However
cold
the wind and rain
I’ll
be there
to ease your pain
However
cruel
the mirrors of sin
Remember
beauty is found within
-
Beauty
and the Beast,
Nightwish -
Piove.
Il cielo geme,
di nuovo.
Il terreno sotto
i miei
piedi si fa sempre più vischioso, mentre arranco verso la
meta. Lapidi basse e
anonime accompagnano i miei passi. Innumerevoli rivoli
d’acqua e fango corrono
nella direzione opposta alla mia, trascinando con loro qualche
orchidea.
Qui,
sull’Isola di Kanon,
di fiori non se ne sono mai visti. Eppure, ogni tanto, la Natura prova
pena per
questa terra arida e inospitale e le regala la bellezza di tenui colori.
Appena raggiungo
la cima
della collinetta acquitrinosa, mi fermo. La croce di legno che lui ha costruito per te in quel lontano
giorno si erge leggermente inclinata verso sinistra, sferzata a tratti
dalla
pioggia che segue l’alito del vento.
Theodoros
amato nonno
Sono
già passati dieci
anni dalla tua morte, dal tuo omicidio.
Dieci anni in
cui la mia
esistenza è radicalmente cambiata, in cui sono cresciuta, in
cui ho provato
sulla pelle sia l’asprezza sia la bontà della
vita. Dieci anni in cui se non ci
fosse stato lui, a
quest’ora sarei
stata perduta.
M’inginocchio
a terra,
rabbrividendo per il contatto fra il fango freddo e le mie ginocchia
nude.
- Avrei voluto che ci fosse il Sole, nonno, ma piove ininterrottamente
da due
giorni e questi fiorellini non sarebbero sopravvissuti ancora a lungo
–
sussurro e poso il mazzolino di margherite bianche ai piedi della croce.
Mi guardo
intorno,
lottando contro la pioggia che mi appanna la vista. Temo di essere
arrivata
tardi. Ormai, la corona di fiori che lui
aveva portato tempo fa, è stata trascinata via
dall’acqua...
Sospiro e il mio
cuore si
riempie di tristezza. Avrei voluto prenderla e conservarla gelosamente
come le
altre, per rammentare a me stessa la promessa che ho fatto a quel
Cavaliere quand’ero
solo una bambina.
Sollevo il capo
e lascio
che la pioggia m’inzuppi le guance, le labbra, le ciglia, per
poi scivolare
lungo il collo e insinuarsi sotto la stoffa dell’abito. La
mia mente è già
lontana ed è tornata a quel giorno, alla prima volta che ho
sentito la sua voce, potente,
tuonare fra le rocce
aspre.
“Lasciate
andare la
ragazza! La insudiciate con le vostre mani1!”
Per un istante
– un solo misero istante
– ho come
l’impressione di udirla nuovamente: imperiosa e forte,
rassicurante e impavida.
Stringo le mani
al petto
e mi chiedo dove sia e cosa stia facendo. Ha trovato pace, quel suo
animo tormentato?
È riuscito a dimenticare i fantasmi del passato, ad
affrontare se stesso?
Quante volte ho
provato a
rompere quei lunghi silenzi fra noi, cercando di catturare il suo
sguardo
sfuggente, blu e torbido come il mare che circonda l’Isola!
Tante,
tantissime
volte...
La sua freddezza
e il suo
distacco – quel maledetto muro di
fuoco
che ha eretto fra sé e il mondo – mi
hanno sempre impedito di raggiungerlo
e di parlare al suo cuore che, lo so, sanguina ancora.
La croce che lui ha costruito è mezza
marcia, me ne
accorgo solo ora che la sto osservando con più attenzione.
Quanto ancora
reggerà alle intemperie?
“E tu,
Fenice, per quanto ancora percorrerai i Cieli senza
trovare mai riposo?”.
*
* *
Il cielo
divampa,
indomabile.
Gli ultimi raggi
del Sole
trafiggono le nuvole, spandendo la loro luce amarantina sul mare, sul
terreno
arido dell’isola, sulla tua tomba e sui narcisi che vi ho
adagiato sopra. Ne
osservo i petali bianchi riflettere questo colore vermiglio e, mio
malgrado,
rivedo davanti agli occhi la ferita mortale sul tuo petto.
Abbasso le
palpebre e le
mie labbra si piegano quasi involontariamente nel solito malinconico
insolente ghigno.
- Quanto sono patetico, Esmerlada? – ti chiedo, come se il
vento potesse
portarmi la tua risposta. Come se tu potessi mai darmela, una maledetta
risposta.
Gli anni sono
passati e
il Tempo, alacre e spietato sergente, ha fatto il suo dovere. Il tuo
ricordo è
ancora vivo, ma il dolore si è placato e si è
trasformato in una dolce apatia.
È un
prezzo alto da
pagare, sai? Ho perso la mia umanità, ho perso
ciò che fa di me un uomo: i
sentimenti. Credo che giacciano qui sotto, accanto al tuo corpo. Sono
morti con
te.
Eppure...
In questi dieci
anni,
nonostante tutto, non sono mai riuscito a staccarmi da lei.
Mio fratello sta vivendo la sua vita, ha imparato a cavarsela da
solo ed è raro che abbia bisogno di me, ma lei...
come posso abbandonarla?
Semplice.
Non
posso farlo.
Era una bambina
quando mi
ha salvato l’ho salvata, con il dolore
nell’animo e la luce della Vita
negli occhi. Adesso, invece, è una giovane donna:
è intelligente, è molto bella...
e così maledettamente sola e indifesa.
All’epoca
non immaginavo
che non sapesse né leggere né scrivere, anche se
avrei dovuto intuirlo, dato
che su quell’Isola ciò che conta davvero
è imparare a sopravvivere. Ma, per
fortuna, la donna a cui l’avevo affidata è stata
onesta e l’ha trattata come
una figlia, rendendole la famiglia che aveva perduto da tempo.
Tiro su con il
naso,
ripetendo a me stesso che se non ci fossi stato io a prendermene cura,
nessun
altro si sarebbe preso la briga di farlo e lei
sarebbe finita per strada, forse a vendere il proprio corpo per un
tozzo di
pane raffermo.
Chissà,
forse lo faccio
perché mi sento in qualche modo responsabile della morte di
suo nonno. In
fondo, se fossi arrivato prima...
“Ma
chi voglio prendere in giro?” mi dico e
sogghigno un’altra volta,
questa volta con amarezza.
Mi volto. E
lasciò dietro
di me la tua tomba, Esmeralda. Insieme ad un passato che è
tempo di
dimenticare.
L’isola
di Kanon è
esattamente come la ricordavo.
Aspra,
inospitale,
derelitta. Sventura per chi vi nasce e vi vive, fortuna per chi cerca
riposo
come me.
So che lei è qui nei dintorni. Mi
sembra quasi
di percepirne il profumo di lavanda, di scorgere il verde dei suoi
occhi fra i
miasmi che emana questa maledetta isola dimenticata da Dio... e forse
anche da
Athena.
La casa non
è cambiata, è
come la rammentavo. Bassa, con il tetto di paglia e fango e le finestre
sgangherate. Eppure, nonostante questo, tutt’intorno si
affacciano alla vita,
sorridendo ad un cielo inclemente, degli splendidi fiori di campo, che
ondeggiano al sospiro del vento.
Mi fermo.
Eccola, infine.
Lei
è lì, a pochi passi da me, inginocchiata a terra
e intenta a prendersi cura di
quelle piante che, altrimenti, morirebbero.
Resto immobile
ad
osservare la sua esile schiena piegarsi in avanti, con i capelli
castani
sparpagliati sulle spalle minute. La guardo e la ammiro,
perché a dispetto di
tutte le crudeltà che le ha riservato la vita, è
ancora qui, con il sorriso a
illuminarle il volto pulito.
Ad un tratto, i
suoi
movimenti si fermano. Drizza la schiena e si volge lentamente, restando
a
fissarmi con gli occhi sgranati, scavandomi l’anima con
l’innocenza che vi è
riflessa.
- Ikki – sussurra, quasi geme il mio nome.
- Ciao, Elena – rispondo e la mia voce suona strana anche
alle mie orecchie.
Non è aspra, non è decisa. Non saprei definirla
nemmeno io, come non saprei
definire i sentimenti che
sento
scalciare nel petto.
Elena si solleva
con uno
scatto e si getta fra le mie braccia, stringendomi con forza,
aggrappandosi a
me come se potessi essere la sua ancora di salvezza.
Dovrei
staccarmi, sarebbe
la cosa migliore da fare. E invece mi ritrovo a ricambiare
l’abbraccio, con un
sentimento che credevo di non essere capace di dimostrare. Affondo la
mano
nella sua chioma e le carezzo la schiena, mentre ascolto i suoi
singhiozzi
rompersi contro il mio petto.
- Oh Ikki – dice, scostandosi leggermente per guardarmi negli
occhi – temevo
che non ti avrei mai più rivisto.
- Lo so – rispondo e non aggiunto altro. Cosa potrei dire,
ancora? Durante la
battaglia contro Hades, non ero sicuro nemmeno io che sarei
sopravvissuto. Ma
non è questo ciò che conta adesso. Ora, voglio
solo lasciarmi il passato alle
spalle e trovare finalmente la pace.
- Ikki, perdona l’irruenza, ma sono davvero felice di
rivederti, dopo tutto
questo tempo.
- Non scusarti.
- Perché sei tornato qui? Credevo che ti fossi dimenticato
di questo posto,
ormai.
La
verità vuole fuggire
dalle mie labbra. Vuole oltrepassare la barriera dei denti e irrompere
nella
realtà, rendendo veri i sentimenti che ho riscoperto nel mio
cuore.
Elena mi
osserva, in
attesa. Nei suoi occhi vedo riflesso l’intero firmamento. Le
carezzo una
guancia e lei abbassa le palpebre, appoggiando il capo contro il mio
palmo.
- Sono qui per te.
L’ho
detto. Al fine, ho
confessato l’inconfessabile, ciò che in passato
non avrei mai nemmeno osato
pensare.
Elena riapre gli
occhi e
le sue gote s’imporporano. Mi prende la mano e la stringe fra
le sue sporche di
terra.
- Hai trovato il tuo luogo di ristoro, Fenice? – mi chiede.
Le sorrido,
baciandole le
dita.
- Credo di aver trovato il mio nido, alla fine – rispondo,
non senza un certo
imbarazzo.
- Allora vieni, riposati – dice, cingendomi il collo
– e lascia che mi prenda
cura di te, Ikki.
Il passato
è passato, è
questa l’unica autentica verità. Ma, anche se non
lo dimenticherò mai, perché
non posso vivere un nuovo futuro accanto ad una persona che ho imparato
ad
amare?
Qui,
sull’isola di Kanon,
Ikki di Phoenix ha finalmente trovato la pace.
1 frase detta da
Ikki nell’episodio n°
54 dell’anime.
Angolino
dell’autrice:
Ok, non so fino
a che
punto questa... ehm... cosa...
abbia
senso, ma languiva nei meandri del mio pc da almeno un anno e ho voluto
mettervi
il punto.
Non so se vi
ricordate di
Elena, la bambina che Ikki salva negli episodi 54 e 55 dai discepoli di
Shaka.
Ecco, vi starete chiedendo come mai abbia scelto proprio lei come
eventuale
compagna del Cavaliere. I motivi sono due e vi avverto che uno
è serio e
l’altro poco serio:
1 –
entrambi hanno
perduto una persona cara e ho immaginato che, in qualche modo, questo
li avesse
legati. In fondo, Ikki ha un buon cuore e non avrebbe mai e poi mai
abbandonato
una bambina al suo destino.
2 – mi
chiamo Elena.
Ebbene sì, sentire il mio nome urlato da Ikki –
che amo da quando avevo 5 anni
– mi ha sempre emozionata, per cui non potevo non shipparli
almeno un po’.
Detto questo,
spero che
la storia vi sia piaciuta almeno un pochino e chiedo perdono per aver
sconfinato
nell’OOC, ma era necessario, considerando che sono passati
più di 10 anni dagli
avvenimenti a cui faccio riferimento.
Elly
|