Gli
istanti sembrano non passare mai quando si aspetta un verdetto di
colpevolezza e quando c'è una condanna di morte che pende
sulla
propria testa, ora lo so'.
Mi
volto verso Demelza che mi guarda a pochi metri di distanza, in
silenzio, mentre una lacrima le riga il viso. Non dovrebbe essere
quì
ma sapevo che lo avrebbe fatto, ormai ho imparato a riconoscere le
sue innocenti e finte promesse. Ha mentito per starmi accanto e
questo in fondo riesce a scarlarmi il cuore, difficilmente sarebbe
riuscita a lasciarmi solo in un momento del genere, anche se
significa vedermi affondare.
Guardarla
mi fa male perché le sto arrecando dolore, dopo aver patito
la
malattia e la morte di Julia ora sta assistendo inerme alla mia fine,
parola dopo parola, testimonianza dopo testimonianza. E sta guardando
me che mi sto praticamente scavando la fossa da solo, incapace di
negare quello che sento, quello che penso e me stesso per amore suo.
Perdonami
Demelza, so' che avrei dovuto prostrarmi, chiedere scusa, fingere un
pentimento che forse mi avrebbe salvato dalla forca ma non dalla
vergogna verso me stesso. Perdonami perché per restare
fedele alle
mie idee sto voltando le spalle a te, a noi e al futuro che ancora
avremmo potuto costruire insieme. Non riesco ad essere diverso da
quello che sono, non riesco ad abbassare il capo davanti a George e
alla corte, non riesco a tradire gli ideali che da sempre mi spingono
ad agire per una eguaglianza fra le genti.
Avrei
voluto lasciarti di più, una casa, denaro, una posizione
sociale che
ti permettesse di vivere i prossimi anni serenamente, anche se io non
ci sarò più. Non ti sto lasciando nulla invece,
se non vergogna e
guai. Ma ti guardo e so' che dietro quelle lacrime si nasconde una
leonessa battagliera e sono certo che saprai cavartela egregiamente
anche senza di me, che hai intelligenza e carisma per mettere tutti a
tacere. Come spesso fai con me, del resto...
"Dopo
il verdetto, potrò vedere mia moglie per qualche attimo?" -
chiedo al mio avvocato che grazie al mio caso sembra di colpo
invecchiato di vent'anni.
Si
asciuga il sudore, guardandomi storto. Vorrebbe prendermi a sberle,
me lo sento, lo percepisco dal suo sguardo di rimprovero e d'altronde
non posso dargli torto. "Mi spiace, dopo il verdetto verrete
subito scortato al luogo dell'esecuzione".
Deglutisco.
Non potrò dirle nemmeno addio, non potrò sfiorare
più quei suoi
splendidi capelli rossi e baciare le sue labbra, non avrò
tempo per
dirle ancora che la amo. Ma in fondo queste cose lei le sa e sono
convinto che non negando nulla di me stesso si sia sentita anche un
pò orgogliosa. Negare le mie idee sarebbe stato come
rinnegare il
tipo d'uomo che ha sposato.
Eppure
vorrei solo un attimo con lei, solo un istante per dirle che non
è
seconda a nessun'altra, che ha saputo essere la migliore amica,
amante e compagna che un uomo possa desiderare, che anche se non
sarò
con lei sarò impegnato, lassù, a prendermi cura
di nostra figlia.
Julia quanto meno non sarebbe più sola, avrebbe di nuovo il
suo papà
e sono convinto che questo la farebbe sorridere.
Perdonami
per tutto, Demelza, perdonami per non aver saputo mentire. E per
favore, anche se dovessi odiarmi per questo, anche se sarai sommersa
dai probemi, non dimenticarti mai di me.
Il
mio unico tormento non è il cappio ma sei tu, sapere che non
invecchieremo insieme, sapere che non ti sentirò
più cantare e
suonare il pianoforte mentre la luce del sole del tramonto ti bacia i
capelli.
Perdonami,
so' che puoi farlo...
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