racconto
Fight club
L'ora
di punta : all'areoporto internazionale di Cracovia, fiumi di pendolari
si accalcano per i corridoi tappezzati di
pubblicità propagandistiche.
La
solita voce femminile annuncia la partenza del volo Kb4556
per Verona; mi alzai dalla poltroncina prese la sua borsa
e si avviò verso l'imbarco passeggeri. Era a
disagio : intorno a lei impiegati grigi e lucidi si erano appostati in
fila, dietro e davanti a lei , senza prestarle troppa attenzione.
Si guardò intorno, per vedere se c'erano dei controlli, ma
solo valigette taieurs e cravatte nere. Poi un piccolo lampo
celeste: una testa bionda , ecomparve,tra fi fiumi di persone un
ragazzo biondo, vestito con una specie di pastrano azzurro, che
arrivava fino alle sue ginocchia; sla fila si aprì e lui
sorpassò ogni persona della fila , e quando
arrivò fino a lei si fermò e aspettò
lì il suo turno, sereno.
-La sua carta d'imbarco e il codice , signorina
Silvia
Sussultò, tirò fuori dalla borsa ilbiglietto
aereo con la destra e lo pose alla hostess; poi in vece di mostrare il
chip di idetifiazioe che doveva essere imiantato nel suo avanbraccio
,estrasse dalla tasca una tessea gialla e brontolò qualcosa
a proposito della mutilazione e di una protesi in via di costruzione
ementre il suo braccio destro nascosto sotto il suo maglione
rosso tremava, la hostess convinta la lasciò passare.
poco più in la il giovane chiaccherava amabilmente con la
hostess , come se fossero due vecchi amici , e senza la carta d'imbarco
e senza mostrare il chip passò anche lui.
Silvia si girò di scatto e quasi corse per salire
sull'aereo, ma non riuscì a liberarsi della presenza che
sentiva dietro le spalle. Arrivata entrò e scordandosi delle
hostess che la salutavano trovò il suo posto , vicio la
finestrino. Si girò con discrezione e lo vide: dopo aver
ricambiato il sorriso alle hostess, si sedette tre file dietro di
lei.sollevata, silvia tirò un sospiro e chiuse gli occhi
mentre aspettava che l'aereo decollasse : aveva paura del
decollo, e finì per addormentarsi.
dopo un po' si svegliò e aprì gli occhi.
non l'avesse mai fatto!
lo strano tipo era ora seduto accanto a lei.Finse di dormie ancora. da
quanto tempo era lì? perchè aveva cambiato il suo
posto?Per quanto tempo
l'aveva vista dormire? Per un attimo si sentì
come violentata: come poteva un estraneo coglierla così nel
suo stato di più completo disarmo, mentre non controllava
sè stessa?
ferita così nell'animo lo sguardo cadde sui suoi vestiti, un
paio di pantaloni e una blusa a maniche lunghe, lisa, ma non sporca;
dalle maniche un po' troppo corte si intravedevao i polsi
fasciati e gonfi: rotti. Le mani e le dita riportavano alcune abrasioni
, in via di guarigione aveva le unghie pulite; senza dare nell'occhio
silvia gettò un'occhiata furtiva alle sue di unghie, e
vedendole nere e smangiucchiate serrò la mano a pugno.
che vergogna... pensò mentre si soffermava sui
suoi lineamenti, affilati, guardava il film sullo schermino,
ma il suo sguardo perso , lontano , irraggiungibile, la sua
spressione era serena ma tradiva una certa preoccupazione.
Forse anche lui era uno dei soppravvissuti alla grande epidemia che
aveva messo in ginocchio il mondo circa un decennio prima , anzi, lo
era di sicuro, la tossina usata dall'ultima deliberazione ONU
per ridurre la sovvrapopolazione in africa ha intaccato l'Europa e
parte dell'Asia: affetti da una peste dilagante i
due terzi del mondo morirono e l' ONU decise di
separare il mondo in due parti:i puri, muniti di chip
nell'avan braccio che non erano mai venuti a contatto con il morbo e il
resto dell'umanità rimasta che aveva superato la malattia(rari)
o ne stava morendo.
Di sicuro avrà avuto in'infanzia felicissima, forse come
lei, magari anche lui abitava in una piccola cittadina, in campagna e
forse anche lui aveva visto morire tutti i suoi amici , uno
dopo l'altro e , con i suoi familiari sarà scappato dai
controlli e dai posti di blocco e ora come
lei vuole far loro vivere una vita decente conquistando i chip che
circolano come premi negli incontri di lotta; ora che ci pensava il
chip di quella sera era di un uomo di mezz'età :proprio
quello che serviva a suo padre, con apprensione guardò
ancora il ragazzo: era messo davvero male, ma lei non avrebbe avuto
nessuna pietà, come sempre.
l'aereo
atterrò all'areporto di verona, il ragazzo si alzo,
aprì il vano bagagli e le porse la borsa, la
guardò con quei suoi occhi chiari: sapeva
tutto anche lui Silvia
si sentì sollevata.
In
silenzio, uscirono insieme dall'aereo e si diressero verso il ritiro
bagagli dove, piene di bollini rossi e di multe ritirarono le loro aste
da combattimento alte più di due metri .
nella
confusione generale si avviarono verso un ascensore
secondario,segnalato come guasto e vi entrarono.
-fai
pure tu
le
disse. Silvia schiacciò una combinazione di tasti e
l'ascensore cominciò a scendere rapidamente.
Si
guardavano, in quella scatola di fero c'era una strana
intimità.
-Io
sono Cael , contrada del gufo
-Silvia,
contrada del grifone
in
quel momento le porte si aprirono e i due si ritrovarono al cenrto
dell'arena, tra una folla in delirio. Che vinca il migliore.
ciao, mi rimuginavo dentro questa storia da molto tempo
(ossia 10 minuti) e ho fatto un po' di fatica a metterla
giù perchè nella scrittura sono in genere molto
pigra se volete recensite ma siatee cattivi!
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