World Of Monsters

di Spiritromba
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Prologo
In Frantumi



È la notte di San Lorenzo, quella. La notte dei desideri, la notte delle stelle cadenti. Tutte cose che non possono assolutamente interessare ad un bambino, che col suo animo vivace come coriandoli lanciati in aria a manciate preferirebbe di gran lunga andare a giocare con le macchinine piuttosto di osservare tranquillamente il cielo limpido e scuro per il resto della serata. Sua sorella, poco prima di dirigersi a grandi passi verso un'affollata radura in mezzo al parco, gli ha fatto credere che dopo aver fatto la conta fino a trenta avrebbe dovuto andare a cercarla tra alberelli e cespugli, e lui, fidandosi, se l'è facilmente bevuta tutta. Ecco come la notte di San Lorenzo è diventata la notte del Nascondino.
Il bambino cerca, tra gli sguardi divertiti e incuranti della gente che passa per le stradine lì vicino. A lui poco importa se un cane ha appena fatto i suoi bisogni dove sta cercando, sua sorella potrebbe essere ovunque.
Ad un tratto, nella sua mente balena un'idea: sua sorella deve aver scelto di sicuro un posto isolato per nascondersi, mica vicino al parco giochi e all'erba ben rasata del punto in cui si trova. Così, si dirige, certo di avere la vittoria in tasca, al punto più remoto del parco, quello dove, a parte qualche diciottenne in misteriosa attesa di qualcuno, non si trova anima viva. 
Ad attirare immediatamente la sua attenzione è un grosso cespuglio poco spinoso, anzi, a un gruppetto di cespugli e piccoli arbusti che sembrano circondare qualcosa. Subito mette a carponi, chinandosi per cercare con gli occhi le Converse azzurrine con i brillantini di sua sorella. 
"Anne, Anne sei qui?", chiede, brioso, al nulla. 
"Anne, sto venendo a prenderti...", allunga una mano tra le foglie lucide e brillanti sotto le stelle, testimoni impassibili di quel gioco. Se solo avessero saputo parlare, il bambino avrebbe potuto sapere in tempo che, presto, quell'innocente passatempo si sarebbe trasformato inevitabilmente in un incubo. 
"Anne, ti ho presa!", esulta con un gridolino di gioia quando la manina ne afferra un'altra, più grande e affilata rispetto alla sua.
Accade tutto in un attimo. La felicità del bambino si frantuma come una biglia di vetro sotto una scarpa. Attimi della sua breve vita gli passano davanti in migliaia di fragili schegge, ora perse forse per sempre. Non ha neanche il tempo di dirgli addio che cade a terra con un sibilo, mentre l'aria viene tirata via a forza dai polmoni, che si accartocciano come pezzi di carta velina. Forse è così che si muore, pensa nei suoi ultimi attimi di lucidità.
Ci sono degli occhi gialli che lampeggiano nel buio. Non sono di un gatto, né dei mostri che popolano le sue fantasie. L'ultima cosa che è destinato a vedere non è frutto della sua immaginazione, ma...
... sé stesso.




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