Sfogo
Stretto tra
le
braccia della madre, Lucifer sfogava tutto il suo dolore. Che cosa
aveva fatto? Aveva ucciso suo fratello. Suo fratello, la cui unica
colpa era stata quella di aver voluto difendere il padre dalla
distruzione e far in modo che il patto che avevano stipulato venisse
rispettato. Quello stesso padre che, per i suoi messaggi poco chiari,
aveva finito per metterli
contro.
Lucifer aveva pagato il prezzo più alto, ritrovandosi a dover
scegliere tra rispedire la madre all’Inferno o far morire Chloe,
la donna a cui teneva di più come aveva detto Uriel prima dello
scontro. Non poteva permettere una cosa del
genere.
Dopo aver cercato per mesi di convincere gli essere umani che non era
un’assassino, ecco che si ritrovava costretto a macchiarsi le
mani di quel crimine, il peggiore di tutti. Era diventato un
fratricida, separando una madre dal proprio
figlio.
Madre che in quel momento lo stava stringendo nel suo abbraccio,
fornendogli quella protezione, quel calore e quella sicurezza che solo
una mamma riusciva a trasmettere. Gli sembrava di esser tornato bambino
quando cercava rifugio nelle braccia materne. In tutti quegli anni, da
quando era caduto, aveva sentito la mancanza di quei momenti cosi
familiari.
– Dovresti odiarmi per quello che ho fatto- mormorò
Lucifer, quando le lacrime iniziarono a scemare – Ho ucciso mio
fratello- aggiunse, cercando di controllare la propria voce, anche se
risultò comunque tremante alle orecchie
dell’altra.
– Vieni qui- disse “Charlotte” con tono dolce,
prendendo il figlio per mano e, facendolo sdraiare sul divano, con la
testa appoggiata alla sue ginocchia.
Prendendo ad accarezzargli i capelli, la donna disse:- No, Lucifer. Non
ti odio perché sei stato costretto a farlo. In quel momento, ti
sembrava la cosa più giusta da fare e non te ne faccio una
colpa-
- Non merito una simile generosità, mamma. Come esperto in
punizioni, per quello che ho fatto, non posso accettarla. Le mie mani
sono macchiate dal sangue del mio stesso fratello- replicò il
Diavolo, guardandosi le mani ancora sporche e gli occhi lucidi e rossi
per il pianto. Il nodo alla gola che non voleva andarsene e il senso di
colpa che attanagliava la sua anima, lasciandolo completamente
distrutto.
La madre non rispose e continuò a accarezzarlo
finchè non senti il respiro del figlio farsi pesante. Si era
addormentato, sfinito dalle lacrime versate poco prima e dalle emozioni
derivate da quella brutta
giornata.
La lama che affondava nel petto del
fratello; le sue mani sporche di sangue; le ultime parole pronunciate
da Uriel, incomprensibili a lui e a Maze; la realizzazione di
ciò che aveva appena fatto. Aveva appena ucciso suo
fratello.
– No!- urlò Lucifer, svegliandosi di soprassalto e con il respiro affannoso.
Il cuore che gli batteva forte nel petto e, senza che se ne
rendesse conto, le lacrime avevano ripreso ad uscire dai suoi occhi. Si
portò una mano ai capelli e, nonostante il suo stato sconvolto,
si accorse di trovarsi sdraiato sul divano e avvolto in una
coperta.
– Tesoro, cos’hai?- il suo urlo aveva attirato la madre,
intenta a bere uno short al
bancone.
– Niente mamma. Ho solo avuto un incubo- rispose Lucifer,
singhiozzando.
Sentendo quelle parole, Charlotte si avvicinò a lui e lo strinse
a sé, mormorando:-Povero bambino mio. Vuoi che ti preparo
qualcosa? Magari qualcosa che ti faccia dormire-
- Grazie mamma ma no. Se vuoi darmi qualcosa, versami uno
scotch-
- Non mi sembra la soluzione giusta, Luci- disse lei, con una nota
preoccupata nella
voce
Il Diavolo si separò dalla madre e, senza dire una parola, si
diresse verso il bancone, servendosi da solo. Si sedette e
iniziò a bere, cercando di dimenticare quelle ultime ore, sotto
lo sguardo triste della
madre.
|