CAPITOLO 2
“Piacere, Lia!”
“Piacere, Giulio!”
I due si strinsero la mano.
“Si, Patrizia mi parlava spesso di te…”
“Beh, che facciamo? Andiamo Lia! Dobbiamo prendere Martina a
scuola eh…”
“Si, giusto Cecchini…ci vado io eh?
Così lei può accogliere sua
nipote…”
Per la prima volta il maresciallo fece ciò che gli era stato
ordinato e si diresse verso casa insieme a Lia, che sorrise a Giulio,
prima di girarsi e andare avanti per la sua strada.
Quel sorriso…
Quante volte l’aveva visto sul viso di Patrizia: era
così simile eppure erano solo cugine…
Quanti ricordi…
Non si accorse di quanti minuti rimase lì fermo sulla piazza
con il cappello in mano, ma quando si risveglio dalla trance, Giulio
corse all’asilo.
“Allora amore? Come è andata?”
Dal corridoio li raggiunse la maestra, una giovane ragazza.
“E’ una bambina veramente adorabile, ma avrebbe un
momento per parlare di una questione veramente importante?”
“Certo, Martina, che dici se vai un attimo dentro
così papà parla di una cosa con la maestra e poi
andiamo che è arrivata Lia, la nipote di nonno
Nino…eh”.
Dopo aver convinto la bambina a tornare nella sala dei giochi, Giulio
seguì la maestra in segreteria.
“Ecco, signor Tommasi, volevo farle vedere questi disegni
fatti dalla bambina questa mattina…”
La maestra distese sulla scrivania dei fogli dove sopra si
intravedevano strane figure umane, tipiche dei disegni dei bambini
piccoli.
All’inizio per Giulio sembrava tutto normale. Ma questi
disegni avevano una particolarità: la solita casa, la solita
famigliola felice o quasi…
“Vede, sono tutti così…ecco, io credo
che la bambina soffra molto per la perdita della
madre…”
La particolarità di quei disegni era che Martina si era
disegnata da sola e la sua famiglia accanto che la chiamava e poi alla
sinistra una figura vestita di bianco (che doveva essere la mamma) che
la prendeva per mano e la portava via. Ne aveva fatti un bel
po’ di quei disegni che colpirono nel profondo Giulio.
“Non mi è mai sembrato che…che le
mancasse così tanto…”
La voce gli si ruppe per il dolore.
“Non le abbiamo fatto mancare mai
nulla…” continuò, non appena si fu
ripreso.
“Immagino, ma il dolore per la bambina è stato
forte: è come se non l’avesse mai conosciuta e di
conseguenza non ha ricordi. Nota come ha disegnato questa figura
bianca?”
Giulio riprese in mano quei disegni e sgranò gli occhi e si
accorse che la figura bianca non aveva un volto, non aveva neanche i
puntini per segnare gli occhi.
“Le avete mai parlato della mamma? Di
com’era?” concluse la maestra.
Giulio si rese conto di non aver mai affrontato quel discorso con la
figlia.
“No, mai…avevamo paura di ferirla
ulteriormente…”
“Noi possiamo aiutarla: si fida di noi?” chiese la
maestra, alla fine di un estenuante minuto di silenzio.
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