Buona
lettura:
Gli
artisti sono anime in pena. Trasformano le emozioni in arte.
Distruggono l'arte con i loro sentimenti. Uccidono l'arte con le loro
pene.
Una
volta avevo visto una tela completamente bianca in una cornice nera.
Ero rimasta ad osservarla per mezz'ora prima che l'artista mi
chiamasse. “Cosa hai visto?” mi chiese
“Niente” risposi. Ma
in realtà non era vero. Avevo visto tanto. Avevo visto la
mia rabbia
di quando lui mi disse basta. Avevo visto il rancore di quando lui se
ne andò. Avevo visto la tristezza di quando tornai a casa e
la
desolazione di quando non trovai nessuno. In un'unica tela bianca
avevo visto la fine.
Non
dissi altro all'artista, presi le mie emozioni e me ne andai. Ora che
ci penso, avrei dovuto forse fargli i complimenti, per spingerlo ad
andare avanti, per dimostrargli che aveva scosso più il mio
animo
lui che tutti gli altri quadri della mostra, per invogliarlo a non
smettere mai, perchè abbiamo bisogno tutti di qualche pacca
sulla
spalla. Ma me ne andai, semplicemente.
Non
ero mai stata nulla di che, troppo grassa, troppo timida, troppo
lunatica, troppo antipatica, troppo amica, troppo brutta, troppo
lontana, troppo apatica, troppo sola. Ero una marea di troppo
racchiusa in uno squallido niente, ero bianco.
Sapevo
che a casa sarei stata sola, che lui non ci sarebbe stato e tornarci
sarebbe stato straziante, ma dovevo farlo. Dovevo incorniciare quel
bianco. Andai a comprare una tela al negozio in centro, pioveva e non
avevo l'ombrello. Ho sempre amato la pioggia, così fresca,
così
pura, così egocentrica da spazzare via tutto e rimanere
sola.
Camminai a lungo sotto quelle gocce, sentendole scivolare lungo le
guance, bagnarmi i capelli e rinfrescarmi il cervello. Camminai piano
e mi godei il tempo, come se ad ogni goccia sentissi l'inesorabile
Tic Tac del tempo trascorrere lento fuori di me, senza interessarmi
sul serio.
Quando
con la tela in mano arrivai a casa, vidi me riflessa nello specchio
davanti la porta, vidi me tutta bagnata all'entrata di casa mia, la
mia immagine riflessa mi rimandava un sorriso sbilenco quasi a
sottolineare come quel niente stava iniziando a colorarsi. Eppure la
tela era ancora bianca.
Casa
mia era molto povera. Abitavo nella mansarda di un palazzo antico. I
muri erano spessi e quindi c'era sempre caldo, l'intonaco era bianco
e il soffitto pieno di immagini sfocate e ormai antiche. C'era una
grande sala da pranzo con un piccolo tavolo al centro e un misero
piano cottura, c'era una piccola camera da letto con un unico letto
da un lato ormai freddo e un bagno disordinato, come se tutto il
disordine della mia vita fosse chiuso lì dentro. Non c'era
niente di
superfluo: un armadio accanto alla porta della camera da letto e una
libreria nella parete opposta. Di libri ce ne erano in eccesso. Non
mi serviva altro. La casa era piccola, vuota ma sempre calda ed
illuminata, con un balcone enorme dove la città si mostrava
piccola
e indifesa. Piazzai la mia tela proprio nel balcone, messa in
verticale su una sedia e mi ci sedei di fronte. La osservai.
Immaginai dentro di me paesaggi colorati e tramonti neri. Vedevo
chiaramente, dietro le palpebre chiuse, il mio capolavoro, ma quando
riaprivo gli occhi il bianco si mostrava imperioso e freddo come la
neve a natale. La verità era che non ero un'artista. C'era
troppo
disordine dentro di me. C'erano urla e litigi, schiaffi e dolore.
C'era assenza. Con gli occhi chiusi alzai il pennello pregno di rosso
e iniziai a disegnare una linea nell'angolo in basso a sinistra.
Procedevo dritta:
-Io
non sono quello che credi.
-Tu
non sai quello che credo.
-Sono
qui, dimmelo.
-Non
avrebbe senso.
Poi
la linea si arcuò e procedé in alto. Andava a zig
zag:
-Se
non mi parli io come faccio a capirti?
-Se
non mi capisci evidentemente non è destino.
-Lascia
stare il destino e fai te quello che vuoi.
Mi
fermai ma non aprii gli occhi. Presi un altro pennello e sta volta
usai il verde. La linea riprese la sua scia in piccole spirali:
-Ti
amo, ok?
-Non
puoi amarmi.
-Perchè?
Perchè devi farti questo?
Ora
andava spedita e incontrollata al centro del foglio, dritta e curva
al ritmo dei battiti del mio cuore:
-Per
amarmi dovresti accettare il pacco completo. La mia isteria, la mia
dolcezza, le mie paranoie, la mia insicurezza. Avevo otto anni quando
mi presi in giro la prima volta, da sola, per proteggermi dalle prese
in giro degli altri. Ho creato intorno a me muri enormi e non puoi
entrare così, con un misero ti amo!
-Butto
a terra il cielo se non ti basta.
-Sei
solo parole.
-E
tu sei sola.
Un
singhiozzo fece schizzare la vernice verde nell'angolo in alto a
destra. Posai il pennello e ne utilizzai un altro. Giallo. Stavolta
la linea si muoveva sinuosa mischiandosi agli altri tratti:
-Mi
amerai ancora quando sarà troppo difficile?
-Si.
-Mi
amerai ancora quando mi odierò?
-Non
ti odierai.
-Mi
odierò. E mi odierai anche tu. Perchè sono
questa. Perchè sono un
disastro, una illusione, una delusione, un continuo disordine.
Perchè
sono nero.
-È
come se dentro di te non ci fosse nulla ma tu hai così tanta
voglia
di farti scoprire che chiunque ti conosca ha l'impellente bisogno di
scavarti fin dentro l'anima.
Tremai
di rabbia ma non aprii ancora gli occhi. Non ero pronta e non lo
sarei mai stata. La linea gialla, a tratti, macchiava la tela senza
seguire un vero percorso:
-Così
non arriveremo a nulla.
-Credevi
di farcela vero?
-È
solo colpa tua. Tu e i tuoi continui sbalzi d'umore. Tu e i tuoi
continui “io, io, io”. Sempre tu. Ce l'ho messa
tutta. Lo sai.
Si.
lo sapevo. Infilai le mani nella vernice nera e poi iniziai a
sporcare la tela. Le gocce d'acqua quella mattina avevano rinfrescato
il mio animo. Credevo quasi di esserci riuscita veramente. Di essere
tornata a colori, ma quelle gocce di vernice nera stavano macchiando
il mio capolavoro e allora mi decisi ad aprire gli occhi.
Una
tela bianca. Linee colorate. Macchie nere.
“Cosa
vedi?” mi chiese quell'artista “Rabbia, amore,
promesse
sciupate.” risposi io.
Presi
il secchio pieno di vernice nera e lo versai tutto sulla tela.
Ero
a colori un tempo. Poi mi sentii bianca. Ora solo nero.
Pensieri
e Parole:
Dedicata
alla mia migliore amica. L'artista. <3
|