Una cinquantina di anni fa la signora Gage, una vedova
in là con gli anni, se ne stava seduta nella sua casetta in un villaggio dello
Yorkshire chiamato Spilsby. Benchè fosse zoppa e piuttosto miope, cercava come
poteva di aggiustare un paio di zoccoli, perché aveva solo pochi scellini alla
settimana per vivere. Mentre era lì che martellava, entrò il postino che le
gettò una lettera in grembo.
L’indirizzo del mittente era: Studio legale, Stagg
& Beetle, 67 High Street, Lewes, Sussex.
La signora Gage aprì la lettera e lesse:“Gentile
signora, ci pregiamo di informarla della morte di suo fratello Joseph Brand.”
-Perdinci!- disse la signora Gage -Il vecchio Joseph
se n’è andato finalmente!-
“Il signor Brand ha lasciato a lei tutti i suoi beni”
continuava la lettera “consistenti in una casa di abitazione, con annessa
stalla, graticci per i cetrioli, mangani, carriole, ecc. ecc., siti nel
villaggio di Rodmell, presso Lewes. Il testatore le lascia inoltre la sua
intera fortuna; ovverossia: 3000 (tremila) sterline.”
La signora Gage quasi cadde nel fuoco dalla gioia. (Testo di Virginia Woolf)
Da parecchi anni non vedeva
suo fratello e, dato che non ringraziava neppure per gli auguri di Natale che
lei gli mandava ogni anno, aveva sempre pensato che la detestasse per via della
sua generosità che lui, avaro fino alle ossa, non poteva soffrire.
L’ultima volta che si erano
visti Joseph le aveva gridato che era una stupida a dare i suoi soldi ai poveri
orfani del suo vicino di casa. “Ma lui mi ha aiutata prestandomi del denaro
quando mio marito aveva perso il raccolto per via della grandine. Non potevo
lasciarli senza mangiare, che razza di irriconoscente sarei stata?” aveva
protestato di fronte ai rimproveri del fratello. “Beh, ma non sarebbero morti
di fame, no? All’orfanotrofio sfamano quelli che non hanno un soldo, o
sbaglio?”
“Sbagli, perchè non c’è più
nessun orfanotrofio: lo hai fatto chiudere tu l’anno scorso perchè la direzione
non era riuscita a pagare gli interessi dei debiti che aveva contratto con te.”
aveva ribattuto la signora Gage puntando addosso al fratello un dito
accusatore.
Joseph aveva sbuffato. “E una
volta che avranno mangiato, tu cosa avrai ottenuto? Degli orfani grassi e
viziati, incapaci di badare a se stessi e troppo abituati bene per fare il
lavoro che si meritano: scavare in miniera! Non avrei dovuto mandarti quelle
cinque sterline a Natale, se avessi saputo il cattivo uso che volevi farne! Mi
hai molto deluso, sei una sciocca come sempre! Ora io me ne vado, non so se
tornerò a farti visita.” Joseph si era rimesso il cappello logoro e si era
avvicinato alla porta. “Prima di andarmene, devo domandarti una cosa: tuo
marito mi ha lasciato qualcosa nel testamento?” Ricevuta una risposta negativa,
se n’era andato bofonchiando qualcosa come “Che tirchio!”
Da quel giorno non si erano
più visti. Lei aveva sempre pregato perchè cambiasse e diventasse un uomo
migliore. Ma ogni Natale non riceveva niente da lui. Praticamente non sapeva se
suo fratello fosse vivo o morto. Eppure, le aveva lasciato in eredità la sua
grande casa e i suoi soldi. Sembrava davvero un fatto inspiegabile.
Però non così tanto, pensò la
signora Gage. Forse Joseph, sentendo la morte avvicinarsi, era cambiato e le
aveva lasciato tutti i suoi beni nella speranza che lei li usasse per i poveri
e per la carità. Rilesse l’ammontare della fortuna del fratello. Tremila
sterline, strano. Pensava che fosse molto più ricco. Così tirchio e avaro, era
vissuto risparmiando sempre su ogni minima cosa, sebbene con i suoi affari
avesse dei guadagni formidabili.
Mentre tornava a sistemare i
suoi zoccoli, la signora Gage immaginò che magari suo fratello aveva devoluto
in beneficenza la maggior parte delle ricchezze, eccetto una piccola parte
tenuta per la sorella. Se lo figurò: un anziano signore con la tuba e la giacca
logore che girava per strada dando soldi ai mendicanti sotto gli sguardi
increduli di tutti gli abitanti di Rodmell. Poi entrava nell’orfanotrofio e
gettava denaro a destra e a manca, abbracciava i bambini e dichiarava che d’ora
in avanti avrebbero tutti mangiato cibo sano e nutriente ogni giorno a sue
spese. Infine andava dai suoi debitori e prometteva che non avrebbe più voluto
nulla da loro.
Persa in questi dolci sogni,
la signora Gage passò tutto il pomeriggio a fantasticare mentre aggiustava gli
zoccoli e alla fine decise che sarebbe andata quanto prima a Rodmell per
assistere al funerale del fratello e per stipulare un atto notarile con cui
lasciava tutte le sue proprietà e i suoi beni ai poveri, come pensava che lui
avesse desiderato.
Quando la sorella di Joseph
arrivò a Rodmell fu felicissima di constatare che le sue fantasie erano vere.
Infatti era già in attuazione il progetto di costruire una statua nella piazza
centrale in onore del signor Joseph Brand, grande filantropo e benefattore dei
poveri e degli indigenti, come recitava la targa in bronzo.
La signora Gage allora donò
la casa e le tremila sterline alle opere di carità, in modo da fare la sua
parte nel migliorare le condizioni di vita dei più sfortunati.
“Proprio come avrebbe voluto
Joseph!” dichiarò pubblicamente il giorno della donazione.
Se solo avesse saputo la
verità!
In realtà, suo fratello
Joseph non si era affatto pentito della sua vita, nè tantomeno aveva mai
pensato di fare la carità. Anzi, non aveva neanche pensato al fatto che ormai
era molto vecchio fino a qualche settimana prima di morire.
Infatti un giorno si era
presentato il parroco a casa sua e aveva cominciato a fargli una predica,
consigliandogli di pensare alla morte e al destino della sua anima immortale,
data la sua età. “Signor Brand,” aveva detto “Lei per molti anni non si è fatto
vedere in chiesa, ha condotto una vita dedicata solo al denaro, ripudiando
completamente la carità cristiana. Ma non è ancora troppo tardi: se Lei si
pente della sua vita e decide di fare un buon uso delle sue ricchezze terrene,
può sperare che Iddio misericordioso la perdoni e non costringa la sua anima ai
tormenti dell’Inferno.”
Per nulla colpito da queste
parole, ma molto infastidito, Joseph lo aveva cacciato via in malo modo. Gli
aveva urlato dietro di andare a cercare elemosine da un’altra parte e di
vergognarsi di approfittare della sua età per spillargli denaro con minacce di
eterne sofferenze.
La religione non lo aveva mai
interessato, la considerava solo un modo per cercare di strappare agli onesti
lavoratori i profitti delle loro fatiche. Ciò che veramente cominciò a
preoccupare Joseph era a chi avrebbe lasciato tutto il suo patrimonio. In
effetti quel menagramo del parroco aveva ragione: tra qualche mese o anno
sarebbe morto. Doveva assolutamente trovare una persona che ereditasse le sue
ricchezze.
Sua sorella non era neanche
tra i possibili candidati: lo avrebbe di certo dato tutto in beneficenza
sprecandolo. Purtroppo però era lei l’unica beneficiaria, stando al testamento
che suo padre lo aveva costretto a scrivere quando era sul letto di morte.
Quindi sarebbe andato dal notaio e lo avrebbe fatto cambiare, ma prima
bisognava scegliere chi la avrebbe sostituita. Così si mise a cercare la
persona adatta ad accogliere il suo denaro.
Per prima cosa provò con i
suoi due assistenti in borsa, ma quando li interrogò separatamente per decidere
chi fosse il migliore secondo i suoi criteri, dissero ciascuno tutto il male
che potevano dell’altro. Perciò decise che nessuno dei due era degno e cercò
un’altra persona col senso degli affari e parsimoniosa.
Ma per quanto si sforzasse, i
suoi tentativi andavano sempre a vuoto.
Il proprietario della miniera
di carbone dove lavoravano bambini sfruttati e sottopagati non era adatto:
spendeva troppi soldi per comprare quadri e opere d’arte che Joseph trovava un
inutile spreco di denaro.
Il politico corrotto e
nepotista era un Don Giovanni impenitente e buttava via migliaia di sterline
per le sue cocottes.
Il proprietario terriero dispotico e
schiavista pareva andare bene, ma Joseph considerava un pessimo affare
investire nelle proprietà agricole.
Insomma, non era ancora
riuscito a trovare nessuno che fosse degno di ereditare i suoi soldi. In più,
era andato a trovare tutta questa gente rigorosamente a piedi, perchè ovviamente
non voleva sprecare denaro usando una carrozza. Come risultato, mentre
camminava per una delle vie di Rodmell gli venne un infarto. Subito tutti i
passanti e i bottegai abbandonarono le loro attività per soccorlerlo e portarlo
all’ospedale, nella speranza di ottenere una ricompensa dal moribondo. Anche i
medici, coltivando la stessa idea di un premio, fecero di tutto per salvare il
vecchio e ci riuscirono. Nonostante questo, Joseph non fu per nulla
riconoscente e anzi si lamentò del fatto che nessuno avesse raccolto il suo
cappello e che lo avessero lasciato in strada.
Comunque, ciò che era
successo era una chiara e lampante prova del fatto che non gli restava molto da
vivere. Allora decise che, pur di non lasciarli a sua sorella, si sarebbe portato
i suoi soldi nella tomba. Il giorno dopo andò in banca di mattino presto in
modo che nessuno lo vedesse e ritirò tutte le sue sostanze. Mise tutti i suoi
averi in un enorme borsone che si caricò in spalla e uscì per tornare a casa
sua. Arrivato lì, li avrebbe seppelliti da qualche parte insieme alle tremila
sterline che teneva nella sua cassaforte.
Durante il percorso però si
sentì male ancora. Sia per l’orario sia per il fatto che era domenica, in strada
non passava anima viva. Per fortuna o per caso, Joseph era stato colpito da un
altro attacco proprio davanti all’ospizio dei poveri. Arrancò dentro e cadde a
terra insieme al borsone. Tre suore infermiere lo videro subito e mentre una
correva a chiamare il dottore, le altre due cominciarono a prestargli soccorso.
Gli inumidirono la fronte e gli tennero la testa con le mani, sempre più
atterrite dai suoi spasmi. A un certo punto le convulsioni di Joseph si
fermarono e lui subito cercò di afferrare il suo borsone. Solo allora le due
suore se ne accorsero e, visto che nel cadere si era aperto in parte, videro
che era stracolmo di sterline.
“I... m-miei... s-soldi…”
biascicò Joseph, mentre sentiva il dolore ritornare.
“Oh, signor Brand non si
sforzi!” disse una delle due suore “Ho capito tutto: vuole donarli ai poveri,
giusto?”
“S... si... si...” rantolò il
signor Brand.
“Grazie! Grazie! Tutti i
poveri e gli indigenti sapranno della vostra generosità! Il Signore vi renderà
merito per questo grandissimo atto di carità!” esclamarono entrambe le suore.
Ma Joseph non aveva ancora finito di parlare, infatti lui avrebbe voluto
dire:“Siete pazza! Non lo farei mai! Giù le mani dai miei soldi!”, purtroppo
però gli spasmi che lo tormentavano gli impedirono di finire la frase.
Perdipiù, quando sentì l’esclamazione delle suore, al solo pensiero che tutto
il suo denaro fosse dato via, gli venne un secondo infarto e morì, proprio
nello stesso istante in cui entrava il dottore con l’altra suora. Così i suoi
soldi furono tutti devoluti in benficienza e nè il notaio nè i due agenti di
borsa poterono impedirlo, visto che c’erano stati ben quattro testimoni della
sua donazione in punto di morte. Ciò che restava dei suoi averi, cioè la casa e
le tremila sterline nella cassaforte, per testamento andò invece alla signora
Gage, come si è già detto sopra.