‘Cause
you’re a sky, ‘cause you’re a sky full of
stars
I wanna die in
your arms
‘Cause
you get lighter the more it gets dark
I’m
gonna give you my heart
- A sky
full of stars,
Coldplay -
All’ombra
di una frusciante
quercia, Sarah leggeva uno dei suoi amati romanzi.
Il vociare
confuso degli
studenti intorno a lei non la infastidiva, tanto era persa nella
lettura, in
quel mondo fantastico in cui amava rifugiarsi quando la
realtà diveniva un
carico troppo pesante da sopportare.
E, si sa,
all’ultimo anno
di liceo, con il diploma alle porte, la realtà diventava una
spaventosa
dittatrice. Una regina di Cuori pronta a tagliare teste.
Sarah aveva
appena
voltato una pagina, quando un’ombra la oscurò,
costringendola a risollevare gli
occhi dal mare placido di parole fra le quali stava dolcemente
naufragando.
- Ciao!
Sbatté
ripetutamente le
palpebre, incredula. Di fronte a lei, con una mano nella tasca dei
jeans e
l’altra a reggere la spallina dello zaino, c’era
Colin O’Connor, il quarterback
della squadra di football. Il giovane alto, moro e sogno proibito di
studentesse introverse come Sarah, le aveva appena rivolto la parola e
lei era
rimasta imbambolata a fissarlo, con la bocca semiaperta.
- Ci-ciao – rispose – posso aiutarti?
“Posso
aiutarti?! Ma che ti viene in mente?”.
Colin le si
sedette di
fronte, mentre il respiro del vento faceva tremare le foglie della
quercia,
diffondendo nell’aria una melodia sommessa.
Lo vide fissare
l’erbetta
sotto di sé, assorto, come se non riuscisse a trovare le
parole da dire.
Infine, risollevò gli occhi dalle iridi scure come la notte
e li puntò nei
suoi, catturandoli.
- Verresti al ballo di fine anno con me?
Sarah
boccheggiò.
Abbassò
gli occhi sul libro
che stringeva fra le mani e si chiese se non stesse solo sognando.
La giovane, al
ballo, non
ci aveva nemmeno mai pensato. Era più che sicura che nessuno
avrebbe mai
invitato una come lei, che passava tutto il suo tempo nel mondo della
fantasia,
fra libri e balocchi.
- Scusa, forse hai già qualcuno...
- No! – urlò – non ho nessuno.
È solo che non me l’aspettavo.
Le sopracciglia
di Colin
s’incontrarono sulla fronte abbronzata.
- E perché mai? – le chiese di rimando.
Sarah
iniziò a sudare.
Come spiegarglielo?
- Beh, perché tutti noi... intendo, noi studenti...
pensavamo che avresti
invitato Brittany, la capo cheerleader – distolse lo sguardo,
in imbarazzo –
non di certo me.
- Io invito chi mi pare – ribatté il giovane
– ma se non vuoi...
Sarah
deglutì. Strofinò
le mani sudate sui jeans e annuì, sorridendo.
- No, per me va bene. Voglio dire, accetto – disse.
Colin
batté le mani sul
terreno umidiccio e le rivolse un radioso sorriso.
- Perfetto, allora! Ti verrò a prendere alle 8, va bene?
- Un momento! – lo trattenne – quando
c’è il ballo?
- Sabato.
- Questo?
Il giovane
sollevò un
sopracciglio, mentre si rimetteva in piedi e si ripuliva i pantaloni.
- Non lo sapevi? – le chiese, sarcastico – ma dove
vivi? Non si parla d’altro a
scuola!
- Sono un po’ distratta – si giustificò
lei – sai, gli esami che si avvicinano...
- Per una sera non dovrai pensarci. Ti farò dimenticare ogni
cosa e ti
divertirai un mondo! – e, allontanandosi, soggiunse
– a sabato, Sarah! Sono
certo che sarai bellissima!
Sarah si
alzò, stringendo
al petto il libro che stava leggendo poco prima che il suo piccolo
mondo
venisse scombussolato. Una folata di vento le sparpagliò i
capelli sulle spalle
minute, mentre un leggero rossore le imporporava le guance pallide.
- A sabato... – sussurrò.
In quel
momento, il grido
stridulo di una civetta si levò alto nel cielo cinerino.
*
*
*
Durante le
lezioni pomeridiane,
il cuore continuava a batterle all’impazzata nel petto.
Dopo
l’invito di Colin,
non era riuscita a riprendere con la sua lettura, che aveva abbandonato
in
fondo allo zaino bianco dal quale non si separava mai.
Mentre gli
insegnanti
parlavano, la sua mente vagava. S’immaginava nel suo abito
preferito, fra le
braccia di Colin, volteggiare fra la folla accaldata di studenti.
Sognava il
suo sguardo perso in quello del ragazzo e, alla fine, le loro labbra
che
s’incontravano in un casto bacio.
Sarah
sospirò. Anche se
non era innamorata di Colin, non c’era nulla di male nel
sognare di esserlo,
no? E poi – si diceva – magari dopo la sera del
ballo si sarebbero davvero
innamorati l’uno dell’altra...
- Tu cosa ne pensi, Lancillotto? – chiese al suo peluche
preferito, muovendolo
a destra e a sinistra, chiusa dentro al bagno del liceo – mi
innamorerò oppure
scoprirò che il principe è in realtà
un rospo?
Sarah non si
separava mai
dal suo balocco preferito, tant’è che aveva sempre
un posto speciale nel suo
zaino, dove parevano convivere in pace la realtà scolastica
con quella
fantastica.
- Ma vi rendete conto?!
Una voce che
conosceva
fin troppo bene la fece trasalire. Il suo cuore perse un colpo.
“Brittany!”
pensò, portandosi con i piedi sul water per celare la sua
presenza.
- Invece di invitare me, che sono la ragazza più bella della
scuola, Colin ha
intenzione di portare al ballo quello sgorbio asociale! –
sbraitò la ragazza.
Sarah
sentì il sangue
ribollire nelle vene. Sapeva di non essere bellissima come Brittany, di
non avere
dei fluenti capelli biondi né un fisico atletico, ma era
certa di non essere lo
sgorbio di cui parlava quell’arpia.
- Su, calmati Brittany – le disse Tiffany,
l’inseparabile migliore amica – sono
certa che Colin la scaricherà all’ultimo momento.
- Invece no, non lo farà! Lo conosco bene! Lui mantiene
sempre le promesse
fatte...
Tump.
Sarah si
sentì morire,
mentre i suoi occhi si posavano sul libricino rosso che le era caduto
dallo
zaino aperto.
- Cos’è stato? – chiese Tiffany.
- C’è qualcuno? – le fece eco Brittany
– sai che non è bello origliare le
conversazioni altrui? Su, vieni fuori!
A quel punto,
ormai
scoperta, Sarah scese dal WC e aprì la porta grigia,
trovandosi davanti le due
cheerleaders che, nel vederla, divennero rosse come pomodori maturi.
- Non dite niente – disse, raccogliendo il libro e
ripulendolo con la manica
della maglia grigia – non era mia intenzione origliare, ero
qui a leggere.
Brittany fu la
prima a
riprendere contegno. Alzò il mento e la squadrò
da capo a piedi con quei suoi
odiosi occhietti azzurri.
- Avrei avuto il coraggio di dirtelo anche in faccia –
replicò, altezzosa.
Sarah
sollevò un
sopracciglio, sorridendo sarcasticamente.
- Ah sì? – chiese – e come mai non
l’hai fatto? Sabato è domani.
Brittany divenne
paonazza.
- Tu, sgorbio... – cercò di avventarsi contro di
lei, ma Tiffany l’afferrò
saldamente per le spalle e la trattenne.
- Non ne vale la pena. Tanto Colin la scaricherà.
Sarah
scrollò le spalle.
- Fra me e Colin non c’è nulla, per cui non vedo
perché ti preoccupi tanto,
Brittany – disse – mi ha invitata al ballo di fine
anno, non mi ha chiesto di
sposarlo e fuggire via con lui.
- Ti piacerebbe!
- A dire la verità, no. Non scapperei mai con qualcuno che
non conosco.
- E lui non scapperebbe mai con una sfigata nerd come te!
Sarah
sospirò e,
nonostante avesse voluto raccogliere la provocazione, volse le spalle e
andò
via sbattendo la porta dietro di sé. Quella Brittany era
davvero
insopportabile!
*
*
*
Se tre giorni
prima era
entusiasta dell’invito di Colin, a poche ore dal ballo si era
ritrovata
sdraiata a pancia all’insù sul proprio letto a
contemplare il soffitto bianco,
meditando.
- Non avrei dovuto accettare – mugugnò mestamente,
stringendosi le braccia
intorno al busto come se la stanza fosse diventata fredda tutto ad un
tratto –
non so nemmeno ballare...
Sarah si
sollevò sui
gomiti e osservò il bellissimo abito bianco che aveva deciso
di indossare. Con
lo sguardo scivolò sul busto e sull’ampia gonna di
taffetà, per poi risalire
sulle maniche e le larghe spalline a sbuffo.
Si
immaginò con quella
meraviglia addosso, ritrovandosi a sorridere, emozionata, e pensando
che tutte
le ragazze presenti l’avrebbero invidiata.
Nessun’altra avrebbe mai potuto
indossare un abito più bello di quello, che lei stessa aveva
cucito quando
aveva sedici anni.
- I’ll place the sky within your
eyes...
– canticchiò fra sé, ricordando ancora
le parole della melodia che aveva
accompagnato quel sogno immaginifico.
Sarah si mise in
piedi e,
lentamente, si spogliò. Socchiuse gli occhi,
mentre la stoffa dell’abito le sfiorava la pelle
come una carezza, e nella sua mente riappariva il volto
dell’uomo con cui aveva sognato di ballare. Ah, quanto
avrebbe voluto rivederlo
anche solo per un istante! Quanto avrebbe voluto parlarci, chiedergli
il suo
nome!
- Sarah!
La voce del
padre al di
là della porta la riscosse, richiamandola bruscamente alla
realtà.
- Sì?
- È arrivato il signor
O’Connor.
Sarah rise fra
sé. Suo padre
era estremamente geloso e poteva solo immaginare a quale interrogatorio
aveva
sottoposto il povero Colin.
- Arrivo! Scendo fra un attimo! – rispose e si mise davanti
allo specchio,
infilando fra i capelli corvini e cotonati una coroncina
d’argento.
Quando fu
finalmente
pronta, fece un giro completo su se stessa e sorrise ai suoi giocattoli.
- Allora? – chiese loro, come se avessero potuto risponderle
– come sto?
Fu in quel
momento che si
accorse che all’appello mancava Lancillotto.
- Oh, Toby! – disse – quando imparerà
che deve chiedermi il permesso, prima di
prendere i miei giocattoli? Va bene, domani mi sentirà!
Si
avviò verso la porta,
ma appena mise la mano sulla maniglia, si arrestò.
Tornò indietro e prese la
borsetta d’argento, infilandovi dentro un lucidalabbra, le
chiavi di casa e il
suo libricino rosso portafortuna.
Una volta per le
scale,
guardò in basso e sorrise ad un Colin bello da mozzare il
fiato.
- Eccomi, perdona l’attesa – disse.
Il giovane
tossicchiò e
ricambiò il sorriso.
- Sei bellissima – rispose – non preoccuparti.
- Vogliamo andare?
- Certo.
- Un momento! – li trattenne la matrigna di Sarah, che aveva
fra le mani
un’istantanea – fatevi una foto, su!
Così ricorderete questa serata, in futuro.
- La ricorderemo senz’altro – rispose Colin,
cingendole il vita con un braccio
– ci può giurare, signora.
Sarah avrebbe
voluto
chiedergli in che senso, ma si ritrovò a sorridere come
un’ebete, troppo
emozionata per ciò che stava per vivere.
- Bellissimi! – commentò la matrigna, guardando la
foto – la conserverò
gelosamente.
Sarah
arrossì e abbassò
lo sguardo. Il suo cuore era un tripudio di emozioni!
- Ma coraggio, adesso andate! – li esortò la donna.
Durante il
tragitto in
limousine, Colin fu più silenzioso del solito. Si limitava a
sorriderle
cordialmente, per poi volgere il capo al finestrino e nasconderle
l’espressione
del volto.
- Qualcosa non va? – gli chiese, mentre l’auto
faceva l’ultima curva e si
fermava davanti al liceo – sei un po’ strano.
- Nulla, Sarah. Vogliamo andare? Aspetta che ti apro la portiera...
Sarah si dispose
all’attesa e quando finalmente scese, sentì le
gambe cederle. L’emozione era
talmente forte, che avvertiva chiaramente il cuore cozzare contro le
ossa del
petto, impazzito. Come sarebbe stato entrare con Colin? Avrebbero
ballato un
lento? Sarebbero stati incoronati re e reginetta della serata?
Inspirò
rumorosamente,
nel tentativo di riprendere l’aria che pareva fuggire via.
- Qualcosa non va? – le chiese Colin.
- Oh no, tutto bene – gli rispose – sono solo...
emozionata, ecco. È il primo
ballo a cui partecipo.
Il ragazzo le
tese un
braccio e le rivolse un sorriso che pareva più simile ad un
ghigno divertito.
Sarah si appoggiò a lui con mani tremanti e prese a
camminare, seguendolo fra
la folla di studenti che si accalcava all’ingresso.
Tutti gli occhi
erano
fissi su di lei, che si sentì dannatamente a disagio. Essere
al centro
dell’attenzione non era poi così bello come
l’aveva immaginato! C’era qualcosa
che non andava, lo intuiva dagli sguardi rapaci che alcuni fra i suoi
coetanei
le stavano rivolgendo. Sarah si sentì improvvisamente come
un topolino fra gli
artigli di un’aquila.
- Ma che succede? – sussurrò a Colin, sforzandosi
di sorridere.
Il ragazzo,
però, non rispose
e la scortò al centro della pista, per poi lasciarla sola e
accostarsi a
Brittany.
- Buonasera Sarah la Svitata – le disse la ragazza, avvolta
in un tubino nero
che risaltava le sue invidiabili forme.
Sarah si
guardò intorno
come in cerca di aiuto, ma tutti erano intenti ad osservarli,
bisbigliando fra
loro. Deglutì, ripetendo a se stessa che quello doveva
trattarsi solo di un
incubo.
- E così lo scherzo è riuscito! – disse
Colin.
- Qu-quale scherzo? – gli chiese lei in un sussurro. Le
lacrime le appannarono
la vista e resero la stanza melliflua.
- Credevi davvero che Colin ti
avrebbe invitata al ballo? – ribatté Brittany
ironicamente, scuotendo il capo
dorato – che sciocca!
- Perché non avrebbe dovuto?
- Perché tu sei una perdente.
E adesso
lo sanno tutti!
Sarah si
asciugò gli
occhi, mentre i volti sorridenti dei presenti vorticavano
tutt’intorno a lei,
deformandosi in smorfie grottesche.
Fece per correre
via,
quando Colin le mostrò il suo amato Lancillotto.
- Credo che questo sia tuo, sfigata – le disse –
l’ho trovato nel tuo zaino
durante l’ora di chimica...
- Lancillotto! Ridammelo!
Si protese in
avanti, ma
prima che potesse fare alcunché, Colin decapitò
senza alcuna pietà
l’orsacchiotto. Sarah sentì il proprio cuore
lacerarsi come la stoffa del
peluche, mentre un singhiozzo le sconquassava il petto.
- Ma che bel vestito, mia cara! – le disse a quel punto
Brittany, avvicinandosi
a lei – che peccato sarebbe se si sporcasse! – e le
lanciò addosso il bicchiere
di punch che stringeva nella mano e che andò a macchiare
irrimediabilmente
l’abito.
Sarah non si
trattenne e
scoppiò in lacrime, girando sui tacchi e correndo via
lontano, fra le risa
divertite e maligne dei presenti.
Corse fuori,
addentrandosi nel boschetto che costeggiava il liceo, incurante dei
rami che le
graffiavano la pelle candida, che le strappavano il vestito, che la
ghermivano
come unghie affilate.
Giunta nel
parchetto che
frequentava da piccola, si abbandonò sul prato rorido sotto
i raggi impietosi
della Luna e scoppiò in un pianto liberatorio.
Perché
erano stati così
cattivi con lei? Come avevano potuto trattarla in quel modo ignobile?
Con che
coraggio si sarebbe ripresentata a scuola? Quello che per lei doveva
essere un
sogno, si era trasformato in un incubo!
Sarah prese la
propria
borsetta e la aprì per cercare un fazzoletto, quando la sua
mano sfiorò il
libricino rosso che custodiva con tanta gelosia. Se lo stinse al petto,
là dove
il suo cuore palpitava dolorosamente.
- Almeno non hanno rovinato anche te – sussurrò.
Un frullo
d’ali risuonò
alle sue spalle, inaspettato e improvviso, catturando la sua
attenzione. Sarah
si volse di scatto, trovandosi di fronte un uomo di una bellezza
così particolare,
da sembrare soprannaturale. Pareva uscito da uno dei romanzi che amava
tanto leggere.
I capelli biondi
rilucevano alla luce della Luna come tante pagliuzze dorate e gli occhi
azzurri
splendevano come gemme preziose sul viso pulito. Anche se le stava
sorridendo,
qualcosa dentro di lei la mise in guardia.
- Come mai una fanciulla graziosa come te sta piangendo tutta sola?
– le chiese
con una voce che incantava. Pareva il canto di mille usignoli e al
tempo stesso
lo strepito improvviso di uno stormo di corvi.
- Io... nulla – rispose.
- Mia cara Sarah, è impossibile mentirmi, dovresti saperlo.
- Come conosci il mio nome?
Gli occhi
dell’uomo
brillarono di una strana luce.
- Ma come... ti sei già dimenticata di me, Sarah?
Sarah
strabuzzò gli
occhi, incredula.
- Tu sei l’uomo del mio sogno! – disse e
arrossì fino all’attaccatura dei
capelli.
- Sogno? – in un battito
di ciglia,
l’uomo le fu accanto – e chi l’ha detto
che si è trattato di un sogno?
- Chi sei? Come hai fatto...?
- Dovresti saperlo, Sarah. Ricorda! L’età adulta
non può aver cancellato ciò
che abbiamo vissuto insieme...
There's such a
sad love
Deep in your
eyes.
A kind of pale
jewel
Open and closed
Within your
eyes...
Sarah si
sentì confusa.
La melodia del suo sogno diveniva quasi palpabile nell’aria
fresca della sera.
Risuonava nella sua mente e intorno a lei, come se il mondo stesso
avesse preso
a cantarla.
L’uomo
le apparve di
nuovo accanto e le sfiorò una mano, portandosela alla
guancia. Sarah chiuse gli
occhi e si lasciò cullare dalla melodia...
There's such a
fooled heart
Beatin' so fast
In search of new
dreams.
A love that will
last
Within your
heart.
I'll place the
moon
Within your heart
- As the pain sweeps through
– cantò
l’uomo, prendendo ad ondeggiare e carezzandole il ventre
piatto con la mano
guantata di nero – Makes
no sense for you. Every
thrill is gone.
Wasn't
too much fun at all, but
I'll be there for you. As
the world falls down!
Senza
quasi rendersene conto, Sarah si ritrovò a
volteggiare sull’erba, stretta allo sconosciuto. Intorno a
lei, la musica
diveniva sempre più forte, la ubriacava come il
più pregiato dei vini.
I
suoi occhi vennero catturati da quelli dello
sconosciuto, che le sorrideva con un sentimento che non era in grado di
decifrare. Nostalgia? Gioia? Rammarico?
Cos’era?
I'll paint you
mornings of gold.
I'll spin you
Valentine evenings.
Though we're
strangers 'til now,
We're choosing
the path
Between the
stars.
I'll leave my
love
Between the stars
Sarah danzava
tra le
stelle.
Costellazioni
variopinte
la circondavano da ogni parte, mentre la melodia proseguiva e la voce
dell’uomo
diveniva sempre più famigliare.
- Non avere paura – le sussurrò –
finché sarai con me, non ti accadrà nulla di
male.
Sarah
sbatté le palpebre
dalle lunghe ciglia nere. Un nome le si scioglieva sulla lingua, ma non
era
ancora in grado di pronunciarlo.
Si
aggrappò all’uomo,
fino a sfiorargli il naso con il suo. Mosse le labbra. Una, due, tre
volte.
Alla quarta, finalmente, quel nome venne fuori insieme a tutti i
ricordi
dimenticati.
- Jareth! Tu...
- Sì, Sarah – rispose subito lui, fermando il
ballo e restando fra le stelle – io.
- Perché? Perché adesso?
- Perché hai bisogno di me... come io ho bisogno di te
– le rispose – all’epoca
non potevamo capirlo, tu perché eri troppo piccola, mentre
io... beh... ero
troppo orgoglioso e cieco per poterlo ammettere, per poter vedere.
- Vedere cosa?
Jareth si
allontanò
leggermente e le mostrò la sfera di cristallo.
- Che i nostri sogni sono identici, Sarah. Tu sei il mio sogno, come io
sono il
tuo... per questo ora sono qui.
Sarah
guardò all’interno
della sfera e vide il Labirinto e la città di Goblin, che
per la prima volta
avevano il sapore di casa sua.
- Cosa vuol dire? – chiese infine. Aveva la gola secca.
- Che devi scegliere – rispose Jareth.
- Scegliere?
- Se restare qui, in un Mondo che ti ferisce... o venire via con me.
Sarah
pensò ai propri
cari e la paura di non rivederli mai più le strinse le
viscere. Si accostò di
nuovo a Jareth, questa volta con più veemenza.
- Ho paura – confessò.
Il re dei Goblin
avvicinò
le proprie labbra al suo orecchio.
- Non devi, Sarah – le sussurrò, seducente
– abbandona questo mondo che non ti
apprezza e vieni via con me, dove nessuno, nessuno,
ti farà mai più soffrire – si
staccò per guardarla nuovamente negli occhi – e
dove io ti renderò felice.
Sarah
guardò in basso e
vide la città allontanarsi. Tornò a rivolgere gli
occhi su Jareth, che adesso
le tendeva gentilmente la mano.
- Ti rivedrò? – gli chiese.
- No, Sarah – rispose – questa è la
nostra ultima possibilità. Il nostro ultimo
ballo.
- Tu eri un mio nemico...
- Ero. È un tempo
passato.
- Cos’è cambiato?
- Noi – e Jareth, il re
dei Goblin,
antico nemico, le rubò il suo primo vero bacio,
incatenandola a sé.
Sarah dischiuse
le labbra
per accoglierne la lingua, per abbandonarsi ad un languore mai provato
prima.
Come un sogno, i ricordi di quella sera svanirono e nel suo cuore ci fu
posto
solo per la dolcezza di quel bacio.
- Verrai con me?
La visione
prese a
svanire. Le stelle esplosero intorno a lei come fuochi
d’artificio,
terrorizzandola. Si sentì precipitare.
-
Jareth!
-
Sarah, verrai con me?
-
Voglio te – il buio la rapì – voglio te,
Jareth!
-
E me avrai, Sarah... mia dolce, piccola Sarah.
Angolino
dell’autrice:
Ciao a tutti!
Non chiedetemi
da dove
abbia preso questa insana idea probabilmente
dall’ennesima visione de Il
Fantasma dell’Opera, perché
non
lo so nemmeno io. Ormai è un mese che sono ossessionata
dalla colonna sonora del
film e stavolta mi ha ispirato questa... ehm... cosa,
che spero vi sia piaciuta almeno un pochino, nonostante sia
piena di vecchi cliché.
Mi farebbe
davvero
piacere sapere cosa ne pensate, soprattutto se sto scrivendo cose
sensate o
solo castronerie.
Grazie per aver
letto!
Elly
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