Portraits of modern lives

di Osage_No_Onna
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Ritratto n˚11: L’ uccel di bosco
 
Sul far della sera gli abitanti del luogo sapevano già che, prima o poi, avrebbero visto quella figurina aggirarsi per la pineta, barcollando sui tacchi dodici degli stivali neri e rabbrividendo nel twin-set nero e viola. In molti ancora si chiedevano perché mai quella ragazza con il volto pallido segnato dalle occhiaie girasse a quell’ ora completamente sola, ma chi ci aveva fatto il callo ormai rimaneva indifferente di fronte a quello spettacolo e anche chi provava ad avvicinarla e a chiederle il perché di quel vagare non riceveva altro che un’occhiata indifferente ed un “Lasciami sola”.
Spesso i suoi occhi verdi erano ricoperti dai lunghi capelli rossi, quasi sempre lasciati liberi di ricadere sulla schiena, e le labbra rosse sembravano saper parlare solo alla natura.
O a chissà quale spirito soprannaturale, suo unico confidente e depositario dei suoi dolori.
La famiglia per lei era un’ entità inesistente e sopravvalutata: la madre non l’ aveva mai conosciuta e il padre l’ aveva perso ancora bambina, nemmeno lei ricordava in che modo.
Dei suoi fratelli, il maggiore era morto un anno prima per un incidente stradale, l’altro era finito in ospedale per il troppo fumo e ancora lì si trovava, dibattendosi tra vita e morte.
Di tutte le lacrime che aveva versato, nessuna l’ aveva aiutata a risolvere la difficile situazione in cui si trovava: per questo aveva deciso di non piangere più, per questo i suoi occhi erano spenti, vuoti e secchi.
Per questo passava tutto quel tempo fuori casa e, una volta ritornatavi, non prestava nemmeno più ascolto ai rimproveri di quei genitori adottivi che, se non l’ odiavano, non l’ amavano neppure appieno ed erano troppo distanti.
Se le avesse chiesto di descriversi con una parola, lei avrebbe scelto “Inutile”.
E quella parola avrebbe tracciato per terra durante i suoi mille pellegrinaggi.
 




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