Vederti

di falcediluna_
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Amo il buio.
Quel buio soffuso e morbido, che quando lo osservi con attenzione è pieno di puntini che pulsano senza sosta.
Quel buio che non mi fa capire la differenza tra tenere gli occhi aperti o chiusi.
Quel buio che mi fa sentire ogni rumore intorno a me.
Quel buio che mi fa percepire ogni punto del mio corpo, le fibre dei vestiti, il peso dell'aria sulle guance.
Quel buio che mi costringe ad essere da sola con me stessa, a nudo, senza filtri.
Che mi spoglia da ogni vergogna, da ogni inibizione.

Ed eravamo al buio, io e te, quel sabato sera.
Quando mi hai bloccata sul tuo letto e mi hai tenuta stretta a te per ore, accarezzandomi piano, mentre parlavamo di tutto e niente.
Non ti vedevo, ma ti sentivo intorno a me.
Il tuo viso sulla mia spalla – continuavi a muoverti per cercare una posizione comoda e non la trovavi perché sono tutta ossa, ma restavi lì.
Il tuo braccio che mi avvolgeva, e le tue dita che tracciavano disegni invisibili sulla mia pelle.
La tua gamba destra intrecciata alle mie che sembrava quasi dirlo, quel ti voglio più vicino che nessuno dei due aveva il coraggio di pronunciare ad alta voce.

Eravamo al buio e quando ridevi mi stringevi un po' di più, e il tuo petto tremava, ed era così vicino che era come ridere entrambi con un petto solo.
In quei momenti nemmeno il nero infinito e pulsante intorno a noi era abbastanza grande per contenerci tutti e due. Traboccavamo inevitabilmente, sempre aggrovigliati, mentre i tuoi capelli corti mi solleticavano la mandibola.

La tua voce era quasi diversa al buio, o forse ero io che la sentivo diversa.
Forse perché eravamo più vicini di quanto lo fossimo mai stati.
Forse perché la tua voce era diventata la mia e le mie orecchie erano tue.
Forse perché nessuno era più di nessuno, o forse perché entrambi eravamo di entrambi.
Entrambi eravamo entrambi.

Con lo spazio senza colore che prendeva la nostra forma e noi che prendevamo la sua, dilatandoci e comprimendoci, che ci avviluppava nella sua morsa e si apriva sotto di noi, mentre noi ci modellavamo l'uno contro l'altra, l'uno con l'altra.

E non ti ho mai visto così chiaramente come allora.​


 




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