L'alfabeto dell'amore

di PuccaChan
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A Yukina piacevano moltissimo le mani di Kisa. Erano una delle prime cose che aveva notato in lui all'inizio, quando ancora non sapeva chi fosse ma si era accorto di quel ragazzo così carino che lo osservava sempre di sottecchi, in libreria.
Ci si sarebbe potuti aspettare che, come tutto il resto della sua persona, fossero delicate, lisce e giovanili; invece non era così. Erano snelle ma forti, dalle vene in rilievo, quasi come quelle dei quadri di Michelangelo. Sì, le mani di Kisa erano michelangiolesche. Anche quando lo accarezzava, lo sorprendevano sempre: a volte erano leggere e delicate, altre volte (più spesso, in effetti) erano impetuose, totalizzanti, pretendevano la sua attenzione esclusiva. Yukina adorava sentirsele addosso quando facevano l'amore. Kisa gli faceva scorrere le unghie lungo la spina dorsale, gli solleticava i testicoli, gli pizzicava i capezzoli; lo faceva completamente suo, lo marchiava, per dirla con una parola. E lui non ne aveva mai abbastanza; non ne avrebbe mai avuto abbastanza di quel giovane uomo che tanto aveva migliorato la sua vita.




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