L'Equazione Umana

di Lisaralin
(/viewuser.php?uid=7446)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Questa raccolta partecipa all'evento per il settimo anniversario del XIII Order Forum. Ogni capitolo della raccolta è basato su un prompt da una lista di parole creata usando un generatore automatico.
Buona lettura ;)

-----------


“- You are delusions of my mind
-  And so we are, we're all a part of you
- Am I a part of some design?
- The one design is in your head”

(Ayreon, “The Human Equation” - “Day 2: Isolation”)

#1 - Suono
 

“È normale che il suono delle onde ti faccia venire in mente persone che non hai mai visto?”
Accosto di nuovo la conchiglia all’orecchio. Ansem il Saggio solo sa come un oggetto simile sia finito nel caos del suo laboratorio, ma la cosa non mi dispiace. Lo scroscio della risacca ti prende tra le braccia e ti culla, per qualche attimo ti dà la sensazione di essere in un posto diverso. Con persone diverse.
“Primo, non è il suono delle onde. Classica credenza da ignoranti.”
Neanche alza gli occhi dal libro, sprofondato nei cuscini del letto accanto al mio. Se mi ero illuso anche solo per un millisecondo che Even potesse essere più simpatico di Vexen, beh mi sbagliavo di grosso. E non che sia difficile essere più simpatici di Vexen, intendiamoci.
“È un’illusione acustica. L’aria all’interno della conchiglia rimbomba al contatto con le onde sonore che… “
“Sì, sono sicuro che lo sai. Ti prego risparmiami.”
Mi chiedo cosa ho già fatto di male nella mia nuova vita da umano per meritarmi una convalescenza forzata nella stessa stanza dello scienziato più presuntuoso di tutti i mondi conosciuti. E dire che stavolta ci sto provando davvero ad essere dalla parte giusta.
“Secondo, quelle che vedi sono allucinazioni. Si chiama trauma cranico.”
“Non sono allucinazioni!” Non so perché, ma ne sono sicuro. La scienza di Even non può spiegare tutto. Non può spiegare la sensazione di nostalgia che rischia di annegare il mio cuore in questo momento. Il rumore della risacca, avanti e indietro, avanti e indietro. Occhi azzurri, somigliano a quelli di Sora. O di Naminé. O di Roxas. Quegli occhi grandi e puri che ti fanno sentire le mani sporche di sangue anche quando non hai fatto niente. Ma lei non è né Sora, né Naminé, né Roxas. Ha i capelli neri. Sorride, oltre le onde che si sgonfiano piano. Vorrei poterle chiedere il suo nome.
Forse mi sono solo disabituato ad essere un umano. Avevo scordato quanto fosse impegnativo avere un cuore.
“Oppure potrebbe essere un’amnesia temporanea. Non è raro dopo un colpo di quella forza.”
Le parole della scienza sono raggelanti alle volte. Amnesia temporanea. Trauma cranico. Sembra quasi un’offesa. Mi rifiuto di liquidare la ragazza dai capelli neri come un “trauma cranico”. Lei è di più, è speciale. E non importa che io non ricordi perché.
“Comunque stare tutto il giorno con quella conchiglia all’orecchio non ti servirà a granché.”
Per tutta risposta premo ancora di più la conchiglia contro la guancia. Mi lascio trascinare dal lento rumore delle onde, sperando che mi conduca dalla ragazza dai capelli neri. Che mi sveli il suo nome. Se scoprirò il suo nome, forse, potrò ricordare.
“Sempre meglio del suono della tua voce.”




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3548051