Hogwarts, Hogwarts, Hoggy Warty Hogwarts

di 365feelings
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Prompt: Gansey/Adam, Hush (Send me a "Hush" and I'll write a drabble about one character comforting the other (from fear or grief)) - killuale
Note: tutto è iniziato con PandorasBox e la sua idea di trasportare Gansey e gli altri a Hogwarts. Ben presto ci siamo ritrovate ad aggiungere headcanon su headcanon e credetemi, ne sta uscendo una cosa bellissima e magica. Questa, quindi sarà una raccolta ambientata ad Hogwarts nel corso dei sette anni. Avviso già che non ci sarà un ordine cronologico. Il capitolo comunque si colloca al terzo o al quarto anno.



Sta percorrendo uno dei corridoi meno frequentati quando Gansey lo trova o lo affianca. Che andrà a finire male lo capisce dal modo in cui l'altro lo guarda – come se avesse di fronte una cosa fragile, da trattare con cura. Gli dà il voltastomaco quello sguardo.
«È una magia difficile. Non essere troppo duro con te stesso» gli sente dire.
Adam non se ne fa niente delle sue parole, del suo dispiacere e della sua preoccupazione. Non vuole nulla di ciò che Gansey cerca in continuazione, consapevolmente o meno, di offrirgli. Non vuole i suoi soldi per pagarsi il materiale scolastico, non vuole la sua pietà.
«Lascia» inizia, il tono di chi è sul punto di esplodere «Lascia stare».
«Adam –».
«No. No» lo interrompe, fermandosi davanti ad una armatura «Non provare a dire altro, non cercare di consolarmi».
Gansey apre ugualmente la bocca per dire qualcosa, ma la sua espressione alla fine lo trattiene.
I bei lineamenti del Corvonero si fanno addolorati e Merlino quanto lo detesta.
Stringe i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne.
«Non mi seguire» lo avverte quando torna il controllo sulla propria voce e senza attendere oltre se ne va.
Non si gira mai, ma sa che Gansey è rimasto lì dove lo ha lasciato.
Lo odia per questo, lo odierebbe ancora di più se ora lo affiancasse nuovamente. Lo odia e lo invidia per molte cose, quel giorno per la facilità con cui il Patrnus è uscito dalla punta della sua bacchetta. Un cervo adulto, le corna come una corona. Stupore e ammirazione nello sguardo di tutti, complimenti sulle labbra dell'insegnate. E lui nell'angolo, la bacchetta in mano e il vuoto davanti a sé – nel cuore. Non un ricordo felice su cui fare affidamento, nemmeno per sbaglio, e le espressioni dei presenti, il disagio nei loro sguardi e la pietà, sempre lei.
Guardatemi come guardate Richard Campbell Gansey III, avrebbe voluto urlare, o non guardatemi affatto.
La rabbia, l'invidia e la vergogna sono ancora lì a pungergli gli occhi mentre ritorna velocemente nei sotterranei.




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