Per diritto di nascita (Keely) –
Dicembre 2022
Passeggiare per i boschi era sempre bellissimo, specialmente
quando la neve cadeva fitta come quel giorno.
Ma, più di ogni altra cosa, era bello perché era in compagnia
di suo padre.
Keeely aveva amato il padre Lance al primo sguardo e, nel
corso degli anni, questo sentimento non era che cresciuto, facendosi sempre più
forte e profondo.
La mamma Mary Beth, sempre amorevole con entrambi, aveva
riempito l’altra metà del suo cuore e, in tutta onestà, Keeely non era sicura
esistesse al mondo persona più amata di lei.
Forse, solo suo nipote Nathan.
La divertiva il pensiero di avere un nipote, pur essendo lei
poco più di una bimba, eppure era così.
Gli strani casi della vita avevano voluto che sua sorella
Brie fosse adottata da Mary Beth, assieme al fratello Gordon.
Così, quando era nata lei, Brie e Gordon erano diventati per
legge suoi fratelli… e lei, era diventata zia alla nascita del piccolo Nat.
Adorava suo nipote, ogni sua espressione, ogni suo colpo di
testa, persino i suoi pianti.
Lo aveva visto crescere, era stata con lui fin dal primo
momento e poteva dire, in tutta onestà, di considerarlo più un fratellino, che
un nipote.
“Pensieri profondi, Keely…” mormorò al suo fianco il padre,
sorridendole nello spazzolarle una spalla dalla neve.
Lei assentì, mentre gli scarponcini schiacciavano il manto
nevoso, che scricchiolava a ogni loro passo.
“Abbiamo una famiglia strana, ma non la cambierei per niente
al mondo” dichiarò lei, balzellando in avanti per un paio di metri prima di
aprirsi in un sorriso tutto per il padre. “Neanche se mi regalassero un milione
di gelati, tutte le torte dell’universo… e anche gli M&M’s!”
Lance rise – sua figlia era notoriamente golosa – e, nel
tornare al suo fianco, le domandò: “Rientriamo? Ormai è tardi, e la mamma
dovrebbe rientrare dall’ospedale nel giro di poco.”
“Dici si preoccuperebbe, non…” iniziò col dire Keely prima di
bloccarsi, il fiato mozzo e le gambe rese deboli da una scossa improvvisa di
energia.
Il padre si accigliò subito e, torvo, lanciò un’occhiata al
cielo nuvoloso.
Non poteva vederla, ma sentirla, sempre.
La luna si era levata all’orizzonte, e il pallore di Keely
poteva voler dire una cosa sola.
Afferratala, la prese in braccio per ricondurla subito a
casa, ma l’urlo disumano che lacerò l’aria, lo spinse a bloccarsi.
Keely inarcò la schiena al punto tale che, per poco, Lance
non rischiò di farla cadere perciò, controvoglia, si fermò e la poggiò a terra.
Come era prevedibile, bruciava come per una febbre improvvisa…
pur se non lo era affatto.
Era il Mutamento. E lui era nel bel mezzo del bosco del
Vigrond, lontano almeno tre miglia dalla prima casa utile e troppo distante da
un qualsiasi licantropo perché li udisse.
Afferrò subito il cellulare ma, come sempre nel bosco, i
punti scoperti dalla banda, erano troppi… e quello era uno dei tanti.
Maledicendo la tecnologia, Lance si limitò a stringere le
mani tremanti di Keely che, spaventata, ansò: “Cosa… succede?”
“Stai cambiando, Keely. Ne avevamo parlato, ricordi? Ora devi
solo pensare a respirare. Concentrati sul potere della luna che sta entrando in
te. Lo senti?”
Il suo tono di voce appariva calmo ma, dentro di sé, Lance
stava morendo un respiro alla volta.
Fin da quando aveva udito il suo primo vagito, i suoi
pensieri erano stati colmati da lei e dalla donna che l’aveva partorita.
Keely e Mary Beth erano la sua vita e, senza di loro, sarebbe
stato meno di niente, un lupo solitario che ululava sperduto alla luna, senza
alcuna possibilità di vivere serenamente.
Per anni, aveva paventato quel momento e, quando Mary gli
aveva confermato che la loro dolcissima figlia era diventata donna, non aveva
più voluto che uscisse sola.
Ogni momento sarebbe stato buono per il Mutamento e, a quanto
pareva, sarebbe spettato a lui assistervi.
Seduta in mezzo alla neve, le gambe raccolte contro il petto
e i lunghi capelli biondi scompigliati sulle spalle tremanti, Keely ansò: “Papà…
ho tanta paura.”
“Non devi. Io sono qui con te e, anche se non ho i poteri di
tua sorella, ti aiuterò a mutare. Fosse anche l’ultima cosa che faccio” le
mormorò con convincimento lui, avvolgendole le spalle con un braccio.
Keely fece per sorridergli, ma un’altra contrazione violenta
la spinse a urlare, e torcersi in maniera così innaturale da spaventare non
poco Lance.
Avrebbe resistito, o sarebbe morta tra le sue braccia?
Scacciando subito quei pensieri orrendi dalla sua mente,
Lance se la strinse al petto dopo l’ennesimo rantolo doloroso.
Sapeva cosa stava rischiando: il lupo dentro di lei, nell’uscire,
avrebbe potuto ferirlo… anche mortalmente.
I lupi neonati non avevano controllo su loro stessi, quando
uscivano per la prima volta e, se avevano qualcuno nei pressi, era quasi
naturale che li ferissero.
Tenerla così stretta avrebbe anche potuto voler dire venire
azzannati al collo, o squarciati dagli artigli al ventre.
In quel momento, però, l’unica cosa importante era tenere al
sicuro dalla paura la sua piccola Keely, il suo dolce angelo.
Divincolandosi nella stretta del padre, la ragazzina però
esalò: “Allontanati, papà… non voglio farti male…”
“Tenendoti stretta, calmo i centri nervosi” le spiegò lui,
infischiandosene del pericolo.
“Ma rischio di…” ansò Keely, spalancando gli occhi un attimo
dopo.
La schiena le si spezzò, producendo un secco, sordo suono che
scalfì l’apparente calma di Lance.
Il suo cuore, al tempo stesso, raggelò e, quando un secondo
schiocco seguì il primo, Lance sentì il suo petto andare a fuoco.
Erano solo sensazioni, le sue, mentre il dolore della figlia
era più che reale.
Con una spinta violenta, corredata di artigli, Keely riuscì
infine a scansarsi e, nel crollare a terra priva di forze, gracchiò: “Resta. Lì.”
Tastandosi il torace, su cui si erano aperti quattro tagli
ben visibili – nonostante indossasse un piumino e un maglione – Lance obbedì
suo malgrado e fissò senza forze il dolore crescente della figlia.
Annaspando nella neve, Keely chiuse ermeticamente gli occhi e
ripensò alle parole di Brie.
La luna era loro alleata, lei doveva solo lasciarla entrare
dentro di sé, anche se questo poteva sembrarle un controsenso, visto il dolore
che stava patendo.
Non potendo fare altro, quindi, si concentrò sull’onda di
energia che stava bruciandole i centri nervosi e, lasciandosi andare, crollò
sulla neve.
I muscoli si rilassarono, del tutto passivi e, pur ansando,
sentì il dolore diminuire un poco.
Fu a quel punto che avvertì il bacio della luna, il suo
benvenuto tra i suoi figli.
Il fuoco che l’aveva divorata si tramutò in un tepore più
simile a quello della cioccolata calda che, pur bruciandola, era certamente più
piacevole rispetto a prima.
Sorridendo nonostante le dolesse ogni particella del corpo,
mormorò: “Sono pronta. Prendimi. Accoglimi.”
L’attimo seguente, ogni osso le si spezzò, formando una nuova
catena, una nuova forma, assieme a muscoli nuovi, un cuore più forte, occhi più
sensibili.
Gli abiti le si sbriciolarono, gli arti presero nuove
sembianze e, mentre i suoi sensi venivano invasi da sensazioni mai provate,
percepì distintamente l’ansito strozzato del padre.
Sì, papà. L’uomo che le era vicino era papà, e lei non voleva
fargli male.
Rotolando lontana di qualche metro, giusto per essere certa
di non colpirlo con movimenti improvvisi e scoordinati, Keely si poggiò sulle…
sì, sulle zampe e ululò.
La coda spazzò la neve mentre si poggiava con i posteriori
sul terreno, e il suo muso puntava verso le nubi gonfie e immobili.
“Amore mio…” mormorò senza forze Lance, portandola a volgere
il muso verso di lui.
Quel movimento apparentemente facile la portò a sbilanciarsi,
finendo così con il carambolare a terra, a zampe all’aria.
Meravigliose, nitide zampe nere all’aria.
Se il riso spontaneo e liberatorio di suo padre la portò a
tossire a sua volta una risata, la sua mente volò leggera, urlando dentro di sé:
“Sono Hati, sono Hati, SONO HATI!”
Lance fu subito da lei e, nell’aiutarla a mettersi ritta
sulle zampe, la abbracciò con forza, affondando il viso rigato di lacrime nella
gorgiera.
Keely trovò strano percepire suo padre piccolo, visto che lo aveva sempre considerato un gigante.
La sua nuova forma di lupo, però, le consentiva di provare
quello strano paradosso e, pur non avendo un gran equilibrio sulle zampe,
riuscì a sedersi senza tirare in terra entrambi.
Suo padre le carezzò il muso, le grattò gentilmente le
orecchie e, e per tutto il tempo, non fece che dirle quanto era orgoglioso di
lei, quanto fosse felice di saperla Hati.
Lei si limitò a guardarlo incredula, la lingua ciondoloni e i
sensi ipersensibili che captavano ogni cosa stava loro attorno.
Persino la neve che si appoggiava delicatamente sul suo pelo,
aveva un suono, una frizione quasi impercettibile, ma presente.
“Papà?” tentennò Keely, non sapendo se lo
avrebbe sentito.
“Ehi, bambina… come va
lì dentro?” mormorò
in risposta l’uomo, la voce roca ed emozionata.
“Mi sento strana, ma va
bene. Un po’ instabile. E forte. Molto forte” gli spiegò lei, guardandosi un poco e
finendo con il cozzare contro la testa del padre, che rise. “Scusa…”
“Non ti devi scusare di
nulla, piccola. E’ normale essere un po’ spaesati. Entro qualche minuto,
passerà tutto” le
spiegò lui, continuando a carezzarle il muso.
Gli occhi di Keely – ora divenuti di un bel nocciola chiaro –
registrarono solo in quel momento le ferite sul petto del padre e, spiacente,
mormorò: “Sono stata io?”
“Non è niente, tesoro. E,
anche quanto, sarò orgoglioso di portare le cicatrici che ne verranno. Mi ricorderanno
sempre come tu sia stata capace di affrontare con coraggio il Mutamento e, per
un padre, esistono pochi altri ricordi altrettanto forti e potenti. Solo la tua
nascita, forse.”
Se avesse potuto farlo, Keely avrebbe sorriso imbarazzata e,
pur sentendosi un po’ in colpa per la ferita inferta al padre, non poté che
gioire del suo sguardo orgoglioso.
Guardandosi intorno, la lupa notò con rammarico la fine
indecorosa che avevano fatto i suoi abiti e Lance, nel notarlo, rise.
“Già, non sono più utilizzabili, al momento. Temo dovrai
aspettarmi qui mentre vado a prenderti qualcosa. Non riusciremmo mai a
raggiungere casa senza essere visti. A meno che tu non voglia andare a casa di
Duncan e Brie. Lì, possiamo arrivarci” le propose Lance, dandole una pacca
sulla schiena.
“Andiamo da Brie. Per ora,
non voglio cambiare forma. E poi, voglio abituarmi a camminare sulle zampe.”
“Faremo così” assentì Lance, mettendosi al suo fianco per poi
incamminarsi per raggiungere la casa dei parenti.
Fu così che Keely assaporò per la prima volta il suo nuovo
status di lupo.
Godette della sensazione della neve sotto i cuscinetti delle
zampe, degli artigli che affondavano nel manto morbido e freddo, del naso che
registrava ogni minimo odore.
Percepì l’odore inconfondibile delle prede, ma le lasciò
perdere.
In quel momento, non voleva cacciare, voleva godersi i suoi
primi momenti da lupo in compagnia del padre, che non smetteva di sorridere.
Forse, per quando fossero arrivati a casa di Duncan e Brie,
gli sarebbe venuta una paresi.
La sola idea la fece ridere e, pur trovando assurda la risata
dei lupi, si lasciò comunque andare a quello strano tossicchiare goffo e
sgraziato.
Lance, allora, le batté una mano sulla spalla, replicando: “Non
mi verrà una paresi, tranquilla.”
***
Quando infine raggiunsero i confini della proprietà dei McKalister,
Keely balzò oltre la staccionata, mentre Lance faceva lo stesso con agilità.
Subito, dalla porta sul retro, spuntò Brianna che, correndo
verso di loro, si lasciò andare a un abbraccio, esalando: “Dio! Quando ho
sentito la tua presenza nelle vicinanze, sono rimasta sbalordita! Come va,
tesoruccio?”
“Tutto bene, Brie. Non è
stato il massimo, ma neppure così brutta come temevo” replicò Keely.
Dietro di loro, Duncan e Nat li avevano raggiunti con calma
ed entrambi sorridevano in direzione dell’enorme lupo nero.
“E’ la zia?” domandò curioso Nat, lanciando un’occhiata
dubbia al padre.
“Sì, è proprio la zia Keely, Nathan. E’ il suo primo giorno
da lupo” gli rispose Duncan, prendendo in braccio il figlio.
“Wow” esalò ammirato il bimbo, allungando una mano curiosa in
direzione del lupo.
Keely rimase perfettamente immobile e Duncan, sorridendo,
poggiò il figlio sulla groppa della zia, prima di dire: “A quanto pare, è una
notte speciale per molti.”
Curioso, Lance fissò il suo Fenrir e domandò: “Che intendi
dire?”
“Poco meno di un’ora fa, Mary B ci ha chiamati perché non
riusciva a raggiungerti telefonicamente. Voleva che sapessimo almeno noi che
non sarebbe tornata a casa a breve, perché era impegnata con un’urgenza un po’
speciale.”
Subito correndo ad afferrare il cellulare – la cui batteria
era morta nel frattempo – Lance domandò: “Che genere di urgenza?”
Sorridendo orgogliosa, Brie dichiarò: “Abbiamo ufficialmente
il nuovo Sköll del branco oltre, a quanto pare, alla nuova Hati.”
Sobbalzando per la sorpresa, Lance gracchiò: “E chi è, di
grazia? E che c’entra Mary?”
Duncan, allora, gli parlò della visita a sorpresa in ospedale
di certi loro amici e di come, all’improvviso, il loro figlio si fosse sentito
strano.
Subodorando guai di natura mannara, Mary si era affrettata a
lasciare l’ospedale assieme a loro e, ben decisa a stare con i coniugi O’Riley
e il figlio, avevano raggiunto casa di questi ultimi.
Non avevano neppure fatto in tempo a chiudere la porta d’ingresso,
che il giovane dodicenne Simon era crollato a terra, scosso da brividi e
convulsioni.
A quel punto, intervenne Brie, dicendo: “Mary non ha neppure
avuto il tempo di chiamarmi per assistere all’evento, che Simon era mutato
dinanzi a loro, un bel lupo rossiccio ben piantato e con un bel paio di occhi
bicolori a fare da corollario.”
“Wow… Simon O’Riley? Ora,
chi lo sopporterà più? Già si vantava per avere i voti più alti a scuola…
adesso, mi farà venire l’orticaria alle orecchie a forza di dire che lui sarà
il prossimo secondo in comando!” brontolò suo malgrado Keely, facendo scoppiare a ridere gli
adulti.
Nathan, invece, li fissò dubbioso dalla sua posizione
rialzata e, piegandosi per abbracciare come meglio poté la zia, mormorò: “Bella.
Tanto bella.”
Il cellulare di Brie scelse quel momento per suonare e, nell’accettare
la chiamata, la donna disse eccitata: “Ciao, Mary. Grandi notizie! Stanotte è
davvero speciale, visto che Keely è appena diventata la nostra prossima Hati!”
“Che cosa? Keely? La… la mia bambina? Ora?” esalò sconvolta
Mary, mentre i coniugi O’Riley la fissavano colmi di gioia.
“A quanto pare, sì. E’ proprio qui davanti a me, e Lance è
così orgoglioso che sta per farsi venire una paresi alla faccia, tanto sorride”
ammiccò la donna, mentre il patrigno scrollava imperturbabile le spalle.
Mary B scoppiò in una risatina allegra e nervosa al tempo
stesso e, nell’osservare gli amici al suo fianco, esalò: “Sono due. E in una notte
sola. Davvero una cosa da ricordare.”
“Non poteva esserci regalo più bello, in vista del Natale”
assentì lieta Lyanna O’Riley, battendo una mano sulla spalla dell’amica.
Bastian, il marito, sorrise a entrambe le donne e disse: “Vado
a stappare lo champagne. Qui ci vogliono delle bollicine per festeggiare!”
Sia Brie che Mary scoppiarono a ridere e, con la promessa di
raggiungere la casa degli O’Riley per brindare degnamente a quella serata
magica, la wicca chiuse la
comunicazione.
Guardando poi la sua famiglia, indirizzò un sorriso a Keely e
disse: “Vieni con me. Troviamo qualcosa da farti indossare. Non possiamo andare
a una festa col solo pelo di lupo addosso, ti pare?”
“Non ci penso proprio.
Simon mi prenderebbe in giro finché scampo” chiosò Keely, facendo scoppiare a ridere nuovamente la
sorella.
Lasciato Nathan al marito, Brie si diresse dunque dentro
casa, ben decisa a rendere presentabile la sorella.
Con maggiore calma, il trio di uomini rientrò a casa e
Duncan, nel dare una pacca sulla spalla a Lance, gli domandò: “Tu, come stai?”
“Se ti dicessi che, fino a un’ora fa, temevo di morire di
paura?” ironizzò l’Hati, ma neanche più di tanto.
“Non mi diresti nulla di strano” dichiarò Duncan,
scompigliando i capelli del figlio, che rise allegro. “Quando ci arriveremo con
lui, dovranno legarmi a una pianta, temo, per impedirmi di stargli lontano.”
“Come puoi vedere, io non ne sono stato in grado” ammise
Lance, indicandosi il petto, dove si poteva notare la giacca squarciata.
“Già. Ma dubito mi sarei comportato diversamente da te” si
limitò a dire Duncan.
Sarebbero passati ancora anni e anni, prima che Nathan
dovesse confrontarsi con il Mutamento ma, come ogni lupo sapeva, quel giorno sarebbe
arrivato.
Presto o tardi, a sorpresa o meno, ma sarebbe giunto.
Dovevano solo prepararsi mentalmente e tentare di essere
forti, per loro stessi e per i figli, che avrebbero dovuto accompagnare
attraverso quella difficile prova.
Nel baciare la testa del figlio, Duncan sperò soltanto di
poter dimostrare, un giorno, la stessa forza del suo Hati.
Hati che scoppiò a ridere non appena entrarono in caso,
quando sentì la figlia lagnarsi perché aveva le mani rosse per il troppo
camminare nella neve.
Trovandola avvolta in un pesante asciugamano, l’aria accigliata
e irritata, Lance le disse: “Ti abituerai. Come per tutto il resto.”
“Già ma, nel frattempo, Simon non avrà le mani arrossate,
mentre io sì” bofonchiò Keely, trascinando con sé la sorella al piano
superiore.
Nathan, ancora in braccio al padre, chiosò: “Femmine.”
Lance e Duncan riuscirono solo a fatica a non ridere, ma fu
molto, molto difficile.
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