò nervosamente il tappo
colorato e la cannuccia dal suo bicchiere, gettandoli direttamente nel cestino
accanto al tavolo. Ichigo invece affondò il cucchiaio nella sua cioccolata ed
iniziò a girarla con calma, mescolando patina e panna al resto della bevanda.
“Quindi Toshiro…”
“Hitsugaya”
“Vieni qui spesso?”
Toshiro si avvicinò il frullato
alle labbra ma ci ripensò subito. Posò il bicchiere sul tavolo bruscamente e lo
strinse con forza tra le mani.
“Senti…” disse, conciso
“Questa cosa non può funzionare, ok? Stiamo sprecando tempo ed ho diverse cosa
da fare.”
“Cosa?”
“Per esempio rimettermi a
scrivere la mia tesi, studiare per l’esame di chimica, fare…”
“No, non intendevo cosa hai
da fare.” Replicò Ichigo scuotendo la testa “Intendevo cosa cosa?”
Toshiro lo fissò cercando di
allacciarsi ai suoi misteriosi pensieri.
Non vi riuscì.
“Non ti stai spiegando
affatto” commentò, nervoso. Cercò di ancorare la mente alla sensazione di gelo
che il frullato alla fragola gli stava passando attraverso le dita, sperando
che potesse aiutarlo a rimanere calmo.
“Intendo… seriamente te ne
vuoi andare?” Ichigo sembrava deluso, o forse solo perplesso “Non abbiamo
neanche provato a parlare.”
“Sei qui per via di una scommessa” rimarcò Hitsugaya
calcando bene il tono sull’ultima parola.
Che futuro poteva avere un
appuntamento del genere? Si era seduto a quel tavolo costretto soltanto dagli
eventi. Praticamente aveva casualmente estratto la pagliuzza corta dal suo
mazzo di punizioni, senza voler intendere la battuta sull’altezza.
Ichigo spalancò gli occhi e
batté una mano sul tavolo, facendo tintinnare il cucchiaino contro la tazza di
ceramica.
“Credevo che anche tu fossi
qui per una scommessa!” esclamò.
“Ho detto che ero qui TIPO
per una scommessa!”
“Allora perché sei venuto?”
Toshiro storse il naso, colto
in flagrante.
“Perché ho dei pessimi gusti
nello scegliermi le mie amicizie, va bene?!”
Non avrebbe ammesso neanche
sotto tortura che vivere solo in compagnia di fogli e relazioni da compilare
era un fardello di solitudine immenso. Sarebbe stato come dare ragione a
Matsumoto… Ma quella situazione era più che impossibile. Non solo gli aveva
scelto un compagno completamente casuale, ma anche uno che non era mai uscito
con un ragazzo prima d’ora.
No.
Non era fattibile.
Ichigo sembrò colpito dal suo
improvviso scatto... ed Hitsugaya si rese conto di aver alzato un po’ troppo la
voce. Buttò giù un sorso di frullato con rabbia per cercare di raffreddarsi
anche all’interno, facendo disperatamente attenzione a non finire con i baffi
di latte.
Ichigo lo imitò e bevve in
silenzio la sua cioccolata…
L’appuntamento proseguì così,
senza un'altra parola, fino a che sia la tazza di ceramica che il bicchiere di
plastica si furono svuotati. Infine Ichigo tirò fuori il portafoglio e lo aprì,
contando le banconote.
“Che stai facendo?” chiese
Hitsugaya. Era ovvio che stesse pagando, ma non avrà mica avuto intenzione di
pagare anche per lui?
“Beh, visto che non ti va di
stare qui a parlare ti lascio libero.”
“Pago io il mio.” Ordinò
Hitsugaya subito mettendo mano alla tasca per tirar fuori il portafoglio.
“Non ci provare” ribatté
Ichigo mettendo le banconote sul tavolo “Visto tutto il tempo che ti ho fatto
perdere, è il minimo che possa fare.”
Oh.
Ok. Sembrava un buon motivo. Era
un po’ come monetizzare il tempo che avrebbe potuto passare a leggere le
dispense di economia.
Toshiro si alzò in piedi, a
disagio, e si arrotolò meglio la sciarpa attorno al collo.
Borbottò un “allora va bene”
così confuso che quasi non si sentì, stretto com’era tra le sue labbra ed il
cotone turchese della sciarpa. Ichigo si alzò con lui e recuperò il giacchetto
che aveva lasciato sulla sedia.
Gli sorrise e Hitsugaya fu
costretto a voltarsi dall’altra parte e procedere spedito verso la porta per
cercare di non affezionarsi troppo a quella maledetta faccia.
Aveva un sorriso dannatamente
solare. Lo stava scaricando e quello tirava fuori quell’espressione… che cosa
aveva di sbagliato? Beh, forse era solo felice quanto lui che quel maledetto
appuntamento fosse finalmente giunto a termine. Doveva di certo essere così.
Ichigo si piazzò al suo
fianco, tenendo il passo con quelle sue gambe lunghe, ed insieme attraversarono
il bar. Troppo lontani per dedurre che quello fosse un vero e proprio
appuntamento ma anche troppo vicini per negare che fossero là insieme.
Quando arrivarono alla porta
d’ingresso Ichigo la spalancò e la tenne aperta con una mano per permettere a
Toshiro di passare.
Lui ritirò il collo nella
sciarpa come una tartaruga, terribilmente a disagio, ed uscì in strada più in
fretta possibile.
Appena fuori il vento di
Gennaio gli stuzzicò il naso e le guance, il freddo gli entrò nelle ossa. Non
importava che gli esami fossero a Febbraio ed i giorni iniziassero ormai a
scarseggiare… non poteva esistere periodo migliore all’anno. Forse solo
Dicembre, quando vi era la possibilità di nevicate…
Toshiro tirò un lungo sospiro di sollievo tornando a respirare ossigeno vero,
non di quello carico di frasi e situazioni spiacevoli. Andare a lezione di
chimica sarebbe stato terribilmente imbarazzante d’ora in poi… avrebbe dovuto
cambiar posto a sedere e mettersi in uno dove Ichigo non avrebbe potuto vederlo
mai più.
Anzi, forse sarebbe stato
meglio smettere di frequentare e studiare il doppio a casa per dare l’esame in
tempo. Alla fin fine era una cosa fattibile, dopo quest’ultimo assaggio di vita
sociale ne avrebbe avuto abbastanza per almeno un anno…
“Ah, umh. Posso chiederti
un’ultima cosa?”
La voce di Ichigo lo colse di
sorpresa. Quasi si era dimenticato che era ancora lì, a pochi passi da lui.
Aveva indossato il suo
giacchetto nero ma il cappuccio era rimasto abbassato, circondandogli il collo
con un collare di finta pelliccia. Era uno di quei cerati alla moda
completamente inutili contro l’inverno… e Hitsugaya storse il naso perfino per
questo.
“Se devi.” Borbottò,
anche se un'altra domanda da parte sua era l’ultima cosa che voleva ricevere in
quel momento. Casa, caffè e studio erano le sole cosa di cui aveva bisogno.
“Mi potresti prestare gli
appunti dell’ultima lezione del corso di Mayuri?” chiese Ichigo
tranquillamente, manco si fossero appena incontrati in corridoio “Sono dovuto
andare a lavoro quindi…”
Toshiro spalancò gli occhi,
preso alla sprovvista. Boccheggiò un attimo come un pesce fuor d’acqua prima di
riuscire a spiccicare parola. Un attimo. Un attimo. UN ATTIMO.
“Come fai a sapere che ho gli
appunti?” domanda piuttosto sciocca per uno con il suo Q.I.
“Umh…” Ichigo inarcò ancora
una volta un sopracciglio “siamo in aula insieme. Ti siedi sempre davanti.”
… COSA?
Allora Matsumoto non l’aveva
mandato a brancolare nel buio organizzandogli un appuntamento casuale con il
primo povero sconosciuto che era riuscita a raccattare! Non era neanche colpa
di una stupida scommessa! (o meglio, forse un po’ lo era…)
Aveva scelto quel particolare ragazzo del suo corso,
probabilmente l’unico ad aver notato la sua figura minuta in mezzo alle spalle
di mille altri studenti.
Quello che aveva guardato
proprio lui.
Hitsugaya era così abituato
ad esse ignorato che non aveva creduto possibile una cosa del genere neanche
per un millesimo di secondo… e adesso l’aveva anche bidonato! Che aveva
combinato?!
“Te li posso mandare via
telefono” disse Toshiro, deciso “Ti lascio il mio numero.”
Le parole gli rotolarono
fuori dalla bocca fuori controllo ed iniziò a pentirsi di ogni sillaba nel
momento in cui gli si avvolgeva sulla lingua.
Cazzo. Che stava facendo?! Ti lascio il mio numero??? Sembrava un
flirt? AIUTO.
Sperando disperatamente di
non essere arrossito infilò le mani nelle tasche del lungo cappotto e si buttò
alla ricerca di qualcosa con cui scrivere.
Trovò una penna intrecciata
tra i portachiavi e dall’altra tasca estrasse un foglietto.
Non aveva neanche il coraggio
di alzar lo sguardo su di lui, ma riusciva a sentire i suoi occhi puntati
addosso. Lo conosceva. L’aveva notato. Che figura da idiota che doveva aver
fatto… l’aveva solo trattato male per tutto il tempo! Chissà cosa stava
pensando di lui!
E poi… Ti lascio il mio numero, che idiota! Adesso sì che poteva tornare a
seppellirsi per sempre tra le quattro mura della sua stanza!
Scrisse rapidamente il
proprio numero sul pezzetto di carta e lo allungò verso Ichigo puntando lo
sguardo da un'altra parte.
“Ecco.” Disse, la gola secca
“Stasera ti mando tutte le foto degli appunti. Spero che tu riesca a leggere
nella mia grafia”
Ichigo afferrò il foglietto e
se lo rigirò un attimo tra le dita. Toshiro a quel punto voleva soltanto morire
quindi alzò una mano in segno di saluto e cercò di allontanarsi il più in
fretta possibile…ma la risata che emise Ichigo, alle sue spalle, lo bloccò sul
posto.
“Si, si legge bene.” rise
Ichigo “Non ho avuto molto tempo per guardarlo ma devo dire che anche il tuo
culo non è male”
Toshiro sentì il volto
andargli in fiamme e si voltò di scatto senza sapere se sentirsi più sorpreso,
lusingato o incazzato. Certo era che doveva essere arrossito fino alle punte
delle orecchie.
Cosa? Perché? COME?
Aprì la bocca ma non riuscì a
fare altro, spiazzato.
Solo a quel punto Ichigo
sollevò il foglietto con il suo numero, mettendolo bene in vista.
Toshiro ancora non capiva.
Erano bastate quelle dieci
cifre per fargli pensare che fossero già arrivati così oltre con il loro
appuntamento?
…poi Ichigo voltò il biglietto…e Hitsugaya capì.
Potrò
avere un cuore di ghiaccio, ma, ragazzo, il tuo culo mi fa sciogliere come neve
al sole! <3 <3 <3
I biglietti… i maledetti
biglietti su cui Matsumoto gli aveva scritto le sue stupide avances in caso di
emergenza.
Oh, ma certo.
Rangiku era una donna morta.
❄🍓❄🍓❄
Scusatemi x°D
Questa è ovviamente per te, Ila. Che il potere dell'IchiHitsu ti
accompagni nell'arduo cammino di ottenere più spirit orbs su
brave battle x°D
#RenjiKuchikiSessuale
Ciao persone nella sezione di Bleach di Efp! E' un piacere conoscervi!
Sono fuori dal mio solito fandom di scrittura quindi
pareri/recensioni/critiche sono super apprezzate per cercare di capire
se ho fatto un gran casino o se ne è uscito qualcosa di buono!
In ogni caso grazie per aver cliccato ed essere giunti anche in fondo a questo piccolo delirio xD
- Marti
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