Il rumore che fece il piatto, cadendo e
rompendosi, probabilmente l’ aveva sentito tutta Privet Drive, perciò
Harry non poté stupirsi di vedere zio Vernon piombare, fumante di collera
davvero malcelata, in cucina. Dove, tra parentesi, lo trovò con la faccia
ricoperta dagli schizzi di panna della torta che Elle aveva ingoiato per
intero.
"Cosa.. Come.. Hai mangiato tutta la
torta?!" urlò zio Vernon, il faccione dipinto degli struggenti colori del
tramonto.
Tutto quel che accadde dopo non fu molto
piacevole per Harry, e gli fece ardentemente desiderare di ficcare
personalmente in bocca ad Elle tutto il sale che fosse riuscito a
trovare.
La scomparsa della torta avrebbe potuto
essere facilmente superata, dopotutto, per i Dursley, (nel senso che
avevano trovato nell’ insanità di Harry un’ ottima scusa [scusa?] con i
Mason, non perché avessero perdonato quel disgraziato del nipote, a cui
avevano già promesso qualcosa come l’ impiccagione) ma i guai erano
destinati a non finire lì.
Infatti un grosso gufo (esemplare dei nemici
giurati di zio Vernon) era piombato sulla testa della signor Mason,
facendo scappare i graditi ospiti che, non c’ è bisogno di dirlo, né
firmarono nessun contratto, né si fecero più vedere dai Dursley, e lasciò
cadere l’ unica lettera dell’ estate indirizzata a Harry.
Era una missiva dell’ Ufficio per l’ Uso
Improprio delle Arti Magiche, che avvertiva Harry che il Ministero della
Magia sapeva che in casa sua era stato praticato un Incantesimo di
Librazione, e che diffidava Harry dal compiere altre magie in quanto mago
minorenne, pena l’ espulsione da Hogwarts.
A difesa di Harry, bisogna dire, oltre al
fatto che non era stato lui ma Elle a compiere l’ incantesimo, che un mago
che manda a sbattere un gufo su un babbano, non può pretendere di
ammonirne altri perché hanno compiuto magie in presenza di questi ultimi,
vi pare?
Ma Harry non badò a queste piccole
incongruenze, perché ora era occupato a non morire di stenti, dato che i
Dursley, per punizione per un po’ tutto (per aver fatto rumore in camera
sua, per aver mangiato tutta la torta, per avere rotto il piatto, per aver
fatto scappare i Mason, per non aver detto loro che in quanto minorenne
non poteva praticare la magia quando era fuori da scuola, e, soprattutto,
per l’ imperdonabile difetto di esistere), l’ avevano chiuso in camera sua
e, per tornare a richiamare la metafora sui carcerati, zio Vernon aveva
anche fatto mettere delle sbarre di ferro alla finestra.
Così Harry se ne stava buono buono sdraiato
sul letto tutto il giorno, a ringraziare intimamente Elle per la dedizione
che aveva messo nel tenerlo fuori dai guai. Certo.
Se lo sognò pure: su una pila di sale e
limoni, se ne stava in quella sua posizione ingobbita, e gli diceva:
"Harry Potter non deve preoccuparsi, signore. Adesso Harry Potter è al
sicuro, ed Elle potrà finalmente trovare qualcuno che gli insegni come ci
si mette seduti." Detto questo, si accucciava con le ginocchia sotto al
mento, ma cadeva dalla pila di limoni e sale, facendo un casino della
miseria.
Si svegliò di soprassalto, accorgendosi che
il rumore che aveva sentito non era provocato dal rotolare di Elle e dei
limoni, ma da un sordo bussare che proveniva dalla finestra.
Infatti, attraverso le sbarre, lo fissava
confuso il suo amico Ron Weasley.
* * *
Harry ricambiò lo sguardo, altrettanto
confuso: che ci faceva Ron attaccato alla finestra del secondo piano?
Aveva forse imparato a volare come quel genio di Voldy nel settimo
libro?
"Ron, ma che ci fai..?" fece per chiedere
Harry, avvicinandosi alla finestra e aprendola, ma quello che vide fornì
la risposta da sé: Ron si era sporto dal finestrino posteriore di una
vecchia Ford Anglia ferma a mezz’ aria, sui cui sedili anteriori sedevano
i gemelli Fred e George Weasley, i fratelli maggiori di Ron.
"Ma che fine avevi fatto?" chiese in quel
momento Ron "Ti ho scritto un sacco di lettere ma non mi hai mai risposto,
maleducato! E poi arriva papà, e dice che ti sei beccato un richiamo
ufficiale dal Ministero.."
"Ah, stà zitto.." fece Harry, con aria
scocciata "E’ una storia lunga.."
"Beh, comunque, tu adesso vieni con noi."
disse Ron.
"Cos’ è, un rapimento?" chiese Harry "E poi
guarda che non potete fare incantesimi fuori da Hogwarts, ve lo dico per
esperienza.."
Ma mentre il nostro leale amico cianciava
allegramente, Ron aveva aperto lo sportello, si era avvicinato alle
sbarre, attorno ad una delle quali aveva legato una spessa corda attaccata
al paraurti dell’ auto, e aveva detto: "Vai Fred, metti in
moto!"
Quando vuole, anche Ron trova un motivo per
essere stato smistato al Grifondoro.
Con uno schianto talmente silenzioso che
miracolosamente non svegliò i Dursley, le sbarre si staccarono dalla
finestra, e Fred e George la scavalcarono entrando in camera di
Harry.
"Forza, dacci la tua roba." disse George,
dando sempre di più ad Harry l’ impressione di una qualche azione
criminosa.
"Ma è tutta riposta nell’ armadio del
sottoscala, ed io sono chiuso a chiave quì dentro.." provò a protestare,
ma i due gemelli malefici tirarono fuori una forcina da capelli e fecero
scattare la serratura della porta.
Arresosi all’ evidenza, Harry cominciò a
passare a Ron tutti gli averi che intendeva portarsi dietro; poi Fred e
George riapparvero con il baule di scuola e la scopa, e caricarono sulla
macchina anche quelli.
Ma quando Harry, pronto a partire, stava per
scavalcare la finestra e salire in auto, Edvige, la sua bellissima civetta
bianca incazzosa, lanciò un grido alto e penetrante, che avrebbe potuto
svegliare anche chi fosse stato in coma; perciò a Harry non fece nessuna
sorpresa, quando zio Vernon urlò: "MALEDETTA CIVETTA!!"
"Oh no, quasi dimenticavo
Edvige!"
Corse verso la gabbia della civetta, la
acchiappò al volo, e spiccò un’ altra corsa in direzione della finestra,
ma a quel punto zio Vernon fece la sua inferocita comparsa in camera di
Harry.
Il nostro piccolo eroe se la diede a gambe
ancor più velocemente, anche se, in effetti non ce ne fu alcun bisogno,
dato che ora che il cervello ottuso dello zio ebbe afferrato la
situazione, Harry era già al sicuro sul sedile posteriore della
Ford.
Lasciandosi dietro un mugghiante signor
Dursley, Harry ed i Weasley diressero la macchina volante in direzione
della casa di questi ultimi.
"Dai Harry," lo esortò a quel punto Ron
"adesso raccontami quella tua storia lunga!"
Harry raccontò di come i suoi zii e suo
cugino lo sfruttassero e bistrattassero senza ritegno; di come all’
improvviso, però, apparve la Fata Smemorina che gli fece un bellissimo
vestito fornito di mocassini fatti di cristallo per andare alla festa del
principe, ingiungendogli però, di dover tornare entro mezzanotte,
altrimenti la sua fiammante limousine sarebbe immediatamente tornata una
zucca e..
"Ma no, Harry!" lo interruppe Ron, alzando
gli occhi al cielo "Non quella storia! Raccontaci cos’ è
successo, perché non hai risposto alle lettere?"
"Ah, è questo che vuoi sapere." fece Harry,
un po’ deluso.
Così raccontò loro di Elle e del suo strano
avvertimento, dell’ ingrata fine che aveva fatto fare alla torta, e della
conseguente lettera dal Ministero.
"Ma quant’ è strano!" commentò Fred, alla
fine.
"Proprio strano!" fece eco
George.
"Già." fece Harry in risposta "Insomma,
voglio dire, ingerire del sale non può fare così male! Sì, può
farti venire sete, ma.."
"No, Harry.." disse Ron, che cominciava a
spazientirsi "La cosa strana è che un investigatore domestico,
normalmente, pur avendo poteri magici tutti suoi, deve avere comunque il
permesso dei padroni per utilizzarli. Non torna il fatto che sia venuto da
te senza permesso."
"E’ vero." continuò Fred "Secondo me
qualcuno ti ha fatto uno scherzo. L’ hanno mandato apposta per non farti
tornare a Hogwarts, quest’ anno. Per caso a scuola c’ è qualcuno che ce l’
ha con te?"
"Sì," risposero contemporaneamente Harry e
Ron "Mello Malfoy."
"Ma non so se i Malfoy abbiano un
investigatore domestico." continuò Harry.
"Puoi star sicuro, che ce l’ hanno." rispose
George "Sono ricchi sfondati!"
"Il sogno di mamma è averne uno che
rintracci tutta la roba che ci perdiamo per casa." aggiunse Fred
"Specialmente quella che le nascondiamo io e George."
Stava albeggiando, quando arrivarono a casa
Weasley: questa sembrava la versione realistica e verticale del gioco del
domino, dato che dava l’ impressione di dover perdere il precario
equilibrio da un momento all’ altro, ma al nostro Harry piacque lo stesso,
paragonandola al paradiso terrestre che era la casa dei suoi
zii.
Scesero dall’ auto e si avviarono alla
porta, ma furono intercettati dalla signora Weasley, che li caricò come un
toro (o sarà meglio dire mucca?) inferocita.
"Ma vi rendete conto di quanto mi sono
preoccupata?" aveva cominciato a sbraitare "Letti vuoti, auto sparita,
nessun biglietto! Potevate essere stati rapiti da ET, o da Orochimaru, ero
così angosciata!.." e andò avanti così finché non furono più o meno le
otto di mattina.
Poi, finalmente, rivolse la propria
attenzione a Harry, che cominciò a temere il proprio turno di
ramanzina.
Ma così non fu: la signora Weasley fece
chiamare quattro schiavetti vestiti solo con un perizoma, che presero
Harry e lo adagiarono su una lettiga rivestita d’ oro e ricoperta di
cuscini e sete preziose, e lo trasportarono a spalla fin dentro
casa.
Sì, signori, è così: la signora Weasley è
proprio come tutte le madri del mondo, che seguono la legge universale del
"mio figlio è una merda, il suo miglior amico è un dio" (attenzione: a
volte la seconda parte può variare in: "il figlio della mia migliore amica
è un dio").
Una volta dentro la cucina, Harry notò come
anche l’ interno della casa fosse, come dire, strambo. In particolare
attirò la sua attenzione un grosso orologio a muro, sul cui quadrante,
invece dei numeri, c’ erano scritte cose come: ‘Sei in ritardo’, ‘Ora di
prendere il tè’, ‘Ora che la smetti’, ‘Oramai’… oppure: ‘Casa’,
‘Prigione’, ‘Pericolo di Vita’, ‘Isole Fiji’, ‘Paradiso Fiscale’,
‘Gabinetto intasato’ e così via; sulle lancette, invece, che erano nove,
ognuna per un componente della famiglia, c’ erano i nomi di ogni Weasley
con relativo mini-ritratto.
Harry pensò che se quelli del Ministero
della Magia avessero avuto un orologio simile, Voldemort non sarebbe stato
così a lungo uccel di bosco.
Mentre finivano di mangiare la colazione
preparata loro dalla signora Weasley (becchime per galline a Ron, Fred e
George; croissant fragrante e cappuccino macchiato a Harry), una bambina
dai lunghi capelli rossi e dalla smerlettata camicia da notte fece la sua
comparsa in cucina, lanciò un urlo che avrebbe potuto rivaleggiare con
quelli di Edvige, e scomparve di nuovo in un istante.
"Ah, è mia sorella Ginny." spiegò Ron a
Harry "Ha già deciso che ti sposerà, perciò quest’ anno non ti darà tregua
a Hogwarts."
Harry pensò che l’ eventualità che Elle l’
avesse messo in guardia contro il corteggiamento sfrenato di cui sarebbe
divenuto oggetto non fosse da escludersi.
Estinta ogni traccia di colazione (e
mangime), i quattro ragazzi furono incaricati di disinfestare il giardino
dagli gnomi.
"Ecco," stava dicendo la signora Weasley,
mentre prendeva un grosso libro "vediamo cosa dice in proposito Matt
Allock."
"Ma, mamma!" provò a protestare George
"Sappiamo benissimo come si fa a cacciare via gli gnomi dal
giardino!"
Harry osservò incuriosito la copertina del
libro. In svenevoli lettere ricamate c’ era scritto: Guida alla
disinfestazione domestica, di Matt Allock. Subito sotto c’ era una
grande foto di un mago dall’ aspetto simpatico, con corti capelli
rossicci, due enormi occhialoni arancione tirati sulla fronte, ed una
lunga tunica da mago a righe grigio chiaro e scuro. Naturalmente il
ritratto era animato, e quello che Harry immaginò fosse Matt Allock,
ammiccava sorridente nelle loro direzioni.
La signora Weasley rispose al sorriso,
raggiante.
"La mamma ha una cotta per lui." spiegò Fred
a Harry.
La disinfestazione del giardino non durò a
lungo, e di divertente ci fu solo una piccola gara tra Harry, Ron, Fred e
George a chi tirava lo gnomo più lontano; quelli, affatto spaventati, si
facevano lanciare volentieri, urlando: "Banzaiiii!" o "Geronimooo!!".
Harry ne sentì anche qualcuno gridare: "Biancaneveee!!!".
Poi arrivò a casa il signor Weasley, e si
riunirono tutti intorno al tavolo, in cucina. Comprensibilmente abituato
alla numerosa prole, non fece nessun caso a Harry, finché la signora
Weasley non glielo fece notare, con tanto di scritta luminescente e
frecciona a lucette intermittenti stile Las Vegas.
"Oh, santo cielo!" esclamò allora lui "Harry
Potter!? Molto piacere di conoscerti, Ron mi ha parlato così tanto di te!
E anche Ginny me ne ha parlato! E Molly, mia moglie…" e gli fece l’ elenco
di tutti i suoi fan sfegatati.
Nei giorni seguenti, Harry scoprì che la
vita a casa Weasley (che i componenti della famiglia chiamavano ‘La Tana’,
per qualche oscuro motivo) era semplicemente meravigliosa. Tutti lo
adoravano e riverivano, e nessuno lo obbligava mai a fare le pulizie. In
particolare la signora Weasley pareva volesse metterlo all’ ingrasso,
tanto gli riempiva il piatto durante i pasti, e il signor Weasley non
faceva che chiedergli affascinato il funzionamento di qualsiasi aggeggio
babbano gli venisse in mente, senza tener conto di che cosa mai ne dovesse
sapere un ragazzino di dodici anni di elettricità e trasmissioni
radio.
Una settimana dopo il suo arrivo alla Tana,
a Harry e gli altri arrivarono le lettere da Hogwarts, contenenti la lista
dei libri da acquistare per quell’ anno. Sorprendentemente, a tutti gli
anni, era stata richiesta una sfilza di libri di Matt Allock, tutta roba
come: "In barca con le banshee", "A zonzo con gli zombie", "I fanghi con i
fantasmi", "A gara con i gargoyle" e così via; poi ne lesse uno che si
intitolava "Guida a Tomb Raider" e si chiese: - E questo che c’ entra, con
gli altri? -.
"Accidenti!" esclamò Fred "Il nuovo
insegnante di Difesa contro le Arti Oscure dev’ essere proprio un grande
fan di Allock, e pensare che io non gli darei neanche un soldo
bucato!"
La signora Weasley lo incenerì con lo
sguardo.
In quel momento arrivò una lettera da
Hermione:
"Caro Ron e caro
Harry (tanto lo so che stai lì pure te! Mai che invitaste anche
me!),
Spero che il vostro piano abbia avuto un
buon esito, e che non abbiate fatto niente di avventato, pericoloso,
illegale, immorale, antiestetico, disgustoso, o eticamente fuori luogo per
portarlo via, perché se è così, Ron, sappi che hai messo nei guai il
nostro adorato Harry, e non te lo perdonerò mai!
Premesso questo, fatemi sapere al più presto se
Harry sta bene.
Quì va tutto come al solito, ovviamente ho
molto da fare con i compiti di
scuola ("Ma quella ragazza è masochista!" esclamò Ron, e Harry
chiese, impanicato: "C’ erano dei compiti da fare?"), pensavo di andare
a Diagon Alley a comprare i nuovi libri lunedì
prossimo. Ci vediamo lì, che ne
dite?
Il titolo, Anglia, è uno stupido giochetto
di parole che ho barbaramente sfruttato per riempire lo spazio vuoto sopra
al capitolo. XD
La spiegazione è: voi sapete che la parola
"inglese" deriva da quella latina "angelus" che sta per "angelo"? I romani
che arrivarono in Gran Bretagna per la prima volta, vedendo i volti
chiari, i capelli biondi e gli occhi azzurri dei suoi abitanti, li
identificarono con gli angeli delle Scritture. Da quì il nome "inglese".
Dato che gli angeli volano, così come la vecchia Ford del signor Weasley
(il cui nome ha sicuramente origine nella parola "inglese"), mi sembrava
divertente sottolineare la coincidenza di questo nome. Ecco, devo aver
pensato qualcosa del genere. ^^" Incredibile cosa fanno le persone quando
non sanno come intitolare i propri capitoli, vero? XD
Da questa settimana, siore e siori, vi
presentiamo………………
Lo show del copyright:
E’ notte fonda, solo un’ enorme luna piena
rischiara il cielo scuro di un’ inquietante foresta.
DragonSlave corre a perdifiato inciampando
su foglie e radici, inseguita da un viscido individuo.
"Fermati!" ordina il raccapricciante uomo
(?) "Voglio solo chiederti se hai un fratellino in cerca di
vendetta!"
"Ma allora perché mi fai correre dietro dai
tuoi orribili serpentoni? Giuro che non volevo offenderti! E poi non ho
fratellini, tantomeno in cerca di vendetta!"
"Allora farò di te un altro simulacro per la
mia anima! Presto Kabuto, prendila!"
"Nooo…" piange disperata
DragonSlave.
Ad un certo punto, però, sembra sia riuscita
a seminare i due ninja, e raggiunge una radura illuminata dall’ astro
notturno.
Si avvicina cauta, e si accorge che al
centro della radura c’ è una bara di cristallo, in cui dorme una splendida
fanciulla.
"Oh, poverin.." Non fa in tempo a dirlo che
il coperchio si alza e la candida fanciulla, urlando come un’ aquila,
comincia a ricoprire DragonSlave di mele marce, dicendo disperata: "Ma
come ti permetti?! Io ho sofferto un sacco, tra i nani e quella vecchia
befana della strega, e tu che fai? Sfrutti il mio già sfigato nome per
farlo invocare ad un orribile gnomo?!! Maleducata!!"
Scappando anche da lì, DragonSlave arriva
infine in cima ad una rupe, ansante.
Calmandosi un po’, si rende improvvisamente
conto di quanto sia grande la luna quella sera. Ma… ha una
macchia.
No. Non è una macchia. E’ qualcosa che si
avvicina.
"Oh, cavolo…"
Sullo sfondo della luna, stanno passando su
un tandem volante J. K. Rowling e Tsugumi Ohba, con ET nel
cestino.
L’ abbronzato extraterrestre punta il suo
dito luminoso su DragonSlave e grida: "Eccola! E’ lì! Virate a ore
tre!"
I tre si buttano a capofitto su DragonSlave,
mentre la Rowling e la Ohba gridano inferocite: "Ma si può sapere che
diavolo scrivi? Non te la potevi prendere con qualcun’ altro?! Maledetta!
Ridacci la nostra dignità!"
"Scusateeee……"
E ora, i doverosi saluti e
ringraziamenti:
Grazie mille a yuki689,
Luine
e Kagura92 che hanno aggiunto la fic nella loro sezione ‘storie
seguite’: spero davvero di non deludervi, e se vi va fatemi sapere se vi è
piaciuto anche questo capitolo! >_<