1. I giorni lontani
Era una notte dove la luna
piena brillava al suo massimo splendore e le numerose stelle
diffondevano luce argentea nel cielo infinito. La stella più
splendente, però, quella notte non c’era, nascosta da una piccola nube
grigia.
L’aria non si muoveva.
Nemmeno un soffio di vento, quando un improvviso bagliore dorato scosse
l’immobile aria fresca, facendola diventare umida e calda.
L’elfa camminava per il
piccolo sentiero della foresta, accanto a una fata che volava sbattendo
le ali dorate, rapidamente. L’elfa, a giudicare dal viso, doveva essere
molto giovane e aveva la pelle rosea, i capelli dorati, lisci e lunghi,
legati in una semplice coda di cavallo, e gli occhi azzurri che
sembrava avessero perduto quasi tutta la loro luce. Indossava un lungo
vestito azzurro con strani ricami dorati, bruciato in varie parti, e
infine portava a tracolla, sulla spalla sinistra, una sacca nera con
dentro qualcosa di speciale, invece tra le braccia teneva una piccola
bambina di circa cinque anni dalla pelle rosea – come la madre – con le
orecchie a punta, che dormiva tranquilla con la testa ciondolante,
ignara di tutto quello che stava accadendo.
La fata, come tutte le
fate, era piccola come il palmo di una mano e aveva una faccia senza
età. Era fatta di luce dorata e portava un ampio vestitino. Gli occhi
erano azzurri e dal taglio obliquo, aveva lunghi capelli di soffio di
fata con, in mezzo, bellissimi fiori magici, raccolti chissà dove, e
infine due piccole antennine sulla testa e due piccole ali che le
spuntavano dalla schiena.
Avanzavano velocemente, con
il vento che passava tra i loro capelli, e ascoltavano il dolce respiro
della piccola che la giovane elfa teneva tra le braccia. Sembrava che
sapessero esattamente dove fossero dirette, anche se, ogni passo, si
guardavano furtivamente alle spalle.
Quando il sentiero si fermò
bruscamente in un punto, ostacolato da un enorme salice dalle foglie
fruscianti, le due figure si arrestarono e l’elfa esitò.
« Lo so che è doloroso,
Raene, ma devi farlo » la blandì la fata con la sua voce dolce e
musicale « È per il suo bene e per il bene di Danases ».
Allora l’elfa depose ai
piedi del Salice la figlia, baciandola teneramente, sapendo che quella
volta sarebbe stata l’ultima che l’avrebbe rivista, e posò anche la
grande sacca nera; bussò piano al grande fusto dell’albero e poi si
allontanò di alcuni passi insieme alla fata, quando, all’improvviso,
si sentì un rumore di zoccoli e da dietro l’albero comparvero due
centauri dall’aria regale.
Uno era un maschio,
dall’aspetto apparentemente feroce, con il corpo di cavallo, dal pelo
grigio; mentre l’altro era una femmina, dai lunghi capelli neri, come
il suo corpo, e dagli occhi acuti e perspicaci.
L’elfa e il centauro più
anziano si guardarono, e sembrarono scambiarsi un’occhiata
d’intesa.
« Prenditi cura di loro,
Duril » disse l’elfa con la sua voce cristallina, che ricordava il
canto di un usignolo.
« Raene, cosa sta
succedendo? » chiese Duril.
« Danases è nel caos… sta
per scoppiare una guerra… Elvisier è scomparso, Klopius ha preso il suo
posto e… loro ci stanno cercando ».
L’elfa cercò di trattenere le lacrime mentre il centauro femmina prese
tra le braccia la piccola creatura, che tremava dal freddo, e poi si
mise sul dorso la sacca nera. All’improvviso la piccola elfa sospirò
tra le forti braccia del centauro che, a un improvviso fruscio,
sussultò piano.
Raene distolse a fatica gli
occhi pieni di lacrime dalla figlia, e si guardò alle spalle: due
enormi figure venivano verso di lei.
« Stanno arrivando! » bisbigliò disperata la fata, e il suo sussurro
parve un refolo d’aria.
Raene, a quel punto, alzò
le braccia al cielo sussurrando qualcosa in una lingua sconosciuta, e
lei e la fata scomparvero, lasciando scintille dorate e rossastre che
si deposero delicatamente per terra, per poi sparire senza lasciare
alcuna traccia.
I due centauri rimasero
immobili, osservando due enormi figure che si muovevano tra i fitti
alberi della foresta, sibilando parole senza significato.
« L’oscurità è
calata su Danases, compagna Cadea » disse Duril, incamminandosi verso i
recessi più profondi della foresta. Cadea seguì l’anziano centauro,
guardando assorta la piccola elfa e pensando al momento in cui,
crescendo, avrebbe dovuto sapere tutta la verità.
Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Sono molto
emozionata di pubblicare questa storia perché, sebbene ne abbia
postate già molte altre qui su efp, questa è la primissima che io abbia
mai scritto. E' rimasta da parte per molto tempo perché ero piccolina
quando l'ho scritta e dopo averla condivisa con i miei "amici" del
tempo ed aver ricevuto dei pareri negativi sul fatto che fosse una
stupida storia fantasy mi ero molto avvilita. Quindi l'ho messa da
parte ma dopo tanto tempo ho deciso di darle una possibilità e di
metterla sul sito.
Sono una vera appassionata
di questo genere quindi vi avverto subito che molte cose della mia
storia sono citazioni di diverse storie fantasy... spero di non urtare
nessuno se troverete qualche elemento simile a una qualche vostra
storia preferita.
Insomma questo era il
prologo, spero vi abbia interessato e che siate decisi a seguirmi in
questa nuova avventura! :)
Chiara
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