Un anno terribile

di Noeru
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"Laudato si', mi' Signore, per Sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba..."


Si rizzò in piedi al primo raggio solare e saltellò leggiadra al piano di sotto per uscire di casa.
Aveva indosso solo una lunga gonna nera ed un maglione color avorio appartenente a Ralf.
Ad Henriette piaceva girare scalza, il contatto con l'erba e poggiare l'orecchio al suolo avvertendo il laborìo della Madre Terra, triste ed agitata per colpa della cattiveria gratuita ed i maltrattamenti ricevuti in continuazione dai suoi altri figli.
Abbracciò forte forte una quercia e si addentrò nella foresta dietro al suo giardino, luogo delle sue fiabe d'infanzia fino a raggiungere un ruscello le cui acque le lavarono via la stanchezza e ringraziò uno ad uno gli alberi: gli strumenti dei suoi amici, i violini, il tetto sopra la sua testa  e le mura domestiche erano realizzati in legno.
Anche il suo padre adottivo, il Sole, era preoccupato: sebbene vivesse molto lontano riusciva benissimo a vedere le atrocità subite da Madre Terra ed era consapevole di ferirla involontariamente.
Quando avrebbero capito che ogni colpo a lei inflitto senza pensarci si ripercuoteva su di loro? Si chiese Henriette.
Perfino la sua amata Norvegia si era arricchita abusando delle risorse messe a disposizione dalla Grande Madre condivisa da tutti.
E non si sarebbe fermata presto.


Angolino dell'Autrice:
La ragazza in questione è invece uno dei miei personaggi originali ed il riferimento nella frase finale è ai giacimenti petroliferi nel Mare del Nord, effettivi contribuenti di un'impennata economica che ha portato la Norvegia fra gli stati al primo posto nelle classifiche relative alla qualità della vita.




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