L'intossicazione
era uno di quei dispiaceri umani di cui avrebbe tanto voluto godere.
Eppure, non importa quante volte piegava in giù la bottiglia
e si versava da bere: era ancora sobrio e infelice.
«Credo che tu abbia bevuto abbastanza, Lucifer.»
Chloe gli portò via il bicchiere, facendoglielo scivolare
dalle dita con una gentilezza inaspettata. Aveva negli occhi lo stesso
sguardo che di solito rivolgeva alle famiglie delle vittime,
un'espressione che non aveva mai compreso del tutto.
Lo innervosiva, quello sguardo. Non gli apparteneva.
E' solo che si sentiva troppo stanco per ribattere in alcun modo a quei
sentimenti spiacevoli che si erano raccolti nel suo stomaco.
«Al contrario, Detective. Sono ancora sobrio, come puoi
vedere. Uno degli svantaggi di essere il Diavolo, immagino.»
Sollevò un angolo delle labbra in un sorriso accondiscente,
ma era evidente che ancora non gli credeva.
Gli si sedette accanto sulla panca del pianoforte e tra le mani reggeva
un panno umido che doveva aver preso dal bagno.
«E quello a che serve?»
Chiese incuriosito.
«Dammi le mani.»
«Oh, va bene.»
Non poteva fare a meno che sorridere giocoso, la sua mente sempre
pronta a galoppare verso lidi poco puliti.
Chole alzò gli occhi al cielo, ma decise di non sprecare
fiato sulla questione.
Gli prese una mano e con il panno iniziò a strofinarla,
prima il palmo, poi le dita e infine le unghia. A queste
prestò particolare attenzione, perchè il sangue
si era incrostato e annidado a fondo.
Fu allora che Lucifer capì il motivo di quei gesti.
«Detective, non deve. Mi sono dimenticato di lavarmi le mani,
posso andare in bagno...»
«Lucifer, sta zitto.»
Lo ammutolì con tono dolce e per un momento, uno soltanto,
aveva schiuso le labbra per protestare, ma aveva realizzato che
sì, forse poteva lasciarla fare, perchè in
realtà non si sentiva abbastanza forte da alzarsi e recarsi
in bagno.
Il tocco delle sue dita riusciva a lenire lì dove l'alcol
non aveva potuto.
Lo faceva sentire umano e si sentiva bene.
Solo un po', solo per quella sera.
Solo con lei.