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di Darlene_
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La bambina con i capelli biondi lo guardava, curiosa, aspettandosi chissà quale magia. Il gioco li divideva. Lui tirò i dadi, senza sapere ciò che lo aspettava. Lei sorrideva, lo guardava affascinata. Lessero insieme le parole, la profezia di un futuro spaventoso.
Uno sparo lo destò all’improvviso dal suo sogno. 
“Sarah!” Aprì gli occhi e il verde delle foglie sostituì quelle morbide labbra, che spesso aveva sognato di baciare, troppo timido o forse troppo codardo per farlo. Slacciò la liana che lo teneva al tronco dell’albero e cominciò a correre. La sua mente pensava ancora alla sua amica, alla piccola Sarah che lo aveva abbandonato. 
Scacciò una pianta carnivora senza esitazioni. Conosceva ogni parte di quella jungla magica, misteriosa e letale. Un altro sparo, questa volta più ravvicinato. 
Si trovava lì da anni, non sapeva nemmeno lui da quanti. Il suo corpo era cambiato, era cresciuto, aveva imparato a cavarsela tra quelle creature spaventato, non era più quel bambino ricco e insoddisfatto dei rapporti paterni. 
Qualcosa, un rumore, forse, lo distrasse e si ritrovò la canna del fucile puntata alla tempia. 
“Le tue ultime parole, Alan.” 
Riconobbe subito la voce del cacciatore, da quando era arrivato in quel mondo lo perseguitava. 
All’improvviso successe qualcosa di straordinario. Alan si sentì avvolgere da un laccio invisibile, che cercava di trascinarlo altrove. 

“Nella jungla dovrai stare finchè un cinque o un otto non compare.”

Sembravano parole antiche come il mondo, eppure così famigliari nella sua mente. Sorrise, felice. 
“Jumanji!”
Il cacciatore fece un’espressione dubbiosa, ma non ebbe il tempo di ribattere perchè sua preda stava scomparendo. 
“Sto tornando a casa.” Sussurrò Alan.




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