Solo una canzone

di Milk_shake
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Solo una canzone.
 
 
Piansi. Piansi molto a causa sua. E quando successe, stavo ancora piangendo.
 
Mi avvicinai alla finestra, guardando i primi fiocchi di neve cadere a terra e ricoprire il suolo, rendendolo bianco. Presi in mano la mia chitarra e iniziai a suonare distrattamente qualche nota. Era la cosa che più mi rilassava e, al momento, sembrava anche l’unica da fare. In fondo, come avrebbe potuto interessarmi la verifica di matematica del giorno dopo? Come, quando avevo ancora in mente le sue parole fredde e crudeli che sembravano non volermi abbandonare?
Sentii suonare il campanello e mi ricomposi velocemente sperando non si trattasse di qualcuno in grado di entrare e di vedermi in quello stato pietoso. Ma non sentii le chiavi girare nella serratura e la porta cigolare nell’atto di aprirsi. Probabilmente era solo il postino.
Andai all’entrata, ma quando aprii la porta non vidi nessuno. Ma, ai miei piedi, c’erano un giradischi e un vinile, appoggiati sullo zerbino. Sopra c’era un post-it attaccato con scritto listen to it. E conoscevo fin troppo bene quella calligrafia.
Portai dentro i due oggetti e li appoggiai in camera. Meditai qualche secondo su cosa fare, ma dentro di me sapevo che avrei obbedito a quell’ordine silenzioso. Sfilai delicatamente il vinile dalla sua custodia e lo appoggiai sul giradischi. Presi il foglio che avevo trovato insieme al disco con il testo della canzone. Partirono le prime note e le prime parole. E conoscevo fin troppo bene quella voce.
Dopo averla ascoltata, senza pensarci due volte, mi infilai le prime scarpe che capitarono e corsi fuori. Forse potevo ancora trovarlo. Forse potevo ancora perdonarlo.
Sfrecciavo per la strada in mezzo alla gente, correndo come una pazza, nel tentativo di riconoscere quella chioma rossa, che mi aveva sempre affascinata. Non so bene quanto tempo fosse passato, forse dieci minuti, forse quaranta, so solo che lo trovai. E non esitai neanche un istante a gettarmi tra le sue braccia.
«Castiel…»
«Mi dispiace…»
Mi strinse come se non volesse più lasciarmi andare. Solo parecchi minuti dopo si allontanò leggermente da me. Mi osservò scandalizzato e in quel momento realizzai che avevo addosso solo dei pantaloncini e una maglietta.
«Sei un’idiota! Ti pare normale uscire così? E’ dicembre, cazzo! »
Mi diede la sua giacca per coprirmi. Era così calda… Respirai il suo profumo e finalmente, mi sentii bene.
Scosse la testa.
«Dai vieni, torniamo a casa, prima che ti congeli»
Annuii velocemente. Poi mi fermai.
«A casa me la canterai “dal vivo”?»
«Cosa?»
«La canzone.»
Mi sorrise soddisfatto.
«Certo, tavola da surf.»




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