SPOILER
ALERT! Ho preso cocci da varie versioni della storia di
Jason, dall'originale a Red Hood & the Outlaws Rebirth a
Batman: Under the Red Hood e le ho leggermente reinterpretate. Se non
avete letto/visto una qualsiasi delle seguenti opere e volete evitare
possibili spoiler su di esse, NON leggete la storia. Spero inoltre che il
Jason che vi presento sia un minimo di IC.^^''
La seguente fanfiction è
stata ispirata dalla fan art di Killinganger che potete trovare qui!
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La sogni ancora, vero? Quella storia
— la tua
storia. Quella di un ragazzino sfortunato: padre in prigione, madre
drogata… che schema perfetto, eh? Perfetto per essere
giudicato un delinquente dai poliziotti; perfetto per finire in
riformatorio. Eppure tutti quei pregiudizi non ti fermavano.
Per cosa eri uscito quella sera?
Sigarette? Ah, no. Tu non fumavi. Non potevi permetterti di buttare
soldi in stupidi vizi, come tua madre. Avevi almeno quel pregio.
Assieme a una mente brillante.
Così brillante che smontare le ruote della Batmobile ti
sembrava un’idea geniale!
Cosa t’aveva spinto a farlo?
Per caso un uccellino dalle forme umane ha picchiettato sulla tua
spalla e ti ha indicato “la via per un futuro
migliore”? Credevi che un gesto del genere
t’avrebbe reso il re di Crime Alley? Cosa pensavi? Che il
mito urbano - Batman!
- t’avrebbe aiutato a uscire dalla squallida situazione in
cui sei incastrato da sempre?
Hah! Stupido moccioso di
strada…
E fu allora, che tra un bullone e
l’altro, sentisti qualcuno schiarirsi la gola.
“Lo sai che quella
è la Batmobile, vero?”
Una voce bassa e roca, che sembrava
essersi innalzata dagli inferi: un incubo avvolto in un mantello nero
è comparso di fronte ai tuoi occhi.
“Lo sai che questo
è Crime Alley, sì?”
Non te la potevi risparmiare, eh, ratto
di strada? Sempre stato un combattente, vero? Nonostante la Mente che
gridava “Corri!
Scappa!”, le tue gambe tremavano, non reagivano
in altro modo.
Di’
la verità, non
avevi mai dato credito alle storie sul Cavaliere Oscuro. Che te ne
fregava: non sarebbe mai venuto per te. Almeno così credevi
fino a quella bravata. Bravo furbo!
Sentivi il brivido scenderti lungo la
schiena, mentre ti prese per il collo della tua felpa da due soldi.
Eppure… non avresti mai distolto lo sguardo da quella
maschera - spaventosa -; ne andava di quel (poco) onore che avevi.
Già pensavi che t’avrebbe pestato, sì?
Nessuno ti preparò per la domanda che t’avrebbe
fatto.
“Hai fame, ragazzo?”
Non c’era bisogno di aprire
bocca: lo stomaco parlò per te.
***
Ed ecco che lo scenario
cambia. Quell’artista - la Mente - ha deciso di prendere in
mano i pennelli… di nuovo.
Il panorama è composto di
lontane luci cittadine e stelle inafferrabili su una tela nera. I
grattacieli sembrano minuscoli, visti dalle colline poco fuori
città. Il silenzio della notte rende lo scenario ancora
più degno da re del mondo. Perché era
così che ti sentivi, quando sulla Batmobile, divorasti il
panino che l’Uomo Pipistrello ti offrì.
Insomma, eri diventato scemo. Scemo
forte!
E poi… parole. Parole,
parole, parole e altre parole. Parole sulla tua vita, su cosa era
giusto fare e su cosa non
si doveva fare (come, non so, smontargli le ruote
della macchina?).
Sì, erano veramente un
mucchio di parole, ma — ti sentivi bene.
Almeno per una singola volta in vita
tua, avevi qualcuno con cui condividere un pasto. Qualcuno -
dall’aspetto buffamente terrificante - parlava con te. Era
una persona disposta ad ascoltarti… sul cofano di una
macchina fighissima! Un sogno!
Il resto? Svanito come fumo. I ricordi
di quei giorni passati non erano tutti così vividi.
Come arrivasti alla Batcaverna, quando
conoscesti Alfred, lo studio e l’allenamento per diventare la
spalla dell’incubo di Gotham… Oh, c’era
quella volta in cui Bruce ti costrinse a imparare a nuotare.
Già… chi aveva il tempo di andare in piscina
nelle tue condizioni di vita? Hah, quello era un momento divertente che
non sarebbe mai più ritornato.
Scorreva tutto come la pellicola di un
film, alla velocità di un treno — per fermarsi al
tuo primo giorno da Robin. È allora che Jason Todd, lo
sfortunato ragazzo di strada, svanisce nelle nebbie della memoria per
dare spazio al Ragazzo Meraviglia.
(Mi sta già
venendo il mal di
testa…)
***
T’eri nascosto
dietro il computer per dimostrare al vecchietto che avevi
imparato… qualcosa dal tuo addestramento
“semestrale”. Credi veramente che non
t’abbia visto? Stupido Ragazzo Schifezza.
Ti chiama una, due, tre volte, anche se
sa perfettamente dove sei. Scambia due parole con Alfred, che gli ha
portato il suo solito caffè prepattugliamento. Ed
è allora che balzi fuori, facendo cadere le tazze, Alfred
che sta per avere un infarto.
“T’ho
fregato!” esclami a Bruce.
“Mi avresti fregato se non ti
avessi visto sgattaiolare dietro il Batcomputer qualche minuto
fa!”
… Appunto.
“Nah, t’ho
fregato!”
Lui ti liquida con un sorriso e un sorso
di caffè.
“Come ci si sente?”
“È. Veramente.
Fantastico! Guardami! Sono Robin, il Ragazzo Meraviglia! Questa cosa
è fighissima!”
Siiì, è proprio
fighissima. Come il fatto che ignori il povero Al, costretto a
rimediare al tuo macello.
Scatti e balzi come un acrobata attorno
alla macchina che qualche mese fa cercasti di mutilare. Ormai
l’adoravi.
“Andiamo nonnetto! Abbiamo
qualche cattivone da catturare!”
E piantala di comportarti come un bimbo
allegro. Hai ancora quella stupida…
“… foto ricordo da
scattare.” dice Batman.
Batman e le foto ricordo. Wow,
una
storia da prima pagina! Infatti la cosa ti fa ridere di gusto.
“Non credevo fossi un tipo
così sentimentale.”
“Oh, lui non so, io lo sono di
sicuro, signorino Jason.” ti dice Al. Già, lui
aveva tutte le foto più incredibili nel suo album
dei ricordi ‘segreto’.
“Quindi…
sorridiamo?”
“Seria andrà
bene.” risponde Bruce.
“Nah, sorridiamo
nonnetto!”
Te lo tolgo io quel sorriso dalla fac-
no, non serve. Ci sta per pensare qualcun altro. Un
‘cheese’ di troppo (wow, Batman che
sorride…) e salti sul tetto della Batmobile.
Stavolta partirai
sul serio, ma non prima di dire quella
cosa.
Dilla. ——— “Bruce…”
Avanti, cos’aspetti?
———“Alfred…”
——
DILLA!
“Questo è il più bel giorno
della mia vita!”
Evapora. Sparisci! MUORI!!!
————— Sì.
Muori… Pettirosso
dei miei stivali. Muori, ricordando il dolore di quel giorno! Sono
sicuro che è ancora stampato nella memoria…
Il Joker.
Il principe
del crimine che ti ruppe le
ossa e distrusse tutti i tuoi sogni e progetti futuri. Ti
strappò - oltre le ali - l’unica
persona a cui
ti sei mai sentito legato in vita tua.
Ricordi
tutto, vero?
Quando conoscesti la tua vera madre - e
la gioia che provasti nel riscoprire l’amore materno. Era
troppo bello per essere vero, eh? Già…
perché era così. Era troppo bello per essere
reale. C’era sempre qualcosa che andava storto nella tua vita.
Lo so che
ricordi.
Quando cercasti di salvare la donna che
in poco tempo era diventata importante, nonostante ti abbia tradito.
Era minacciata e tu, piccolo pettirosso, sei stato fregato,
altroché! Ti sei fidato di quella donna che era, in fin dei
conti, un’estranea.
Ed
è indelebile il segno lasciato nel profondo del tuo animo.
Quando poi un rumore assordante alle tue
spalle, il calore del fuoco, il fumo densissimo ti travolsero tutti
assieme… non avresti ricordato neanche un momento, non
avresti sentito nessuna parola, non avresti più percepito
un’emozione.
BOOOOOOM!!
———
È così che moristi.
***
E si ricomincia di nuovo. Quel ricordo
si sgretola, svanisce come la sabbia portata via dal vento. Eppure sei
ancora lì, Robin. Disteso a terra, morto.
Almeno è quello che spero
ogni singola, fottuta volta.
Perché questo non
è un sogno,
non è un incubo:
è un continuo tormento.
Può passare tutto il tempo
del mondo, eppure alla fine lo so, lo
so, che quel petto rosso
si alzerà ancora una volta. Respirerai di
nuovo. — Ecco. Ora ti rialzi. Tu e quella sgargiante divisa
rossa-verde-gialla, magicamente tornata in ordine.
Nessuno strappo,
nessuna ferita. Solo tanta confusione.
Ti guardi attorno. Non
c’è nessuno. Tranne me, ovviamente. E nonostante
l’elmo rosso
a coprirmi il viso, sai perfettamente chi sono.
Mi scruti con occhi disorientati, non
capisci cosa succede.
Sono
morto?
Ed è ora per me di entrare in
scena.
Conosco la dinamica, ormai. Ho ripetuto
questo… sogno?,
troppe volte.
Inizialmente, lottavo contro questo
moccioso. Sfogavo la mia rabbia a suon di cazzotti. Un po’
come mio padre. Hmmm, una terapista direbbe che sarebbe dovuto ai miei
problemi famigliari e figure paterne e bla, bla, bla. A un certo punto,
ho
pensato di passare alle armi da fuoco. Così, come fanno nei
film, che ti buttano lì la frase figa e poi ti sparano a
bruciapelo. È stato in quel momento, quando ci provai per la
prima volta, che ho capito cosa dovevo fare.
Sparare? Oh, no. La soluzione per far
sparire te e il tuo sorrisetto beffardo era mooolto più
semplice.
Ti prendo per il colletto e ti alzo da
terra...
come
fece Batman con te quel giorno, eh, Red Hood?
Ti dirò l’unica
cosa che so distruggerà le tue ultime deboli difese basate
sulla lealtà...
tutto mi riconduce a
lui. È inutile che provi a convincermi del contrario, io
so…
“Io so che Batman verrà a salvarmi, Red Hood! So
che ci sarà per me, che mi ricorderà, CHE MI
VENDICHERÀ!”
Ogni volta che lo dici, sento i miei
muscoli facciali tirarsi. Nessuno dei due vede il mio volto, quindi non
so se si tratti di un ghigno compiaciuto o di un sorriso malinconico.
Anche stavolta mi
avvicinerò al tuo orecchio e ti sussurrerò:
“Ascoltami, Robin...”
***
Cosa vedi ora?
Oltre
quella mascherina? Ora? Vedo degli occhi terrorizzati che cercano in
vano di non piangere. Ora? La disperazione che sta combattendo contro
le
testarde convinzioni di un moccioso di strada che gioca a fare
l’eroe. Ora? Ora piangi come un marmocchio.
E ora
— ora evapori nella rassegnazione.
***
Sono solo.
Se ci fosse una base musicale in questo incubo, sarebbe una
malinconica melodia al pianoforte. Accompagnerebbe il tuo scioglierti
nella nebbia alla perfezione. Tuttavia, m’irriterebbe molto
andarmene - svegliarmi - con una simile musichetta di sottofondo ed
è per questo che non c’è. È
il mio sogno,
il mio incubo,
dopotutto.
L’unica cosa che merita di
echeggiare in questo tormento
è quella frase che ti sussurrai all’orecchio poco
fa. La ricordi, vero, Robin?
Sì,
Red Hood… Dalla prima volta che me la dicesti.
Lui
non ti vendicherà mai.
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N.A: Salve a tutti! Prima cosa: grazie mille per aver letto questa
storia. Mi sono ispirata a una fanart che dipingeva la situazione di
Jason prima, durante e dopo essere stato Robin. Io preferito
"appesantirla", presentando un mondo onirico dove Jason nei panni di
Red Hood è il narratore. È un po' scocciato del
suo vecchio se stesso, forse un po' troppo infantile *ride* Volevo
rendere questo suo ricordare costantemente la sua vita precedente come
un fardello e volevo spaccare la sua figura in due identità
che coesistono in Jason e sono in eterno contrasto: Red Hood e Robin,
che viene alla fine sempre annichilito dalla frustrazione, la rabbia e
le speranze vane. Per questo alcuni dialoghi sono scritti in rosso:
è Robin che parla. Era l'unico metodo grafico che mi veniva
in mente per distinguere lui da Red Hood, spero fosse una cosa chiara.
Come sempre,
spero d'aver beccato un minimo di IC. In ogni caso
c'è sempre l'avvertimento. E spero anche che il concetto si
sia capito. Non scrivo cose introspettive e drammatiche molto spesso...
Detto questo
vi saluto.
Bye, bye!^^
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