Vita di Fazioni in una classe disastrata

di Growl
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Vita di Fazioni
in una classe disastrata



Dopo la tempesta c'è il sole, ma dopo il sole ritorna la tempesta



 
Dopo la mia avventura, sono andato in ospedale, accompagnato da Elisa. Fortunatamente non ho riscontrato danni celebrali permanenti, ma ho raccontato ai medici ciò che mi è accaduto, facendolo spacciare per vero. Come mi aspettavo, mi hanno preso per pazzo e mi hanno lasciato passare quattro giorni in ospedale, lasciandomi libero dalla 3°H e godendomi un po’ di pace meritata.
Ovviamente, però, tutte le cose belle devono finire, anche la Nutella, quindi lunedì devo tornare a scuola. Non so come, ma il primo giorno della settimana fila liscio; nessun attentato alla mia persona, niente strane visioni.
Quando chiedo all’Anarchia se si ricordano del mio sogno, però, dicono di sapere tutto nei minimi dettagli. Ciò è molto inquietante, ma sono già abbastanza preoccupato per via di altre faccende, quindi arrivo velocemente alla mia teoria finale, ovvero che mi hanno somministrato una strana droga che permette di sintonizzare le coscienze delle persone e di far vivere loro un sogno in comune. E’ assurdo? Sì, è assurdo, e l’Anarchia ha già bruciato oltre a due campi da calcio anche i propri neuroni, ma siccome in questa classe tutto è possibile, questa è la spiegazione più sensata (veramente non ne trovo altre che non implichino l’esistenza di universi paralleli e possibilità di spostarsi tra di essi).
Il giorno dopo la prima ora è di religione, e questa volta il professore nemmeno si presenta. Dato che sono annoiato e voglio minimizzare il mio tempo con la mia nuova classe, esco dall’aula di soppiatto per andare al piano di sotto e chiedere a qualche altro insegnante dov’è finito Cesella. Nonostante pensassi di essere scappato senza essere visto da nessuno, appena arrivo alle scale vedo scendere Elisa ed Alessandro, lui ha in mano un bicchiere di caffè. Cavolo è vero. Non c’erano in classe! Come ho fatto a non pensarci?
Elisa era andata in bagno, quelli del mio plesso erano temporaneamente guasti. Probabilmente qualcuno della classe li aveva messi fuori uso. Penso che l’Anarchia li abbia riempiti di mozziconi di sigarette.
«Filippo, stavi fuggendo dalla classe?» mi chiede lei.
«Dovevi cercare qualche ragazza che ti piace?» fa invece lui.
«No. Ad entrambe. Stavo provando a capire come mai il prof non c’è oggi.»
«Avrà capito che non ci sono speranze nella nostra classe… o forse sta passando del tempo sui social… spesso aggiorna Instagram.»
«Che? Nah, lo sai che lavora anche come investigatore privato?»
«Il professore?» chiedo io sorpreso.
«Sì, lo chiamano per pedinare le persone, nascondersi nell’ombra… uno dei miei sogni!»
«Alex, per quello ci vuole una laurea. Non puoi seguire Amanda senza essere denunciato.»
«Che? Amanda? No, ormai mi sono arreso con lei. Si vedeva che non le interessavo. Adesso ho un altro obiettivo! Numero 7!»
Sto per chiedergli chi sia numero 7, ma Alessandro scappa via e s’incontra con il resto dell’Unione davanti alla classe, poi insieme a loro si avvia nell’aula informatica.
«Dove te ne scappi?» mi chiede di nuovo Elisa.
«Guarda, cercherei di scappare da questa città, ma al momento non ho i mezzi necessari per farlo. Ora scendo per cercare di capire perché non è venuto il prof.»
«Secondo me pensa di essere più produttivo a casa piuttosto che a scuola.»
«Noooo…» dico ironico. «Cosa te lo fa pensare? Il fatto che lo ignorate in continuazione?»
«Io sarei pure interessata a quello che dice, ma il resto delle Fazioni preferisce fare altro… e quindi preferisco vedere cosa fa la gente su musical.ly e boh… controllare i link di Reddit.»
«Consideri musical.ly un social network?»
«Ovviamente, tutti considerano snapchat, dove puoi postare video di massimo cinque secondi, un social network, e non musical.ly?»
«Non ti capirò mai.»
«Ringraziami che non considero Dubsmash un social network.»
«Ehi, posso scendere con te? Non mi va di restare chiusa in classe.»
«Vuoi incontrare vere persone al di fuori della tua aula? Non me l’aspettavo da una ragazza ossessionata con inserire nome di social network qui
«No, ma non hai capito! In classe il 3G è orribile, quindi è per questo che ti seguo.»
Mi aspettavo che se ne uscisse con una battuta su Twitter, ma non l’ha fatto, probabilmente perché stava controllando chi le aveva scritto un messaggio su Tumblr.
Arriviamo all’entrata e vediamo diversi insegnati che camminano, comprese la Comuni e la Cimino. Purtroppo dovremo fare le ore d’italiano e di matematica che ci spettano. Proviamo a chiedere se sanno del professore, ma dicono che non risponde nemmeno nel gruppo di Whatsapp. Anzi, peggio, visualizza e non risponde.
«Come direbbe Teresa, infilare la piaga nel dito!» esclama Elisa.
«Che?..» domando, ma poi capisco che è una delle famose Analogie Indecifrabili™. «Sai, lascia stare, certe volte è meglio non sapere.»
Mentre continuiamo a chiedere notizie di Cesella, la Luce apre la porta.
«Ester, ciao.» le dico.
«Ciao Filippo, vedo che sei sopravvissuto! Non ti vedevo da mercoledì scorso.»
«Beh, ho avuto un incidente e sono rimasto in ospedale. Ma nulla di grave, anzi, per fortuna mi è capitato.»
«Era uscito il nuovo numero della settimana enigmistica e non mi hai aiutato, c’era un cruciverba complicatissimo.»
Elisa mi domanda da quanto siamo amici.
«Gli psicologi dicono che in una situazione di grande pericolo le persone tendono a collaborare molto più facilmente, è chiaro che debba fare amicizia con qualcuno in questo tugurio.»
«Stai dicendo che non siamo amici?» fa Elisa. «Ma hai accettato la mia richiesta su Facebook!»
«Per ottenere la mia vera amicizia devi fare molto di più. Però sei sicuramente ad un livello più alto degli altri.»
Lei mi osserva per qualche secondo, non capisco se è confusa oppure preoccupata. Forse delusa. Non so.
«Ester, tu sai che fine ha fatto il professore Cesella?»
«Ah, penso di sì. Sabato ha iniziato a lamentarsi con la Velli proprio di fronte a me. Non mi vedevano, perché stavo dietro alla fotocopiatrice, mi era caduta la penna dopo aver trovato le dodici differenze e volevo prenderla.»
«Interessante..?» balbetta Elisa.
«Non avevo assolutamente intenzione di origliare, ma ho sentito il professore dire “non ce la faccio più, adesso mi farò licenziare, me ne vado e inizio una carriera come facebook star!”
«Incredibile, dovrebbe essere un esempio!» esulta la mia compagna.
«Quindi non verrà più?» chiedo io.
«Penso proprio di no. L’avete esasperato. La Velli invece ha detto che vi sopporterà ancora per un anno, poi cercherà di cambiare sezione.»
«E adesso ci capiterà un nuovo professore di religione?»
«Non so, forse vi rimuovono direttamente l’ora. La preside dice che sarà una nuova regola per il vostro statuto speciale
Guardo il mio telefono e noto che mancano cinque minuti prima dell’inizio dell’ora di fisica. Meglio non fare arrabbiare il professor Scossi e tornare in classe immediatamente. Saluto Ester ed Elisa ed io ci avviamo sopra le scale.
«Filippo, devo farti vedere la Sgabuchiesa! Ormai sei della nostra Fazione, non puoi non conoscere il nostro luogo di ritrovo principale!»
«Non credo sia il momento.»
«Invece lo è! Ti dimostrerò la mia amicizia svelandoti questo grande segreto!»
«Ok… ma cerca di farcela in cinque minuti.»
Riscendiamo le scale e andiamo verso il secondo plesso, poi saliamo altre scale, giriamo a destra, poi a sinistra. Elisa all’inizio sbaglia strada ed entra nella 5°D, dove tra l’altro si trova proprio la Comuni, che ci guarda malissimo, ma dopo un po’ arriviamo davanti a una porta di legno.
La campanella suona. L’ora è iniziata.
«Elisa, hai fallito. Sono passati sei minuti. Ritorniamo in classe.»
«No, non adesso! Devi vedere l’arredamento! E’ bellissimo, ho preso consigli da Real Time!»
«Va bene. Ma non perché hai detto real time. Solo perché Scossi non capisce nulla.»
La ragazza prende una chiave dalla tasca. Mentre fa ciò, si mette a raccontare la storia della Sgabuchiesa.
«Un tempo questa era una sala dei professori, circa sette anni fa. Ma i professori aumentavano, lo spazio diminuiva. Non potevano riunirsi tutti in questa piccola stanza che poteva contenere al massimo sette persone, assolutamente!»
«Ti muovi ad aprire questa porta o no?»
«Quindi la preside adibì una vecchia aula a sala professori, e questo locale cadde in disuso. Fu Gabriele che decise di trasformare l’antica sala in un luogo sacro al Sol’Rosa. Grazie alle conoscenze di Federica ci appropriammo delle chiavi, e da allora noi e solo noi abbiamo accesso alla stanza ogni giorno che la scuola è aperta.»
«Avete rubato delle chiavi?!»
«No! Federica ha detto che ha degli amici ai piani alti, gliel’hanno concesse loro!»
«Ho dei dubbi… ma ho sempre dei dubbi in questa classe.»
«Oh, la serratura è rotta.» esclama Elisa. «In tal caso posso semplicemente aprire la porta.»
Mi trattengo dal gridare.
Però, quando guardo dentro alla Sgabuchiesa non osservo l’arredamento, perché davanti a me c’è una figura incappucciata, con un coltello piazzato sulla gola di Gabriele.
«Ma che caz...» riesco a dire.

 




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