Harry Potter era un mago strano sotto tanti punti di
vista.. no, cioè… Harry Potter era un ragazzo strano sotto tanti
punti di vista. Per forza, perché era un mago! Sì, ma pure come mago non
era poi tanto normale.
Voglio dire, solo l’ anno prima aveva scoperto di essere
famoso in tutto il mondo magico per aver fatto da punging-ball al mago più
cattivo che l’ umanità avesse mai conosciuto, rispedendogli in faccia l’
incantesimo che avrebbe dovuto farlo secco quando aveva solo un anno.
Ma il mago cattivo, il cui nome era Voldemort (nome che
nessun mago osava pronunciare, per via della sua terribile assonanza con
Voltastomaco, era un nome che dava una nausea inaudita; per non
parlare, poi, della desinenza mort, che sicuramente non
incoraggiava, era come se Voldemort fosse l’ abbreviazione di:
Voltastomaco che dà la mort, non era proprio un nome adatto alla
popolarità), dicevamo, il mago cattivo, prima di tentare di uccidere il
piccolo neonato che per lui rappresentava una minaccia tanto quanto Sailor
Moon la rappresenti per Godzilla, aveva ucciso senza apparente motivo
anche i suoi genitori.
Così, il piccolo Harry, era stato crudelmente abbandonato
dal mago più buono del mondo, Albus Silente, davanti casa dei suoi zii
babbani (termine che sta ad indicare la povera plebaglia insignificante ed
ottusa che non ha avuto la fortuna [e che fortuna, se sei Harry Potter!]
di nascere con poteri magici).
Ma i suoi zii non solo erano babbani (il che includeva
già di per sé di essere ottusi), ma erano proprio ottusi ottusi e cattivi
cattivi. E nonostante questo, dopo anni di soprusi e cattiverie anche da
parte del cugino ciccione (di chiara discendenza ottusa), Harry era
cresciuto con un equilibrio mentale (che comunque perderà al quinto anno)
ed una bontà d’ animo davvero invidiabili. Neanche fosse Cenerentola.
Anche quel giorno, come tanti precedenti, si stava
consumando un’ altra terribile malvagità, che Harry era pronto a farsi
scivolare addosso senza che intaccasse il suo inattaccabile equilibrio
psico-fisico: era il suo dodicesimo compleanno, e nessuno dei suoi
disumani parenti vi aveva fatto cenno.
Eppure c’ era stato un momento in cui era sembrato che
zio Vernon se ne fosse ricordato, ma in realtà si stava solo riferendo
alla cena con un suo futuro (sperava) socio in affari e la moglie: i
signori Mason.
Mentre gli zii ed il cugino si esercitavano a fare i
salamelecchi per quella sera, a Harry venne raccomandato di rimanersene in
camera sua zitto e muto, e facendo come se non esistesse per tutta la
serata. Cosa che ad Harry doveva riuscire piuttosto bene, dato che nemmeno
Ron Weasley e Hermione Granger, i suoi amici di Hogwarts, la scuola di
magia diretta dal mago più buono del mondo di cui sopra, che Harry
frequentava dall’ anno prima, non gli avevano mai scritto per tutta l’
estate.
Seduto in giardino, fissando la siepe di fronte a sé,
Harry si rese conto di quanto gli mancasse Hogwarts ed il mondo magico. Un
pensiero non del tutto razionale, considerato che il primo anno che vi era
venuto in contatto, aveva rischiato di nuovo di lasciarci le penne. E di
farcele lasciare anche ai suoi amici, il che forse era il motivo per cui
non gli avevano scritto.
Infatti, alla fine dell’ ultimo trimestre, Harry si era
trovato di nuovo faccia a nuca, no cioè, faccia a faccia con
nientepopodimeno che Voldemort, che essendo diventato una specie di
ammasso deforme dopo aver tentato di uccidere il piccolo Harry, era stato
costretto a fare il coinquilino parassita di ogni essere vivente che aveva
incontrato fino ad allora, last but not the least, il finto
balbuziente professor Raptor.
Inutile dire che anche da quella.. ehm, scomoda
posizione, il crudele mago dalla nausea istantanea aveva cercato di far
fuori Harry.
All’ improvviso il ragazzo scattò in piedi, rendendosi
conto che la siepe che aveva continuato a fissare, stava incredibilmente
ricambiando il suo sguardo.
In mezzo alle foglie erano apparsi due enormi occhi neri.
Nel senso che erano proprio pesti.
Harry non fece in tempo ad avvicinarsi che una voce
canzonatoria (e ottusa) lo raggiunse dall’ altra parte del giardino, ed i
grandi occhi neri sparirono sgranandosi.
"Io lo so che oggi è il tuo compleanno!" rise malevolo
Dudley, lo stupido cugino ciccione di Harry.
"Che ti credi, pure io lo so!" gli rispose lui, con aria
di superiorità, e indispettito dal fatto che il cugino avesse fatto
scappare il proprietario di quei strani occhi. A quella vista, il suo
spirito d’ impiccione Grifon.. no, cioè, d’ intrepido Grifondoro si era
risvegliato, ordinandogli di andare subito ad indagare, ma Dudley aveva
fatto sfumare l’ occasione.
"Ah, beh, allora scusa!" rispose quello, risentito
"Volevo solo prenderti in giro perché nessuno ti ha mandato neanche una
letterina.."
"Come ti permetti?!" saltò su Harry, in cerca di vendetta
"Adesso ti sistemo io: Ocheti Pocheti! Abracadabra!
Bibidibobidibù!"
"Aaaaaahhh! Mamma!! Harry copia i cartoni della
Disney!!"
Harry pagò caro il copyright.. no, scusate, la piccola
vendetta contro Dudley, perché per punizione venne costretto dalla zia a
pulire le finestre, a togliere le erbacce e annaffiare i fiori, a
ridipingere la panchina del cortile, a chiamare e successivamente pagare
un garden designer professionista, a stendere festoni ovunque, e a
spargere petali di rosa sul vialetto dove sarebbero passati i Mason.
Come vedete, le analogie con Cenerentola sono sempre più
frequenti.
Quando, esausto, ebbe finito, zia Petunia lo fece entrare
in cucina e gli rifilò un tozzo di pane e una fetta di formaggio stantio,
come ai carcerati, e gli ingiunse di sbrigarsi a mangiare, dato che i
Mason sarebbero arrivati di lì a poco.
Figuriamoci se Harry le diede retta. Infatti perse una
notevole quantità di tempo ad osservare la cucina tirata a lucido; sulla
cima del frigo troneggiava un’ enorme torta alla panna guarnita di
violette di zucchero, e in forno coceva lentamente un arrosto di maiale;
rendendosi conto che stava sbavando sul suo misero pasto, Harry perse
improvvisamente la fame, e si affrettò a salire le scale che portavano al
piano superiore.
Il campanello di casa suonò proprio mentre stava per
raggiungere la sua camera, e la faccia violetta dello zio Vernon apparve
in fondo alle scale.
"Fai solo un rumore, piccolo teppistello magico, e ti
ritrovi senza denti anche per mangiare quelle due schifezze che ti diamo,
sono stato chiaro?"
Il povero orfanello percorse silenziosamente i pochi
passi che lo separavano da camera sua, vi scivolò dentro chiudendo la
porta, e si girò con tutta l’ intenzione di buttarsi sul letto.
Ma questo, per sua sfortuna, era già occupato.
* * *
Per poco, a Harry non venne un colpo apoplettico. La
strana creatura che occupava un angolo del suo letto aveva scuri capelli
disordinati e rotondi occhi neri infossati; indossava una maglietta ed un
paio di jeans sgualciti, e sedeva a piedi nudi con le ginocchia piegate
sotto al mento. Quel genio di Harry capì subito che era stato lui, a
ricambiare il suo sguardo dalla siepe, quel pomeriggio.
La curiosa creatura scese ingobbita dal letto e fece un
accenno d’ inchino, sfregandosi i piedi l’ un con l’ altro.
"Ehm.. salve.." tentò un approccio, il nostro beneducato
Harry.
"Harry Potter" scandì la creatura, con voce un tantino
inquietante "E’ tanto tempo che le sto alle costole, signore.. E’ un tale
onore averla finalmente intercettata…"
"Ah, grazie.." disse Harry, non sapendo bene cosa
rispondere. Invece, gentile oltre ogni ragionevole logica, chiese: "Chi
sei?"
"Io sono Elle." disse la creatura, con tutta l’ aria di
aver fatto una grossa rivelazione. "Elle, l’ investigatore domestico."
"Ah." Harry fece finta di aver capito cosa esattamente
fosse un ‘investigatore domestico’, e chiese, incerto: "E sei quì per
qualche motivo particolare?" Forse lo poteva ingaggiare per rintracciare
Ron e Hermione e assicurarsi così che avessero avuto davvero un ottimo
motivo per non scrivergli per tutta l’ estate.
"Oh, sì, signore" rispose lui, sgranando gli
impressionanti occhi vuoti "Elle è venuto a dirle, signore.. ehm, è
difficile, signore… Elle non sa da che parte iniziare."
"Beh, comincia col sederti. Mettiti comodo e.." Ma quel
gentiluomo di Harry si pentì subito di aver invitato l’ investigatore
domestico a compiere un così elementare gesto, perché quello cadde a terra
scioccato e cominciò a urlare con le mani nei capelli.
"S-Sedermi?" gemette "Mai… mai e poi
mai.."
Nel frattempo, al piano di sotto, si era fatto tutto
innaturalmente silenzioso.
"Scusa, scusa" bisbigliò preoccupato Harry "Non volevo
offenderti."
"Ma certo, che non voleva offendere Elle, signore.."
singultò quello "Come poteva saperlo, signore…"
"Cosa?" chiese Harry stupito "A cosa ti stai
riferendo?"
"Sedersi, signore." rispose quello "Elle non potrebbe
mai! Elle non ne è capace! Mai nessun mago gli ha insegnato a
sedersi per bene, signore."
"Sul serio?"
"Sì, signore. Guardi, Harry Potter signore, questo è l’
unico modo che ha Elle per imitare la postura umana." e salì sul letto,
dove si accartocciò nella stessa posizione da primate con cui Harry l’
aveva visto per la prima volta, poco prima.
"Oh," si stupì il nostro maghetto "ma allora devi avere
conosciuto dei maghi proprio maleducati, se non ti hanno insegnato nemmeno
come ci si mette seduti."
"Oh sì, signore.." cominciò quello, ma s’ interruppe
subito, sul pallido viso un’ espressione (se di espressione si può
parlare) terrorizzata. Saltò su e prese a rovistarsi nelle tasche dei
jeans sdruciti, dalle quali estrasse grosse manciate di quello che
sembrava sale, e cominciò a ficcarsele in bocca, tra urla atroci,
inframmezzate da: "Cattivo Elle! Cattivo Elle!"
"No!" sibilò Harry, cercando di farlo star zitto per non
far arrabbiare i Dursley "Fermo… che stai facendo?" e gli fece cadere per
terra tutto il sale che aveva in mano.
"Elle doveva punirsi, signore." disse l’ investigatore
domestico, con le lacrime agli occhi per la sofferenza "Elle stava quasi
per parlare male della famiglia, signore."
"Quale famiglia, la tua?" chiese Harry, tradendo così la
sua totale ignoranza sugli investigatori domestici.
"La famiglia di maghi presso cui Elle è al servizio,
signore." rispose quello "Elle è un investigatore domestico, è costretto
ad indagare in eterno per una sola casa ed una sola famiglia…"
"E loro lo sanno che tu sei quì?"
"Oh no, signore.." rabbrividì la creatura "Elle dovrà
punirsi molto severamente, per essere venuto quì da lei, oggi. Elle dovrà
mangiare limoni con tutta la buccia, per questo."
"Che crudeltà!"
"E non sarebbe la prima volta, signore; Elle deve punirsi
continuamente per qualcosa!"
"Ma non c’ è nessuno che possa aiutarti? Non posso
aiutarti io?" propose l’ innocente Harry, ma le sue buone intenzioni, come
sempre dopotutto, gli si rivoltarono contro.
Infatti Elle aveva ricominciato a mugolare rumorosamente
a causa dell’ emozione.
"Ssst! Zitto, per favore!" bisbigliò Harry, in preda alla
disperazione.
"Oh, Harry Potter chiede se può aiutare Elle!.. Com’ è
buono e coraggioso, signore!.."
"Ma no, non dire così.." fece il finto modesto,
Harry.
"E com’ è modesto, signore!" esclamò Elle, in preda ad un
attacco di smodata ammirazione "Harry Potter non si vanta del suo trionfo
su Colui – Che – Non – Deve – Essere – Nominato."
"Ma chi, Voldemort?" chiese Harry, ricorrendo alla sua
personalissima abitudine di distinguersi dalla massa.
Elle sgranò gli occhi e si mise le mani nei capelli,
gridando disperato: "Ah, non pronunci quel nome, signore! Non pronunci
quel nome! Elle non può sentirlo! Ad Elle fa venire la nausea immediata,
signore, ed Elle odia la nausea! Elle non potrà più mangiare se sentirà
ancora quel nome!"
"Ah scusa, scusa!" si affrettò a dire Harry "Non lo
immaginavo, a me non fa questo effetto."
"Oh, signore! Harry Potter è forte e valoroso, nemmeno la
nausea lo assale mai! Ma Elle è venuto per proteggerla, signore, anche se
poi gli toccherà mangiare limoni a morsi… Harry Potter non deve tornare
a Hogwarts."
"Cosa?" saltò su Harry "Ma io devo tornarci, non posso
rimanere quì! Hogwarts è il mio mondo!"
"No, no!" insistette Elle "Harry Potter deve rimanere al
sicuro! Se tornerà a Hogwarts correrà un pericolo MORTALE!"
"E perché?" chiese Harry, che non si era reso conto di
come in effetti tutto quel che faceva a Hogwarts fosse già di per sé
mortale.
"Perché c’ è un complotto, Harry Potter, signore. Un
complotto per far succedere le cose più terribili, quest’ anno (come se
tutti gli altri, invece, no) a Hogwarts, signore. Elle lo sa da mesi."
"Quali cose terribili? Chi è che sta complottando?"
Ma Elle ricominciò a rovistarsi nelle tasche dei jeans in
cerca del sale, che riprese a ficcarsi in bocca, lamentandosi.
"Va bene, va bene," si arrese Harry, facendogli cadere di
nuovo il sale a terra "ho capito, non puoi dirlo. Ma perché tutto questo
dovrebbe riguardare proprio me?" Poi un lampo di genio attraversò la
brillante mente del nostro maghetto "Non sarà mica qualcosa che ha a che
vedere con Vol.. oh, scusa.." s’ interruppe alla vista di Elle che
accennava un conato di vomito "voglio dire, Tu – Sai – Chi, vero?"
"No, signore." rispose quello, lentamente, come a
suggerire qualcosa "Non Colui – Che – Non – Deve – Essere –
Nominato, signore."
"Beh, e allora," disse Harry, come se la questione fosse
risolta "non c’ è nulla di cui preoccuparsi, tanto a scuola c’ è Silente,
no?"
"Sì, signore, ma Silente non può… ci sono poteri,
signore, che neanche un mago buono e caritatevole come Silente.."
Ma si zittì all’ improvviso, e prima che Harry potesse
fermarlo, era balzato giù dal letto ed aveva cominciato a leccare il sale
che il nostro eroe gli aveva fatto cadere per terra, guaendo in modo
pietoso ed assordante.
Dal piano di sotto, arrivò la voce a stento trattenuta
dell’ amorevole zio Vernon: "Quell’ adorabile cicciabomba di mio figlio
deve aver lasciato di nuovo la televisione accesa!"
"Oh no, sbrigati! Entra nell’ armadio!" sussurrò
frettolosamente Harry, chiudendoci l’ investigatore domestico a doppia
mandata.
Zio Vernon spalancò la porta e ciancicò rabbioso: "Si può
sapere che diavolo stai facendo?!" Poi lo sguardo gli cadde sul pavimento,
dove erano ancora sparse diverse manciate di sale "Ma che… Adesso ti fai
pure? Ora ho capito perché pensi di essere un mago! Bah! Fa un po’ come
vuoi, sniffa tutto quello che ti pare, basta che la smetti di fare rumore,
o ti tolgo la coca!" e se ne uscì sbattendo la porta.
Mentre faceva uscire Elle dall’ armadio, Harry commentò:
"Ma lo vedi con che razza di babbani ottusi vivo? Adesso anche la coca…
Capisci perché voglio tornare a Hogwarts? E’ l’ unico posto dove ho.. beh,
dove penso di avere degli amici."
"Amici che neanche scrivono a Harry Potter?" disse
Elle con fare furbo, piazzandosi un dito in bocca.
"Beh, io.. eh no, aspetta un attimo!" esclamò Harry "E tu
come fai a sapere che Ron e Hermione non mi hanno scritto?!"
"Non faccia quella faccia, Harry Potter, signore. Elle ha
intercettato le sue lettere per il suo bene, signore.." e tirò fuori da
non si sa bene dove un grosso fascio di buste.
"Ridammi le mie lettere!"
"Solo se Harry Potter giurerà di non tornare a
Hogwarts."
"No!" rispose onestamente Harry, che avrebbe potuto
benissimo dire di sì e poi fare il contrario, ma il nostro Harry Potter è
giusto e leale, si sa. "Dammi le lettere dei miei amici!"
"Allora Harry Potter non lascia ad Elle altra scelta,
signore." disse lui in tono definitivo, e prima che Harry potesse anche
solo muovere un passo, aveva già spalancato la porta della camera e si era
fiondato giù per le scale.
Sentendo già odore di morte, Harry corse giù per le scale
in un quanto più silenzioso inseguimento potesse fare, entrò in cucina e
rischiò un mezzo infarto.
Elle stava in piedi (ingobbito, ma sempre in piedi, però)
in mezzo alla stanza e faceva fluttuare, un poco più sopra della sua mano
destra, la più grande raccolta di calorie che il mondo avesse mai visto:
la torta di panna e violette di zucchero di zia Petunia.
"No!" bisbigliò Harry impaurito, come non avrebbe mai
potuto essere neanche di fronte a Vol.. oh, scusate, sì lo so, la nausea è
contagiosa, dicevamo, di fronte a Voi – Sapete – Chi. "Cosa vuoi fare?..
Ti prego.."
"Harry Potter deve dire che non tornerà a Hogwarts.."
"No, Elle, per favore…"
"Deve dirlo, signore…"
"Ma non posso, sono troppo onesto!"
"Allora Elle è costretto a farlo, signore, per il bene di
Harry Potter." e sul suo viso si dipinse un’ espressione affatto
dispiaciuta.
Fece roteare il dolce un paio di volte sul posto, poi,
improvvisamente, se lo ingoiò tutto in un sol boccone, schizzando Harry di
panna.
"Davvero ottimo!" disse, e svanì nel nulla, lasciando
cadere il piatto.