Quando la maschera cade

di _Jupiter_
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  Quando la maschera cade
Era da quando Calypso era arrivata al campo che non passava del tempo da solo. 
Non ne aveva avuto bisogno, con lei stava benissimo e non gli serviva nient'altro.
Ma ora, nella semioscurità del bunker nove era felice di poter dedicare un po' di tempo a Festus. 
Lo sguardo gli cadde su una vecchia foto un po' rovinata. 
Il martello con cui stava battendo il bronzo celeste si fermò a mezz'aria. 
Prese la foto con l'altra mano e la guardò attentamente, a sinistra un Leo di sette anni rideva, a destra Esperanza Valdez lo abbracciava guardando la telecamera, i capelli scuri raccolti in una treccia. 
Cercò di trattenere le lacrime, poteva entrare qualcuno da un momento all'altro e vederlo piangere. E Leo non era il ragazzo dei sentimentalismi, lui era quello con la battuta sempre pronta, irresponsabile e a volte scocciante. Ma era solo una maschera per non far vedere il vero Leo Valdez. Una maschera che portava da tanto tempo, troppo.
In quel momento la maschera  cadde. 
Lanciò il martello contro la parete opposta facendo tintinnare gli attrezzi appesi, poi si lasciò scivolare giù per il muro e scoppiò a piangere. Festus gli si avvicinò per consolarlo «Vai via, Festus!».

Calypso vide l'enorme drago di metallo uscire dal bunker e capì che qualcosa non andava. Trovò Leo rannicchiato a terra, in lacrime che guardava una vecchia foto bruciare lentamente. Si avvicinò a lui e spense il fuoco prima che la bruciasse completamente. Poi gli si sedette vicino e lo abbracciò, lui appoggiò la testa nell'incavo della sua spalla continuando a singhiozzare. Nessuno disse niente, non ce ne era bisogno. 

Nota dell'autrice: Questa è la mia prima fanfictio non assoluto, per cui spero di essere giustificata per eventuali errori ortografici o cose del genere. Citando, appunto, Leo: pace belli! 




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