Un
vestito per il ballo
«Avanti!»
urlò Martin quando un forte colpo alla porta della sua
camera la
fece tremare.
«Martin,
sei pronto?» chiese Diana parandosi davanti al letto su cui
il
ragazzo era stravaccato.
«Per
cosa?» chiese lui, confuso.
«Avevi
promesso di accompagnarmi a comprare il vestito per il ballo di fine
anno!» esclamò Diana, portando le mani ai fianchi
e iniziando a
battere il piede a terra nervosamente.
Martin
aprì la bocca per protestare ma lo sguardo che lei gli
lanciò lo
portò ad alzarsi dal letto senza aggiungere altro.
Prese
le chiavi si avviò verso il parcheggio con sguardo
rassegnato. Aveva
dimenticato questa sua promessa ma lei lo aveva aiutato così
tante
volte con i compiti che non poteva assolutamente tirarsi indietro.
Il
centro commerciale non era lontano e così venti minuti dopo
si
ritrovò a sbuffare annoiato seduto su un pouf fuori dal
camerino in
cui Diana stava provando alcuni vestiti.
«Maledizione,
maledizione, maledizione!» sentì imprecare
dall'interno.
«Tutto
bene?» chiese, preoccupato.
«No!
Si è incastrata la zip del vestito e non riesco a
sfilarlo.»
«Tranquilla,
vado a cercarti una commessa.»
«Fa
presto.» lo pregò.
«Niente
da fare.» annunciò afflitto, dieci minuti dopo.
«Non si trova una
commessa disponibile in tutto il negozio.»
«Che
ti aspettavi, oggi è l'ultimo giorno prima del ballo. E
adesso cosa
facciamo?»
«C'è
una sola soluzione, entro e ti do una mano.»
A
quella proposta Diana si sentì arrossire. Il vestito che
indossava
aveva un corpetto rigido e così per provarlo aveva dovuto
togliere
il reggiseno.
Il
tempo però stringeva e non poteva passare il pomeriggio
chiusa in un
camerino in attesa che una commessa si liberasse.
«Va
bene, entra.» concesse Diana a malincuore, maledicendosi per
non
essere andata a fare spese con Jenni quando lei glielo aveva chiesto.
Dopo
aver dato uno sguardo a destra e a sinistra per essere certo che
nessuno lo vedesse e lo scambiasse per un maniaco o simili, Martin
aprì la porta del camerino e vi entrò
chiudendosela velocemente
alle spalle.
«Sta
attento, se lo roviniamo dovrò pagarlo.»si
raccomandò Diana,
rimanendo di spalle.
«Farò
del mio meglio.» promise lui.
Con
fare esitante portò le mani alla chiusura dell'abito.
Trattenendo
l'orlo del corpetto con una mano diede uno strattone alla cerniera
senza ottenere alcun risultato.
«Attento!»
strillò Diana, preoccupata.
«Scusa
ma appena cerco di abbassare la cerniera il bordo del vestito si
piega e quindi rimane bloccata.»
«Ok,
allora io tengo l'orlo e tu ci riprovi.»
Martin
fece un nuovo tentativo ma la scomoda posizione con le braccia
piegate all'indietro impediva a Diana di avere una presa salda sulla
stoffa.
«Non
va bene. Dobbiamo studiare un'altra soluzione.» disse Martin
osservando il retro dell'abito con aria meditabonda.
«Ci
sono!» annunciò poco dopo. «Stai ferma e
fidati di me.»
Afferrato
con entrambe le mani il bordo del corpetto, si piegò fino a
prendere
tra i denti il gancetto della zip.
Certo,
se qualcuno fosse entrato in quell'attimo sarebbe stato un po'
difficile convincerlo che non stavano facendo nulla di male ma non
era il momento per fermarsi a riflettere su certi particolari.
Lentamente,
centimetro dopo centimetro riuscì ad abbassare la lampo.
Nel
sentire il fiato di lui sulla pelle, Diana non riuscì a
reprimere un
brivido.
Martin
se ne accorse e lo stupore lo portò ad un brusco respiro,
come
effetto collaterale il suo profumo, che già aveva
solleticato i suoi
sensi lo invase, stordendolo.
Finito
di abbassare la zip si rimise in posizione eretta rimanendo per un
attimo a fissare la schiena di Diana sensualmente incorniciata dal
vestito semiaperto.
Resosi
conto di quello che stava facendo, lasciò andare i lembi
dell'abito,
non prima però di essersi lasciato sfuggire un wow di
sorpresa.
Sentendo
quel suono e temendo il peggio Diana si voltò di scatto.
Guardandolo
negli occhi vide che non erano sgranati per la paura di aver rovinato
il vestito ma incupiti dal desiderio.
Istintivamente
si strinse il vestito addosso, sembrava che lui la volesse spogliare
con lo sguardo.
Vedendo
la sua reazione, Martin tornò in se.
«Meglio
se esco.» disse, a disagio.
«Aspetta!»
esclamò Diana, trattenendolo.
Per
anni aveva sperato di leggere negli occhi del suo amico un cenno di
attrazione nei suoi confronti e non avrebbe sprecato un'occasione del
genere solo per paura.
Raccolto
tutto il suo coraggio, Diana rafforzò la presa sul braccio
di
Martin, si alzò sulle punte e incollò le labbra a
quelle di lui.
Lo
sentì sussultare e, per un lungo secondo, si chiese se
l'avrebbe
respinta invece lui, ripresosi dallo shock iniziale, la cinse con le
braccia e rispose al bacio con entusiasmo facendo incontrare le loro
lingue inizialmente con lievi sfioramenti e poi, sempre con maggior
passione in un'eccitante danza di scoperta reciproca.
Staccatasi
da lui per mancanza di ossigeno, Diana nascose il viso sul suo petto,
imbarazzata dalla sua stessa audacia.
Intenerito,
Martin la strinse maggiormente a se e la baciò dolcemente
sulla
testa.
«Forse
adesso è meglio se esci.» consigliò
Diana, le guance rosse
dall'imbarazzo.
«Perché?»
chiese Martin con aria innocente.
«Martin!»
lo rimproverò lei, bonariamente.
«Ok.»
capitolò lui rassegnato, uscendo dal camerino.
Chiusa
la porta si risedette sul pouf con aria leggermente assente.
Accompagnando
Diana a fare shopping si era aspettato di annoiarsi, di perdere
tempo, di dover fare il facchino ma mai si sarebbe immaginato un
imprevisto così piacevole.
Gettato
uno sguardo al camerino sorrise tra se.
Sperava
che Diana sarebbe uscita presto.
Avevano
tante cose di cui parlare e sopratutto molto tempo da recuperare.
Fine
Note
dell'autrice: Spero che questa
piccola ff vi
abbia fatto venire ancora più voglia di
leggere
nuove storie sui nostri beniamini.
A
presto.
Notteinfinita.
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