Nell'oscurità della notte

di Lachesi Elope
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Erano le due di notte quando sentii un tonfo provenire dal giardino del mio vicino, mi affacciai alla finestra e nell’oscurità della notte scorsi due sagome umane. La flebile luce di qualche lampione sparso per la via mi permetteva di scrutare queste strane figure, anche se non senza difficoltà. Sembravano vestiti tutti di nero, dalla testa ai piedi. Inutile dire che ho subito pensato che si trattasse di due malintenzionati. Terrorizzato andai in cucina, alzai la cornetta del telefono per chiamare i carabinieri, ma mi accorsi che la linea telefonica era assente. Che fosse stata staccata? Mi affacciai nuovamente alla finestra e feci appena in tempo a vedere le luci del quartiere spegnersi una dopo l’altra come nell’effetto domino e le due sagome erano sparite. Avevo i brividi. Andai a stento fino alla camera da letto, appoggiando le mani sui mobili, e cercando di capire dove mi trovassi all’intero della casa e dopo essere inciampato nel tappeto capii di essere arrivato, così cercai il mio cellulare sul comodino, ma con mia grande sorpresa non riuscii a trovarlo, eppure ero sicuro di averlo lasciato lì. A quel punto mi rituffai nel buio del corridoio, raggiunsi la sala e andai a riaffacciarmi alla finestra da dove era cominciato tutto, ma non riuscii a vedere niente o nessuno, c’ era troppo buio. Mi girai e decisi ci cercare una sedia a tentoni ed attendere che la corrente elettrica tornasse quando ad un certo punto sentii un respiro ed io trattenni il mio. Avrei voluto urlare ma avevo ancora un briciolo di speranza che lui non si fosse accorto che io ero li, ad un passo da lui. La mia speranza svanì rapidamente quando un istante dopo mi ritrovai un omone addosso, o almeno credo da quello che potei percepire, che mi immobilizzò e tutti i miei tentativi di ribellione furono vani. Prigioniero in casa. La flebile luce che i due malviventi avevano con loro mi permetteva di scorgere le loro due figure apparentemente maschili dritte davanti a me. La mia mente si affollava sempre più di domande: che cosa volevano da me? Cosa mi volevano fare? Volevano forse derubarmi di quel poco che avevo? Non sapevo cosa pensare e mi stavo lasciando prendere dalla disperazione quando l’uomo che prima mi aveva immobilizzato mi si parò davanti ed i suoi occhi glaciali mi fecero sobbalzare. Il panico saliva dentro di me, tanto che sarei potuto svenire da un momento all’altro, sudavo freddo ed ero completamente pietrificato. Gli unici rumori che udivo erano il battito del mio cuore che accelerava sempre di più ed il mio respiro che si faceva sempre più affannoso, ormai ero stato scoperto ed era inutile trattenerlo…




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