Fairy End - Genesi

di Jashin99
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CLOMP
CLOMP
CLOMP
Silenzio.
Il castello di Tartaros era silenzioso come non era mai stato.
Ogni stanza, ogni corridoio, ogni angolo era addormentato in quel teatro spento.
CLOMP
CLOMP
CLOMP
L'unica cosa che interrompeva quell'assordante nulla era il lento e scandito rumore di passi che percorreva il lungo corridoio principale fino ad arrivare alla sala del trono; e fu proprio davanti ad essa che anche quell'unico suono cessò.
La figura si guardò intorno.
La stanza del trono consisteva in una grande sala a tre navate, le cui pareti erano solcate da pilastri verticali; al centro del muro di fondo, circondata da alcune nicchie e da alcune statue demoniache, sorgeva una corta scalinata che portava ad una piccola costruzione cubica, incastonata nel muro, la cui facciata principale era aperta e, dietro ad alcune tende, sorgeva un maestoso trono dallo schienale trapezoidale, i cui bordi, come i poggi per le braccia, erano adornati da orridi teschi deformi e da distorte ossa umanoidi.
La figura fissò il trono per un po', poi salì la rampa e vi si trovò davanti.
Si girò, si sedette e mise le braccia sui braccioli, appoggiando la testa sullo schienale e tirando un lungo sospiro rilassante.
Ma, insoddisfatto, decise di cambiare posizione, e si sdraiò di lato, appoggiando un gomito sul sostegno destro e le gambe sull'altro, mentre col pugno chiuso si teneva la guancia.
-È ancora scomodo.-.
CLOMP CLOMP
Una seconda sagoma emerse dal buio, fermandosi nell'invisibilità della penombra; ma l'altro poteva facilmente vedere il sorriso, anzi il ghigno, a metà strada tra la soddisfazione e la noia, che gli rivolgeva beffardamente.
-Zeref.- Commentò freddamente il primo.
-Perché questo trono è così scomodo?-.
-Non saprei proprio.- Rispose l'altro, uscendo dall'oscurità: era un ragazzo giovane, se così si poteva dire per quel mago immortale, dai capelli corti e neri e gli occhi scuri; indossava un vestito nero a collo alto con finiture d'oro, adornato da un drappo bianco, e al collo portava una collana con un ciondolo.
-Solo Mard Geer avrebbe potuto risponderci, in effetti.-.
-Già, peccato tu l'abbia ucciso.- Replicò gelido l'altro.
-Perché?- Chiese poi: -Era un ottimo demone, un eccelso combattente e stratega, e un mio compagno.- calcò sull'ultima parte.
Zeref allargò un po' quell'irritante sorriso.
-I suoi obbiettivi non coincidevano più con i miei. Non è più mio desiderio morire, ma distruggere; pertanto, lui era una minaccia per me, perché era uno dei pochi che poteva uccidermi.-.
-Lo sono anch'io, eppure non mi hai ucciso; anzi, se sono di nuovo in possesso di questo corpo lo devo a te.-.
-Perché di te mi fido.- Fu la risposta.
Le mani dell'altro si contrassero bruscamente, come in un raptus d'ira, ma subito si rilassarono.
-Capisco. Ti fidi, eh? È importante avere qualcuno di cui fidarsi...-.
Zeref piegò la testa di lato.
-E ora che sei tornato, che cosa farai...-.
-...E.N.D.?-.
La figura si sporse in avanti, rivelando il suo volto.
Era un ragazzo giovane quanto l'altro, ma molto diverso: corti capelli rosso fuoco appuntiti, occhi scarlatti e saettanti, un lungo mantello nero pece e un paio di pantaloni dello stesso colore lacerati in più punti, alle braccia e al petto numerose fasciature, ai polsi due bracciali neri puntati di ferro e alla vita una cintura uguale ai questi ultimi; ai piedi, infine, sandali di cuoio scuri, anch'essi con le punte nei lacci.
Il ragazzo abbozzò un sorriso, diverso da quello dell'altro: in parte divertito, in parte malefico.
Si leccò le labbra, famelico, colto da un'improvvisa e ben accolta eccitazione.
-Ora inizia il divertimento!-.




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