«Quando
sfioro la sua pelle, il suo corpo vibra. Ha come questa scarica
improvvisa, uno spasmo involontario… E lei se ne rende
conto, lo
sa, per quello mi guarda come un leone pronto a ruggire e fa qualcosa
subito, come se volesse… togliersi da quella situazione!
Perché le
piace, sono sicura che le piaccia, ma credo la faccia
sentire…
come-», prese una breve pausa, prendendo fiato,
«come indifesa,
impreparata; per un momento è senza armi e ha
paura», scosse la
testa. Si guardò attorno, osservando poi il movimento delle
automobili sotto il ponte. Sorrise. «Lei non è
abituata a lasciarsi
andare. È una vita che combatte e credo che una parte di lei
si
fosse arresa da tempo all'idea di non saper riuscire a fare
altro…
La capisco perché… beh, perché
è lo stesso per me. Sono sempre
scappata; ho dormito spesso con un occhio aperto e altre volte non ho
dormito affatto, con una pistola sempre pronta sotto il cuscino. Non
mi sono mai affidata né fidata di nessuno. È una
cosa nuova per
entrambe», sorrise di nuovo, alzando la testa verso il
traliccio,
alla telecamera. «Il suo corpo vibra perché non
è abituato a
niente di tutto questo. A essere toccata… beh, così,
con amore», incurvò la testa.
«È rimasta per così tanto tempo da
sola che il suo corpo reagisce a un contatto come se facesse i fuochi
d'artificio», rise, abbassando la testa. Finalmente
udì dei passi
alla sua destra e la vide arrivare. Root si voltò ancora una
volta
verso la telecamera e sussurrò un'ultima cosa: «A
chi non piacciono
i fuochi d'artificio?», sorrise. L'aspettò e,
appena le fu
abbastanza vicina, l'abbracciò, passandole le mani sulle
braccia nel
tentativo di riscaldarla.
Shaw
sorrise, abbassando lo sguardo. Il naso rosso per il freddo, le
guance rosa, le labbra screpolate. Si dissero qualcosa, una parola, e
la guardò, così si avvicinarono di più
e si baciarono, con in
sottofondo il traffico delle auto che sfrecciavano sotto di loro.
Iniziarono
a camminare sul ponte e Root lanciò un ultimo sguardo alla
telecamera, sorridendo, prima di baciare Shaw sulla cuffietta e
allontanarsi insieme, mano nella mano.
Lo
sguardo alla telecamera sul traliccio, il bacio, e Root e Shaw si
allontanavano insieme. La registrazione finì e lo schermo
diventò
nero. Molti applaudirono e si congratularono per la bella scena,
mentre altri ancora discutevano sulle luci e su quanta o meno
attenzione si desse alle automobili che passavano sotto il ponte. Amy
e Sarah applaudirono con i primi, sorridendo. Era venuta bene. Erano
fiere del risultato e di come tutto stava riprendendo vita. Era pur
vero che non si trattava ancora di una cosa certa, era solo una delle
scene che stavano girando per mettere alla prova un possibile spinoff
di Person of Interest
incentrato
sui loro personaggi,
ma era
un'opportunità
che si sarebbero godute al massimo.
Quando
Amy era stata contattata per discutere di un'eventuale spinoff per
poco non cascava per terra, se non ci fosse stata una sedia. Non
raccontava idiozie quando disse che avrebbe continuato a interpretare
Root per tutta la vita: sentiva che era una parte di lei; era
così
facile entrare nel personaggio, era così facile volerle
bene. Le
piaceva qualsiasi cosa le riguardasse. E Sarah, che non ci sperava
neppure, era rimasta con la bocca aperta. Aveva risposto che era
disponibile, certo
aveva detto, ma le pareva tutto così surreale che non ci
aveva
creduto davvero finché non si era diretta lì, in
studio, e le
avevano spiegato come avrebbero voluto girare delle scene per capire
se poteva o meno funzionare.
Root
e Shaw si sarebbero ritrovate grazie alle indicazioni date in
un'ultima telefonata della Macchina con la seconda. Root non era
morta. Aveva finto il suo decesso per spronare Harold a dare
più
potenza alla Macchina e poi si era nascosta; aveva sempre lavorato
con lei alle spalle degli altri, per proteggerli e, una volta che
tutto era finalmente finito, aveva espresso il desiderio di
ricongiungersi con Shaw. Non vedeva l'ora di riabbracciarla. La
Macchina era stata liberata e ognuno di loro poteva ora costruirsi
una vita e un futuro lontano dal lavoro a tempo pieno di
salvaguardare le vite degli altri. La trama del possibile spinoff si
sarebbe incentrata su una domanda: Root
avrà davvero smesso di lavorare con la Macchina?
Il
buon budget offerto da Netflix, unito all'esperienza di un'ottima
regista che già aveva lavorato ad altre produzioni originali
del
noto servizio di streaming, grandi produttori e scenografi,
scrittori, e all'intraprendenza e alla passione che dimostravano le
due attrici, oltre a un notevole seguito di base, erano gli
ingredienti che avrebbero potuto rendere la nuova serie un successo.
Al momento, il titolo provvisorio era 4A
– A Shoot Spinoff.
Nulla di troppo lontano dalle molte supposizioni online. Oh, online
non era ancora trapelato nulla, era solo la speranza di quei tanti
fan che firmavano la petizione e dedicavano intere giornate a
cinguettare per la causa su Twitter. Nessuno poteva dir nulla
finché
il nulla era ancora incerto, e di certo non Amy e Sarah, che non
vedevano l'ora di poter condividere la loro gioia su internet.
Uno
dei produttori, Mark Hadford, si alzò dalla sedia e
andò a
congratularsi con una stretta di mano con le due donne di persona.
«Questa scena finora è la mia
preferita», ammise sognante,
grattandosi la folta barba, «Se queste sono le
premesse… quando si
comincia a fare sul serio? Non vedo l'ora».
Entrambe
risero.
«È
quello che speriamo», disse subito Amy.
«Se
riusciamo a incantare i piani alti… Io sto già
firmando»,
proseguì Sarah, sotto lo sguardo d'intesa di Amy, che
annuiva.
«Sto
già firmando anch'io», rispose lui, per poi
allontanarsi.
Le
due si scambiarono un'occhiata e scoppiarono a ridere, felici di
quella nuova occasione di lavorare non solo nei panni di personaggi
che amavano, ma anche di farlo di nuovo insieme.
Lasciarono
lo studio e si allontanarono tutti per fare la pausa pranzo. Amy e
Sarah non si cambiarono, dopo avrebbero dovuto girare un'altra breve
scena, uno scambio di battute, e si portarono i copioni appresso
com'erano solite fare. Qualche telefonata alla famiglia, un breve
giro sui social per restare aggiornate sulle ultime novità
ed erano
di nuovo fuori, a fingere che ci fosse più freddo di quanto
ne
faceva, in un parco. Root e Shaw erano vicine, discutevano su
qualcosa, e un nuovo personaggio entrò in scena all'ultimo,
sparando
un colpo verso un passante. Il passante in realtà non c'era,
non
avevano ingaggiato nessuno se non il tiratore, ma le due dovevano
fingere ci fosse e correre verso di lui per soccorrerlo. Qualche
passo ancora e la regista fermò tutto, annunciando che
avrebbero
rigirato la stessa scena anche l'indomani. Molti avevano il sentore
che in ogni caso sarebbe stata una scena tagliata e che esisteva solo
per testare possibili svolgimenti di trama.
«Ho
bisogno di una doccia», rise Sarah, togliendosi la cuffietta
nera
dalla testa e liberando i capelli dalla coda. Era piccola rispetto a
quando aveva i capelli lunghi, e anche se era possibile che Shaw si
fosse tagliata i capelli, il suo look non avrebbe subìto una
grande
variazione e la coda era d'obbligo.
Amy
l'aveva guardata, annuendo e concordando. La vide sfilarsi la giacca
di pelle che da Root era passata a Shaw quando aveva finto la sua
morte, con attenzione, sorridendo. «Oh, cavolo, credo di
odiarti un
po'».
Sarah
rise: «E perché mai?».
«Adesso
hai tu la giacca di pelle. Mi manca», finse dispiacere con
una
smorfia e scoppiò a sorridere di nuovo, così
Sarah alzò le
braccia, le passò dietro, e cercò di mettergliela
sulle spalle.
«Così
va meglio?», le rispose nel tentativo, sporgendosi un po'.
Scese le
mani intanto che Amy alzava le sue per non farla cadere, sfiorandosi.
Oh, Sarah lo aveva sentito. Lo aveva sentito altre volte ma in
effetti non ci aveva mai fatto caso prima di allora, quando c'era
stato quel momento fra Root e la Macchina in attesa che arrivasse
Shaw, sul ponte: il corpo di Amy aveva vibrato. Sarah la
guardò non
nascondendo una certa curiosità e Amy sorrise, lasciandola
per
andare alla sua roulotte. Le avrebbe restituito la giacca di pelle
più tardi, dopo la doccia.
Ci
aveva riflettuto tutto il tempo, mentre l'acqua le scendeva copiosa
addosso e si insaponava: Amy non era per niente simile a Shaw,
né
aveva avuto le esperienze di Root, per fortuna, anche se lei e il suo
personaggio erano molto legate. Uno spasmo involontario
perché il
corpo non era abituato a essere toccato in quel modo. Era decisamente
da escludere, se non altro perché era felicemente sposata da
tredici
anni. Era strano. E voleva assolutamente saperne di più.
Si
era fatta portare del cibo da asporto e si era diretta alla roulotte
di Amy. Durante le riprese di Person
of Interest lo
avevano
fatto spesso: avevano passato le ore a parlare di quanto avevano in
comune e di quanto invece erano come due poli opposti. Sperava avesse
già finito la doccia e che, in special modo, non avesse
ancora
mangiato. Bussò. Attese un po' ma, non ricevendo risposta,
bussò di
nuovo, avvicinandosi alla portiera. Finalmente udì dei passi
e
attese che lei aprisse, scoprendo che aveva ancora i capelli bagnati
ed era in accappatoio. Sarah estrasse un sorriso e alzò i
sacchetti:
«Chi ha voglia di messicano?».
Amy
sorrise, lasciandola entrare.
Sarah
si sedette sul divanetto davanti al tavolino e poggiò i
sacchetti,
decidendo di sistemare tutto mentre Amy si metteva qualcosa addosso.
Prese due piattini dal pensile e delle forchette e coltelli. La
roulotte era uguale alla sua, sapeva già dov'era tutto il
necessario. Sistemò sul tavolino, poi si rialzò
per prendere delle
tovagliette, vedendo appesa sulla maniglia della porta del bagno la
giacca di pelle di Root. Le ritornò in mente il corpo che
vibrava e
pensò di essere stata una sciocca a pensare ad un
collegamento con
ciò che aveva detto Root su Shaw e non invece alla cosa
più logica:
il contatto era inaspettato e si era spaventata. Poteva essere, no?
Certo che poteva essere.
«È
pronto da mangiare?».
Sarah
si destò e voltò subito, scorgendo Amy: si era
messa un jeans e una
maglietta fine, con le maniche tirate verso il gomito. Sorrise con
qualche secondo di ritardo. «Sì, stavo appunto per
prendere le
tovagliette».
Si
accomodarono l'una accanto all'altra, sistemandosi sul divanetto.
Erano proprio eccitate all'idea di ricominciare un'avventura con Root
e Shaw, e in uno show solo loro, anche se nulla era certo. Affondando
i denti in un beef burrito, iniziarono a raccontarsi di scene tutte
loro, viaggiando con la fantasia, cosa avrebbero voluto che accadesse
e cosa si aspettavano dallo spinoff: da altre guide spericolate con i
piedi sul volante per sparare con fucili ad alta precisione a
sparatorie l'una a fianco dell'altra, mentre discutono sulla loro
relazione e, magari, di come finiscono di nuovo per riavere una vita
simile. E poi c'era Bear. Dovevano assolutamente riavere Bear, il
cane. Ridevano e si guardavano, per ridere di nuovo, finendo anche il
pollo arricchito di salsa barbecue. Finito anche l'ultimo anello di
cipolla fritto, si lasciarono andare sul divanetto, bevendo
dell'acqua. Le loro bocche erano in fiamme ma ne era valsa la pena.
«Pensi
davvero che faremo questo spinoff?», chiese Sarah a un certo
punto,
guardandola negli occhi.
Amy
sorrideva già. Annuì. «Sì.
Non saremo qui, altrimenti. Non è
ufficiale, ma sarà questione di poco… Ci fanno
girare queste scene
per avere un'idea di come svilupparlo, credo, ma anche già
solo il
fatto che le stiamo girando è-», s'interruppe per
dare più enfasi
alle sue parole, «Vuol dire tutto», disse con
eccitazione,
alzandosi il tanto per riprendere di nuovo il bicchiere d'acqua.
Sarah
la scrutò per un po', mantenendo il sorriso sulle labbra, e
poi
fissò il soffitto, pensandoci. Pensando alle scene e alla
vibrazione
del corpo di Amy quando si erano sfiorate, vedendo la giacca con la
coda dell'occhio. Si erano toccate spesso e si toccheranno ancora
più
spesso da quel momento in avanti, recitando come una coppia.
Ah…
era diventato di nuovo strano. Andava bene lo spavento, ma la
vibrazione era un'altra cosa. Girò gli occhi di nuovo verso
di lei e
la sorprese a guardarla. Lo faceva sempre. Poi bevve di nuovo,
appoggiando il bicchiere vuoto.
«Ti
ricordi la scena del ponte? Quando parlavi-», si corresse,
mordendosi un labbro, «Quando Root parlava con la
Macchina?». Si
accertò di continuare dopo averla vista annuire.
«Root parlava
della vibrazione del corpo di Shaw, perché lei non
è abituata a
essere toccata in un certo modo, è sociopatica,
eccetera…».
Aspettò che annuisse di nuovo. «È
strano», si lasciò scappare
una risata, avvicinandosi a Amy, che si mise composta con la schiena,
«Quando ti ho messo la giacca di Root addosso tu hai tremato,
hai
vibrato come Shaw».
«Davvero?».
«Sì».
«Non
me ne sono accorta».
«Io
subito! Ci ho pensato per tutto il tempo perché è
buffo… Io che
faccio Shaw non ho vibrato, mentre tu che fai Root sì: il
contrario».
«È
vero», rise e Sarah con lei. Si sporse verso il tavolo e si
gettò
di nuovo acqua nel bicchiere, ricominciando a bere, sotto lo sguardo
pensieroso di Sarah.
«Perché
hai vibrato?».
Inghiottì
l'acqua e poggiò il bicchiere sul tavolino, pur continuando
a
tenerlo stretto. «Non lo so», scrollò di
spalle, «Non ricordo
nemmeno di averlo fatto».
«È
uno spasmo involontario», ripeté Sarah, accostando
la sua mano
sinistra sul braccio destro di Amy.
Quest'ultima
restò ferma, con la mano stretta al bicchiere, in attesa.
Sarah
passò i suoi polpastrelli velatamente sul braccio, facendole
entrare
i brividi. Amy dovette chiudere gli occhi in modo meccanico e Sarah
sorrise di nuovo.
«Cosa
hai sentito? Hai vibrato?», le domandò e Amy
scosse la testa.
«Dal
freddo», simulò i brividi con la voce, reggendosi
le braccia.
L'altra
si alzò dal divanetto e prese la giacca di pelle di Root,
riavvolgendogliela addosso. Risero ma si persero lentamente,
guardandosi negli occhi. «Allora non era frutto della mia
immaginazione…», sussurrò Sarah e Amy
aggrottò le sopracciglia.
«Cosa?».
Sarah
si sporse e le toccò una guancia. Il suo corpo
vibrò ancora. Amy lo
sapeva. «Il perché il tuo corpo vibra»,
rispose.
Si
fissarono ancora, vicinissime. Gli occhi e le labbra. La mano di
Sarah ancora sulla guancia sinistra di Amy, il cui pollice aveva
iniziato ad andare su e giù, in una dolce carezza. Si
guardarono
attentamente un'ultima volta, poi si avvicinarono e trovarono l'una
le labbra dell'altra. Premevano con forza, piano, poi più
forte,
approfondendo il bacio, e Sarah spostò la mano dalla guancia
alla
nuca, spingendola verso di lei. Le mani di Amy le presero le guance e
le accarezzarono il viso.
Era
diverso. Si erano baciate altre volte in favore di una telecamera, e
avevano riso, perfino con palese imbarazzo, per girare alcune scene.
Scene che, peraltro, la CBS aveva deciso di tagliare e avevano
cercato di renderle più sobrie possibili, lasciando che in
tv
passasse più l'idea di un bacio che un bacio reale. Sarah e
Amy
avevano cercato di baciarsi spesso senza baciarsi realmente, davanti
alla telecamera, mentre Shaw e Root si erano baciate tanto. Questa
volta non c'era alcuna telecamera davanti, non cercavano di baciarsi
senza baciarsi realmente per non far tagliare scene alla regia, non
fingevano, e non erano Shaw e Root: erano solo Sarah e Amy. Sarah e
Amy che si baciavano nella realtà, dov'erano entrambe
sposate, dove
avevano entrambe dei figli, dove non si amavano come si amavano Shaw
e Root ed eppure qualcosa era successo. Qualcosa che non doveva
succedere mai più.
E
con un giorno di anticipo, ecco la mia nuova fan fiction ^_^ Ci/Mi/Vi
farà compagnia per i prossimi nove lunedì
(escludiamo domani,
appunto che il capitolo è in anticipo), un capitolo a
settimana.
È
una fan fiction su Root e Shaw, è una fan fiction su un
possibile
spinoff, è una fan fiction su Amy e Sarah. È la
prima volta in
assoluto che scrivo una fan fiction usando persone realmente
esistenti: inizialmente non lo volevo nemmeno fare, ma l'ispirazione
ahimè non è stata clemente e ho deciso di
seguirla; spero di non
fare danni. Se mai Amy Acker o Sarah Shahi dovessero scoprire questa
fan fiction… la farò sparire dalla faccia della
Terra ^_^
Detto
questo, alcune note…
- Scrivendo di personaggi non miei e di
persone reali ho dovuto in un
qualche modo farle “mie” (non in quel senso,
aemh…); non le
conosco in ogni particolare e, in special modo per le seconde, delle
cose me le sono dovute inventare (ad esempio, non so neppure se a
loro piace mangiare messicano)
- Ho mantenuto il finale di Person
of Interest, pur avendo
volutamente modificato delle cose per rendermi il lavoro più
facile
(quindi se state pensando, in questo o nei capitoli futuri, “ma
è successo questo e non proprio quest'altro”
sappiate
anticipatamente che non m'importa, è fatto apposta!)
- Non so come si svolgono realmente le
cose dietro il set di un
telefilm, quindi la maggior parte delle scene che riguardano questo
aspetto sono inventate, idealizzate
- A parte Amy e Sarah (e Netflix, sia
mai gli fischiassero le
orecchie), gli altri nomi sono di personaggi inventati da me
- Il titolo di questa fan fiction
potrebbe (non ho ancora decisissimo, in realtà) cambiare
verso il penultimo/ultimo capitolo (non per niente, c'è
l'"Untitled")
- Nessun beef burrito è
stato sacrificato per la stesura di questo
capitolo
- Questo è il capitolo
più corto di tutti: non vi ci abituate ;)
Fatemi
sapere cosa ne pensate in recensione, se vi va!
Ci
rileggiamo lunedì (prossimo) con il capitolo due: Destino ^_^
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