La luna dal colore dei petali di ciliegio

di kamy
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Ringrazio anche solo chi legge.

Cap.2 Ciliegio in fiore

Il bambino mugolò nel sonno, socchiuse gli occhi ed avvertì delle fitte alla schiena. Digrignò i denti ed estrasse gli artigli. Si alzò seduto di scatto e sgranò gli occhi, vedendo una separé candido davanti a sé. Abbassò lo sguardo e scostò una coperta candida, era seduto in un futon.
Si mise in ginocchio e gattonò, guardandosi intorno. Annusò l'aria e chinò il capo, osservò il pavimento in legno e ticchettò con una mano su di esso, facendolo risuonare. Avvertì diversi odori di umani di entrambi i sessi e starnutì.
La schiena gli diede un'altra fitta, si appoggiò la mano sul petto e percepì sotto le dita delle bende.
Balzò, atterrando accanto a una sedia e la annusò, gattonandogli intorno. Le sue orecchie da lupo vibrarono udendo dei passi.
Si alzò in piedi e spalancò la finestra, fu investito dal vento primaverile. I suoi corti capelli mori ondeggiarono, sferzandogli il viso. Sgranò gli occhi e spalancò la bocca, trovandosi davanti un gigantesco albero di ciliegio.
I petali rosati e candidi vorticavano tutt'intorno, inondando il giardino. L'odore dei fiori, unito a quello dell'umidità, gli punsero le narici.
I passi si fecero sempre più vicini, il piccolo chiuse gli occhi e si strofinò le palpebre con entrambe le mani. Si girò e vide la porta aprirsi.
Lo Shogun entrò con una serie di passi cadenzati, indossava una veste con uno strascico lungo un braccio. Il giovane samurai che aveva puntato la spada alla gola del bambino lo seguiva, con una mano sull'elsa della sua katana, nel fodero al suo fianco.
Lo Shogun si portò la mano davanti al volto, petali di ciliegio gli volteggiarono attorno e lui ridacchiò scuotendo il capo. Abbassò la mano, avanzò lentamente e sorrise.
"Stai meglio?" chiese.
Il bambino sbatté le palpebre osservando il codino dell'altro ondeggiare mosso dal vento. Gli camminò intorno, sentì l'altro samurai digrignare i denti ed indietreggiò. Mostrò i suoi artigli.
"Io sto sempre bene" borbottò, gonfiando il petto.
Lo Shogun sospirò, si voltò verso il samurai e lo guardò severamente socchiudendo gli occhi. "Puoi lasciarci soli un secondo?" domandò. Sorrise gentile, indicando con un cenno la katana. "O perlomeno smetterla di minacciarlo?".
Il samurai si sfilò la cintura, prese la katana con entrambe le mani e s'inginocchiò, porgendola allo shogun.
"Al vostro servizio" rispose. La appoggiò a terra.
Lo Shogun sospirò appena, raggiunse il futon e si mise seduto, indicò accando a sé. "Come ti chiami, lupo dei bonsai?".
Il bambino sporse il labbro inferiore e ritirò gli artigli, avvicinandosi alla finestra. Si mise lì in piedi, osservando l'altro seduto.
"Non ho nome" rispose. Il samurai inarcò un sopracciglio e si sedette per terra.
"Il tuo viso era così orrendo che nemmeno i demoni hanno voluto darti un nome?" domandò.
Alcuni petali di ciliegio entrarono dalla finestra e il bambino li seguì con lo sguardo. Allungò la mano e cercò di afferrarne un paio, soffiandogli contro, arricciando il naso. Un petalo gli finì sulla punta del naso e il bambino arrossì.
Lo Shogun si sporse e afferrò il petalo dal naso del bambino, sorrise ampiamente e lo lasciò andare osservandolo volare. "Io mi chiamo Eddard Stark, sei a casa mia adesso". Prese le mani dell'altro ragazzino con le proprie gelide, le strinse e lo guardò. "Dobbiamo trovarti un nome, lupo dei bonsai!".
Il bambino gli strinse a sua volta le mani e piegò di lato il capo.
"Baka, non sono un bonsai" si lamentò. Si sporse e soffiò un paio di volte sulle mani dell'altro.
Il samurai strinse le labbra fino a farle sbiancare.
"Quel demone non ha rispetto" si lamentò.




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