The Mystery of Leyk City

di LoveStoriesInMyHead
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ALAN GUNTER


Gunter era sicurissimo che avrebbe ricevuto una telefonata da parte di quell'uomo. Non appena fu abbastanza lontano da quella catapecchia, digitò un numero sul display del suo cellulare e borbottò qualcosa. Il ghigno che aveva in volto preannunciava già quali intenzioni avesse in realtà.
Alan Gunter era sempre stato un uomo ambizioso e non lasciava passare un’occasione per dimostrarlo. Divorziato per i continui tradimenti di lui, si era trasferito in città, aveva comprato una villa e la sua nuova dolce metà lo attendeva tutte le sere, desiderosa di soddisfarlo in qualsiasi modo, viste le tonnellate di soldi che ella spendeva per le cose più futili a questo mondo. Con i suoi quarantacinque anni di vita, aveva raggiunto tutti i suoi obbiettivi, ma per gli uomini come lui, la sete di gloria e appagamento nell'aver compiuto l’impossibile sembrava tormentarlo anche la notte. Non si dava pace, ormai era giunto alla conclusione che la sua vita era giunta ad un punto morto.
Finché un giorno, rimasto sveglio a spulciare i siti internet sul suo computer, si ritrovò in un forum sul soprannaturale e da lì, venne a conoscenza delle oscure leggende che fanno di Leyk City un luogo di incontro per gli appassionati dell’occulto.

Qualche giorno dopo prese la decisione di recarsi a Leyk City, ma notò la mancanza di una cosa molto fondamentale: una barca. Pensò bene inoltre che acquistare un peschereccio e presentarsi nelle vesti di un capitano erano modi perfetti per non destare nessun sospetto. Chiamò qualche amico, che contattò svariati conoscenti, fino a quando la Missing Destiny gli sembrò la scelta migliore. Gli bastarono qualche migliaio di dollari per la barca e poco dopo arrivò un intero equipaggio.

Quando arrivò a Leyk City, si diresse all'unico bar nella zona ed era bastato qualche sorriso languido e qualche occhiata di troppo per convincere la barista a raccontargli qualcosa di questo Fisher, uno dei pescatori più conosciuti in città.
«Durante i suoi anni d’oro, Fisher catturò un vero e proprio mostro!» aveva esclamato la donna. Gunter aveva rizzato le orecchie piacevolmente sorpreso, ma quando Shelley gli mostrò una foto che ritraeva Fisher che teneva per la coda un grosso pesce, constatò che si trattava soltanto di un tonno.
Da Shelley aveva appreso la scomparsa prematura del figlio e le gravi condizioni della moglie, spedita in una clinica specializzata dall'altra parte della nazione. Poi le chiese di parlare al pescatore, accennandogli l’ingaggio, per il resto ci avrebbe pensato lui.
«Comunque, se ti può interessare, sono libera questa sera. Stacco alle dieci» aveva aggiunto subito dopo, mostrando leggermente il decolté e mettendo su uno di quei sorrisi accattivanti.
Alan Gunter aveva declinato gentilmente l’invito, anche se l’idea non gli dispiaceva affatto. Per adesso il suo unico pensiero era andare di persona da lui e cercare in tutti i modi di portarlo a bordo della Missing Destiny.

Sapeva di aver mentito spudoratamente a Fisher e che probabilmente sua moglie era destinata ad una morte lenta e sofferta, ma il pescatore era il tipico uomo deluso dalla vita e Gunter era abile nel trattare con i tipi come lui. E non ne era minimamente dispiaciuto. L’unica cosa che voleva era ridare una scossa alla sua vita, risentire quell'eccitazione lungo la spina dorsale e magari acquistare ancora più notorietà di quanto ne avesse già.

Mentre pensava a tutto ciò, la pioggia sul suo parabrezza cominciava a scarseggiare, permettendogli di vedere meglio la strada che stava percorrendo. Il rumore regolare dei tergicristalli scandiva il tempo e Gunter trovava tutto ciò rilassante. Spense il motore e scese dall'auto. Le sue scarpe lucide -costate un sacco di dollari- affondarono nel fango e non riuscì a trattenere una bestemmia, che si levò in aria. Era quasi giunto all'entrata del sudicio motel quando ricevette una telefonata. Si affrettò a rispondere, immaginando già chi lo stesse chiamando.
«Fisher! Ero sicuro di avere a che fare con un uomo intelligente!» disse squillante, avanzando vero l’ingresso del motel.
Fisher sembrò non farci caso al falso complimento e si informò soltanto sulla data della partenza, non volle sapere altro.
Quando Gunter oltrepassò la porta d’ingresso del motel, era sicuro che di lì a poco si sarebbe riempito le tasche e che, molto probabilmente, avrebbe acquistato quel tanto di gloria che ancora gli mancava.

 




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