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di heather16
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Cado. Saltello, su e giù, su e giù. La scarpa di un grasso giudice mi schiaccia. La giustizia ha viso di troia e corpo di serpe. E i mali mi inseguono, lenti; loro che mi aspettano dietro agli angoli, sotto le scale… dietro le palpebre. E lì, come mattoni di sangue, mi tengono per le braccia, mi circondano, mi divorano. È sangue quello che mi cola sulla faccia? O le rosse urla di un bambino? E per un attimo sono libero, e poi di nuovo circondato dal muro, contro quella parete. Ho abbastanza spazio per muovere le gambe, posso camminarci dentro appena, posso correre miglia e miglia in questo carcere immobile. E non mi muovo di un passo da quel muro, rosso e denso. Il muro. Sì, lui, mi rende pazzo, le urla entrano nel mio cervello, ne fanno una frittata grigia.
Fzzz…. Lo senti come sfrigola nella mia testa? I pensieri sono fornelli troppo caldi? Incendi? Disastri?
Il muro mi schiaccia collo, braccia. La colonna vertebrale è un mucchio di cereali. Gli organi un pudding di melma. E ora che mi hanno schiacciato, ridotto a un pazzo informe urlante, adesso entro nel muro, sono il muro. Ancora, per sempre. Senza cervello, anima, cuore.
“It’s just another brick in the wall.”




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