Due Anime

di Alexiochan
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La casetta era in stato di abbandono evidente, il giardinetto sul davanti non era stato tagliato negli ultimi mesi ed era pieno di piante parassite, l'intonaco delle pareti esterne cadeva a pezzi, del balcone basta dire che nessuno potrebbe salirci senza precipitare di sotto con esso. La donna oltrepassò il cancello d'ingresso arrugginito appena accostato, raggiunse la porta e bussò notando la completa assenza di campanelli. Niente. Bussò con piú insistenza e solo allora dei passi incerti risuonarono dall'interno. La porta si aprì un un piccolo spiraglio, una catena sopra la maniglia impediva a chi fosse fuori di entrare senza consenso del proprietario. Un viso dai tratti delicati apparve da quello spiraglio. La donna non ebbe piú dubbi, quei due occhi grigio-verdi erano impossibili da dimenticare. 
-Ciao. Mi scuso per il disturbo ma ho urgenza di parlarti.-
Le labbra della persona dietro la porta si aprirono come a dire qualcosa, ma non uscì un suono dalla sua gola e le richiuse subito.
-So quello che sei in grado di fare-- la donna si interruppe notando il fremito di paura che aveva attraversato il corpo della ragazza, gli occhi trasmettevano tutta la sua paura. 
-Non voglio farti del male, puoi stare tranquilla. Sono venuta da sola per parlare, credimi. Posso entrare?- cercò di addolcire un pò la voce e addirittura accennò un piccolo sorriso, cosa piú unica che rara in lei. I due occhi opachi la scrutarono ancora qualche istante, timorosi, poi la porta si richiuse e il catenaccio venne tolto. La maniglia ruotò e la porta si aprì rivelando una figura esile in ciabatte di cotone e vestaglia. Aveva un cerchietto tra i capelli e la donna non poté fare a meno di notare quanto fosse carina con quella frangetta sbarazzina e i capelli castani che le sfioravano appena le spalle in ciocche di diversa lunghezza. Poi i dettagli vennero a galla e si ritrovò ad osservare la ricrescita di capelli color neve sul cuoio capelluto; i capelli sembravano essere stati tagliati con un colpo netto dal basso verso l'alto. La donna varcò la soglia e si sedette con molta calma sul divanetto poco distante dall'ingresso. La ragazza richiuse la porta ma non la raggiunse, la guardava immobile e visibilmente a disagio per quella presenza. Sembrava davvero una ragazzina con quel fisico minuto e il viso privo di qualsiasi traccia di trucco come avevano le giovani donne della sua età. 
-Non ti farò alcun male. Siediti, dopotutto è casa tua.-
La piú giovane mosse titubante qualche passo, come se fosse un animale selvatico da avvicinare. Si sedette sul divanetto il piú possibile lontano dall'ospite, le mani tremavano e il viso era una maschera di tensione. 
-Mi chiamo Paula Lehmann, tu sei Olivia, giusto?-
La castana abbassò il capo mettendo in mostra la ricrescita bianca dei suoi capelli. Paula si chiese quante volte al mese dovesse farsi la tinta per nascondere il suo vero capello. 
-Non uso più quel nome.- mormorò con voce flebile.
-Mi scuso di nuovo, allora. Quale nome devo usare?-
-Non...- prese fiato come se dovesse dire una cosa importante. -Non ho piú un nome. Io non sono nessuno.- 
Paula la osservò in silenzio per qualche secondo.
-Invece sei qualcuno. Ti chiami Olivia Tolskov, hai quasi ventidue anni e sei nata in un paesino poco distante da Reykjavík. Hai studiato in un liceo della capitale e ottenuto il diploma di maturità. A diciannove anni ti sei trasferita qui in periferia e conduci una vita che non può essere definita tale. Non hai amici, né parenti che ti vogliano con loro a Natale. La soluzione a questa esistenza sarebbe riempire la vasca e tagliarsi le vene, ma tu non l'hai fatto. Preferisci vivere nell'ombra lontano da tutti, torni in città solo per fare la spesa, trascorri la tua vita a nasconderti.-
Gli occhi della ragazza erano diventati lucidi di lacrime ed era evidente che si stesse sforzando di non piangere. Paula la osservò qualche istante prima di proseguire.
-Quattro mesi fa hai evitato lo scontro di due filobus che sarebbe risultato mortale per tutti i passeggeri presenti e sono sicura che non era solo per salvare la tua vita. Non hai l'aria di chi crede ancora nella felicità ma continui a sperarci, non è così?-
Un singhiozzo sfuggì dalle labbra della giovane, si sentiva messa a nudo davanti a quella donna che le mostrava con semplici parole quanto fosse patetica la sua vita. 
-Per favore, basta.- la voce spezzata dal pianto non fece cambiare espressione alla donna. -Mi dica cosa vuole e se ne vada.-
-Voglio offrirti una vita migliore.-




Tana del disagio

E finalmente, dopo una sofferenza durata quattro capitoli, la storia comincia ad avviarsi :)
Fatemi sapere cosa ne pensate con un commentinoinoino se ne avete voglia. Vi avviso, peró, che le denunce vanno direttamente al mio avvocato U_U

Alexiochan 




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