Disclaimer: I personaggi citati appartengono a
Masashi Kishimoto, che ovviamente si prende tutti i diritti del loro uso. Tutte
le canzoni citate nella seguente storia -e sono tante, TANTE!- sono frutto del
genio creativo dei rispettivi autori e lungi da me appropriarmene. Anzi, lunga
vita a loro, che le hanno scritte *_*!
"...Tenten?"
"Troppo anonima."
"...Matsuri?"
"Troppo infantile."
"...Hinata?"
"Troppo timida."
"La sorella di Gaara?"
"Troppo grande."
"La Yamanaka?"
Shikamaru, che canticchiava fra sè e sè Welcome to Tijuana, si sporse
verso di loro per lasciarsi andare a un laconico:"Già presa."
"Allora Karin?"
"Se la tenga pure Hozuki con tante condoglianze."
"La Haruno?"
"Uchiha mi spaccherebbe la faccia. Idem Uzumaki."
Shikamaru, stravaccato sul banco con gli occhi socchiusi, riemerse dalle nebbie
dei suoi pensieri e si alzò su un gomito:"...La Hyuuga ha una sorella, mi
pare."
Le gote di Kiba Inuzuka cambiarono improvvisamente colore, e toccò a Shino
farsi carico delle doverose spiegazioni:"Sai Shikamaru, ultimamente Kiba
frequenta gli asili nido, dev'essere una questione di età mentale, il suo
livello più o meno è quello."
"Chiudi il becco, idiota!" inveì Kiba, "Ti hanno sentito anche
in Australia!"
"Uscire con una quattordicenne a diciannove anni è una responsabilità
soltanto tua."
"Non tentare di farmi la morale, sai che lo detesto, e abbassa la voce
cazzo, non è il caso di dirlo troppo in giro!" Circospetto Kiba si guardò
intorno, ignaro delle manovre con cui Shino, senza emettere suono, sillabò a
Shikamaru: 'Lo sanno già tutti'.
"Comunque non era questo il punto," riprese tranquillizzatosi
l'Inuzuka:"Parlavamo di donne da trovare a te, sottospecie di
omuncolo.
Qualcuna della Oto Company? La rossa, ad esempio? E' un bel tocco di figa,
no?"
"Troppo volgare."
"...La Tsuchi?"
"Troppo aggressiva."
"Haku?"
"Kiba. Haku è un uomo."
Elogio
dell'Intelligenza
Gli Antefatti: The Times They Are A-Changing
La notizia che Karin Guthrie e
Suigetsu Hozuki uscivano insieme da quasi due mesi, ovvero da poco dopo il
concerto di Natale, aveva fatto il giro della Leaf Academy a velocità
sorprendente: come due individui dal carattere così incompatibile riuscissero a
funzionare in una relazione e, colmo di ogni stupore, a non aver ancora tentato
di uccidersi a vicenda almeno un centinaio di volte, era un mistero che
sconvolgeva e annientava il raziocinio dei più.
Era come se in quel periodo dell'anno, rifletteva Aburame Shino, tutte le
persone di sesso maschile che conosceva sentissero l'impellente impulso di
accoppiarsi spasmodicamente con qualunque ragazza attraversasse loro la strada:
in senso metaforico, come nel caso di Naruto che chiedeva un appuntamento anche
ai muri, o letterale, come nel caso di Nara e Yamanaka, che ogni tanto si
appartavano per "provare in pace, senza tutto questo chiasso!". Era
già la terza volta che Maito Gai, docente di canto lirico e celebre per le sue
arie stentoree declamate nei corridoi della scuola, li coglieva in flagrante in
un'aula vuota, intenti a provare ben altre cose, ma non certo le scale
di do.
Shino osservava i suoi amici con una certa preoccupazione, che talvolta cedeva
il posto a una divertita curiosità: sembravano impazziti, erano come ordigni
d'ormoni pronti a collassare da un momento all'altro, e lui era in una
posizione privilegiata, quale studioso del comportamento di questi bizzarri
animali cui bastavano i pantaloncini di Matsuri -oddio, meglio chiamarla cintura
forse- per avere il classico occhio da triglia. Escluso Hozuki che gli occhi da
triglia li aveva sempre, certo.
Senonchè Kiba si era messo in testa la ridicola idea di trovargli una ragazza,
e Shino non riusciva in nessun modo a distoglierlo da questo proposito. L'amico
gli aveva anche proposto un appuntamento con sua sorella Hana, famosa per
essere la frontwoman di una band post punk e per sbattersi Itachi Uchiha,
vicepresidente nonchè socio fondatore della Red Moon e, secondo indiscrezioni,
fan del sesso selvaggio.
Una follia in piena regola, ma Kiba, lungi dall'arrendersi, aveva riesumato i
numeri di cellulare delle sue ex ragazze e perfino qualche simpatica signorina
il cui recapito telefonico era stato reperito sul retro di periodici di dubbio
gusto, e si era addirittura offerto di chiamare lui al posto suo per
"introdurre il discorso, sai com'è, ci vuole un tipo sveglio per queste
cose."
Shino si era chiesto più volte se non fosse il caso di chiamare invece uno
specialista bravo, ma davvero bravo, cui sottoporre il caso. La sanità mentale
di Kiba doveva aver traslocato nel mondo dell'Invisibile Unicorno Rosa.
Di guardia sulla porta della sala prove come faceva di solito, per dare
l'allarme ai compagni in caso dell'arrivo della professoressa Mitarashi, Shino
realizzò che di questo passo avrebbe dovuto accettare davvero un appuntamento
organizzato da Kiba, tanto quest'ultimo era cocciuto e stressante.
A questo pensiero deglutì e un brivido gelido gli corse lungo la spina dorsale:
no, preferiva di gran lunga il celibato sempiterno a un'esperienza del genere.
"Yo, amico!" Naruto Uzumaki aveva un modo gioioso per salutare i
propri conoscenti, che consisteva talvolta nel scagliar loro contro un fascio
di spartiti del peso di una tonnellata. Questo era il caso.
"...Sei in r-ritardo" replicò boccheggiando Shino.
"Sasuke sta già strillando che vuole andarsene e che lui non lavora con
gente del genere?"
Ebbe in risposta un cenno di dissenso da parte dell'Aburame, occupato a
riarrotolare i voluminosi fogli di musica.
"Allora il ritardo non è grave."
"Com'è andata ieri sera con quella... uhm..."
"Si chiamano ragazze, Shino" scandì indulgente Naruto.
"Veramente il termine che cercavo era più vicino a pornodiva."
Il viso di Naruto assunse una buffa espressione corrucciata:"Beh sì, trovo
anch'io che sia un po' troppo... grande per me, credo che non la rivedrò."
Scrollò incurante le spalle, poi cambiò discorso:"Ah sai, tra un mesetto
c'è una mostra della Red. Dicono che sarà strafiga, ultramoderna, una di quelle
cose concettuali e scioccanti, capito, arte contemporanea, se ne sentirà
parlare un casino!"
"Mh, e perchè dovrebbe interessarmi tutto ciò?"
Naruto fece un sorrisone smagliante che avrebbe senz'altro accecato l'amico, se
quest'ultimo non avesse indossato i suoi proverbiali occhiali da sole
scuri:"...Vi è abbinato un concorso canoro."
Sakura per la quinta volta, mano
sinistra sulla gola e mano destra sul ventre, fece scendere l'aria fin nel
diaframma e raccolse sulle pareti della gola un purissimo "do" che -
"E' QUI!"
In quattro e quattr'otto il caos primordiale prese possesso della sala: Ino
per la fretta sbagliò a passarsi la matita e disegnò sulla palpebra una curiosa
linea curva simile a un accento circonflesso, Hinata andò in iperventilazione,
Shikamaru sbiancò, Choji svuotò il tubo di patatine che fino a un attimo prima
stava filosoficamente centellinando, Kiba bestemmiò e venne imitato da Kankuro,
Naruto si strappò di dosso il lettore mp3, Sai fece sparire matita e
carboncino, Matsuri si fece sfuggire un gridolino isterico, Lee prese a tremare
convulso, Juugo cominciò a schioccare violentemente le mandibole e Karin per il
nervosismo diede un secco ceffone a Suigetsu, subito seguito da un bacio molto
poco casto.
La porta spalancata da Anko Mitarashi, insegnante di canto e vocalizzazione
alla Leaf Academy, cigolava sempre nel solito modo, paragonabile al gemito straziante
di un'agonia senza fine, e sbatteva con l'irruenza di un colpo di cannone, ma
quel giorno si richiuse quasi senza emettere suono, causando un moto di
subitanea meraviglia in tutti i coristi.
"Allegri, banda di nani!" latrò con un ghigno la Generalessa, come era
stata soprannominata dai suoi allievi, "Io e Ugly Bet-" La donna
tossì vistosamente:"...Volevo dire, io e Shiori, qui presente, vi portiamo
radiose novità!"
Tanto entusiasmo era, se possibile, più spaventoso di una delle sue proverbiali
esplosioni di collera.
Lo sguardo dei ragazzi si spostò sulla figurina tremebonda che, di fianco alla
Mitarashi, stringeva al petto una cartellina portadocumenti color verde
brillante come se da essa fosse dipesa la sua sopravvivenza.
"Ehm, mi chiamo Shiho" pigolò la giovane, il viso rosso quanto i
capelli e gli occhi celati da un paio di giganteschi occhiali demodè dello
spessore di fondi di bottiglia.
La loro insegnante non si diede la pena di ascoltarla e proclamò la notizia che
Shino già sapeva, ovvero lo strabiliante concorso per voci nuove indetto dalla
Red Moon Foundation.
Effettivamente bollivano in pentola succose novità per loro. Accanto
all'immagine silenziosa di Shiho, segretaria della vicedirettrice della scuola,
Mitarashi Anko aveva sbattuto in faccia ai suoi adorati allievi che il concorso
della Red Moon era roba seria, serissima, e che sotto l'ala protettiva della
Leaf Academy e di Santa Tsunade-sama (così Temari chiamava con ironia la
direttrice dell'accademia) la vittoria sarebbe stata nient'altro che un
giochetto.
Shino sapeva riconoscere quando lo sguardo della sua insegnante virava da
totalmente folle ad euforico e consapevole: quella doveva essere un'opportunità
consistente per loro, non come un banale concerto di Natale che tre giorni dopo
scivolava già nel dimenticatoio. La
Red sceglieva solo i migliori come sottofondo per i quadri
d'avanguardia della pittrice Konan, socia della fondazione, perciò chi fosse
salito su quel palco sarebbe diventato automaticamente Il Migliore. Il nuovo
pupillo cui la più importante e quotata associazione culturale di New York
avrebbe porcurato ingaggi, serate, recensioni fiorite di encomi, magari perfino
uno stage all'estero.
...Eeeh, Shino comprendeva bene i piccoli registratori di cassa che avevano
cominciato a trillare argentini negli occhi dei suoi compagni.
"Scordatevi la mia disgustosa bontà natalizia, mi avete nauseato
abbastanza. Cancellate tutto e preparate i parastinchi, banda di nani, non farò
passare una sola imprecisione, che sia una, tatuatevelo bene sulle
meningi.
La gara sarà aperta a tutti, scuole, dilettanti, privati, solisti, band,
amatori, strumentisti e via dicendo, ed è evidente che quelli della Oto ci si
butteranno a pesce. Non accettate da bere dagli sconosciuti," aggiunse
sardonica la donna, "ma non accettatene neanche dagli amici, potrebbero
essere sul libro paga di Orochi-sama. Ripensandoci, portatevi le bevande da
casa, sapete com'è, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.
In definitiva voglio gente seria, preparata, motivata, che abbia abbastanza
testa per conoscere i propri limiti, abbastanza culo per vincere, che sappia
cantare con tutto il corpo e che abbia rispetto del pubblico.
Dovreste aver già capito che con questa descrizione ho appena eliminato la metà
di voi.
Tra una settimana esatta voglio sulla mia scrivania i nominativi e gli spartiti
di chi si presenterà al concorso. Non un minuto di più: una settimana esatta.
E adesso, signorina Shinjuku, legga pure tutte le sue scartoffie."
Tornando a casa un paio d'ore dopo, Shino si chiese se quell'affondo non fosse
diretto anche a lui: non era mai stato uno dei tradizionali bersagli della
Mitarashi come potevano essere Naruto, Hinata o Kiba, eppure riflettendo sulle
qualità che la sua insegnante aveva elencato, una strana sensazione si era
diffusa in lui, come se qualcosa stridesse e stonasse con la sua essenza di
cantante.
E dire che Shino non stonava mai.
Figlio di un clarinettista piuttosto famoso, il ragazzo era stato immerso nella
musica all'età di quattro anni: pianoforte, violino, chitarra classica, una
toccata e fuga nell'elettrica, il clarinetto di suo padre Shibi e infine la
voce, col definitivo approdo alla Leaf Academy. Del resto anche Shibi Aburame
era stato allievo di Tsunade Senju e non aveva voluto deludere l'antica
maestra: il figlio aveva superato alla perfezione i provini.
Peccato che talvolta Shino e la musica fossero come le orbite del Sole e di
Plutone, destinate ad avvicinarsi solo dopo milioni di anni -e ancora a
essere ben lontane dallo sfiorarsi.
Non aveva mai ricevuto critiche dirette al suo lavoro di corista: eseguiva gli
esercizi, era intonato, aveva un buon timbro e un buon orecchio, accettava
qualunque ruolo, non amava strafare nè imporsi sugli altri. Sapeva di essere
una delle radici fondamentali del coro, perchè c'era sempre e non negava mai il
suo appoggio, e questo in un certo senso lo confortava -gli bastava.
Poi però, prima del concerto di Natale, c'era stata quella lezione in cui la Mitarashi aveva parlato
privatamente con ognuno di loro.
Quando era arrivato il suo turno, Anko l'aveva squadrato con quello sguardo che
spaccava le pietre e gli aveva detto poche parole brevi, concise:"Aburame,
tu ti comporti bene e non è mia intenzione sputare su chi fa il suo lavoro come
si deve.
Ma arrivare a chi ti ascolta è un'altra cosa."
Da allora, non c'era stato giorno in cui Shino non si fosse ripetuto in se
stesso, pensosamente, quelle poche parole aspre, concise.
Tre giorni dopo Naruto Uzumaki entrò nella sala
prove gremita di ragazzi annoiati a passo di danza, canticchiando allegro Lucy
in The Sky with Diamonds. Non sbagliò neanche una parola del testo, non se
ne inventò la metà come faceva di solito, e accennò perfino un paio di accordi
suonando un'immaginaria chitarra invisibile.
Ad aggiungere stranezza su stranezza, non era arrivato con l'eterno quarto
d'ora di ritardo e ciò stupì sommamente i compagni di corso: Sai guardò un paio
di volte l'orologio che portava al polso, sbattendo le palpebre, poi scosse la
testa e decise di tornare ai suoi disegni. La stranezza non faceva per lui.
"Ti senti bene, Naruto?" gli chiese Shikamaru assorto, tutto preso
nell'arrotolare fra pollice e indice una cartina.
"Mai stato meglio!" esclamò l'altro, lasciandosi cadere sul
pianoforte della Mitarashi. Poggiò i piedi sui tasti, che risuonarono con un
tetro e profondo do basso sul finale di '...the girl with kaleidoscope eyes'.
Shino si grattò appena la nuca sommersa da fitti riccioli neri, poi decise in
un impeto di cordialità di chiedere all'amico il motivo di tanta
spensieratezza.
Naruto sorrise beato:"La voce non è ancora girata?"
"Quale voce?"
"Partecipo al concorso della Red."
"Ah, fantastico. Che brano presenterai alla Generalessa?"
Naruto accennò una risata sommessa:"No, non hai capito. Partecipo da solo,
come privato. Comunque porto A Walk
on the Wild Side di Lou Reed."
Shino, dietro le lenti scure, soffocò un moto di
stupore:"Partecipi... da solo?"
"Da solo, sì."
La pausa di silenzio fu quasi interminabile: Naruto credette che la breve
conversazione fosse conclusa, ma Shino non si decideva ad andarsene. Quella
sottospecie di stalattite vestita di nero, taciturna e pensierosa, immobile di
fianco al pianoforte, gli metteva in effetti un po' d'agitazione.
Così Naruto, rassegnato, lo incoraggiò:"Beh? Che c'è di strano? In fondo
partecipo senza il nome della scuola. Ti sembra che sia strano?"
L'indugiare più volte sulla parola strano convinse Shino che sì,
decisamente lo era, strano, e di sicuro anche l'Uzumaki in parte lo pensava. Il
ragazzo tuttavia tentennò, lasciò passare un altro mezzo minuto di
impenetrabile silenzio in cui pensò a trecento modi diversi di formulare la
stessa frase, infine si arrese e lo disse nella forma più schietta che
conosceva:"La Mitarashi
ti ucciderà."
Naruto spostò i piedi sulla tastiera da una parte all'altra, causando una
cacofonia di note pestate ferocemente da un paio di anfibi malandati, prima di
replicare infastidito:"La
Mitarashi ti ucciderà, la Mitarashi vorrà la tua
testa, la Mitarashi
ti farà il culo a strisce o a pallini... Cristo, non ci preoccupiamo di
nient'altro che delle reazioni isteriche di quella donna! Mi avete rotto, tutti
quanti!" sbuffò e si dondolò all'indietro sullo sgabello, il viso
d'improvviso cupo:"Ho già litigato con Sakura e con Sasuke per questa
cosa, e Kiba, Kankuro e Juugo non ci stanno, quindi non posso neanche
presentarmi con la band, ma cazzo, ho diciannove anni. Diciannove. Sono già un
vecchio. Cosa crede, Sua Signoria Anko Mitarashi, che ne passerò altri
diciannove a imparare il solfeggio e l'impostazione?"
"Anche tu ti stai preoccupando di quel che pensa lei adesso" gli fece
notare diplomatico Shino.
"No" Con uno schiocco secco le gambe anteriori dello sgabello
tornarono ad aderire al pavimento di parquet, "Mi preoccupa di più cosa
diavolo pensate voi.
Io preferisco buttarmi, e rischiare di affogare, piuttosto che passare tutta la
mia vita così."
"Così come?"
"Così..." Naruto roteò gli occhi:"Così, dai... a guardare
l'acqua senza sapere cosa significa nuotare."
Ah, beh.
Quando Shino Aburame si scontrava con simili obiezioni e con un simile sguardo,
di quelli che arrivavano a chi lo incontrava, ecco, era condannato a un
silenzio senza scampo.
"Non dirlo troppo in giro" aggiunse poi Naruto, "Presto dovrò
comunicarlo alla Generalessa e non sarà un bel momento" concluse con un
sorrisetto sghembo.
"Certo" assentì automatico l'Aburame.
A quel punto arrivarono Choji e Kiba e il discorso venne dirottato per
l'ennesima volta sulla questione "cromosoma XX", con l'effetto di
ringalluzzire Naruto e di far ridere tutti quanti fino alle lacrime. Shino però
notò che, all'arrivo dell'Uchiha e della Haruno, Naruto aveva finto di trovare
molto interessanti i valori nutrizionali riportati sul retro del pacchetto di
patatine di Choji e Sasuke, dall'alto della sua insopportabile alterigia
targata Uchiha, l'aveva degnato solo di un'occhiata glaciale.
C'erano poche cose capaci di rifugiarsi nella
mente di Shino Aburame e, come in un parco divertimenti, saltar fuori di quando
in quando alla più inaspettata e disparata occasione, e il pensiero del
concorso era una di queste -chissà perchè, poi.
Cantando con il coro, ciarlando di idiozie con
gli amici o ascoltando Kiba e le sue strampalate teorie sul sesso femminile, si
ritrovava talvolta a riflettere sulla scelta di Naruto. A una prima impressione
l'aveva giudicata una grossa stronzata, ma gradualmente il suo giudizio era
mutato: forse perchè essere zittito gli capitava molto di rado, o forse perchè
tutto ciò che era inusuale e fuori dall'ordinario suscitava immediatamente il
suo interesse -come dire, lo incuriosiva.
In questa categoria rientravano l'entomologia, gli alieni, i fenomeni di
combustione spontanea e un paio di occhiali da vista rotondi, che facevano un
po' anni '60.
Era insolito per lui, che giudicava sempre con spirito critico i sogni degli
altri, richiamato a terra dalla pesantissima catena di razionalismo ferreo di
cui aveva fatto la propria bandiera, ma questa volta qualcosa l'aveva
trattenuto dallo stroncare sul nascere le velleità di Naruto. Ed era
sicurissimo che non dipendesse dal caffè triplo che aveva bevuto cinque minuti
prima nè dal cartoccio di pollo al curry che aveva mangiato a pranzo.
"Mh, che ne dici, potrei portare Time di
Tori Amos, ma poi la gente mi si addormenta davanti... No no, ci vuole
qualcos'altro, qualcosa di più vivo. I Beatles ad esempio: All You Need Is
Love mi viene così bene! Però è scontata, per un concorso come quello devo
trovare una canzone più seria. Se andassi di nuovo su Janis Joplin, per esempio
Crybaby? Oddio, come minimo la porta già Temari, stramaledizione a
lei!"
"...Ino. Tu hai vinto in amore, lasciala vincere almeno al gioco!"
"Ma Sakura, dico, hai visto con che razza di strafigo allucinante s'è
messa?
Dove di grazia avrei vinto io?!"
"Avete fissato voi la posta in gioco, ovvero un astrofisico tabagista col
codino, io non c'entro minimamente in questa storia."
"Abbassa la voce, diamine, che se ci sente posso scordarmi il weekend alla
casa al fiume..."
"Dicevamo, Janis Joplin?"
"Right right. Che mi consigli?"
"Beh, così su due piedi... forse Me&Bobby McGee."
"Cristo Sakura, proprio quella che mi riesce peggio, mi sembra di cantarla
a singhiozzo! Comunque dai, parlo sul serio, Temari NON può partecipare, ci
sarebbe un...un..."
"Conflitto di interessi?"
"Esatto. La ragazza di un pezzo da novanta della Red, quale Hidan è, non
può partecipare a un concorso della Red! Potrebbe ricevere un
trattamento di favore!"
"Non la faranno così sporca Ino, sii ragionevole!"
"Gli uomini possono fare qualunque cosa per... non me lo far dire, chè
sono una signora e non amo il turpiloquio."
"Ti sta davvero simpatico il ragazzo di Temari, mi sembra."
"Certo, come no, non posso che ammirare cotanto ben di Dio che decide consapevolmente
-consapevolmente, capisci?!- di rinunciare ad altre bellezze da manuale,
come per esempio me, per scegliere di infilarsi nel letto di una specie di
ba-"
"Ino! Ino Yamanaka!"
Lo sproloquio vivace di Yamanaka Ino e Sakura Haruno, promettenti allieve della
Leaf Academy momentaneamente in pausa di fronte a un bicchierino di latte al
cioccolato, venne interrotto dall'esclamazione squillante di Matsuri: di solito
non era una persona ansiosa nè tantomeno irrequieta, ma quel giorno un fremito
di nervosismo le arricciava le labbra e le incupiva il viso, ritratto vivente
dell'agitazione.
"Sì? Cosa c'è?" Il sorriso da copertina di Ino splendeva come una
fila di perle immacolate.
Matsuri si arrampicò su una delle sedie messe a disposizione nell'area relax,
gli occhi dilatati e il tono frenetico:"Io - ho - un - gigantesco - e -
insormontabile - problema!" annunciò, intervallando la frase con profonde
inspirazioni.
Sakura inarcò un sopracciglio:"Sei incinta?"
Ino simulò un improvviso attacco di tosse e divenne paonazza, ma riuscì a
camuffare l'interrogativo dell'amica, cui scoccò un'occhiata omicida.
Poi si volse angelica verso Matsuri:"Dimmi tutto, Tsuri-chan, non ti
scoccia vero se Fronte Spaziosa sta qui a origliare, vero?"
Matsuri scosse il capo e in fretta si apprestò a vuotare il quinto bicchierino
di caffè amaro che le danzava fra le dita:"Beh, ricordi che ti avevo
parlato del piano mio e di Kankuro per attirare l'attenzione di Gaara,
giusto?" A un cenno affermativo di Ino, Matsuri proseguì:"Ecco, Temari-san
mi ha dato dell'idiota integrale, ma non è questo il problema, dicevo,
l'abbiamo messo in atto ed è stato anche divertente, Kankuro mi prendeva in
giro ma alla fine è riuscito, sono stata anche alle prove col gruppo e i
ragazzi sono davvero bravi, li avete mai sentiti suonare?
Comunque Gaara non diceva niente ma mi guardava, quando sono stata a pranzo da
loro, mi guardava con certi occhi... E con un'espressione... un'espressione
vuota, capite, quasi crudele!"
Ino annuì lentamente, il volto a metà fra lo stupore e l'ansia -Sakura indovinò
fra sè e sè che non doveva aver ascoltato una sillaba del discorso concitato di
Matsuri, probabilmente con la coda dell'occhio stava già spaziando nel salone
per cercare dove diavolo fosse andato a cacciarsi Shikamaru.
"Insomma credo che Gaara... sì, Gaara... credo d'aver peggiorato le cose,
ho fatto per davvero la figura della povera idiota, perchè hai presente quando
una persona ti guarda come se tu fossi invisibile, attraversandoti con lo
sguardo, come se al tuo posso ci fosse soltanto aria? Ecco, così. Gaara mi ha
guardato così, senza neppure vedermi."
"Ogni p-passo che faccio verso di lui mi allontana sempre più. E questa
volta è peggio, molto peggio di tutte le altre."
Cosa? Matsuri stava piangendo?
"Perchè Kankuro mi ha baciata. E lui ci ha visti. Ieri."
Questo sorprese anche Sakura, che non potè reprimere un moto di meraviglia;
tuttavia attese in silenzio la reazione di Ino.
La Yamanaka
parve riflettere attentamente su quanto Matsuri le aveva rivelato, poi si
schiarì la voce e si esibì di nuovo nel suo splendido sorriso da pubblicità
anni '30:"Allora la questione è semplice Tsuri-chan. Và da lui e diglielo,
senza sotterfugi ridicoli e senza abbassare lo sguardo. E magari mettiti la
matita per gli occhi, sì.
Prima però decidi: quale vuoi dei due? Gaara o Kankuro?"
Matsuri quasi cadde dalla sedia. Tacque, come fulminata, negli occhi lucidi il
lampo di un pensiero inaspettato: quando schiuse le labbra, Sakura sentì che
era sul punto di formulare la soluzione del suo piccolo, angosciante e annoso
problema.
"Oh, al diavolo... NON LO SO!" Esplose disperata la ragazza,
scagliando il bicchierino vuoto addosso a un perplesso Kiba che, dall'altra
parte della stanza, tentava di farsi spiegare da Choji le regole del poker.
Ino sospirò teatralmente affranta, mentre Matsuri risoluta dichiarava di aver
bisogno di un altro caffè. Perplesse la osservarono sparire verso le
macchinette, domandandosi quale dio cinico e baro avesse deciso, un bel dì, di
inventare quelle creature così problematiche e asfissianti denominate uomini.
Dopo qualche minuto di reciproca riflessione, Ino pensosa riprese a
parlare:"Comunque non credo che Temari parteciperà, non le interessa
questa cosa... Non le interessa mettersi in luce sfruttando la posizione di
qualcun'altro. In fondo non è affatto una stupida.
E poi oggi scadono le iscrizioni, ancora non si vede e se si fosse già iscritta
le voci sarebbero già trapelate da un bel pezzo, no? No?
...Sakura, mi stai ascoltando?"
Sakura fissava il vuoto con lo stesso sguardo spento che Matsuri doveva aver
visto in Gaara e che tanto l'aveva scioccata. Guardava aldilà dei suoi stessi
occhi, e ciò che osservava non erano certo Choji, Sai, Juugo e Suigetsu intenti
a giocarsi una cena a poker stravaccati all'altro lato della sala relax.
"No, direi di no" commentò Ino, storgendo il naso:"Fronte
Spaziosa, mi senti? Sveglia, sono le cinque del pomeriggio, non è il momento di
sognare ad occhi aperti!
Sasuke s'è iscritto?"
"Eh? Ah, sì" replicò svogliata Sakura, torturandosi assorta una
ciocca di capelli.
"Basta la parolina giusta e tutte le porte si aprono!" Trillò
deliziata la Yamanaka
battendo le mani.
Ma Sakura si mordicchiò un dito in silenzio, il volto di nuovo inespressivo, lo
sguardo assorto e gli occhi incupiti, opachi. Ino Yamanaka conosceva abbastanza
bene la sua migliore amica per sapere che il pensiero che l'aveva sorpresa
doveva essere particolarmente spinoso, e importante anche: non era da Sakura
tacere per più di tre secondi consecutivi.
Il suo labbro si piegò appena verso il basso e, dalla sua coscienza, le parole
sgorgarono libere:"...Certo, certo che Sasuke partecipa, ne dubitavi
forse? Non esiste che Uchiha Sasuke perda l'occasione di ostentare la sua
perfezione davanti a tutti, davanti a suo fratello... ! Non può accettare di
essere secondo a qualcuno, deve vincere a ogni costo, non può per una volta
sedersi in platea e applaudire Naruto, no... è troppo facile, eh già, troppo
facile, mai che ci fosse una dannata volta in cui si accontentasse di essere
semplicemente se stesso, senza lanciare l'ennesima sfida a Itachi... Cristo
d'un Dio, quanta stupidità in una persona sola!"
Ino la fissò a lungo, le labbra strette, poi le mise un braccio intorno alle
spalle e le scompigliò la corta zazzera color rosa pesca. Fece per risponderle,
ma Sakura la anticipò:"Che periodo stupendo! Non parlo col mio
ragazzo nè col mio migliore amico, non me ne frega niente di questo concorso di
merda e mi hanno pure rubato il portafoglio sta mattina a lezione! Mi chiedo
che diavolo ho fatto in una vita passata per meritarmi questo."
"Forse hai ucciso Sasuke Uchiha" suggerì Ino con un mezzo sorriso.
Sakura invece si limitò a uno sbuffo divertito.
"Dai, Fronte Spaziosa, so che non è la stessa cosa, ma in platea con te ad
applaudirli ci vengo io, d'accordo?" Ino le schioccò un buffetto sulla
guancia.
Sakura fece una smorfia dolente, che infine si trasformò in un sorriso:"Va
bene, va bene. Basta che non mi fai fare figure del cavolo, tipo urlare a
Sasuke che è uno gnocco o via discorrendo."
"...Come sai che stavo pensando a quello?"
Sakura rise:"Telepatia, mia cara!"
L'ufficio di Shiho si trovava poco lontano dall'atrio della scuola,
dalle parti della segreteria, ed era il porto a cui approdavano tutte le
voluminose navi di pratiche, fascicoli, cartelle, contratti e documentazioni
che poi, soltanto dopo essere state vagliate dal suo rigido controllo, venivano
indirizzate verso le altre scrivanie, quelle dei professori o del pesonale
amministrativo.
Capitava spesso perciò che la giovane rimanesse in ufficio fino a tardi, unica
luce al neon nella scuola buia, e di solito era sempre l'ultima ad uscire dal
portone, eccezion fatta per Ebisu-san, il guardiano dello stabile, che dalla
sua portineria sorvegliava la scuola con occhio vigile fino alle ore piccole.
L'ufficio di Shiho a dire il vero consisteva in una piccola scrivania sommersa
di fogli e raccoglitori, che talvolta finivano per nascondere il volto
dell'impiegata occupata a scartabellarli; in una minuscola libreria in cui venivano
stipate le pratiche fino al collasso, in un computer antidiluviano sufficiente
per le sue mansioni di segreteria, in un telefono-fax e in una solitaria
piantina di begonie che annaspava nella polvere delle scartoffie, unico tocco
di vivace verde in quei dieci metri cubi scarsi affollati di faldoni e
carteggi. Era proprio una stanzetta da niente, un ripostiglio quasi se non
fosse stato per la finestrella che dava sul cortile interno: sua madre la
rimproverava spesso per aver accettato un simile impiego, ma lei non sapeva che
da quell'abbaino angusto si dipanava la linfa vitale che teneva in vita la
scuola, non sapeva che quello era il cuore seminascosto che batteva giorno per
giorno il rimo della Leaf Academy. Shiho, ogni volta che dava da bere alle sue begonie
pallide, non poteva fare a meno di pensarci e arrossire d'orgoglio.
Erano passate da poco le otto e mezzo, come le rivelava il grande orologio del
corridoio, proprio di fronte alla sua scrivania, e mentre Shiho si sporgeva un
poco per leggere meglio l'ora esatta -la miopia, che gran cruccio!- le sue dita
improvvisamente smisero di battere sulla tastiera.
Stava preparando il fax da inviare al referente della Red Moon per il concorso,
si era attardata a causa di una stupida complicazione, per un pezzo che la Mitarashi che non voleva
approvare -a quel nome d'istinto la ragazza strizzò gli occhi chiari dietro le
lenti-, ma il termine per le iscrizioni scadeva quel giorno e, a costo di
inviare tutto a un minuto dalla mezzanotte, avrebbe rispettato la consegna.
Tuttavia non aveva potuto far a meno di stupirsi nel notare, seduto un po'
discosto dalla sua porta su una delle quattro seggiole verdi che fungevano da
spartana sala d'aspetto, un ragazzo con le mani intrecciate sulle ginocchia, un
paio di occhiali da sole posati sul naso e metà viso agrottato, sebbene il
colletto alzato del giubbotto ne nascondesse l'altra metà.
Riconobbe i riccioli neri fittissimi e indisciplinati, i vestiti pesanti
nonostante la stagione fosse quasi primaverile, le dita nervose, eccezionalmente
pallide e magre, come i ramoscelli di un arbusto: Aburame Shino, uno degli
allievi della Mitarashi che non faceva mai parlare troppo di sè, sedeva pensoso
fuori dal suo ufficio.
Shiho stiracchiò le mani intorpidite da tanto scrivere, pulì con cura i grandi
occhiali rotondi e riflettè con calma.
Shino Aburame. La sera tardi. Fuori dal mio ufficio.
L'aveva notato lì seduto dalle sei del pomeriggio; aveva controllato con
nonchalance gli orari delle sue lezioni e aveva constatato che per quel giorno
aveva finito; era rimasto due ore su una seggiola a fissare il vuoto -anche se,
dati gli occhiali scuri, Shiho non poteva esserne del tutto certa-, senza dire
una parola e senza dar segno di volersi spostare di lì; a quell'ora non era
rimasto più nessuno in segreteria tranne lei, dunque l'unica conclusione
plausibile era che Aburame Shiho cercasse proprio lei.
Non si sentiva di certo male, perchè altrimenti lo avrebbe manifestato in
qualche modo, e non si era addormentato: di tanto in tanto cambiava posizione,
passeggiava lungo il corridoio, andava a prendersi qualcosa da bere alle
macchinette della sala relax.
Un vero rompicapo.
Shiho li adorava, i rompicapo.
Con uno sbuffo sonoro si alzò in piedi, gettando un'occhiata piena di sensi di
colpa al documento ancora da terminare, poi recuperò qualche spicciolo dalla
borsa appesa dietro la porta e si avviò verso l'area relax.
Shino Aburame non badò molto ai movimenti della segretaria, immerso com'era nel
suo dilemma, ma quando si trovò sotto il naso un bicchierino di fumante thè al
limone non potè fare a meno di riscuotersi.
Shiho abbozzò un sorriso incerto:"Ne vuoi parlare?"
Shino raggelò.
Visibilmente non voleva. Però accettò il bicchierino di thè e lo prese fra le
dita: scottava, ma non ci fece molto caso.
Shiho, titubante, si sedette accanto a lui: l'Aburame la superava in altezza e,
infagottato in quel cappotto invernale, le incuteva una certa soggezione. Pur
intimorita, la ragazza tentò ancora:"E' dalle sei che ti vedo seduto qui e
mi chiedevo se... insomma... c'era qualcosa di cui dovevi parlare con me o con
qualcun'altro. Anche se adesso non c'è più nessuno, cioè voglio dire nessuno
tranne me, quindi se volevi parlare con Shizune-san o con qualche altro
insegnante non so proprio come... però visto che sei ancora qui pensavo che
volessi parlare con qualcuno, e in questo caso con me."
Suo malgrado Shino emise una risatina soffocata.
Shiho se ne accorse e per un istante s'indispettì:"Hai bisogno di qualcosa
o no?" fece, sbrigativa.
"Forse." Aburame Shino aveva una voce misurata, che non doveva mai
essere stata usata a sproposito.
Per la seconda volta nel giro di cinque minuti Shiho esitò, mentre il ronzio
del computer acceso sulla sua scrivania la sollecitava come le fusa morbide di
un gatto.
Il primo metodo, quello della cordialità, si era rivelato inutile. Il secondo,
quello dell'insistenza, pure, e aveva fatto fiasco anche con la durezza. Dubbi
o non dubbi, le rimaneva soltanto un'ultima possibilità.
"Senti," si alzò in piedi, tornò verso l'ufficio e si sporse per
rovistare di nuovo nella borsa appesa dietro la porta:"Temo che passerò la
serata qui per finire una cosa, ma sono le nove meno un quarto e ho fame. Visto
che non mi sembra che tu voglia andartene, potresti farmi compagnia a cena, no?
All'angolo qui dietro c'è un take-away cinese, per me prendi spaghetti di soia
e ravioli al vapore. Niente fritto, non lo digerisco. Per te prendi quello che
vuoi, tieni, pago io" fece infine, porgendogli una banconota.
In un attimo, dimenticato il thè su una sedia vuota, Shino fu in piedi quasi
scandalizzato:"Non sia mai che una ragazza paghi al posto di un Aburame.
Ti offrirò io la cena."
"Allora ognuno pagherà il suo" decise Shiho senza batter ciglio,
"prendi qua.
Come bevande fatti dare un thermos di thè verde. Dì che ti mando io, mi
conoscono, ci faranno un po' di sconto."
Shino annuì e, ancora non del tutto convinto, prese la banconota. "Ah, mi
chiamo Shiho" aggiunse la segretaria col solito sorriso insicuro.
"Lo sapevo già" ribattè il ragazzo. Due minuti dopo si era dileguato
verso l'atrio della scuola.
Sentendo il portone d'ingresso che si richiudeva su se stesso, Shiho pensò che
il metodo della gola si dimostrava sempre infallibile; e che Shino Aburame
conosceva il suo nome ed era il solo fra gli allievi ad averle subito dato del
tu, senza che lei avesse avuto bisogno di spiegargli che erano coetanei.
Singolare, si disse.
Venti minuti dopo, davanti a un generoso piatto di riso alla cantonese
annaffiato dal thè verde, Shino era diventato d'un tratto più loquace. Oddio,
non che l'aggettivo calzasse perfettamente alla descrizione di un comportamento
così riservato, ma se non altro interveniva nel vivace chiacchiericcio di Shiho
con regolarità, e anche con una punta d'interesse che nessuno se non lui stesso
avrebbe saputo riconoscere.
Shiho l'aveva già informato di avere quasi vent'anni, di studiare Ingegneria
Biomedica all'università ma di essere un po' indietro con gli esami, di
trovarsi molto bene alla Leaf, capitolo Mitarashi a parte, di essere stonata
come una campana, di essere brava nello smistare scartoffie burocratiche e di
avere un'autentica adorazione per i Simon&The Garfunkel.
L'ultimo dettaglio lo sorprese: a casa aveva la loro discografia completa, ma
questo a Shiho non lo disse.
Verso la fine del pasto, dividendosi i biscotti della fortuna che Shino aveva
voluto a tutti i costi offrirle, Shiho decise che era arrivato il momento di
scoprire le carte:"...E adesso potresti spiegarmi perchè sei stato tre ore
seduto qui davanti a fissare il nulla.
Tra parentesi, cosa c'era scritto nel tuo biscotto?"
Shino srotolò il foglietto:"Bevi la vita a grandi sorsi, perchè quando
sarà finita, non ti sarà bastata" declamò con solennità.
Buffo, si disse: la sorte doveva divertirsi davvero molto a prenderlo in giro.
"Filosofia da biscotto della fortuna, già" commentò Shiho:"L'arte
è lunga, la vita breve, il giudizio difficile, l'occasione buona passeggera."
"Parole sante."
Shiho accennò un sorriso tiepido. Bevve un altro sorso di thè verde e poi
incrociò le braccia sul piano della scrivania, per l'occasione sgombrato dalle
miriadi di pratiche che di solito l'affollavano:"E allora? Qual è il
problema, Shino?"
La sua voce adesso correva sicura, piena di calore: era una ragazza che l'aveva
messo metaforicamente con le spalle al muro, a furia di far domande, ma quel
senso di fastidio che di solito provava in casi simili s'era come
volatilizzato, svanito col primo boccone di riso alla cantonese.
"Ho fatto conoscenza con la dialettica" ammise criptico. La
segretaria lo fissò, dubbiosa.
Controvoglia l'Aburame fu costretto a spiegarsi meglio:"Il problema è mio.
Una persona ha agito in un modo che... mi ha detto delle cose, insomma... mi ha
fatto capire in un colpo solo tutto quanto. Eppure più ci penso e più mi
incasino, non trovo una soluzione e mi ingarbuglio in un mare di domande. Non
riesco a uscirne."
Shiho taceva, lentamente assaporava il suo biscotto della fortuna; solo dopo
qualche minuto di silenzio intervenne:"Dimmi una cosa. Perchè quando canti
porti gli occhiali scuri?"
"Io porto sempre gli occhiali scuri" la corresse Shino.
Aggiunse poi d'un fiato:"Ma... mi hai visto cantare?"
"Vengo a ogni vostro concerto" Shiho sorrise appena, e Shino pensò
che non l'aveva mai notata; "Ma non hai ancora risposto alla mia domanda.
Perchè anche quando canti porti gli occhiali da sole?"
Shino deglutì:"Questo è un lato del problema."
L'altra sospirò:"Un lato, va bene. E gli altri?"
"Ti dicevo, questa persona mi ha parlato così francamente... Non riesco a
togliermi dalla testa quello che mi ha detto. Me lo ripeto di continuo, mi sono
reso conto per la prima volta che se non si ha qualcosa dentro, una forza,
un'energia superiore, è inutile salire su un palco e infilare un paio di
virtuosismi, io... ci penso sempre, continuamente. Da una settimana.
Ho capito che per me cantare non significa niente."
Shiho, la stramba segretaria di Shizune-san, era la prima persona a cui lo
diceva. Di colpo Shino si sentì come riposato dopo una maratona di 20 km, la tensione era
scivolata via, si era dissolta in un solo respiro quando finalmente aveva
pronunciato ad alta voce quello che non era riuscito ad ammettere neanche a se
stesso.
"E' da qualche mese che questa... idea mi era balenata in testa. Più o
meno da prima di Natale. Ma è dalla settimana scorsa che non riesco a
liberarmene. Volevo risolvere la faccenda da solo, venire qui e iscrivermi a
quel concorso, ma non sono riuscito a sistemare niente. Sono rimasto là seduto
a tormentarmi, senza fare nulla.
E adesso puoi a ragione considerarmi il Re dei Deficienti."
Venti frasi. Shiho dubitava che una persona come Shino Aburame, capace di stare
per tre ore in perfetto silenzio seduto su una sedia e di schivare le sue
domande come se fossero altrettante frecce avvelenate, avesse mai parlato
tanto.
Ecco, lo sentiva: stava arrossendo di nuovo.
Gli riempì il bicchiere di plastica con l'ultimo goccio di thè verde rimasto
nel thermos, dopodichè lo spinse verso di lui, invitandolo a bere. Poi si
aggiustò i grandi occhiali sul naso, riflettendo. Le era capitato fra le mani
davvero un bel rompicapo.
Fece un profondo respiro ed elaborò la sua risposta, certa di una cosa: quella
sarebbe stata una lunga, lunga serata.
...Com'era più quella frase sulle occasioni?
I Fatti del Concorso: Hail
to the Geek!
"Oddddddio Sakura, me lo farei qui su due
piedi davanti a tutta questa gente!"
"Stai sbavando, te ne rendi conto?"
"Ma chi se ne frega! Cazzo l'hai visto?! E'... è di un altro mondo!!! Come
ha detto che si chiama?"
"Deidara. L'ha ripetuto circa duecento volte."
"Ero troppo occupata a gustarmelo per badare a queste quisquilie. Diamine,
l'avessi saputo prima mi sarei iscritta di corsa! Si contano sulle dita di una
mano gli uomini di cui si può dire 'The curves of your lips rewrite history',
e qui ne ho giusto uno di fronte: oh, che delizia per lo sguardo e per i
sensi!"
"Ti informo, mia carissima esteta, che Shikamaru è seduto proprio davanti
a Tayuya Hokumon della Oto."
Immediatamente la ragazza bionda si voltò, gelida, e non appena incrociò lo
sguardo del sopracitato Nara Shikamaru, sua fiamma a tempo perso fin
dall'infanzia, mimò il gesto di tagliargli la gola con particolare enfasi.
Shikamaru sbuffò, al limite dell'esasperazione.
"Ti spiace se dopo scambio il posto con Choji, Fronte Spaziosa?"
"No, ma aspetta l'esibizione di Sasuke: non si ingelosirà mai se mi vede
con Choji, e sa che tu mi presenti sempre fior fior di figoni. Ecco, facciamo
finta di provarci con questo tizio qua a fianco, va bene?"
"Che piani diabolici sai elaborare."
"...Sta per presentarlo, facciamo silenzio. E no, Ino, non cominciare a
lanciare urletti orgasmici!"
Il Konoha Auditorium quel pomeriggio era
affollato, oltrechè da uno squadrone di giornalisti schierati nelle prime file,
da tutta la migliore società musicale della città, tra cui spiccavano i volti
severi e attenti di Orochimaru, indiscusso capo della Oto Music Company, e di
Tsunade, direttrice della Leaf Academy, che ai lati opposti dell'enorme salone
combattevano una tacita ed eterna battaglia a colpi di allievi, riconoscimenti
e contratti.
A Orochimaru non era sfuggito che il giovane Uzumaki si era presentato come
privato e non come allievo della scuola, perciò gongolava ghignando in
compagnia del suo assistente, pronto a rinfacciare a Tsunade quel piccolo
fallimento non appena se ne fosse presentata l'occasione.
Quel Naruto tuttavia non aveva cantato male: certo, si vedeva che il suo
pubblico usuale erano le birrerie del Queens, non era pronto per affrontare
un'esposizione d'arte, era carente nell'impostazione e nella vocalità, ma
comunque qualche applauso l'aveva strappato. Più di qualche, gli rammentava la
sua maledetta coscienza, il numero totale era più vicino a 'molti'.
Kabuto, il suo assistente, era rimasto disgustato dal tifo da stadio dei
compari dell'Uzumaki, iniziato non appena il loro compagno aveva messo piede
sul palcoscenico, e si era espresso per un piazzamento quasi sicuramente molto
basso. Kimimaro, la punta di diamante della Oto, avrebbe dato a tutti loro una
bella lezione di stile: aveva la vittoria in tasca, per così dire.
"...E adesso, uhn, lascio il palco a Uchiha Sasuke, diciannove anni,
tenore nel coro della Leaf Academy di Konoha, uhn, che suonerà e canterà Light
My Fire dei Doors, uhn, complimenti per la scelta, I'M THE GOD OF HELL
FIRE, AND I BRING YOU... FIRE! I'LL TAKE YOU TO BURN!" latrò invasato il
presentatore, Deidara color biondo stellare, uno dei più importanti soci della
Fondazione.
"I'LL SEE YOU BURN, uhn! Questa sì che è una canzone!" gridò,
lanciandosi nell'imitazione di uno strafatto Ozzy Osbourne dagli occhi
sgranati, quasi gettandosi sul pubblico delle prime file.
Nel frattempo un mormorio incuriosito accolse l'arrivo del giovane Uchiha sulla
scena: ebbe l'effetto di riscuotere Deidara dal suo delirio da rockstar e di
rinnovare il ghigno sardonico sul viso di Orochimaru. La parentela di Sasuke
col vicepresidente della Red Moon era nota a tutti, perciò il direttore
artistico della Oto Music Company si chiese se questo dato non potesse essere
usato a loro favore. Si sporse verso il suo assistente e sottovoce gli
ordinò:"Kabuto, appena sarà finita questa pagliacciata trovami quel nostro
giornalista, Yura, e digli che lo aspetto qua dietro per un colloquio
privato."
"Sarà fatto" assentì Kabuto con un cenno. Dopotutto una guerra è una
guerra, nessuno ha mai detto che debba essere combattuta senza inganni: ogni
arma è lecita, purchè sia efficace.
E soffiare sul fuoco della calunnia era sempre efficace, come Orochimaru sapeva
bene.
Sasuke, là sul palco, cantò con alle spalle il fratello e lo stato maggiore
della Red Moon in veste di giuria. Impassibili scrutavano le esibizioni con gli
sguardi glaciali di una fila di giustizieri, e in mezzo a loro la pittrice
Konan, gotica farfalla fiorita di piercings, avrebbe dato il giudizio
definitivo sull'artista che avrebbe musicalmente interpretato l'anima dei suoi
quadri. Nessuna espressione, che fosse approvazione noia o sconforto, turbava
il profondo azzurro dei suoi occhi.
Molti rabbrividirono quel giorno guardandola, senza sapersi spiegare il motivo.
Comunque applaudirono. A malincuore, dato che a Sasuke Uchiha non avrebbero
concesso neanche il beneficio di un applauso per compassione, ma furono
costretti a riconoscere che sapeva cantare e suonare la chitarra, quindi
dovettero battere le mani con un po' d'entusiasmo. Orochimaru contemplò il
giovane che concludeva gli ultimi accordi con sguardo malevolo, dato che anni
addietro aveva tentato in tutti i modi di strapparlo a Tsunade ma, dannazione!,
non ci era riuscito. Tra sè e sè gli augurò di arrivare ultimo.
Eppure di talento ne aveva, come quell'altro Uzumaki; questo pensiero gli causò
un travaso di bile che fu difficile reprimere, per un istante un lampo di
sofferenza gli attraversò il volto cereo.
"...Questo, uhn, era Uchiha Sasuke, Leaf Academy, uhn! Applausi, grazie!
Vi invito a rivolgere un altro applauso a Sir Jim Morrison, uhn, the Lizard
King, la divinità che ha scritto questa canzone: sia lode alla sua anima
immortale nei secoli dei secoli, uhn!!!
Del resto solo un genio poteva capire l'importanza del Fuoco, uhn... E' col
Fuoco che si accende la miccia, uhn, col Fuoco inizia l'Esplosione!"
Deidara, gli occhi sfavillanti d'euforia, gesticolava nervoso inneggiando alla
sua Arte.
Eh? Cosa? Il moccioso gli fa toc toc sulla spalla?
"Uhn? Che vuoi bamboc- ehm, volevi dire qualcosa, uhn?"
Sasuke, senza scomporsi, osservò la platea sconcertata di fronte a sè e trovò
il volto che cercava. Il microfono ronzava quando il ragazzo si schiarì la gola
per parlare, la voce priva di qualunque colore o tono:"Mh, sì, volevo dire
che dedico la canzone a una persona che è seduta qui. Se l'avessi scritta io Light
My Fire, l'avrei scritta per lei.
Grazie, arrivederci."
Haruno Sakura, cinque file sotto di lui, si sentì prossima a uno svenimento, a
un attacco epilettico, a un infarto e a un colpo apoplettico allo stesso tempo.
Sentiva le gambe come gelatina, il braccio sinistro che le formicolava, il
respiro che le mancava, la fronte bruciare fino all'inverosimile, il cuore che
nel petto suonava un assolo furioso di batteria, la bocca improvvisamente secca
e la vista annebbiata, mentre l'adrenalina le addentava lo stomaco in una
pioggia di scintille elettriche. Sì, l'infarto stava arrivando, lo sentiva.
Strinse il polso di Ino fin quasi a spezzarglielo:"...Scrofa!
Cazzo Scrofa l'ha detto, L'HA DETTO!" le sibilò euforica, la mascella
serrata e le guance che avvampavano.
Ino, paralizzata dallo stupore, riuscì a malapena ad annuire:"Sì... sì,
l'ha detto, te l'ha detto!"
Sette file e otto seggiolini più indietro, Anko Mitarashi roteava gli occhi
palesemente schifata, domandandosi con l'abituale sarcasmo:"E' una
dannata puntata di Dawson's Creek, per caso?!"
Shino Aburame, semisepolto dietro le quinte, non
si sentiva più molto sicuro di voler cantare.
Anzi, si sentiva decisamente da schifo: forse poteva fare ancora in tempo a
correre in bagno prima di salire sul palco, dato che il suo stomaco sembrava
voler rassegnare le dimissioni e rigettare tutto quello con cui era stato
riempito da dieci anni a questa parte.
Il che era assurdo a ben pensarci, non gli era mai capitato di stare così male
prima di un concerto, tutto d'un tratto era diventato uno straccio distrutto
dall'ansia, non gli serviva neppure uno specchio per controllare: fisicamente
sentiva d'aver assunto un colorito tendente al giallognolo-malato di fegato.
Doveva essere a causa della sua decisione. Lui solo sapeva cosa avrebbe
significato la canzone che tra pochi minuti avrebbe cantato.
"Prendila come una sfida, tu hai gli strumenti per arrivare in fondo,
tutto dipende dalle scelte che farai. Quando risolvi un sudoku, sei tu a dover
scegliere il numero esatto, funziona semplicemente così, basta solo agire senza
tirarsi indietro e tutto può risolversi. Non servono capacità particolari, è
soltanto una questione di scelte. Tu puoi fare qualunque cosa, quando conosci
le regole del gioco."
Erano parole di Shiho, quelle: gli vennero in mente per caso e, pensando a
lei e al loro dialogo davanti a un piatto di biscotti della fortuna, Shino
riuscì a tranquillizzarsi.
Era intelligente, Shiho, e proprio perchè tale non riteneva di doversi
innalzare sugli altri o di sentirsi superiore. Gli aveva fatto notare cose che
al suo sguardo erano parse insignificanti, e che di colpo con lei avevano
assunto un nuovo colore, una nuova dimensione, un nuovo gusto.
Un po' come il thè verde, che prima di quella sera lo aveva sempre stomacato.
A conti fatti Shino era orgoglioso che Shiho, quella che nessuno di loro aveva
mai degnato di un'occhiata, avesse dedicato a lui la sua intelligenza.
Dopotutto anche quella era una scelta, no?
...Ma, ecco, ogni volta che arrivavano a quel punto, i pensieri di Shino erano
troppo destabilizzanti per poter essere affrontati con calma. Tutti i suoi più
brillanti ragionamenti affondavano in uno sfarfallante pantano di sabbie mobili
che lo stupiva e lo intimoriva al tempo stesso. La ragione e la logica
traballavano, se pensava alla voce quieta e melodiosa di Shiho.
"Ehi frescone*, tocca a te!"
Imperioso un fulvo gorilla di due metri per tre -un tizio della Oto, sicuro- lo
spintonò verso la scena mentre il presentatore, che blaterava scempiaggini al
microfono, si ricordò di annunciarlo nel mezzo di una dissertazione sui metodi
di fabbricazione dell'esplosivo al plastico, perciò la presentazione di Shino
venne intervallata da termini quali "Semtex", "T4",
"HMX", "C3", che risuonavano ameni e misteriosi alle
orecchie esterrefatte del pubblico.
Shino, gettato in pasto agli sguardi indagatori della platea, si sentì come
schiacciato da un macigno, ma le urla di incitamento dei suoi compagni giù
nelle prime file lo riportarono in un soffio coi piedi per terra.
"Tu hai già deciso di partecipare, una parte di te ne è convinta al
cento per cento. Altrimenti non saresti stato tutto il giorno qui fuori,
no?"
Come darle torto, del resto? Come?
Il giorno seguente a lezione la
Mitarashi l'aveva letteralmente sbranato vivo, e messo alle
strette Shino aveva detto il primo titolo di canzone che gli era passato per la
mente, lasciando la sua insegnante e i suoi compagni perplessi ma quantomeno
tacitati.
In realtà sul modulo d'iscrizione era scritto un titolo ben diverso, così come
la base, scaricata in fretta e furia da Shiho quella sera stessa, avrebbe
lasciato di stucco tutti quanti. Palesemente non era quella di Killing Me
Softly, proprio no.
Per un mese aveva dovuto tenere a freno la curiosità di Kiba e di Choji con le
scuse più bislacche, provando sempre da solo o in compagnia di Shiho, e adesso
che si trovava a un passo scarso dal microfono il risvolto divertente di tutta
la faccenda tornò a prendere il sopravvento in lui. Che andasse un po' come
doveva andare e 'fanculo, ecco, echeccazzo, ci sarebbe stato anche da riderne
alla fine!
Kiba, che di sicuro lanciava occhiate di fuoco ad Hanabi seduta tra il
padre e lo zio, Choji, che aveva introdotto clandestinamente i pop-corn alla
paprika nell'Auditorium, Shikamaru, che all'intervallo si sarebbe volatilizzato
con Ino in direzione dei bagni, Suigetsu, che sedeva con Karin fra i ragazzi
della Oto, Sai, Naruto, Sasuke, che da dietro le quinte lo osservavano a
braccia conserte, Kankuro, che gli aveva appena gridato un rauco "SPACCA
TUTTO GRANDEEEE!", Neji impeccabile e regale che, in compagnia di Tenten,
teneva a freno l'iperattivo Rock Lee, e Hinata che si sarebbe esibita due numeri
dopo il suo: tutti loro l'avrebbero sostenuto questa volta, sarebbero stati la
base uniforme di voci su cui lui avrebbe potuto costruire la sua storia,
e l'avrebbe fatto, dannazione se l'avrebbe fatto.
Da qualche parte infine, in quella massa di occhi attenti e acuminati, c'era
anche Shiho.
Adesso sì, si sentiva meglio.
"Uhn, un altro ragazzo della Leaf Academy, baritono nel coro della scuola,
che quest'oggi si tuffa a capofitto nell'alternative rock dei... dei... Deaf
Pedestrians, uhn, ma che razza di gruppo è?! Boh, comunque, silenzio in
sala e orecchie aperte, uhn, è di scena Hail to the Geek!"
In quell'istante Shino percepì distintamente il mormorio confuso che serpeggiò
fra il pubblico. La
Mitarashi, ovunque fosse appostata, doveva aver già vomitato
trenta maledizioni in aramaico dirette contro di lui: quel prurito che sentiva
alla rotula destra doveva essere appunto per quello, ora che ci pensava.
Respirò a fondo, fino a far scivolare l'aria nelle viscere, soppesò sugli
inseparabili occhiali scuri il peso delle luci accecanti dei riflettori, rimase
in apnea alta finchè la sua voce non si coagulò in un piccolo spazio in fondo
alla sua gola, lentamente prese il microfono fra due dita e lo svitò dal suo
sostegno. Ripassò con rapidità tutto il brano, soffermandosi sull'immagine del
suo stato d'animo una volta finito di cantare.
Wah, sì che sarebbe stato benone.
Si sentì più rilassato soltanto a vedersi, con gli occhi della mente, dopo che
anche l'ultimo accordo sarebbe stato inghiottito dalle gigantesche casse a lato
del palco.
Poi le prime note della melodia gli solleticarono il viso: contò il tempo in
attesa dell'attacco, aprì gli occhi dietro le lenti nere e così, semplicemente,
Shino cantò.
"I got a Spiderman
T-Shirt..."
Cantò stramaledettamente bene.
Se ne accorse già al secondo verso, che parlava di sdrucite 'Converse shoes'
che lui proprio quel giorno aveva scelto d'indossare.
Cantò nel modo migliore che conosceva, dritto sul viso del pubblico, diventando
la canzone stessa e imprimendo alle parole la forza che per tanto tempo aveva
cercato.
Quando sentì le prime risate soffocate involontariamente sorrise e calcò il
tono, percepì l'energia nella sua voce crepitare in ogni angolo del salone e
rincarò la dose, il microfono incandescente tra le dita e i lampi di luce sul
viso, urlando ancora una volta:"IT'S GOOD TO BE A GEEK! IT'S GOOD TO
PLAY THE FREAK! IT'S GOOD TO COMB MY MULLET ONCE EVERY OTHER WEEK!"
Sentì la risata profonda di Kankuro e poi il suo battito di mani, subito
imitato da Kiba, ed ebbe la fugace visione di Shikamaru con le lacrime agli
occhi dal ridere e di Choji sprofondato quasi sotto il seggiolino, che si
teneva la pancia prominente.
Shino intanto cantava, cantava di geeks, di asociali, di chi per
principio si chiama fuori dai giochi, e lo faceva con orgoglio consapevole, con
la giusta dose di autoironia, fregandosene dei sibili irritati di chi si era
scandalizzato a sentir parlare di brufoli, pillole per le allergie, porno
giapponesi e di gente che dipingeva miniature di Warcraft fino alle due di
notte.
Senza timore si sporse verso la platea e gridò quasi:"...AND WHEN YOU
WIND UP PUMPING GAS/ JUST FILL'ER UP AND KISS MY ASS!", mentre un
focolaio di risate sguaiate esplose là dove supponeva si trovassero i ragazzi
della Oto Music Company.
Arrivato a metà del brano, una selva di applausi si alzò dalle prime file,
mentre riconobbe la voce esaltata di Kiba proclamare:"QUELL'UOMO LASSU' E'
IL MIO MITO!"
Non si distrasse neanche per un momento: Shino Aburame cantò se stesso
dall'inizio alla fine, senza battere ciglio e senza stonature, ancor più
risoluto a ogni scoppio di risa che il testo della canzone suscitava. Sapeva
come usare le loro risate, Shino, sapeva che tutti loro ridevano con
lui, non di lui.
Il secondo scroscio di applausi arrivò all'ultima ripresa prima del finale,
seguito da un coro di fischi che sapeva opera della Leaf Academy. Allora
riversò in quel microfono anche i suoi quattro anni con loro e in quell'istante
si sentì presente, cassa di risonanza per la sua voce, si sentì dinamico e
pronto lì sul quel palcoscenico, di fronte a tutti quelli che lo stavano
ascoltando, e disse a ognuno di loro la stessa cosa con così tanta energia che
seppe d'aver lasciato il segno.
"IT'S GOOD TO MAKE SOME NOISE! IT'S GOOD TO SCREAM OUTLOUD! IT'S GOOD
TO FEEL IMMORTAL LIKE YOUR LAST NAME IS MCCLOUD!"
L'accenno a fare casino fu recepito come un invito, e qualcuno dal centro
della platea cominciò a tenere il tempo della canzone battendo le mani. Non che
Shino ci facesse molto caso, preso com'era dal cantare: sì, sebbene di cognome
non si chiamasse McCloud, si sentiva immortale, stava cantando con tutto il
corpo, ed era la cosa più bella che avesse mai fatto.
Non era solo un esercizio di stile. Il taciturno e ombroso Shino Aburame stava
parlando, parlava a raffica come mai aveva fatto e con un tale diluvio di
parole da lasciare stordito chi era lì ad ascoltarlo.
"...Man it's good to be a geek!!!"
Ed è vero, è bello essere un secchione, è bello stare qui, è bello cazzo è
bello!
Dopo il finale, quando rimise il microfono al suo posto, Shino tremava e sudava
quasi avesse la febbre, ed ebbe paura di stramazzare al suolo non appena avesse
varcato la soglia delle quinte. Finire con la faccia a un centimetro dai piedi
dell'armadio gigantesco della Oto non sarebbe stata una mossa saggia.
"Complimenti, uhn, canzone immaginifica, non trovate? Poi me la passi
tizio, uhn.
Un applauso, forza! Da oggi tutti i nerd del mondo hanno un po' di dignità in
più, uhn!" declamò Deidara col pugno sinistro alzato al cielo, mentre
obbediente il pubblico batteva ancora le mani.
"Eh? Vuoi dire qualcosa anche tu, uhn? E va bene, to'... Certo che voi
della Leaf siete logorroici, uhn!"
Shino realizzò che la sua voce non avrebbe retto a quest'ultimo sforzo, ma
ugualmente inghiottì una boccata d'aria e si costrinse a parlare:"Volevo
dire che questa è stata l'ultima volta che ho cantato. Mi dispiace, ma la mia
strada è un'altra, e col canto per quanto mi riguarda finisce qui. Non riesco
ad arrivare dove si dovrebbe, è un mio difetto e non è accettabile per
un cantante. Domani mi iscriverò all'università e penserò a salutare i miei
compagni della Leaf Academy.
E' tutto, grazie.
Arrivederci."
I suoi genitori erano fra il pubblico. Ops, sorpresa! Shino preferì non
pensare a come avrebbero accolto la notizia.
I passi -sette in tutto- che lo separavano dalle quinte risuonarono netti nel
silenzio sbigottito dell'Auditorium, che, ripresosi nel giro di pochi secondi,
vibrò di sussurri e bisbigli concitati come un gigantesco alveare ronzante.
Seduta all'estrema sinistra della sala, Anko Mitarashi, che durante
l'esibizione aveva attraversato tutti gli stadi della collera, dall'incredulità
all'ira omicida passando per l'isteria per non essere stata messa al corrente
delle vere intenzioni di quel pazzo di Aburame, con lentezza distese le labbra
in un largo sorriso sincero, privo di acredine e di ironia, un sorriso che
nella sua vita doveva aver mostrato raramente.
Poi, con foga, riprese ad applaudire.
Il cielo aveva iniziato a scurirsi da una
mezz'ora. Qualche sparuta goccia di pioggia orlava di scintille i marciapiedi e
l'asfalto, ma per sua fortuna, dato che non possedeva un ombrello, la
pioggerellina non dava segno di voler aumentare.
Poteva sopportare il fastidio delle gocce d'acqua che s'infilavano giù per il
colletto della giacca pur di assaporarsi una fresca, deliziosa birra fiorita di
spuma bionda, dunque quando si era stufato di stare giù in camerino ad
accordare pigramente la chitarra di Uchiha, senza dire una parola si era infilato
il suo giubbotto nero e se n'era andato.
Probabilmente in quel momento stavano proclamando il vincitore, ma non gli
interessava, di certo non sarebbe stato lui: col pensiero fece gli auguri a
Naruto, che dietro le quinte gli aveva quasi spezzato la schiena con una pacca
fraterna, e si soffermò a sperare sulla sua vittoria. Lui lo meritava più di
tutti.
"Oh, tu, Uomo Geek, aspetta un attimo!"
All'uscita secondaria dell'Auditorium era stato preso in ostaggio da due
ragazze all'apparenza molto bellicose. Non era tipo da stupirsi facilmente, ma
quelle due rappresentavano un vero e proprio monumento alla Stravaganza: la
prima, mingherlina, occhialuta e dai capelli rosso fuoco, era paludata in un
completo da gothic lolita che istintivamente fece arretrare Shino di un passo.
Non sapeva cosa lo inquietasse maggiormente, se le maniche a sbuffo, la
gonnellina foderata di pizzo, le calze nere a pois rossi, i fermagli a forma di
pipistrello in miniatura o le scarpe alte come minimo venti centimetri,
sospettava fosse l'impatto dirompente di tutti questi accessori messi insieme.
Rabbrividì; tuttavia l'altra ragazza era, se possibile, ancor più appariscente,
dato che dai due codini ai lati del capo mostrava una cascata di capelli color
verde brillante. Il chiodo in pelle, una maglietta mezza strappata di Sid
Vicious, una corta gonna nera e gli anfibi ad altezza ginocchia rivelavano
un'identità fortemente punk, che supponeva avrebbe acceso le fantasie di
Naruto.
Quella che lo aveva fermato lo squadrò dalla testa ai piedi, dubbiosa, e
arricciò il naso lentigginoso:"Non mi sembri molto sveglio, ma comunque...
E' questa l'uscita degli artisti?"
L'Aburame annuì, e con disinvoltura fece per svignarsela, ma la ragazza lo
anticipò:"Quindi vuol dire che Hidan-san e Deidara-kun usciranno di
qui?"
Shino tornò ad annuire, scioccato.
"Certo che parli poco" commentò con un vago sorriso l'altra ragazza,
la punk, arricciandosi una ciocca di capelli fluorescenti con un dito. Si
rivolse poi all'amica:"Non ci credo che tra poco vedrò Hidan, è... è...
non sono certa di sopravvivere dopo averlo visto così da vicino!" commentò
sognante.
"Joy, certo che sopravviverai, ricordi il patto, no? Io gli salto al
collo, tu gli strappi la maglietta!" esclamò la gothic lolita con un
sorriso diabolico.
"Affermativo, Ophèlie!" battè le mani entusiasta l'altra,
evidentemente Joy non solo di nome.
Il ragazzo osservava lo scambio di battute senza battere ciglio, indeciso se
esserne atterrito o divertito.
"L'importante è andarci giù bene di gomito con tutte le altre gallinelle
che si precipiteranno qui. Ne ho già viste un paio pronte a rubarmi la piazza,
ma piuttosto che farle avvicinare a Deidara-kun di un solo passo sono pronta a
commettere un gallinicidio!" esclamò la dolce Ophèlie.
"Diventerò decisamente cattiva, nel caso. Hidan si merita anche uno
spargimento di sangue, non trovi?" proseguì con lo stesso tono angelico
Joy, sbattendo pigramente le ciglia.
"Sangue A FIOTTI, prego!" rise Ophèlie; a quel punto sgranò su Shino
un paio di occhi indagatori:"E tu? Ancora qui? Stai origliando per caso?
Sei una spia di qualche altra Fangirl?"
Shino scosse la testa rapidamente:"No, no, io... Stavo giusto
andandomene" con un cenno salutò le due folli e a passo sostenuto si
allontanò dal teatro, sulla scia delle voci squillanti delle ragazze. Sarebbe
stata un'idea suicida informare le due che Hidan era fidanzato con una ragazza,
Temari, piuttosto manesca, per non dire rissosa e incontrollabile, mentre
giravano voci che ci fosse una sorta di strano rapporto non ben identificato
fra Deidara e Sasori, scultore della Red Moon.
Era stato molto più saggio dileguarsi verso la strada; tuttavia sperò che le
due ragazze e Temari non s'incontrassero, altrimenti il fantasmagorico concorso
si sarebbe trasformato in un bagno di sangue degno del peggior film splatter di
quarta categoria.
Shino Aburame, sopravvissuto all'insolito incontro, fischiettava "Hail to
the Geek" con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, il pensiero
alla pinta di birra imperlata di goccioline gelide che lo attendeva al bar
intravisto poco lontano dall'Auditorium. Stava sorridendo, sebbene il colletto
del cappotto scuro gli nascondesse il viso dal naso in giù.
D'improvviso decise che dopo la birra avrebbe vagabondato un po' per il
quartiere, non aveva voglia di tornare a casa e affrontare i suoi genitori nè
di vedere nessun altro. Kiba aveva già diffuso la notizia che dopo il concorso
era prevista una serata alcolica modello Paura e Delirio a Las Vegas, ma
in quel momento Shiho non aveva voglia neppure di tirare mattina in qualche
locale con i suoi amici intonando l'inno dei New York Yankees. Naruto e Hinata
gli avevano già fatto i più calorosi complimenti in camerino e, con sua somma
soddisfazione, perfino Uchiha si era lasciato andare a un sintetico:"Sei
stato bravo."
Per poi aggiungere, senza fare una piega:"Hai stonato un paio di
volte."
Shino non si era offeso, lo sapeva già. Sapeva anche che le imperfezioni erano
umane, se si mollavano i freni e se si pensava a cantare, semplicemente
cantare, lasciando da parte il rigore esasperato per la forma.
Bah, comunque era andata. Ed era andata bene.
Si sentiva libero adesso, era più vicino alla contentezza di quanto fosse mai
stato.
Senza scomporsi superò Gaara che, riparato dal vano di un portone, baciava una
ragazza castana che a Shino parve di conoscere. Non riusciva a ricordarne il
nome, eppure gli era familiare: esile, minuta, dalla chioma arruffata... Con un
sospiro lasciò perdere. Con chiunque se la facesse Gaara non erano affari suoi.
Anche lui però era stato contagiato dal Morbo, ormai erano rimasti in pochi ad
esserne immuni. Pochissimi, sì.
Continuò a camminare con l'andatura quasi danzante, evento straordinario e
irripetibile per lui, e osservava a tratti la strada deserta, sfavillante di
insegne al neon, e a tratti il cielo cupo, oppresso dalle nuvole, oltre cui si
affacciava appena indistinto il chiariore delle stelle.
Si sentiva come la chitarra nel preludio di "I Wish You Were Here".
Senza pensieri, sospeso a metà fra la sua coscienza e il suo spirito, lontano
da se stesso e, in poche parole, nell'assoluta pace dei sensi.
Birra a parte, ovvio.
"Shino! Ehi, Shino! Shino Aburame!"
Shiho non correva mai. Difatti Shino non si sorprese, voltandosi, di vederla
camminare dritta verso di lui a passo spedito, i capelli in disordine sul viso
e la piega delle labbra insolitamente dura. Gli si parò di fronte col capo
inclinato, le mani sui fianchi e con una voce acuta, quasi stridula, lo
apostrofò:"Hanno appena detto chi ha vinto e tu dove... dove cavolo
stai andando?"
Shiho non usava mai il turpiloquio nè qualsivoglia espressione colorita.
Il sorriso di Shino si allargò senza che lui potesse frenarlo.
"Andavo a farmi una birra" le rispose con naturalezza.
"Ma... ma diavolo, allora sei davvero il più grande Re dei Deficienti di
questo mondo!" sospirò la ragazza con un gesto seccato.
"Perchè? Ho vinto?" indagò l'altro.
"No, ma... cazzarola!" Shiho era rossa di collera, si sistemò gli
occhiali per riacquistare un briciolo di autocontrollo:"Prima classificata:
Hyuuga Hinata con Respect di Aretha Franklin. Secondi classificati a
parimerito: Uzumaki Naruto con A Walk On The Wild Side di Lou Reed e
Uchiha Sasuke con Light My Fire dei Doors. Terzo classificato: Kaguya
Kimimaro con Grace di Jeff Buckley. Quarto classificato: Sai con Mad
World di Gary Jules. Quinto classificato," la ragazza prese respiro,
"...Aburame Shino con Hail to the Geek dei Deaf Pedestrians."
Dopodichè Shiho tacque.
I due ragazzi si fissarono senza parlare per un minuto quasi interminabile,
mentre un tuono si disperse da qualche parte nel cielo color carbone.
Shino allargò le braccia:"Beh, sono contento, ma non è che me ne importi
poi molto. La mia decisione non cambia per questo.
Però... Hinata! Mi ha sorpreso, mi ha sorpreso davvero."
"Stava piangendo ininterrottamente da un quarto d'ora" precisò Shiho.
"La Mitarashi
non potrà più tartassarla. E questa sera sarà festeggiata come una regina,
presumo" replicò il ragazzo con una spallucciata. Non sapeva che, proprio
a causa di Hinata, quella stessa sera Naruto e Sasuke avrebbero affogato il
loro comune dolore nella vodka, guardati a vista dall'occhio preoccupato di
Sakura, e che ebbramente avrebbero condiviso l'amara umiliazione di essere
stati battuti da una donna.
"Mh. Probabile. Quando la
Haruno e la
Yamanaka smetteranno di portarla in trionfo, forse"
aggiunse Shiho con una risatina.
Shino attese qualche secondo, poi riprese:"...Volevi dirmi solo
questo?"
"NO, cazzo, certo che no! Non volevo dirti solo questo, col cavolo
che sarei qui altrimenti!" fiammeggiò Shiho, che sembrava dar fiato alle
ultime riserve di rabbia.
L'Aburame si strinse nelle spalle, ma la ragazza si fece ancora più
vicina:"Non mi avevi detto la cosa più importante. Mi avevi detto tutto,
tutte le cose più insignificanti tranne che... avresti smesso di cantare.
Nessuno se l'aspettava. Quel tuo amico, Inuzuka, ha continuato a stropicciarsi
gli occhi per venti minuti, sai?, continuava a ripetersi di stare
sognando" Shiho si addolcì con un piccolo sorriso, e chinò
impercettibilmente il capo:"Ma non sono offesa, credimi. In fondo io non
c'entro niente con... con tutto questo. Sono cose tue," alzò lo sguardo su
di lui, Shino lo vide brillare dietro le spesse lenti
rotonde:"...No?"
Shino sospirò. Quella ragazza era tremendamente acuta, sentiva che prima o poi
l'avrebbe messo con le spalle al muro -non solo metaforicamente.
...Forse era per questo che gli piaceva così tanto.
Battè le palpebre e le riaprì di scatto, schermato dagli occhiali da
sole:"No. Tecnicamente non è esatto," rispose con una nota d'ironia
nella voce:"Tu mi hai aiutato a capire molte cose di me stesso, tra cui
anche questa, dunque in un certo modo strano che non capisco neanch'io tu
c'entri.
Proprio perchè smetto di cantare tu c'entri ancora di più."
D'un tratto Shiho appariva disorientata, era venuta lì per chiedergli quale
facoltà avesse scelto e improvvisamente si trovava invischiata in un dialogo a
doppio fondo, che diceva poche cose ma ne sottintendeva altre, meravigliose
terrificanti e gigantesche allo stesso tempo. Ebbe paura di rimanere lì e
ascoltarlo. Ma ne ebbe ancor di più pensando di correre via.
Perciò tutto ciò che riuscì a dire fu, con un filo di voce, un
insicuro:"...Eh?", mentre si tormentava le mani intrecciate in grembo.
Shino ridacchiò, poi con un gesto buttò indietro il cappuccio nero che prima di
uscire si era tirato sulla testa per evitare le gocce di pioggia, si sfilò gli
occhiali da sole che aveva imparato a considerare alla stregua di un suo arto e
accuratamente li ripiegò, infilandoseli in tasca.
Poi alzò gli occhi su Shiho e la vide ancora più rossa in viso, quasi del
colore dei suoi capelli, e col pensiero percepì il tepore dolcissimo che la sua
pelle doveva emanare.
"Volevo dire che domani andrò a iscrivermi a Zoologia, per poi
specializzarmi in Entomologia. E vorrei che tu mi accompagnassi" spiegò
paziente.
"Ah, hai scelto Entomologia?" mormorò Shiho, quasi attonita dallo
stupore.
"Sì. Perchè, vedi, da un po' di tempo in qua ho capito che nel resto della
mia vita voglio dedicarmi alle cose che più mi interessano. E tra queste cose
c'è l'entomologia. Ho speso gli ultimi anni a tentare di convincere Kiba a
venire con me alle Notti Europee delle Farfalle Notturne, ma non ha mai ceduto.
Gli avrei permesso di vedere l'Europa, tsk, che incosciente!
Comunque, sto di nuovo divagando. Stavo dicendo... il punto è che tra le cose
che mi interessano ci sei anche tu."
"Io?" fece la ragazza, con una punta di scetticismo.
"Tu. E sei molto sopra l'entomologia, eh" sottolineò Shino con tono
eloquente.
Shiho, basita, rimase in silenzio per una manciata di secondi, finchè il color
rosso brillante delle sue gote non divenne sempre più acceso. Poi,
irrefrenabile, scoppiò a ridere.
Rise tanto e così forte che fu certa che quella sera le sue risate sarebbero
volate oltre le nuvole, a sollazzare anche quel primo quarto di luna che lassù
doveva essersi addormentato, intanto che sulle loro teste ticchettava la
pioggia.
"E questa sarebbe una specie di dichiarazione?" gli chiese infine,
metà incredula metà intenerita, e Shino notò trionfante che adesso il rossore
sulle sue guance era di un altro tipo.
Lui annuì:"Beh sai, rose, cioccolatini, biglietti scabrosi e cose così non
sono molto nel mio stile."
"E' originale" approvò Shiho, "Tutti voi della Leaf siete
parecchio innovativi in questo campo."
"Ti riferisci all'Uchiha? Ma lui è troppo rockstar... dai, Light My
Fire davanti a tutti in quel modo, è la negazione della discrezione!"
commentò Shino con una punta di disprezzo.
"Hai ragione. E poi tutte queste cose non sono neanche nel mio, di
stile" replicò Shiho, e questa volta sorrise illuminandosi dalla punta dei
piedi fino a quella dei capelli, piccola supernova nascosta da un paio di
occhiali che facevano un po' anni '60.
Shino riflettè qualche secondo:"L'avevo capito. Insomma... allora ti fermi
a bere qualcosa con me? Poi possiamo andare in giro fino a notte fonda, se la
pioggia non aumenta, conosco dei posti bellissimi a una fermata di metro dove
si vede tutta la Baia
di Hud-"
E l'ultima cosa che Shino
pensò, prima che Shiho lo abbracciasse di slancio e lo attirasse in un
inaspettato bacio elettrizzante -un assolo di Jimi Hendrix, sì!-, era che
doveva dire a Kiba di non preoccuparsi, perchè lui la ragazza l'aveva già
trovata.
FIN
Note dell'Autrice
Prima Classificata al Contest "Una fidanzata
per Shino!" indetto da Hachi92, col seguente
giudizio:"Questa fanfiction è un esplosione di comicità e romanticismo.
Hai fatto davvero una bella scelta optando per una commedia così dolce (senza
andare OOC tra l'altro) e leggera. È stata piacevole da leggere in quanto
scorre benissimo ed è contornata da un alone di rock con nomi a me ben noti
(hai la fortuna di aver trovato una giudice che ama il rock). Hai trattato
molto bene il tema della musica nel suo valore e significato con quell'ironia
in ogni frase che ottiene l'effetto di far sorridere il lettore. Ho adorato
fino all'ultima sillaba il tuo stile: scorrevole, corretto e narrato fin nei
più piccoli particolari. Ho trovato la grammatica molto buona. Come già ti
accennavo ho amato il tuo modo minuzioso di scrivere e quell'IC costante sia
nel pairing centrale che negli altri. Altra cosa che ho apprezzato è stata la
molteplicità di coppie che hai saputo controllare nella FF, senza mai farti
sfuggire la principale. Nell'originalità ti ho dato 7,5 in quanto ho letto molte
ShinoXShiho e comunque il massimo punteggio l'ho dato a coppie inesistenti.
Comunque la si voglia vedere rimane la
FF che mi ha stupita di più.
Giudizio personale: una FF che definirei esplosiva, mi ha presa
fin dalla prima pagina, mi ha fatto sorridere ed emozionare. "
A voi verificare se me lo sono meritato a no ;).
I miei complimenti vanno anche a Black Panther, Sushiprecotto_chan
-a proposito, sorella, hai un nick SPETTACOLARE XD!-, e Rota23, le altre
sul podio, ma soprattutto alle altre partecipanti: Arwen88, Ladydreamer
e Shizue Asahi.
Brave a tutte quante, ragazze!
E adesso qualche nota specifica sulla
fanfiction.
E' da quando ho ascoltato quella canzone (http://www.youtube.com/watch?v=FmWbBqiCxGc)
che ho immediatamente visualizzato Shino e ho sognato di scriverci sopra
qualcosa. Il momento, finalmente, è giunto *_*!
Sono soddisfatta di questa storia, pensavo che avrei dedicato lo spin-off di Ain't
no mountain high enough! a qualche altra coppia, chessò, KakaAnko,
TemaHidan o cose così, ma invece mi sono capitati per una strana svolta del
destino questi due tesori, Shiho e Shino, La Strana Coppia, e non
ho resistito. Comunque sia, scrivere questa fanfiction mi ha divertito -e come
ci ho faticato ç_ç! Tirare fuori una caratterizzazione originale ma non troppo
diversa da quella del manga per Shiho è un'impresona- e ormai mi sono
affezionata moltissimo alla Leaf Academy of Konoha, non disdegno di riscriverci
su qualcosa un giorno o l'altro.
Ci sono ancora frotte di personaggi che non ho analizzato, quindi chissà^^
appena mi disintossico da questa fatica di Ercole magari penserò alla prossima
avventura dei ragazzi di Anko. Tra l'altro, è il momento che linki la prima
spin-off di Ain't no mountain, prima in assoluto, che mi ha fatta urlare di
gioia e che CHIUNQUE HA LETTO LA MIA FANFICTION DEVE LEGGERE, anche perchè vi è
narrato lo storico primo appuntamento di Suigetsu e Karin. Perciò ecco qui
-> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=311424&i=1 "Banana
Pancakes" di Mala Mela.
Leggetela, subito!
A proposito.
Se qualcuno di voi si stesse chiedendo chi sono la punk dai capelli verdi e la
gothic-lolita schizzata in cui Shino si è imbattuto, ebbene sì, sono proprio Kaho_chan e
Mala Mela, a cui questa storia
è dedicata dalla prima all'ultima sillaba, per avermi ascoltato mentre
pontificavo sulla trama, per avermi suggerito le canzoni, per avermi aiutato a
sceglierne altre e per aver partecipato ai miei infiniti ragionamenti "Ma
è OOC o no ç_ç?!?".
E anche, soprattutto, per essere delle grandi amiche :).
Grazie dell'attenzione,
Hipatya