I riflessi di questo luogo
Abitiamo solo io e l'Altro in questo luogo. Non saprei definirne la
struttura. Una volta ho sognato di osservarlo
dall'esterno; ricordo solo di averlo associato ad un diamante. Freddo,
immobile, puro, sfaccettato. Anche
durante le mie consultazioni dei riflessi, non sono mai riuscito a
vederlo con chiarezza. Probabilmente, ciò che è
all'interno deve
restare all'interno: così mi sono rassegnato a vivere in un
mondo chiuso. Fortunatamente, non rischio di annoiarmi:
consultare i riflessi è infatti un ottimo passatempo. In questo
luogo, la luce proviene solo dall'esterno, catturata tramite qualche
bizzarro
meccanismo. I raggi luminosi si specchiano sulle superfici,
decadendo, fino a disperdersi in un'ultimo
luccichìo, rivelando i ricordi degli spazi da loro
visitati. Che riflettano scenari incredibilmente complessi,
mediocri o totalmente banali, queste ultime memorie non si dimostrano
mai
insignificanti. La mia vita è dominata dai desideri: nati dalle
meraviglie di un riflesso che muore, vengono poi consumati per lasciare
spazio ad
altri desideri.
Un improvviso cambiamento si è manifestato nell'Altro. Me ne
sono accorto subito, poichè, per quanto diversi e
mutuamente incomprensibili, siamo i due poli di uno stesso sistema.
Nella luce si potevano distinguere strani sfarfallii. Non sono mai
stato prigioniero di quel luogo, o dell'Altro, nonostante la mia
esistenza dipenda strettamente da entrambi. Non posso resistere senza
mangiare i desideri. Ho viaggiato ovunque, incontrando numerosi
"Altri", ma nessuno poteva sostituire l'Altro. Potevo raccogliere,
consumare e liberare solo i suoi desideri. In cambio di tali sacrifici,
gli portavo la luce di questi luoghi stranieri. Non capivo un raggio
luminoso qualunque avesse potuto scatenare una simile reazione. Avrei
mangiato volentieri il desiderio in questione, che però non
risiedeva dentro all'Altro e dunque risultava irraggiungibile.
Mi sento spingere. Mi sento tirare. Dentro di me, continuano a formarsi
frecce pulsanti che puntano verso il mio desiderio. Non posso fermarle
in alcun modo. Mentre cerco di non naufragare, sento che l'Altro si sta
avvicinando.
Un formicolio mi attraversa. Tanti piccoli punti dentro di me
vibrano piacevolmente, trascinandosi in coda una lieve nota di disagio.
Mi arrendo alla dolce sensazione, lasciandomi cullare a lungo. Io e
l'Altro siamo così vicini da sembrare la stessa cosa.
Voglio che questo desiderio venga divorato.
Voglio che i riflessi vengano oscurati.
Io voglio essere solo io.
Non voglio che esista più nulla.
Nessun desiderio, nessun altro, nessun luogo.
Voglio incontrare questo desiderio, lasciarlo crescere al posto di consumarlo.
Voglio entrare nei riflessi, esplorarli e viverli.
Voglio esistere come veramente sono.
Voglio tutto.
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Considerazioni Personali:
Questa è la mia idea alla base del racconto. Ognuno è
libero di interpretarlo come meglio crede, quindi non sarò
troppo specifico, rischiando di rovinarvelo.
Il primo io rappresenta la mente umana: egocentrica e razionale.
Il secondo io, cioè il primo Altro (visto che i ruoli vengono
spesso scambiati), rappresenta lo spirito umano: empatico e multiforme.
Ovviamente le loro caratteristiche non sono prefissate, e si mescolano nel racconto.
Volevo esaltare il dualismo che risiede in noi, e ci permette di superare le prove della vita, evidenziandolo in molti passaggi.
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