Jumin era sempre stato un
uomo possessivo, quando voleva una cosa lo voleva subito, a qualunque
costo e lo otteneva sempre. Infatti non mancò molto a posare i suoi
occhi sulla stella nascente del musical Zen, aka Hyun Ryu, un giovane
attore che grazie alla sua recitazione e bellezza riuscì a farsi
strada in poco tempo.
Jumin non era mai stato
interessato ai musical o alle opere teatrali, non erano il suo campo
e né aveva particolare interesse per esso. Per il compleanno del
padre si fece consigliare dalla sua segretaria Jaehee la quale gli
procurò dei biglietti in prima fila per un'opera teatrale in cui
recitava Zen.
Sin dalla sua prima
apparizione nella scena Jumin rimase catturato dal ragazzo. Mai nella
sua vita aveva mostrato interesse particolare verso il gentil sesso,
eppure aveva un buon rapporto con tutti quanti, alle sue spalle lo
chiamavano cuore di pietra, perché il suo interesse si limitava solo
al lavoro e al suo gatto.
Ammaliato dal fascino del
giovane e dal suo modo di essere sinuoso e sensuale come un felino,
decise d'aspettarlo fuori dal suo camerino per fargli complimenti, ma
non aveva mai pianificato che la sua piccola curiosità si sarebbe
presto trasformata in una costante pensiero nella sua testa. Fino al
prossimo incontro, e quello dopo e quello dopo ancora, ancora ed
ancora. Quello che era una semplice curiosità presto diventò
qualcosa di più profondo. Un motivo per cui lavorare sodo, un motivo
per cui uscire presto dal lavoro e tornare a casa. Un motivo per cui
sorridere, un motivo per cui vivere. Hyun Ryu d'altro canto non era
un tipo semplice da conquistare, sembrò quasi infastidito dalle sue
avance e il suo intenso interesse per lui, ma piano piano, riuscì a
capire che non era una persona così cattiva anche se continuò a
rifiutare qualsiasi tipo di aiuto e supporto finanziario
dall'anziano. Venivano da due mondi diversi, l'unica cosa che li
univa era quello strano formicolio nel cuore, nell'aspettare una sua
chiamata prima di andare a dormire, far provare nuove cose all'uomo
dal sorriso enigmatico, il suo sorriso affascinante. Quando lo sentì
la prima volta ridere, poteva giurare che il suo cuore aveva saltato
un battito.
3 mesi.
Jumin impiegò
esattamente 3 mesi a conquistare il cuore del giovane fanciullo, 3
mesi di conversazioni giornaliere sul più e sul meno la mattina, il
pomeriggio e la sera. 3 mesi di rose inviate a casa del ragazzo. 3
mesi con occasionali pasti condivisi e d'uscite romantiche fuori
città nel vigneto di Jumin.
E dopo arrivò la
proposta. A Jumin non piaceva aspettare. Aveva pianificato che non
appena sarebbe riuscito a conquistare il cuore del ragazzo lo avrebbe
fatto suo per sempre, ma non sapeva che gli ci sarebbe voluto così
tanto tempo e fatica. Ma ne valse la pena attendere. Altri 3 mesi
dopo erano fidanzati ufficialmente e al quarto mese Jumin e Zen
fecero il grande passo.
'Juzen' così denominata
da molti giornali scandalistici e di gossip, era la coppia perfetta,
la loro una storia d'amore unica, la coppia più invidiata ed amata
da tutta la nazione.
Adottarono due figli, due
maschietti, gemelli. Saeyoung e Saeran. Rossi di capelli e opposti di
carattere. Uno era sveglio e pimpante, apprendeva in fretta mentre
l'altro insicuro e bisognoso d'affetto. Li crebbero come figli propri
cercando di non fargli mancare nulla, una madre, attore di
professione, e un padre, uomo d'affari. Si sa che gli uomini d'affari
si sposano tutti con attrici belle e famose e poi se ne dimenticano,
le fanno appassire. Sono uomini che amano solo i soldi, i genitori di
Ryu lo avevano avvertito, che non porta bene a sposare un uomo che fa
tale professione, prima o poi il suo interesse sarebbe appassito,
così come la sua bellezza.
E nella testa di Ryu sin
da allora aveva cominciato a formare e diffondersi come un virus
pensieri e dubbi. Dubbi che gli fece odiare di specchiarsi e aveva
coperto lo specchio grande con un telo, aveva cominciato ad odiare la
propria stessa faccia. Da quando avevano deciso di avere figli si
erano accordati che i figli sarebbero venuti sempre prima del lavoro,
Ryu aveva mantenuto questa sua promessa, ma Jumin quando i figli
cominciarono a crescere e finirono l'asilo cominciò a rinchiudersi
nel lavoro. Raramente era a casa, non chiamava se non per farsi
portare dei documenti dimenticati. E quando era a casa era sempre nel
suo studio rinchiuso a lavorare.
«...min, Jumin mi
ascolti?»
«Mh...?»
«E' il loro ultimo
giorno, avevi promesso che saresti venuto. Si può sapere che fine
avevi fatto?»
«Scusa, ero ad una
riunione importante con un cliente, non potevo rinviare.»
Ryu aveva provato e
riprovato, a far accendere quella scintilla d'amore nel suo marito,
ma i suoi tentativi erano stati inutili.
«...mamma?»
«Si, piccolo mio?»
«...papà non ci vuole
più bene?»
«Ma sei stupido? Papà
lavora. Se lui non lavora chi ci mantiene il tetto sopra la testa?»
fu la risposta secca di Saeyoung che fece luccicare facendo cadere
lacrime dagli occhi del piccolo Saeran.
Zen dovette sospirare
cercando di essere positivo, come sempre cercava di mantenere la pace
fra i due fratelli.
«Ma, no tesoro, cosa vai
a pensare? Certo che te ne vuole bene. Papà vuole bene a tutti noi.»
dovette rispondere amaramente con l'ennesima bugia prendendo il
piccolo in braccio e cullandolo. Una bugia a cui lui stesso
cominciava a dubitare per primo.
Per quanto meno
frequentasse il padre, si era chiesto come facesse Saeyoung a riporre
tanta fiducia verso Jumin, una fiducia che cominciava a scarseggiare
in Ryu. Lo si vedeva, lo si poteva leggere nei suoi occhi ogni volta
che Saeran chiedeva del padre. Ad ogni pasto, ad ogni evento, ad ogni
festività.
Jumin, mai aveva pensato
che il suo matrimonio fosse a tale rischio. Era talmente sommerso dal
lavoro che non si era accorto che erano passati quasi otto anni dal
matrimonio. Otto anni di convivenza con i dubbi e paura nella testa
di Ryu. Finché non ce la fece a trattenersi una sera e irruppe nel
suo studio e si sfogò. Era furibondo, era il compleanno dei gemelli,
e Jumin era rinchiuso nel suo studio a lavorare. Non capiva cosa
fosse così importante della propria famiglia. Fu una lite terribile,
i ragazzi che stavano dormendo si svegliarono nell'udire i genitori
litigare. Terrorizzati non riuscirono a dormire quella notte. Ryu
lasciò la casa quella sera. Dormì fuori. Il mattino dopo quando
uscì per fare colazione fuori un'auto con una scorta di guardie del
corpo lo scortarono a casa. Si sentiva in trappola. Si rinchiuse
nella stanza. Tanto Jumin non vi entrava più. Si era dimenticato
come fosse dormire con Jumin accanto, ma per sua fortuna vi erano i
gemelli, che sentito la mancanza della madre, entrarono nella stanza
quietamente per poi stendersi affianco a lui.
«...mma, mamma? Stai
bene?» fu il piccolo Saeran a chiedere, mentre Saeyoung lo
abbracciava.
«...si piccolo mio, va
tutto bene, non preoccuparti. Sto bene.»
«Allora perché te ne
eri andato via?» fu Saeyoung a chiedere.
«...io...avevo bisogno
solo di cambiare un po' di aria.» preferì non mentire, il maggiore
era molto perspicace.
«...sai abbiamo aiutato
papà a trovarti!» disse Saeran con una punta d'orgoglio nella voce,
«E papà ci ha anche detto che siamo stati bravissimi.»
«Cos-? Come lo avete
aiutato?»
«Abbiamo hackerato il
tuo cellulare e i dati della tua carta di credito. E' stato facile
trovare dove eri!»
«...io...um...» era
piuttosto perplesso, non sapeva se era un bene o un male che i suoi
figli comincino a fare cose illegali e non avevano nemmeno 10 anni.
Decise di essere forte
per un'ultima volta, per il bene dei ragazzi, non voleva crescerli
come piccoli criminali cibernetici, decise di parlarne con Jumin, di
chiarire le cose e riappacificare. Non sempre le cose vanno come si
spera, forse Ryu aveva sperato troppo.
Nulla va mai come si
spera.
Ryu parlò per circa
un'ora, ma Jumin non distolse lo sguardo minimamente dai fogli che
aveva sul tavolo. Ryu pensando che lo aveva disturbato in un momento
sbagliato, lo lasciò con un invito a cena, loro due soli, i gemelli
sarebbero stati dallo zio V e con la sua badante Ms Vanderwood. Jumin
accettò dicendo che sarebbe tornato presto.
Ryu cucinò tutti i
piatti preferiti di Jumin, aveva pensato a tutto, le candele, i
centri tavola, i fiori, persino l'intimo sexy in caso di happy
ending, perché si, dai perché no?
Quanto tempo era passato
dall'ultima volta che aveva baciato quelle sue morbide labbra, quanto
tempo era passato da quando lo aveva toccato l'ultima volta? Sentiva
la sua mancanza in ogni parte del suo corpo. Ed era deciso di
sfruttarlo al meglio la serata. E così aspettò pazientemente.
Aspettò.
Aspettò ed aspettò.
Aveva detto che sarebbe
stato a casa per le 19, l'orologio segnava le 20.
Un'ora di ritardo, va
bene nulla va mai come uno spera e un'ora di ritardo poteva anche
digerirlo.
Due ore, forse ha trovato
traffico, si convinse.
Tre, stanco di aspettare
prese il cellulare e chiamò Jumin.
Nulla, linea morta.
Preso dal panico, che
potesse essergli accaduto qualcosa di terribile chiamò Jaehee.
«Ryu? Non è il momento.
Ti prego non prendere dal panico. Stiamo cercando ancora di capire se
la notizia è vera o no.»
«N-notizia quale
notizia? Gli è successo qualcosa?»
«N-non hai visto i
telegiornali?»
«Cosa? Perché?»
«Ti prego non credere a
ciò che vedi, ti prego mantieni la calma.»
Troppo tardi, Ryu accese
la tv ed in ogni stazione televisiva diceva la stessa notizia. Dello
scandalo del giovane presidente della compagnia C&R coinvolto in
una relazione segreta con un'attrice da diverso tempo.
Ryu quasi non voleva
credere ai propri occhi.
Dove aveva sbagliato?
Come aveva fatto a non notare i segni? Il fatto che tornava a casa
tardi o che a volte non tornava affatto e cosa? Preferiva dormire in
compagnia di una donna in un albergo piuttosto che con lui? Dopo
avergli fatto credere che lui era tutto per lui, chiestogli di
sposarlo e di avere una famiglia?
«Mi avevi detto che eri
diverso da tuo padre, stupido io ad aver creduto alle tue parole.»
Disgusto, ecco cosa
provava Ryu riguardo al proprio corpo, come poteva amare se stesso se
persino l'uomo che amava prova disgusto dormire nel suo stesso letto?
Non uscì dalla sua
stanza per diverso tempo, solo in compagnia degli incubi che sua
madre gli aveva infettato i suoi pensieri, terrorizzato.
Era orribile, disgustoso,
rivoltante.
Aveva rotto lo specchio,
i frammenti erano ancora lì per terra.
Nei suoi occhi si era
spento tutto, persino la sua voglia di vivere...non ne vedeva alcun
motivo.
Passarono due settimane
ed ecco che qualcuno prese coraggio ed entrò nella stanza.
«...mamma?» era il
piccolo Saeran, il suo preferito, l'unica gioia della sua vita,
l'unica cosa ancora capace di dargli forza, entrò nella stanza
intimidito con gli occhi rossi. Aveva pianto, lo poteva immaginare, i
due fratelli passavano tutto il tempo a battibeccare, dove Saeran non
capendo le battute di Saeyoung finiva sempre in lacrime.
Ryu, tese una mano verso
il piccolo, il quale corse fra le sue braccia.
«Mammina non piangere,
se tu piangi piango anche io.»
«No, amore mio, non
piango.» rispose automaticamente abbracciandolo stretto.
«Papà...lui ti ama per
ciò che sei.. e tu sei perfetto così.. sii te stesso con lui..non
dare retta a quello che dicono gli altri..non importa cosa dicono
loro tu per me sei e rimani bellissimo.» trovò conforto in quelle
parole, lo stinse a se strettamente, cercando un appiglio che lo
tenesse legato alla realtà e cercando di non cadere nell'infinito
limbo della sua insicurezza.
Un ultimo tentativo. Una
prova per Jumin. Una prova d'amore.
«...um...dovresti
firmare questi.»
«Posali sulla scrivania
lo farò più tardi.»
«Jumin...?»
Non rispose, emise solo
un suono incomprensibile, quasi infastidito.
«...no, niente.» uscì
senza aggiungere altro.
Il giorno dopo Ryu entrò
nello studio di Jumin per trovare i documenti firmati. Non credette
ai suoi occhi. Non ci voleva credere. Scioccato lo chiamò subito al
cellulare.
«Sii breve, ho una
riunione importante.»
«BASTARDO PERCHE' HAI
FIRMATO? NON T'IMPORTA NIENTE DI ME?»
«Ryu calmati, ne
riparliamo quando torno a casa.»
«Sempre se torni, ma hai
almeno letto prima di firmare?»
Ci fu un momento di
silenzio da parte di Jumin prima di rispondere.
«Sono ad una riunione
importante.»
«Io non lo sono? I tuoi
figli non lo sono?»
«Smettila Ryu, non ho
tempo per i tuoi sbalzi d'umore.»
«Sbalzi...d'umore...tu...davvero
non provi più nulla per me?» chiese fra un singhiozzo e l'altro.
«...stavo pensando di
prendere quello e anche quello, tesoro hai finito la chiamata?»
«Chi...chi c'è con te?»
sentì una voce femminile provenire accanto a Jumin.
«Senti non è il
momento, sono impegnato.» e riattaccò la chiamata.
Non serviva che glielo
dicesse o d'avere una conferma, Ryu sapeva benissimo di chi fosse
quella voce, era quell'attrice di cui parlavano dello scandalo.
Non c'erano dubbi, la
firma di Jumin sui documenti del divorzio ne erano la conferma.
Ryu non voleva più stare
là.
Ryu non poteva più stare
là.
Si mise a fare i bagagli
fra un singhiozzo e l'altro.
«Te ne vai?» fu colto a
sorpresa dalla voce alle sue spalle, era Saeyoung.
Si voltò e si sentì una
fitta al cuore, eppure infondo al suo cuore fu sollevato che non
fosse Saeran, non avrebbe potuto spezzare il suo piccolo cuoricino,
ma si sentiva una persona orribile in equal modo. «Tornerai vero? Tu
torni sempre per noi.» Non sapeva cosa rispondere. Non voleva dargli
una falsa speranza o dirgli una bugia, abbassò lo sguardo sentendosi
colpevole.
«Papà non ti lascerà
andare, ti riporterà indietro, lo so che ti ama ancora.»
«Saeyoung...?» riuscì
a forza a far uscire quelle parole, «Non credo che sia lo stesso,
non questa volta.»
«Ha sbagliato, può
rimediare. Ti prego non te ne andare.» pregò il piccolo.
Ryu lo abbracciò e gli
diede un bacio sulla fronte. «Sii, forte Saeyoung, e prenditi cura
di tuo fratello...anche da parte mia.»
Prese i bagagli ed andò
via.
Lasciando tutto alle
spalle.
Svanendo dagli occhi dei
media, dalla rete e dal mondo dello spettacolo.
Si era lasciato alle
spalle il cellulare e la sua carta di credito, non aveva toccato i
suoi soldi in banca.
I gemelli non riuscirono
più a trovare traccia di lui, era come se si fosse volatilizzato dal
mondo, due anni passarono e di lui ancora nessuna traccia, eppure i
gemelli non smisero mai di cercarlo.
FINE
NA: questo è solo una
pov di Zen. Forse tutta la storia in sé è un grosso malinteso
oppure no? Jumin d'altronde è un uomo che non sa mostrare i suoi
sentimenti.
NA pt2: Dato che me lo
hanno chiesto (ed io di solito non spiego mai la storia, perché
insomma se non avete capito la cronologia e gli eventi mentre la
leggevate o siete scemi voi o son io che come autore faccio cacare),
questa è una AU dove Zen e Jumin hanno la stessa età del gioco,
tranne Seven e Saeran che in questo caso erano due orfani che vengono
adottati quando erano piccolissimi dalla coppia. Fine. Se avete dubbi
il mio ask box è sempre aperta. Bye. |