Alpha Academy (adattamento dolce flirt)

di Hikari29
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_Casa Kitamura. 13 Aprile 2xXx . 7:30 am_

 

E' sempre...la stessa storia.

"Ehi, mamma!"

Una piccola me. Felice.

"Giochiamo insieme?"

Quando ancora ero in grado di esserlo.

"Mamma..."

Ma non tutto va come vorresti.

"...perché non ti svegli?"

Me lo ripeto sempre.

"Sta' tranquilla, piccina..."

Con quella voce inquietante che ancora riempie le mie notti.

"Che ne dici...di venire con me?"

Svegliati! 

 

CAPITOLO 2: "OCCHI FREDDI COME IL GHIACCIO"

 

Apro lentamente gli occhi per abituarmi alla luce del sole, che entra nella mia stanza attraverso la finestra.
Nonostante sia filtrato dalla tenda, il raggio mi raggiunge con abbastanza intensità da svegliarmi quasi del tutto.

Sento ancora la schiena leggermente intorpidita e capisco che, probabilmente, questa notte il mio sonno è stato più agitato del solito.

Pian piano, mi alzo dal letto e raggiungo la mia finestra che, fortunatamente, è poco distante.
Apro la tenda e mi preparo a ricevere il freddo direttamente sulla mia pelle: anche se siamo ad Aprile, qui ad Aqua, le temperature sono perennemente basse e il sole non basta a scaldarsi, purtroppo. 

Dopo aver ispirato profondamente l' aria fredda che mi accarezza il viso, decido di andare verso la porta scorrevole, per raggiungere la persona che mi sta aspettando in soggiorno per fare colazione.

<< BUONGIORNO, TESORO! >
Investe i miei timpani con la sua voce assordante.

<< Buongiorno, zia. >> 
Rispondo semplicemente. 
Sono troppo assonnata per aggiungere altro. 

Ho appena poggiato i piedi sul parquet e già mi manca il tepore della moquette. 
Non è una grande idea girare in casa scalza. 
Questa volta, devo ammettere che zia Agatha ha ragione.

Già...

Scommetto che vi aspettavate che, ad aspettarmi per la colazione, ci fosse mia madre. 
Ma non è così. 
Purtroppo, lei non potrà mai più preparare qualcosa per me.
Questo perché i miei genitori sono morti da ben 8 anni ormai.

È strano come il tempo passi così velocemente. Ma, adesso non voglio pensare ai brutti momenti della mia infanzia. 
Io ho già superato in parte cos'è successo, soprattutto grazie a mia zia, alla quale sarò eternamente grata. 
Lei ha rinunciato a tanto per me.
Dopo la morte di sua sorella, io, la sua nipotina, sono rimasta da sola e lei ha deciso di lasciare Aira per trasferirsi qui, a prendersi cura di me. 
È una specie di fata, ma per me è prima di tutto un Angelo: solo una creatura celestiale avrebbe avuto la pazienza di sopportare una come me per tutto questo tempo.

Metto da parte i miei pensieri e finisco il mio pasto.

Ho appena indossato la divisa, quando mi accorgo che i miei capelli sono un disastro. 
Li spazzolo velocemente e, soddisfatta, esco di casa .

<< ERI, ASPETTA, È ANCORA PRESTO! IL PONTE NON È ANCORA APPARSO! >> 
Ignoro le urla di mia zia e mi avvicino alla costa pur sapendo che ha ragione. Ma, dopotutto, chi ha bisogno di un ponte quando si può camminare direttamente sull' acqua?

 Decido di non mettermi fretta e, passo passo, mi avvicino sempre di più alla mia meta.

 Con lo sguardo riesco già ad intravedere l'enorme edificio, mentre alcune gocce d'acqua bagnano la mia pelle e, senza rendermene conto, ho già toccato terra. 

Avevo ragione: qui il clima è completamente diverso. Se avessi indossato qualcosa di più pesante, mi sarei sicuramente sciolta.

E ancora non mi sembra vero.
Sono proprio qui, alla Alpha Academy.
Mi sembra un sogno...

Già, un incubo.

Tutti qui sembrano conoscersi. 
Sono così amichevoli l' uno con l' altro, come se fare amicizia fosse la cosa più semplice del mondo.

Non ho voglia di perdere tempo con qualcuno che non conosco, quindi mi dirigo subito su una delle panchine poste al lato destro dell' edificio: sono le cose più accoglienti che abbia visto oggi.

Mi siedo tranquilla e comincio a godermi il canto degli uccelli, annidati in uno degli alberi di fronte a me.
All' improvviso però, mi accorgo di una presenza alle mie spalle e, automaticamente, mi volto per capire di chi si tratti.

<< Ehi, tu. >>


Mi trovo di fronte un ragazzo dalla chioma rossa e l' abbigliamento vistosamente trasgressivo. 
Due o tre dei primi bottoni della sua camicia sono belli che andati. La stessa camicia mostra la sua noncuranza: non è stirata e si trova fuori dai pantaloni. Manca persino la cravatta all'appello, ma c'era da aspettarselo. A compenso di tale mancanza, c'è invece una strana catena legata ad alcuni passanti dei pantaloni.

<< Forse non lo sai, ma questo posto è riservato a me. Su, alzati. Non vorrai fare tardi.  >> 
A dispetto delle parole, il suo tono è intimidatorio.

Io, invece, da ragazza calma quale sono, sento per la prima volta che questo tipo mi da sui nervi e, senza rendermene conto, mi alzo di scatto, guardandolo intensamente negli occhi.

<< Altrimenti? >>

 Mi accorgo solo adesso del colore dei suoi occhi: è un grigio stranamente affascinante e particolare, dalle varie sfumature. 
Ma non mi faccio incantare dal suo sguardo, piuttosto continuo a fissarlo finché non cambia espressione.

<< Sei interessante, ragazzina>> Mi dice quasi sorpreso.

Mi ha dato della ragazzina? 
Sorvolo e mi avvio verso l' entrata senza degnarlo di uno sguardo.

CASTIEL'S  P.O.V.

Una sola parola. Eppure, sembrava già in grado di tenermi testa. Sono sorpreso.

<< Io sono Castiel! >> 
Le dico impulsivamente prima che sparisca dalla mia vista.

<< Scusa, ma credo proprio di dover andarenon vorrei fare tardi. >

Ok, me lo sono meritato.
Ma un po' mi ha sorpreso.
L' avevo detto che quella ragazzina è interessante.

 





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