La solitudine

di Elisawri
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Mi sento una cosa.  Una cosa posata lì, in un angolino polveroso... Attorno a me il silenzio e poche altre cose , che mi guardano perplesse. La scala mi guarda, il ventilatore pure, i mobili lo stesso. Cosa è mai tutto questo? Un attimo eterno sospeso nello spazio e nel tempo, in cui è facile perdere qualche lacrima ma difficile trovare un sorriso sincero. Chi sono mai io? Un essere privo di forma che non sa bastarsi. Un essere bisognoso d'amore e di calore. Un sasso gettato nell'acqua, che dietro di se lancia onde d'aiuto, pregando i passanti di ricordarsi di lui. Ma ovviamente chi salverebbe mai un sasso? Chi si getterebbe in acque oscure e profonde a recuperare un oggetto cosi insulso? E se invece il sasso fosse stato Diamante? È strano. Entrambi se ne stanno li nella loro terra di origine, il sasso nella terra sporca e il diamante nella grotta metavigliosa. Danno l'uno quanto l'altro allo spettatore: la visione di un oggetto perfettamente immobile e inanime. Ma io dico che il passante si getterebbe a recuperare la bella ed elegante pietra, tanto quanto non si curerebbe di quella scabra e noiosa. Che merito ha il diamante? Quello d'essere nato tale: nessuno. Che merito ha il sasso? Il medesimo. E allora mi chiedo io, un giorno non sarebbe buffo e curioso gettarsi a salvare un sasso, cosi, anche solo per compassione? Dopotutto le strade dove tutti camminano non starebbero in piedi senza sassi. Dei diamanti, non ce ne si fa nulla. Li si contempla, ma loro, sueperbi e vanitosi, non si curano di dare servizio a nessuno...




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