« Asahi
Shinbun
Il
XX XXXX XXXX
Cronaca
: Incidente stradale tra Tokyo e Osaka. Quando un autobus incontra un
animale, è l' animale ad avere risparmiata la vita.
Dal
XX al XX, di notte, un autobus giacqui dopo essersi cappottato.
Alcuni passeggieri, così come il conduttore del veicolo lui
stesso, descrivono il passaggio di un animale selvatico sulla strada.
Velendo evitarlo, avrebbe accidentalmente fatto una mossa troppo
pericolosa, fattore che non prese in conto, e con schiacciò il
freno e giro il volante bruscamente. Per ora, il conduttore,
principale sospetto, è inteso dalla polizia. Rischia più
anni di prigone per omicidi involontari. Ci sono state quattro
vittime : Misao Aizawa, Yoshiki Tachibana, Miyuki Morishige e Li
Shaoran, un allievo delle elementari in uno scambio scolastiico che
stava tornando da lui, a Hong Kong... »
Sommerso
dall' emozione, Yuki pose il giornale sul tavolino del salotto della
casa della famiglia Kinomoto. Le mani sulle ginocchia e la testa
abbassata, il suo sguardo portava verso il pavimento, uno sguardo di
lutto. A poco a poco, dell' acqua si depose sulle lenti dei suoi
occhiali; erano lacrime. Touya, seduto in una poltrona di fronte a
lui, le braccia incorcciate, non staccava gli occhi di adosso al suo
amico lacrimevole e dietro alla sua facciata dubitativa un pizzico di
amarezza stringeva il fondo della sua gola.
“-Ora
capisco meglio... Perché...” Incominciò Yuki.
“-Perché
se ne sta in camera sua da giorni senza voler né uscire né
vedere qualcuno.” Finì Touya.
“-S...
Sì” Disse Yuki sotto voce.
E
mentre giungeva le sue mani al suo volto, il suo compagno venne a
sedersi accanto a lui. Le loro divise scolastiche adosso,
rimuginarono su questo per lunghi minuti. I singhiozzi di Yuki
rompevano puntualmente l' ambiente silenzio da chiesa.
Nel
frattempo, al piano di sopra, in una stranza da ragazzina dove i
peluche si ammucchiavano sui cassettoni, Sakura, in pigiama, gli
occhi rossi con alle code sottili gocce di acqua e il cuore compresso
a tal punto che si stava quasi per strappare si rannicchiava con un
lungo traversino qui prendeva nelle sua braccia, piantandoci le
unghie.
“-Io
ho capito i miei sentimenti! Ti voglio bene” Aveva detto Sakura
a Li prima che salisse sul bus.
-Tornerò sicuramente... Quando avrò finito quello che
devo fare a Hong Kong” Le aveva risposto.
-Aspetterò quel giorno perché... Shaoran è la
persona a cui voglio più bene!”.
Ripettutesi
queste ultime parole che lei e il suo amico di cuore si potettero
rivolgere, lei chiuse gli occhi, sconvolta dal dolore, e pianse.
Niente, né la magia, nel il suo custode, potevano ammorbidire
questo male.
Qualche
giorno dopo, la giovane ragazza, l' espressione di destruzione
ostentata sul viso, trovò la forza per scendere al piano di
sotto e fare colazione. Era ancora presto. Dalla finestra il sole
muto urlava, sotto forma di raggi caldi arancioni lo stesso sbadiglio
della catturacarte amareggiata. Suo padre manteneva un sorriso quieto
sulle labbra, come di consueto. La salutò e le servì un
copioso piatto. Suo fratello fece la stessa cosa e finì la sua
frase con un solo punto invece del “mostricciatolo” che
lo accompagnava di solito. Mangiò senza vero appetito e anzi
ne lasciò una buona parte. Poi tornò in camera sua,
infilò i suoi abiti da scuola, scese un' altra volta le scale,
calzò i rollerblade e uscì da casa. Touya rimase
stupito dal comportamento di sua sorella, ma lo stupì molto
più quello del padre che continuava a sorridere.
“-La
lasci partire? Gli chiedò
-Già. L' aria fresca e la compagnia delle sue amiche le farà
molto bene.” rispose.
-Pensi che ce la farà?
-Non bisogna che si preoccupi tanto. Il suo amico è tornato
alla terra come vostra madre prima di lui. Vedrai, tutto andrà
per bene.”
Arrivata
a scuola, Sakura riprese le sue abitudini. Rimpiazzò i
rollerblade con le sue scarpe nere classiche, salì su per le
scale penetrò nell' aula di classe silenziosamente e si
accomodò al suo banco con tuttora il viso lungo. Alle sue
spalle c' era il banco del suo amico defunto.
I
suoi compagni di scuola che le volevano più bene vennero da
lei per riconfortarla. Così Rika le parlò di un negozio
che aveva aperto poco fa e che vendeva accessori decorativi per
vestiti, per borse e anche per cappelli. Naoko le raccontò la
trama del nuovo romanzo di avventura che aveva preso in prestito
dalla biblioteca scolastica; una storia con delle fate e un eroe
molto coraggioso che doveva compiere una ricerca. Chiharu le mostrò
un volantino di un evento festivo tradizionale a cui la invitava.
Yamazaki provò pure lui, disperatamente, a tirarle su il
morale grazie ad una delle sue invenzioni magnoliquente rigardo i
primi funerali.
“Sapete
che le prime bare di tutta la storia sono stati fabbricati dai Maori
di Nuova Zelanda? All' inizio erano fatti perché ci venissero
conservati le ossa degli animali i cui si nutrivano le tribù
nomadi. Era per loro segno di rispetto : sebbene avessero tolto la
vita perché sopravvissero loro, riportavano le spoglie dalla
propria iniziativa sperando che la loro colpa venisse riscattata
dallo sboccio di una pianta sul luogo dovo il cadavere era sepolto.
D' altronde, era per questa stessa ragione che erano bucate, perché
le radici giungano un giorno le spoglie e che ci siano connesse ad
esse.”
Però,
i diversi tentativi per distarla fallirono. Sakura non rialzò
il capo che era nascosta tra le sue braccia inchiodate sul banco.
Tomoyo arrivò nell' aula e, comprensiva e rispettuosa, si
accontentò di un saluto amicale caricato di compassione, la
videocamera in fondo alla sua cartella. Poi si susseguì con
un tempismo perfetto l' entrata del professore, il signore Terada,
che cominciò la lezione del giorno senz' altra introduzione
che concedere uno sguardo veloce.
Nel
tardo pomeriggio, in stanza sua Tomoyo guardava continuamente una
delle innumerevoli trasformazione della sua cugina che poi sigilava
la carta di Clow con l' estremità del suo bastone. Un giornale
riposava sul suo tavolino.
Inaspettatamente,
sentì qualcuno suonare alla porta. Non fece in tempo a
chiedersi chi la stava infastidendo nel bel mezzo del suo settacolo
preferito che l' attrice del suo programma si si gettò nelle
sue braccia e scoppiò in lacrime. Andanrono tutte e due nella
camera di Tomoyo, si sederono sul letto e l' ospite ordinò
delper la sua invitata. La signorina, le mani porse sulla tazza
bollente, bevve un minimo sorso del liquido aromatizzato al
gelsomino. Quando la sua familiare l' interrogò sulla ragione
che l' aveva spinto a casa sua, le rispose che si sentiva il bisogno
irrefrenabile di espiare tutto quello che non poteva più
sopportare e che le sembrò l' unica persona in cui aveva
abbastanza fiducia per poter farlo. Tomoyo ascolto, in silenzio.
“-Non
so se ce la farò a vivere senza lui... Mi sento perduta... È
come se un avvoltoio vi stesse beccando il seno per rissucchiare il
mio cuore...” ripeteva.
“-Ma
dai Sakura, su con la vita.” le consigliò Tomoyo. “Un'
eroina non deve piangere, quanto la sua anima è tormentata.
Sei una guerriera.”
“-No...”
“-No...?”
“-No,
sono troppo debole per battermi.”
“-Ma
come, debole.”
“-Debole,
simplicemente debole. Non c' è verso. Questa volta non mi
riprenderò”
“-Non
è questo la Sakura che conosco. Lei non avrebbe mai detto una
cosa simile.”
I
pianti di Sakura ripresero.
“-Sakura!”
esclamò Tomoyo. “Io ci sono! Tuo fratello, tuo padre, i
nostri amici a scuola, tua madre. Insieme ti aiuteremo, tu che la
partenza di Shaoran rende la più triste!”
“-Tomoyo...”
E
con un gesto non retenuto, Sakura si buttò nelle braccia della
sua migliore amica. Queste erano lacrime di gioia, di tenerezza che
le scendevano lungo le guance. Ciononostante, le ormone di Tomoyo
ebbero la meglio su di lei. Afferò il mento della sua amica
tra il pollice e l' indice e le loro bocce s' incontrarono.
Sakura
non ci credeva. Fu un tale schok per lei di vedere, impotente, il suo
primo bacio rubato dalla sua confidente. Con una violente repulsione,
si divincolò dalla stretta della sua amica e uscì fuori
dalla stanza con un balzo lampo che sbatté la porta. Le mani
sulle labbra, Tomoyo espulsò anche lei i sentimenti pesanti.
Per via di un muovimento che non controlò, forse aveva persa
l' essere a chi voleva più bene.
Chiuse
gli occhi lacrimevoli e cantò :
“È
ogni secondo che ti amo
Ogni minuto che io rallento
Dovunque i sogni ti portino
Tu sei qui e io ti guardo
È ogn' istante che assaporo
Ogn' immagine che memorizzo
E ben prima che sorga il giorno
Di te gli occhi non tolgo”
(Traduzione
personale di “Si je manquais de ta peau”, di
Pascal Obispo, un cantante francese)
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